CANALE DI SICILIA
CRIPTA DI SAN GIOVANNI AL BOEO (Cappella rupestre – III-IV secolo)
Località: Marsala (TP) Sub-area: Val di Mazara
La cripta di San Giovanni al Boeo, quella che un tempo era chiamata “grotta della Sibilla”, una delle prime testimonianze paleocristiane nel territorio lilibeo, si trova sotto la chiesa di San Giovanni Battista, eretta dai gesuiti nel 1555 sulle rovine di un preesistente edificio di culto basiliano del XII secolo. La grotta, scavata nella roccia a circa 5 metri di profondità, consta di un ambiente centrale circolare sormontato da una pseudocupola bizantina che, a sua volta, prende luce dal pavimento della chiesa. All’interno, una vasca convoglia l’acqua canalizzata di una vicina fonte sorgiva mentre in un vano adiacente absidato è collocato un altare in pietra con una statua marmorea del XV secolo di san Giovanni Battista. Purtroppo non solo degli affreschi ma anche dei mosaici pavimentali che un tempo l’arricchivano, a causa della persistente umidità, restano solo alcuni frammenti che, però, sono sufficienti per testimoniare quello stile classicheggiante del IV secolo che rende la grotta un unicum della cristianità in Sicilia.
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA GROTTA O CAVA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Marsala (TP) Sub-area: Val di Mazara
Portata alla luce negli anni Novanta, l’antica chiesa di Santa Maria della Grotta o della Cava, che si ritrova al disotto dell’omonima diruta chiesa tardo-barocca, all’interno di una grande latomia sepolcrale paleocristiana adattata e modificata dai monaci basiliani tra l’VIII ed il IX secolo, lascia stupefatti: sia per l’enorme volumetria degli ambienti ipogei e sia per la ricchezza pittorica che decorava, in particolare, la cripta. Strutturalmente la chiesa constava di tre grandi spazi: il primo, costituito da un’ampia navata in parte occupata da tombe ad arcosolio e in fondo culminante in una cripta absidata con altare ed ambulacro ad anello retrostante; il secondo, costituito da tre vani quadrangolari che in successione conducevano a quello di fondo che, a sua volta, al di là di un’iconostasi, faceva posto ad un piccolo altare scavato nella roccia; il terzo, dalla forma più irregolare, costituito da altri vani sepolcrali cristiani del V secolo. In quanto alle decorazioni della cripta, nonostante il precario stato di conservazione, è tutt’ora ben leggibile l’affresco più significativo con le figure di tre santi (due uomini ed una donna) poste all’interno di una finta arcata con capitelli ionici; più deteriorate, invece, le immagini di san Demetrio a cavallo e della Madonna con Bambino affiancata da san Giovanni Evangelista benedicente che, comunque, conservano ancora un certo vigore cromatico. In ogni caso si tratta di una pittura del XII-XIII secolo di chiaro stampo bizantino, simile a quella che si può riscontrare negli ambienti ipogei cenobitici siracusani o pugliesi.
GROTTA DI SAN CALOGERO (Romitorio rupestre – IV secolo)
Località: Sciacca (AG) Sub-area: Val di Mazara
Sulla sommità del monte Kronio o di San Calogero, l’altura a pochi chilometri da Sciacca caratterizzata dalla presenza di alcune grotte naturali dalle quali si sprigiona un vapore (dai 36 ai 42°C) salutare e benefico per la cura di affezioni varie, come artrite, reumatismi, gotta e sciatica, oltre ad una piccola chiesa al servizio dei pellegrini e degli ammalati c’era una grotta eremitica, utilizzata come dimora temporanea da San Calogero nel corso dei suoi spostamenti, cui si accedeva carponi attraverso un’angusta buca. Ma è solo con la costruzione (iniziata nel 1530 e terminata nel 1644) dell’attuale basilica, al posto della vecchia chiesetta, che si favorirà e perpetuerà il culto per il Santo. Gli ambienti dell’antico eremo, il cui ingresso è sottostante alla nuova basilica, verranno poi (1948) ristrutturati dai francescani tutt’ora presenti.
CONCA D’ORO
CRIPTA DI SANTA MARIA DI PIEDIGROTTA (Cappella rupestre – IV-V secolo)
Località: Palermo (PA) Sub-area: Val di Mazara
La cripta di Santa Maria di Piedigrotta, nel cuore del mercato ittico di Palermo, è l’antico ambiente ipogeo utilizzato dai pescatori come deposito per le reti e successivamente trasformato in luogo di culto. Della cappella rupestre, gestita da una Confraternita dei Pescatori sorta nel 1565, sono tutt’ora visibili un’immagine a fresco della Madonna della Pietà su una parete assieme a frammenti di putti scolpiti ed altri simboli mariani; mentre della sovrastante seicentesca chiesa, dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, non resta alcunché.
EREMO DI SAN BENEDETTO IL MORO (Romitorio semirupestre – XVI secolo)
Località: Palermo (PA) Sub-area: Val di Mazara
L’eremo di San Benedetto il Moro, secondo la tradizione, è attestato dalla prodigiosa radicazione di un bastone, oggi uno straordinario e svettante cipresso, nel terreno antistante la piccola cappella sul monte Pellegrino in cui egli visse assieme al confratello Girolamo. Ed è proprio il secolare cipresso che, a dispetto dei lunghi anni e dei danni subiti (numerosi incendi), può considerarsi non solo lo spettatore silente dei “tempi” ma soprattutto il testimone vivente di quella spiritualità che tutt’ora ammanta il luogo.
GROTTA DI SANTA ROSALIA (Romitorio rupestre – XII secolo)
Località: Palermo (PA) Sub-area: Val di Mazara
La grotta di Santa Rosalia, ora inglobata nel santuario del monte Pellegrino che domina la conca palermitana, è quella in cui la santa, proveniente dalla Quisquina, il feudo paterno sui monti Sicani, si trasferì definitivamente in penitenza fino alla morte. Lì la trovarono infatti i fedeli palermitani, che già da tempo salivano numerosi all’eremo attirati dalla sua fama di santità, il 4 settembre 1165.
COSTA ETNEA
EREMO DI SANT’ANNA (Complesso eremitico – XVIII secolo)
Località: Aci San Filippo di Aci Catena (CT) Sub-area: Val di Noto
La fondazione dell’eremo di Sant’Anna si deve all’intraprendenza del frate eremita Rosario Campione che assieme ad altri due compagni nel 1751 dà vita ad una vera e propria comunità agricola. La struttura, che all’origine comprendeva la chiesetta, due piccoli ambienti ed una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane, nel 1756 viene ampliata con l’aggiunta della cappella e delle celle. Più avanti l’intero complesso verrà abbellito, rivestendo il pavimento della chiesa con piastrelle di ceramica di Caltagirone, ed ulteriormente ampliato con altre celle, una biblioteca ed alcuni laboratori.
CRIPTA DI SANTA MARIA ALLA GROTTA (Chiesa rupestre – III secolo)
Località: Catania-Grotte Bianche (CT) Sub-area: Val di Noto
Quella di Santa Maria alla Grotta che attualmente si ritrova sotto la chiesa di San Gaetano alle Grotte, probabilmente ricavata all’interno di una grotta lavica ed utilizzata dapprima dai romani come cisterna ipogea ed in seguito come sepolcreto paleocristiano, è in assoluto la prima chiesa cristiana realizzata a Catania (262 d.C.) e tra le prime in Europa intitolate alla Vergine Maria. Di fatto da un probabile martyrion, la grotta sarà via via trasformata in chiesa, murando l’arcosolio per ricavare un altare e aggiungendo due sedili in pietra lavica. Successivamente, con la libertà di culto, verrà anche abbellita con affreschi – di cui purtroppo restano solo le labili tracce di una Madonna con Bambino del III secolo – ed ampliata con la costruzione di un sovrastante tempio per favorirne l’accesso e la fruizione. Nonostante gli ulteriori rimaneggiamenti in epoca normanna (XI secolo), come la realizzazione di una nuova gradinata, probabilmente a causa del cambio di destinazione da chiesa a cripta, il luogo di culto verrà pressoché dimenticato e bisognerà attendere il XVI secolo per la definitiva riapertura ai fedeli.
CRIPTA DI SANT’EUPLIO (Cappella rupestre – IV secolo)
Località: Catania (CT) Sub-area: Val di Noto
La cripta di Sant’Euplio si apre sotto i resti della chiesa rinascimentale di Sant’Antonio Abate distrutta nel corso dell’ultima guerra mondiale, nel centro storico di Catania. La vicinanza con il luogo del martirio di Sant’Agata induce ad ipotizzare l’originaria funzione di carcere o, comunque, di sepolcro del santo martire compatrono della città. In ogni caso l’ipogeo, divenuto tempio in età tardo-antica e meta di un incessante pellegrinaggio, nel XIII secolo viene ampliato con la costruzione sub divo di una chiesa più grande e, stando alle testimonianze, riccamente decorata. Tornando alla cripta, il cui accesso è assicurato da una breve scalinata, consta di un unico, piccolo ambiente che conserva il primitivo altare paleocristiano (un capitello romano su cui è poggiata una mensola marmorea) e le pareti movimentate da tante nicchiette; mentre dell’originario corredo pittorico rimangono solo delle labili tracce di affreschi sopra l’altare.
GROTTA DI SANTA MARGHERITA (Cappella rupestre – IV-V secolo)
Località: Chiaramonte Gulfi (RG) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Santa Margherita, secondo la tradizione popolare, è il luogo dove la Santa si sarebbe soffermata per qualche tempo allo scopo di liberare la zona di Gulfi da un pericoloso serpente che ne infestava i campi. Ed ecco perché gli abitanti in segno di riconoscenza avrebbero deciso di raffigurarne l’immagine all’interno della grotta. In realtà, si tratta di un luogo di culto d’epoca paleocristiana; mentre gli affreschi, notevolmente deteriorati ma ancora presenti sulle pareti, risalgono con una buona approssimazione al XIV-XV secolo. Inutile aggiungere che la grotta, nonostante l’insito valore storico-artistico, rimane alla mercé del degrado e dell’abbandono più totali.
COSTA IONICA
GROTTA DI SANTA MARIA ADONAI (Cappella rupestre – III secolo)
Località: Brucoli di Augusta (SR) Sub-area: Val di Noto
Le origini della grotta di Santa Maria Adonai risalgono al tempo delle persecuzioni da parte degli imperatori romani Decio e Valeriano, allorquando un gruppo di cristiani ricerca un riparo sicuro tra le “grotte greche” di Brucoli. Del luogo di culto, dopo l’abbandono dei cristiani, si perdono le tracce fino al 1500 con la scoperta casuale dell’icona mariana da parte di un pastore locale ed il contemporaneo insediamento di alcuni cavalieri spagnoli che, prodigiosamente attratti dalla bellezza del posto e dall’immagine della Madonna con Bambino, decisero di abbandonare la vita militare e di fondare una comunità monastica con la costruzione di un piccolo convento accanto al santuario rupestre. Dopo un ennesimo periodo di abbandono, un gruppo di frati eremiti agli inizi dell’Ottocento si prenderà cura del luogo, conservandolo fino ai giorni nostri (l’ultimo eremita è morto intorno agli anni Cinquanta). All’interno della grotta è, infatti, custodita una delle più antiche immagini mariane (III secolo), attribuita dalla tradizione a sant’Agatone.
GROTTA DI SANTA VENERA (Romitorio rupestre – II secolo)
Località: Avola-Marchi (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Santa Venera, l’ampia cavità carsica situata a strapiombo sulla valle Bugliola, nel cuore dell’antico rione avolese dei Marchi, stando alle fonti storiche, è stata la dimora della Santa siciliana (vissuta nella prima metà del II secolo) nel periodo in cui s’impegnò ad evangelizzare la parte orientale dell’isola, e successivamente adibita ad oratorio rupestre dai bizantini. Nel costone roccioso affianco alla grotta sono state rinvenute le tracce delle fondamenta di quella che sicuramente doveva essere la chiesa gotico-catalana di Santa Venera, poi scomparsa del tutto.
GROTTA DI SANT’ELIA (Romitorio rupestre – XII secolo)
Località: Avola (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Sant’Elia, all’interno di una piccola cava dell’omonimo monte nel territorio dell’antica Avola, è uno degli oratori bizantini del siracusano che ancora conserva i resti di pitture rupestri. La tradizione vuole che questa grotta sia stata scelta come luogo di eremitaggio dal mitico Sant’Elia di Noto che vi rimase a vivere di stenti e privazioni fino alla morte (intorno al 1100).
CHIESA DELLA MADDALENA (Cappella rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Siracusa (SR) Sub-area: Val di Noto
La chiesetta rupestre della Maddalena è la grotta scavata in epoca bizantina in un’area (collina del Mondio) dell’omonima penisola, all’imbocco del Porto Grande di Siracusa, antropizzata sin dal periodo greco-romano. Nelle vicinanze (Punta della Mola), le antiche cave di estrazione della pietra utile alla costruzione di edifici, monumenti e templi di Siracusa accompagnati dai resti delle fornaci, ora parzialmente sommersi dall’innalzamento del livello del mare.
CHIESA DI SANTA PANAGIA (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada Santa Panagia, Siracusa (SR)
Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre di Santa Panagia, dedicata alla “tutta santa” (dal greco panaghia) Vergine Maria, è scavata nel versante sinistro della cava omonima, nella periferia di Siracusa. L’ambiente interno, a pianta vagamente circolare ed ingresso orientato a sud-est, ha le pareti spoglie su cui però si articolano un paio di edicole e tre nicchie con tracce di affreschi illeggibili. Per il resto, sulla scorta dei rilievi pittorici che la datano tra il XIII ed il XIV, la chiesa, ancorché rupestre, non è ascrivibile alla cultura/epoca bizantina. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
CRIPTA DI SAN MARZIANO (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Siracusa (SR) Sub-area: Val di Noto
Nell’area del complesso catacombale di San Giovanni Evangelista, in assoluto il più grande della Sicilia e, secondo la tradizione, luogo di sepoltura nel III secolo del primo vescovo di Siracusa, il Santo martire Marziano (o Marciano), è stata realizzata una cripta ipogea. Collocata al disotto delle rovine della chiesa normanna, l’ambiente si presenta con l’impianto basilicale del IV-V secolo, in concomitanza con la traslazione delle spoglie mortali del santo, poi restaurato ed abbellito in epoca normanna con i bellissimi capitelli dei quattro pilastri che reggono la volta. La cripta si avvale di numerosi affreschi, tra i quali spicca nella zona absidale, una delle immagini “bizantine” più antiche di santa Lucia (seconda metà del XII secolo), vergine e martire siracusana, non trascurando un san Giovanni Battista ed un san Giovanni Evangelista in due dei quattro pilastri portanti.
EREMO DELLA GROTTA SANTA (Ex oratorio rupestre – VI-XII secolo)
Località: Contrada Cozzo Romito, Siracusa (SR)
Sub-area: Val di Noto
L’eremo della Grotta Santa è, di fatto, l’originario oratorio rupestre scavato in epoca bizantina nell’antica latomia di Cozzo Romito, già abitata, come richiama la denominazione, da parecchi eremiti, e poi riadattato, verso la metà del 1500, a romitorio da una locale comunità monastica. L’apertura della grotta verrà in seguito murata con la costruzione dell’attuale facciata, inglobando anche altre cavità funerarie contigue.
ORATORIO DEI QUARANTA MARTIRI (Santuario rupestre – VIII secolo)
Località: Siracusa (SR) Sub-area: Val di Noto
Dell’originaria struttura architettonica dell’oratorio dei Quaranta Martiri, situato sotto la chiesa di Santa Lucia fuori le Mura e all’interno delle catacombe in cui la santa martire venne sepolta, e scoperto agli inizi del secolo scorso grazie al rinvenimento degli affreschi sotto lo strato di malta idraulica che lo ricopriva, rimangono la parte alta del catino absidale, la volta leggermente a botte e la parte superiore della parete sud-est. Nonostante le ridotte dimensioni dell’ambiente ipogeo è ancora perfettamente leggibile lo schema iconografico dell’affresco sulla volta, caratterizzato da una croce gemmata con il Cristo pantocratore, la Vergine e due angeli nei clipei, mentre tra i quattro bracci vengono appunto raffigurati, a gruppi di dieci, i “Quaranta Martiri di Sebastia”. L’affresco presente nella parete di sud-est conserva invece le figure di due vescovi (non ancora identificati) oltre a quelle dei santi Cosma, Damiano, Elena e Marciano.
COSTA IONICA ORIENTALE
EREMO DI SAN CORRADO (Chiesa e romitorio – XVIII secolo)
Località: Messina (ME)
L’eremo di San Corrado, in cima ad una collinetta a ridosso delle sorgenti del torrente Boccetta, è riuscito miracolosamente a sopravvivere alle alterne vicende storiche, conservando intatto l’originario assetto dell’edificio settecentesco: come la facciata della chiesa, le due torri campanarie ai lati, il pregevole portale con timpano spezzato e, all’interno, gli altari e la lapide d’accesso alla cripta. I diversi eremiti che vi hanno dimorato, lo abbandoneranno una prima volta durante la peste del 1743 e, ancorché rientrati, una seconda e definitiva volta sul finire dell’Ottocento a causa delle famigerate leggi del 1866.
EREMO DI SAN FILIPPO D’AGIRA (Romitorio rupestre – V secolo)
L’eremo di San Filippo d’Agira, il famoso santo taumaturgo italo-greco vissuto nel V secolo, è in realtà la piccola grotta che si ritrova accanto alle rovine dell’omonimo monastero eretto nel 1145 fuori porta, a pochi chilometri dal centro abitato di Messina, lungo la fiumara di Pistunina. La grotta, nella quale ha dimorato per alcuni anni il Santo, è occupata all’interno da un piccolo altare devozionale.
EREMO DI SAN GIACOMO A CAMARO (Ruderi di chiesa-romitorio – XVII secolo)
Località: Contrada Camaro, Messina (ME)
I ruderi dell’eremo di San Giacomo, nei pressi della ex-strada militare Noviziato-Casazza, non rendono certamente l’idea di quel semplice ma elegante oratorio in pietra calcarea, con due finestre ovali e un arco trionfale interno che immetteva nella zona presbiteriale. Da quanto attestato in documenti del 1755, il romitorio era strettamente appannaggio degli osservanti le dure regole di san Pacomio.
EREMO DI SAN NICANDRO O LICANDRO (Romitorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Messina (ME)
L’antico eremo di San Nicandro o Licandro, nell’omonimo rione storico di Messina, è la grotta dove intorno al 790-800 l’abate anacoreta Nicandro o Licandro ha deciso di stabilirsi assieme ad un piccolo stuolo di fedeli discepoli, com’è testimoniato dal rinvenimento nel 1611 di ben cinque scheletri poi traslati nel vicino monastero del Santissimo Salvatore. Dell’eremo, trasformato in epoca successiva in oratorio, sopravvivono due finestre monofore ad arco ogivale del Quattrocento, il portale e la cupola che sormonta e protegge la grotta.
EREMO DI SAN NICCOLÒ (Chiesa e romitorio – XVIII secolo)
Località: Messina (ME)
L’eremo di San Niccolò si trova sulla collinetta Paradiso pressoché inghiottito dal cemento dell’insediamento residenziale. Sorto nel Settecento, si avvaleva di un certo numero di frati stanziali che, però, col tempo andarono riducendosi determinando la fusione con il vicino monastero basiliano di San Salvatore dei Greci. Poi, in seguito alla soppressione degli ordini del 1866, sarà espropriato e ceduto a privati.
EREMO DI SANTA MARIA DEGLI ANGIOLI (Chiesa e romitorio – XVII secolo)
La fondazione dell’eremo di Santa Maria degli Angioli, nella omonima e solitaria valle, si deve all’asceta pacomita Giovanni Battista Di Pino che nel 1685, assieme ad alcuni compagni, scelse quel luogo per vivere in penitenza e contemplazione. Ancora oggi, al suo interno sono custoditi un dipinto caravaggesco della Madonna degli Angeli con san Francesco d’Assisi adorante, un’acquasantiera marmorea con la Madonna in bassorilievo ed un altare del Settecento con tarsie marmoree.
EREMO DI SANTA MARIA DELLE GRAVIDELLE (Ruderi di chiesa-romitorio – XV-XVI secolo)
Località: Messina (ME)
Quel poco che rimane dell’eremo di Santa Maria delle Gravidelle si trova nel fondovalle del torrente Portalegni e non è altro che una torre diroccata in mezzo all’infestante vegetazione. Le poche notizie parlano di un suo completo abbandono a metà dell’Ottocento, con la morte dell’ultimo eremita; poi il terribile sisma del 1908 ha fatto il resto.
EREMO DI SANTA MARIA DI TRAPANI (Chiesa e romitorio – XV-XVI secolo)
Località: Messina (ME)
L’eremo di Santa Maria di Trapani, mutuando il culto per la statua marmorea della Madonna con Bambino che, proveniente dalla Siria, non s’è più miracolosamente smossa dal territorio trapanese dove tutt’oggi è venerata, viene eretto nel XV-XVI secolo da un eremita originario della Sicilia occidentale e successivamente nel 1700, grazie alla popolarità ed alla devozione guadagnata, ampliato in un romitorio più capiente. La chiesa di oggi, con portale in marmo e pietra, per quanto semplice e modesta richiama in qualche modo l’architettura tipica del Settecento siciliano.
EREMO DI SARRIZZO (Romitorio rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Messina (ME)
L’eremo di Sarrizzo (o San Rizzo) è in realtà la grotta scavata sulle alture di Piano Rama dove, secondo la tradizione, avrebbe appunto dimorato un certo santo eremita Rizzo. La cavità consta di un piccolo ambiente vagamente rettangolare coperto da una volta a botte in muratura. Al centro della parete di fondo è incisa sulla roccia una croce greca seguita da altri simboli ed iscrizioni sempre in greco di difficile lettura, a testimonianza dell’epoca bizantina d’origine. Un’altra data (1766) graffiata sulla parete laterale non lascia dubbi circa la sua frequentazione almeno fino al tardo Settecento.
EREMO DI SANTA MARIA LA MISERICORDIA (Chiesa e romitorio – XVIII secolo)
Località: Larderia Superiore di Messina (ME)
L’eremo di Santa Maria La Misericordia, ubicato nell’omonima contrada, poco prima della frazione di Larderia Superiore, è stato fondato nel 1700 da eremiti pacomiti assieme ad altri cinque eremi. Per quanto ricostruito, dopo il rovinoso alluvione del 1858, le leggi soppressive del 1866 lo faranno ripiombare ancora una volta nel degrado. La chiesa di oggi, ancorché spoglia di qualsiasi arredo, conserva tre altari, di cui il maggiore con tabernacolo, del XIX secolo.
EREMO DI SAN SOSTENE (Chiesa e romitorio – XVII secolo)
Località: Mili San Pietro di Messina (ME)
L’eremo di San Sostene, in cima ad un poggio che domina la frazione di Mili San Pietro, conserva al suo interno la statua marmorea del Santo al disopra d’un altare del Settecento pregevolmente intarsiato e ricco di simboli inequivocabilmente greci, tanto da far supporre che gli eremiti che lo hanno abitato siano stati osservanti delle regole di San Basilio.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA ROCCA (Cappella semirupestre – XII secolo)
Località: Taormina (ME)
Il santuario di Santa Maria della Rocca, così chiamato per il fatto che venne realizzato scolpendo la roccia, si erge sull’altura che domina Taormina e, secondo la tradizione, occupa la grotta in cui un pastorello, rifugiatosi per ripararsi da un temporale, vide apparire una signora con un bambino in braccio. Divenuto ben presto meta di pellegrinaggio il santuario è stato poi accompagnato dalla nascita di un piccolo monastero basiliano – da tempo abbandonato – che si staglia dietro la chiesa, proprio sul ciglio del dirupo.
COSTA TIRRENICA OCCIDENTALE
GROTTA DEL BEATO GIOVANNI LICCIO (Romitorio rupestre – XVI secolo)
Località: Contrada Chiarchiaro, Caccamo (PA)
Sub-area: Val di Mazara
La grotta del Beato Giovanni Liccio è l’angusta cavità naturale che si apre sull’altura che sovrasta la contrada Chiarchiaro di Caccamo dove il frate domenicano piuttosto avanti negli anni soleva spesso ritirarsi, sottraendosi agli occhi ed alla vicinanza dei compagni, per pregare in ginocchio (nonostante le gambe piagate), dormire sulla nuda terra poggiando il capo su un sasso o, peggio, flagellare a sangue il suo già debole corpo. Ovviamente il luogo di culto è da sempre meta di un incessante pellegrinaggio da parte delle popolazioni locali.
GROTTA DI SANTA LUCIA O DELLA MONTAGNOLA (Romitorio rupestre – XII secolo)
Sub-area: Val di Mazara
La grotta di Santa Rosalia o della Montagnola, la cavità naturale che si apre ai piedi di monte Raffo, secondo la tradizione è il luogo dove la Santa, patrona di Palermo, dimorò per un breve periodo prima di raggiungere l’eremo di monte Pellegrino, meta del viaggio ascetico iniziato qualche anno prima dai monti della Quisquina. All’interno, un piccolo altare ed una nicchia che accoglie l’effigie lignea della Santa supinamente distesa. Il santuario rupestre, cui si accede mediante una gradinata intagliata nella roccia, si avvale di una semplice e sobria facciata in conci di tufo realizzata nel XVIII secolo.
GROTTA DI SANTA MARGHERITA (Chiesa e romitorio rupestri – XI-XII secolo)
Località: Castellammare del Golfo (TP) Sub-area: Val di Mazara
Le origini cultuali della grotta di Santa Margherita, seminascosta dalla folta vegetazione mediterranea sul costone roccioso prospiciente il mare del golfo, sono piuttosto incerte e, a parte un probabile utilizzo (fine dell’XI secolo) come luogo ascetico temporaneo di un gruppo di monaci provenienti dal monastero basiliano di Santa Maria del Bosco nei pressi di Vicari, possiamo solo rifarci alla datazione delle pitture rupestri presenti al suo interno che attestano la presenza eremitica tra il XIII ed il XIV secolo. Gli affreschi bizantini, che si sviluppano sulle pareti laterali subito oltre l’accesso, riguardano un ciclo iconografico che raffigura un pesce marino, santa Margherita, la Beata Vergine con Bambino (del genere theotókos) ed un Santo non identificabile, forse san Pietro o san Paolo. La grotta, lunga all’incirca una decina di metri, è distinta in due ambienti pressoché separati: quello iniziale che, sfruttando la cavità rocciosa come un grande catino absidale, veniva dedicato al culto, l’altro più in fondo che svolgeva le funzioni di romitorio.
EREMO DELLA MANCUSA (Chiesa e romitorio – XVIII secolo)
Località: Giardinello (PA)
Sub-area: Val di Mazara
L’eremo della Mancusa viene edificato nella prima metà del Cinquecento da Girolamo Lanza, fondatore di una comunità eremitica osservante la regola francescana: la stessa in cui entrerà e che, alla sua morte, sarà scelto a guidare San Benedetto il Moro, prima di trasferirsi sul monte Pellegrino a Palermo
EREMO DI SAN CALOGERO (Ruderi di chiesa e romitorio – IV secolo)
Località: Termini Imerese (PA) Sub-area: Val di Mazara
I poveri resti di quello che fu l’antico eremo di San Calogero, realizzato nel IV secolo in cima al monte Euraco (1.326 m/slm), l’odierno monte San Calogero, sono ancora lì a testimoniare la sacralità del luogo dove il santo predicatore si rifugiò dalle persecuzioni degli imperatori Diocleziano e Massimino. La chiesetta, restaurata una prima volta nel IX secolo da san Teotista, divenne per molti secoli meta di pellegrinaggio al santo patrono. L’ultimo documento che l’attesta è del 1790, allorquando si decise di effettuare un restauro. Oggi della chiesa rimangono solo alcuni spezzoni dei muri perimetrali in pietra.
COSTA TIRRENICA ORIENTALE
SANTUARIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA (Chiesa semirupestre – XVI secolo)
Località: Milazzo (ME)
Il santuario di Sant’Antonio da Padova viene edificato nel 1575 scavando ed inglobando la grotta eremitica in cui qualche secolo prima (1221) si era rifugiato il missionario portoghese, naufrago sulle costa del Capo nel corso di uno sfortunato viaggio per mare verso Lisbona. L’edificio sacro di oggi, con l’adiacente canonica, è frutto di rifacimenti eseguiti in tre epoche diverse: il portale in pietra del 1699, l’altare maggiore con la statua lignea del Santo, i bassorilievi in stucco che ne rappresentano l’iconografia sulle lastre marmoree che rivestono le pareti laterali, sono elementi significativi delle risorse profuse dalla devozione locale.
GROTTA DELL’APOSTOLO (Chiesa rupestre – XI-XIII secolo)
Località: Contrada Monte, Patti (ME)
La cosiddetta grotta dell’Apostolo o “du Pistòlu” rappresenta uno dei pochi esempi di architettura sacra rupestre nel messinese, sebbene la presenza di un’area rupestre antropizzata sia già attestata in un documento ecclesiale del 1094. Per il resto questa chiesetta rupestre, pur presentando un impianto bizantino, dal punto di vista architettonico (come, ad esempio, nella volta dell’aula interna) rievoca il gusto arabo-normanno, mentre le sbiadite tracce decorative tradiscono una sensibilità tipicamente romanica.
ETNA
GROTTA DEL BEATO NICOLA DI ADERNÒ (Romitorio rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Aspicuddu, Adrano (CT) Sub-area: Parco Regionale dell’Etna
La grotta del Beato Nicola di Adernò, nota anche come “grotta di Aspicuddu” dall’omonima contrada nel territorio adranese, è l’aspra cavità di scorrimento lavico alle pendici dell’Etna scelta come dimora eremitica dall’appena diciassettenne Nicola (Nicolò) Politi allorquando decise di fuggire dalla nobile casa paterna e dalle nozze imposte per contrastare la vocazione di consacrarsi a Cristo. Qui il Santo in pectore vivrà in preghiera e penitenza per tre lunghi anni, dal 1134 al 1137, fin quando non sarà costretto a ricercare un altro e più lontano luogo solitario (l’eremo di monte Calanna) temendo di essere scoperto e raggiunto dai suoi genitori.
MADONIE
CHIESA DELLE ANIME SANTE (Cappella rupestre – XX secolo)
Località: Contrada Terravecchia, Caltavuturo (PA)
Sub-area: Parco Regionale delle Madonie
La chiesetta rupestre delle Anime Sante, edificata nel 1933 in occasione del Giubileo, è incastonata in un anfratto naturale delle alture di Terravecchia appena fuori l’abitato. All’interno, un piccolo altare è sovrastato da un quadro che raffigura la Madonna del Carmelo con le “anime sante” affiancata da una tela con san Michele arcangelo. La chiesa è stata da poco riaperta, dopo un lungo e provvidenziale restauro.
MONTI EREI
CAPPELLA BIZANTINA DI SANTA MARIA LA MENDOLA (Oratorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Assoro (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
La cappella bizantina di Santa Maria La Mendola o della Madonna Medica è allocata all’interno di una cavità rupestre appena fuori l’abitato di Assoro. L’ipogeo mariano, probabilmente sede di un culto pagano più antico, conserva tracce pittoriche di un’iconografia di san Leone, vescovo di Catania, e di santa Petronilla.
CENOBIO BIZANTINO DI CANALOTTO (Cenobio rupestre – VI secolo)
Località: Contrada Canalotto, Calascibetta (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
In un vallone della contrada Canalotto, nei pressi del santuario della Madonna del Buonriposo, a pochi chilometri dal centro abitato, si ritrova un interessante insediamento rupestre d’epoca tardoromana-bizantina che, utilizzando scientemente una rientranza di roccia arenaria profonda qualche decina di metri nella parte iniziale del vallone, sviluppa una trentina di ambienti ipogei anche a più piani. La due chiese rupestri, con impianto basilicale a navata unica, occupano due ambienti soprastanti nelle cui pareti sono state ricavate nicchie e bacheche, e sanciscono la presenza di un originario cenobio bizantino attorno al quale si è via via aggregato il nucleo abitativo.
EREMO DI MONTE SCALPELLO (Chiesa e romitorio – XVI secolo)
Località: Catenanuova (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
L’eremo di Monte Scalpello deve la sua nascita ad un frate, Filippo Dulcetto di Agira, che intorno al 1517 decise di andare a vivere in solitudine sulla cima di quel monte. Per alcuni anni il frate eremita visse in una piccola casa, costruita alla meno peggio per ripararsi dalle intemperie, alternando la preghiera con digiuni e penitenze e cibandosi di erbe e radici. Finché un gruppo di frati, provenienti dalla vicina abbazia di Agira, non decise di fermarsi in quel luogo e di seguire il suo modello di vita. Da allora, frate Dulcetto, non abitò più da solo e, anzi, a quel gruppo se ne aggiunsero altri, arrivando a contarne circa duecento, tanto che, per ospitare un numero così elevato di eremiti, furono realizzati nuovi romitori e, soprattutto, una chiesa. Pur tuttavia, di anno in anno, molti di loro scelsero di dividersi e di abbandonare il luogo per recarsi altrove, segnando così l’inesorabile destino dell’eremo.
GROTTA DEI SANTI (Chiesa rupestre – XI-XIII secolo)
Località: Contrada San Calogero, Enna (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
La grotta dei Santi, scavata in un ammasso roccioso isolato e seminascosta dai ruderi di una masseria, si trova in contrada San Calogero, ai piedi dell’acrocoro ennese, ed è stata scoperta quasi per caso all’inizio degli anni Settanta. Costituta da un ambiente grossolanamente quadrangolare, con la zona di fondo (presbiterio) ripartita in due grandi nicchie absidate, la chiesa, soprattutto nella parete e nella nicchia di sinistra, conserva ancora una buona parte degli interessanti affreschi che un tempo la decoravano. La provvisoria intitolazione ai Santi si deve appunto alle figure bizantineggianti di san Nicola, santa Margherita, santo Diacono e san Calogero, immancabilmente accompagnate dalla Madonna con Bambino e dal Cristo pantocratore, presenti nei pannelli dell’iconografia rupestre. Per quanto sia piuttosto scontato l’utilizzo della grotta come laura da parte di monaci basiliani, la datazione degli affreschi, invece, risulta ancora incerta a causa di sovrapposizioni, rimaneggiamenti e grave deterioramento della pellicola; ma, in ogni caso, può ascriversi tra l’XI ed il XIII secolo.
SANTUARIO DI PAPARDURA (Chiesa semirupestre – XVII secolo)
Località: Contrada Papardura, Enna (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
Il santuario del Santissimo Crocefisso di Papardura, dal nome dell’omonima contrada nella bassa periferia di Enna, affonda le radici nel lontano 1659 in concomitanza con il ritrovamento di un’immagine litica del Crocefisso all’interno di una delle grotte della zona: proprio lì venne edificata una chiesa, in parte su un vecchio ponte in muratura ed in parte inglobando la grotta. La vista del piccolo edificio dalle linee semplici e pulite non lascia lontanamente immaginare lo stupefacente splendore e la sfarzosa magnificenza che si celano al suo interno, sì da farla considerare tra le più riuscite espressioni del barocco della Sicilia orientale. Stucchi policromi, legni intarsiati e smalti dorati fanno infatti da cornice alle dodici statue degli Apostoli di buona fattura ed alle tante, pregevoli opere pittoriche presenti un po’ dovunque: degno di nota, il seicentesco Trionfo della Croce che troneggia sull’altare all’interno della grotta “absidata”.
ORATORIO ANONIMO (Cappella rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Contrada Chianetti, Leonforte (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
Quest’oratorio rupestre non intitolato si trova nell’antica contrada Chianetti, proprio di fronte al camposanto di Leonforte, ed è composto da tre cavità contigue e due ingressi. Uno degli ambienti, adibito a chiesa, è dotato di abside con un altare ricavato dalla roccia, al di sopra del quale è dipinta una deliziosa Madonna con Bambino, del genere galaktotrophousa tipico dell’iconografia bizantina, purtroppo alquanto deteriorata.
ORATORIO DI SANT’ELENA (Cappella rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Sant’Elena, Leonforte (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
L’oratorio di Sant’Elena, nella omonima contrada poco distante dall’entrata nord di Leonforte, è un antico ipogeo sottostante al livello del terreno (vi si accede tramite alcuni scalini scavati nella roccia), peraltro simile ad altre grotte sotterranee presenti nell’area, utilizzato nel corso dei secoli sia come luogo di culto pagano che come abitazione o sepolcreto; e poi, con l’avvento cristiano, trasformato definitivamente in oratorio. L’interno, dalla forma vagamente rettangolare, presenta alle pareti tracce di affreschi del XII-XIII secolo che, però, a causa della forte umidità, risultano di difficile leggibilità: in un pannello, i resti di un’aureola, una corona, una croce e una figura di santa, probabilmente Sant’Elena; in un altro frammento, forse il più significativo, quelli classici del Cristo pantocratore.
CONVENTO DI SANTA MARIA DI LARTISINA (Ruderi di romitorio semirupestre – XI-XII secolo)
Località: Monte Altesina, Nicosia (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
La vicenda del convento di Santa Maria di Lartisina prende il via quando l’Altesina, da tempo abitato da eremiti, entrò nella sfera d’influenza di Nicosia probabilmente in contrapposizione alla dirimpettaia Castrum Johannis. Il complesso, arroccato alle pendici del monte (952 m.), era costituito da una piccola chiesa adagiata su un enorme masso erratico di cui oggi possiamo osservare i resti delle mura perimetrali, e di una struttura adiacente atta ad ospitare i monaci. Va ricordato che, fino al secolo scorso, attorno al convento abitava ancora un nutrito numero di nicosiani per lo più dediti alla pastorizia ed alla silvicoltura.
CONVENTAZZO DI RUSSOMANNO (Ruderi di chiesa-romitorio – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada Russomanno, Valguarnera (EN) Sub-area: Valle del Dittaino
Con la denominazione “conventazzo” vengono identificate le rovine del romitorio benedettino dedicato a San Giovanni Evangelista edificato sui resti dell’antico borgo medievale di monte Russomanno. Da meta di pellegrinaggio per gli abitanti della valle fino alla metà del Novecento, quando nel corso di una rapina viene ucciso l’ultimo eremita, si trasformerà ben presto in un luogo di abbandono e degrado. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
MONTI IBLEI
GROTTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – V-VI secolo)
Località: Buccheri (SR) Sub-area: Val di Noto
Della grotta di San Nicola, la chiesa rupestre nei pressi di Buccheri, si sa davvero poco: niente che faccia luce sulle sue origini, che identifichi colui che la edificò scavando ed allargando l’apertura di quel costone calcareo con un semplice scalpello. Da quanto si può evincere, la chiesa era costituita da due ambienti: in uno, quello di sinistra, veniva professato il culto, mentre nell’altro di destra, un’abside semicircolare con sedili accoglieva i ministri. Oltre ad un’iconografia di San Nicola (da qui la sua intitolazione), delle altre decorazioni pittoriche presenti sulle pareti e sulle nicchie rimangono solo le tracce di un puttino con le braccia aperte, di alcune figure maschili con barba e mitra in testa e della Vergine Maria. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
EREMO DI FRA’ GIUSEPPE DA BUSCEMI (Romitorio rupestre – XX secolo)
Località: Buscemi (SR) Sub-area: Val di Noto
L’eremo di Fra’ Giuseppe, poco distante dall’abitato, costituito da due grotte contigue di piccole dimensioni, dai primi anni del ‘900 è stato la dimora abituale di un frate eremita originario di Buscemi. Nato nel 1891 da una famiglia contadina, ancora in giovane età decise di abbandonare la casa paterna, ripudiando la vita materiale ed ogni genere di comfort, per seguire pedissequamente le regole e la dottrina francescane. Cominciò così a vivere isolato, occupando varie grotte dei monti Iblei finché non si stabilì nella grotta vicino al paese natale. Qui visse, lontano dal mondo civilizzato, incurante dell’igiene, indossando sempre lo stesso saio e trascorrendo il tempo a scolpire e trasformare le rocce affioranti in sculture o bassorilievi d’ispirazione sacra, fino alla morte nel 1975. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SAN PIETRO (Chiesa rupestre – V-VII secolo)
Località: Buscemi (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta di San Pietro, in posizione piuttosto isolata tra il fosso di Santa Rosalia e quello di San Giorgio, è la chiesa rupestre scavata in un dosso roccioso della cava presente a sud della periferia di Buscemi. Il complesso rupestre, per quanto a partire dal 1192 venga attestato come parte integrante del monastero benedettino di Santo Spirito, ha origini più antiche con frequentazioni bizantine tra il V ed il VII secolo, com’è ravvisabile dalla conformazione e ripartizione degli ambienti interni di indubbia ispirazione siriaco-palestinese. La chiesa, costituita da un grande invaso rettangolare, propone un’abside orientata ad est particolarmente elaborata che accoglie un altare centrale ed una cattedra ricavati nella roccia, ed altri due ambienti ipogei sepolcrali con fosse ed arcosoli di probabile origine paleocristiana. Sulle pareti epigrafi e croci greche sono accompagnate dalle labili tracce degli affreschi che un tempo le adornavano. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SANTA MARIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Sant’Alfano, Canicattini Bagni (SR) Sub-area: Val di Noto
Quella di Santa Maria, situata all’inizio del vallone di Cavadonna dov’è presente anche una necropoli, è una chiesetta rupestre di epoca bizantina. La grotta presenta l’accesso delimitato da un muretto artificiale atto a sostenere e consolidare la preesistente, vetusta infrastruttura lignea adottata per separare gli ambienti liturgici della chiesa.
ORATORIO DEI CUGNI DI CASSARO (Cappella rupestre – IX-XI secolo)
Località: Canicattini Bagni (SR) Sub-area: Val di Noto
Si tratta del piccolo oratorio rupestre, ricavato da un ipogeo funerario della preesistente necropoli, formato da un unico ambiente a pianta quadrangolare con absidiola di fondo e dromos scoperto.
ORATORIO DI CUGNO MOLA (Cappella rupestre – IX-XI secolo)
Località: Cugni di Cassibile (SR) Sub-area: Val di Noto
L’altura piramidale di Cugno Mola di fronte alla necropoli di Cassibile, un tempo sede di un fortilizio siracusano (Guerra del Peloponneso, Tucidide), ha di recente portato alla luce un oratorio rupestre piuttosto danneggiato dai crolli. L’area cultuale è riconoscibile per la presenza di un abside rettangolare nelle cui prossimità si trova una grande vasca o fonte battesimale, mentre alle pareti sono incise numerose croci latine o greche potenziate. I vicini resti di alcuni ambienti abitativi accompagnati da una cisterna per l’acqua inducono ad ipotizzare la presenza di monaci o eremiti. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DEI SANTI (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Alia, Licodia Eubea (CT) Sub-area: Val di Noto
Il complesso rupestre denominato “grotta dei Santi”, che si trova nel versante meridionale dell’omonimo colle nei pressi del fiume Amerillo, già preesistente come area cimiteriale, a partire dall’XI secolo diviene la sede di un gruppo cenobitico che lo trasforma in un polo d’attrazione cultuale per le popolazioni rurali del territorio. Il sito è composto da più terrazzamenti, in ciascuno dei quali insistono uno o più gruppi di ambienti ipogei che, per quanto rimaneggiati, conservano ancora i segni della primitiva destinazione cimiteriale (sarcofagi, arcosoli, ecc.) e sono collegati tra loro da corridoi e porte interne. Tra questi una grotta, di forma rettangolare, si distingue per la diversa struttura interna: la volta piana, un’abside sul lato ad est e, soprattutto, la presenza di pannelli pittorici con la rappresentazione della Staurosis, ovvero il Crocefisso nimbato affiancato dalla Madonna, san Giovanni e da Longino nell’atto di trafiggerne il costato, e di altri più piccoli con figure di santi all’interno di una nicchia. In ogni caso, il luogo di culto verrà abbandonato nel Quattrocento, allorquando la tradizione orientale e post-classica del monachesimo cenobitico verrà assorbita da quella culturalmente più europea, come la normanna. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SANT’AGRIPPINA (Santuario rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Mineo (CT) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Sant’Agrippina, scadendo il ruolo del duecentesco castello rupestre che occupava il grande sito, verso la fine del Cinquecento si riappropria dell’originaria vocazione cultuale (era il primitivo luogo di sepoltura della Santa martire) assumendo il ruolo di santuario. La trasformazione avviene grazie: alla costruzione di una rampa di scale esterna lungo il fianco della rupe, così da permettere ai fedeli di superare il notevole dislivello tra il fondovalle e l’accesso della grotta; all’adattamento del salone a navata della chiesa con un altare ligneo; al subentro di alcuni eremiti stanziali per la sua custodia.
MOSCHEA DI CARATABIA (Moschea rupestre – IX-X secolo)
Località: Contrada Nunziata, Mineo (CT) Sub-area: Val di Noto
La moschea rupestre di Caratabia, scavata in uno sperone di roccia lungo il percorso tra Mineo e Militello in Val di Catania, è già attestata in documenti del XV secolo quando verrà adattata a romitorio della Nunziata accogliendo un gruppo di frati eremiti che ne risistemeranno l’architettura della facciata. Per il resto, nonostante i numerosi graffiti cristiani, l’articolazione dell’impianto interno con la qibla ed il mirhab tradisce l’originaria e musulmana cultualità del sito.
CHIESA DELLA BARRIERA (Chiesa rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
Quella della Barriera, rinvenuta nel ’96 poco oltre l’ingresso del Fortilizio, nella parte meridionale della Cava d’Ispica, è una delle tante chiese rupestri tardo-medievali presenti nell’area e, ancorché di modeste dimensioni, consta di un’aula e di una absidiola con altare.
CHIESA DELLA CANDELORA (Chiesa rupestre)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Con la denominazione di Santa Maria della Purificazione o della Candelora è stato di recente identificato il complesso rupestre costituito da grandi e numerosi ambienti disposti su due diversi livelli, di cui quello inferiore è all’altezza del greto del torrente Janni. E’ assai probabile che uno di questi ambienti fosse adibito a luogo di culto di sant’Orsola, protettrice dei conciatori che, numerosi, operavano nella zona.
CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (Chiesa semirupestre)
Località: Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
La chiesa semirupestre della Madonna delle Grazie, che malgrado le manipolazioni cui è stata assoggettata a partire dai primi anni venti del ‘900 lascia prefigurare l’originario impianto planimetrico, è allocata sul declivio della collina di Monserrato che dà sul torrente Liberale. Comprendeva infatti un ampio ambiente ipogeo a pianta quadrangolare, con altare a nicchia nella parete di fondo, davanti alla quale era sistemato un banco di legno, senza alcuna traccia di affreschi o decorazioni alle pareti.
CHIESA DI SAN GAETANO (Chiesa rupestre – XVI secolo)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa di San Gaetano, all’interno di una cavità piuttosto ampia che si apre sotto le rupi di Scala Ricotta, di fronte al convento dei Carmelitani, si presenta ad aula unica con abside rettangolare ed una piccola sagrestia ricavata a sinistra dell’ingresso. L’assenza di decorazioni interne e l’intitolazione al Santo di Thiene, vissuto tra il 1480 ed il 1547, induce a ritenere che sia stata edificata nel XVI secolo.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE ‘U TIMPUNI (Chiesa rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Quantunque attestata in documenti ufficiali del XVII e XVIII secolo, le origini della chiesa rupestre di San Giuseppe ‘u Timpuni, posta lungo il sentiero che s’inerpica nel lato settentrionale della collina dell’Itria, vanno fatti sicuramente risalire di qualche secolo. All’interno infatti sono sufficientemente riconoscibili almeno due strati di decorazione: uno più antico, di datazione incerta, con fascia rossa e filettatura nera; l’altro più recente, con triangoli a zig-zag lungo la parte alta della nicchia presbiteriale e verosimilmente analogo all’arco di trionfo di Santa Venera.
CHIESA DI SAN NICOLÒ INFERIORE (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Scoperta per caso sul finire degli anni Ottanta, quasi nascosta in una delle vie più caratteristiche del centro storico, quella di San Nicolò Inferiore è sicuramente la più antica chiesa di Modica. Composta da un unico ambiente di circa 45 mq., si avvale di un’abside completamente rivestita di icone in stile tardo-bizantino (databili tra il XII ed il XVI secolo), dove in posizione centrale troneggia un magnifico Cristo pantocratore racchiuso in una grande mandorla ed affiancato da due coppie di angeli. Sul lato destro un catino scavato nella roccia serviva per officiare il battesimo con il rito orientale e recenti lavori di scavo hanno inoltre portato alla luce, a livello del pavimento, una serie di cripte e tombe terragne. Insomma, la chiesetta di San Nicolò è indubbiamente un esempio eloquente e meglio conservato di quell’architettura rupestre di stampo bizantino presente nell’isola.
CHIESA DI SAN SEBASTIANO (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
Quella di San Sebastiano si trova nel vallone che si apre a sud della Cava d’Ispica e, per certi versi, può assimilarsi alla chiesa di Santa Maria La Cava. Per il resto, purtroppo, l’avancorpo in muratura è andato distrutto quando fu costruito lo stradone della Barriera (fine ’800) e la parte posteriore absidata è stata trasformata in fornace per la calce.
CHIESA DI SANTA MARIA LA CAVA (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
Scendendo nel fondovalle della Cava d’Ispica (Parco della Forza) ci si imbatte nella chiesa rupestre di Santa Maria La Cava, costituita dalla zona absidale dell’omonima chiesa distrutta dal terremoto del 1693 all’interno della quale sono ancora visibili le tracce di affreschi di datazione incerta.
CHIESA DI SANTA VENERA (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Nonostante sia attestata agli inizi del XIV secolo, la chiesa rupestre di Santa Venera, nel rione storico di Porta d’Anselmo, è destinata a subire diversi rifacimenti nel corso del XVII secolo a causa di un probabile distacco della roccia della ripida scarpata nella quale è scavata. In seguito al crollo vennero ricostruite in muratura le pareti meridionale ed occidentale, pur tuttavia conservando l’orientale e la settentrionale intagliate nella roccia con gli affreschi originari della Santa e della Mater Domini. La chiesa seicentesca presenta una pianta rettangolare, con abside quadrangolare rivolta ad est, mentre un arco a tutto sesto in muratura distingue l’aula dalla zona presbiteriale compresa nella vecchia cavità, per illuminare la quale, nella parete che sovrasta l’arco, venne aperta una finestra in asse con l’ingresso. Un ambiente attiguo, già parte integrante dell’originario aggrottamento e tutt’ora presente, veniva probabilmente utilizzato come alloggio-sagrestia o, comunque, come vano di servizio della chiesa con evidente funzione repositoria per la presenza di nicchie sulla parete di fondo.
CHIESA DI SANT’ANNA VECCHIA (Ruderi di chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre di Sant’Anna Vecchia, che si trova nella parte finale della Cava d’Ispica (vallone Barriera), ha una forma rozzamente rettangolare, con volta piatta ed alta un paio di metri. Per il resto, la parete d’ingresso è crollata, nell’abside ci sono dei residui pressoché illeggibili di pitture (conteneva l’affresco della Santa) ed una nicchia quadrata con i resti di un altare in muratura. In particolare sono da evidenziare il gradino-banchina (alto 25 cm.) ricavato nella roccia delle pareti laterali dell’aula e riservato ai fedeli, ed un triplice sedile di foggia semicircolare lungo l’abside per i presbiteri.
CHIESA DI SANT’ISIDORO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Grotticelle-Cava d’Ispica , Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Il complesso ipogeo di Sant’Isidoro si apre lungo la balza rocciosa del versante destro della Cava d’Ispica, nell’area delle case Galfo ed è costituito da tre ambienti intercomunicanti. Quello di destra, in parte crollato dopo il terremoto del ‘90, presenta una pianta quadrangolare come quello centrale, più piccolo, con prospetto franato e successivamente tampognato con un muretto a secco, che introduce all’ambiente di sinistra destinato a chiesa. Abbastanza largo e profondo consta di una conca absidale ricavata nella parete di fondo con al centro, in corrispondenza dell’altare, un’ampia nicchia forse destinata ad accogliere un’icona lignea. Le pareti ed il soffitto di questo ambiente risultano più volte intonacate, sebbene non si rinvengano tracce di affreschi; mentre al centro del soffitto sono piantati tre anelli, probabili reggilumi. Da non trascurare il piano roccioso al disopra del complesso che presenta l’incisione di canali di scolo o di scorrimento delle acque piovane.
GROTTA DEI SANTI (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Contrada Marchesa-Cava d’Ispica, Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre allocata a monte dell’abitato, nel complesso grottale del Cuozzo (Cava d’Ispica), deve la denominazione “grotta dei Santi” alle numerose (ben 33) figure di santi dipinte al suo interno. Profonda una ventina di metri, consta di un tramezzo con porta e finestrella che ha funzione d’iconostasi separando l’aula dal presbiterio. Il piano di calpestio è caratterizzato da una dozzina di fosse concave, scavate probabilmente per sistemarvi delle giare (grano, olio e vino) e ricoperte da pedane lignee. Le pareti interne sono impreziosite da una nutrita teoria di immagini sacre: 14 in quella sinistra, 7 in quella di fondo e 12 in quella di destra, che, nonostante siano state in gran parte danneggiate dall’ignoranza di “vandali contemporanei”, fanno di questa chiesetta uno dei documenti più significativi del-l’arte pittorica bizantina in Sicilia. Tutte le figure si sviluppano in senso verticale, a mezzo busto, su fondo blu, coronate da nimbo giallo-oro e, talvolta, incorniciate da bande colorate. Tra i santi della parete di sinistra si possono riconoscere Giorgio e Teodoro, una Madonna con Bambino (theotókos), Pacomio il Grande (padre del cenobitismo egiziano), Basilio il Grande (padre del monachesimo orientale), Antonio Abate, Biagio e Giovanni Prodromos (precursore e vescovo martire di Sebaste in Armenia). Nell’iconostasi gli affreschi più antichi con Nicola, la Madonna in trono (regina o basilissa), il Cristo pantocratore, Pietro e Ciriaca. Nella parete di destra, infine, Eutimio il Grande (monaco eremita armeno), una Madonna con Bambino (eleousa o glykophilousa), Lucia, Giacomo, Filippo, Caterina d’Alessandria, Agostino. Fermo restando che la chiesa consta degli elementi tradizionali del rito greco (iconostasi, altare al centro del presbiterio, orientamento est-ovest, didascalie greche) tale da collocarsi in piena età bizantina (V-VI secolo), le caratteristiche formali dell’iconografia (schematismo sacro, rappresentazione frontale su fondo monocromo, colori, lettere) sono invece una vivida espressione del periodo protobizantino. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DELLA SPEZIERIA (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Poggio Salnitro-Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
La cosiddetta “grotta della Spezieria”, per i tanti minuscoli loculi disposti su più file nelle pareti d’un ambiente comunicante con una decina di fosse terragne che la fanno assomigliare ad una farmacia, si trova ad ovest dell’abitato, in contrada Poggio Salnitro (Cava d’Ispica), nel contesto di una trentina di escavazioni che sfruttano preesistenti ipogei paleocristiani. Per quanto l’aula principale sia andata in gran parte distrutta è probabile che fosse suddivisa in tre piccole navate asimmetriche mediante pilastri. Una rozza iconostasi la separa dal presbiterio rialzato e chiuso ad est da tre absidi anch’esse asimmetriche, una delle quali (quella di destra) conteneva la cattedra per il celebrante. Al di là delle decorazioni scomparse quasi del tutto, lungo le pareti corre un sedile, nel pavimento si ritrova un moncone del piedistallo del primitivo altare e nel soffitto è ricavata una cupolina a guisa di ciborio. Verosimilmente a quella di San Pancrazio si tratta di una grande chiesa officiata da una comunità di monaci o presbiteri, com’è desumibile dalla cattedra e dai sedili a loro riservati.
GROTTA DI SAN NICOLA O DELLA MADONNA (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
Situata a nord del complesso del Cuozzo (Cava d’Ispica) ed utilizzata come luogo di culto appannaggio di una settantina di grotte/abitazioni della zona, la chiesa rupestre della Madonna o di San Nicola è composta da una piccola aula rettangolare con ingresso laterale e da un’edicola asimmetrica, probabilmente un’abside con l’altare affiancato da una nicchia semicircolare, con funzione di custodia per un’icona o per reliquie e suppellettili sacre. Alle pareti si notano i resti di cinque dei quindici originari pannelli decorativi dove, oltre alla Madonna ed a San Nicola, sono stati recentemente riconosciuti l’Annunziata e l’angelo Gabriele. La figura di San Nicola, dai tratti austeri del volto, con ampia e spaziosa fronte, capelli e barba bianca e taglio obliquo della bocca, è tipica dell’iconografia bizantina comune all’Oriente greco e slavo. La Madonna, che reclina il capo dolcemente verso il Bambino, secondo l’atteggiamento delle icone bizantine detto glykophilousa (madre del dolce/tenero amore) è rappresentata frontalmente, con l’aureola, il volto ovale, una stella sul capo ed il corpo avvolto da un manto marrone. Proprio la sobrietà delle vesti, l’uso del nimbo e la stessa rozzezza dello stile la fanno risalire all’alto-medioevo ma si tratta in ogni caso del più recente dei tre strati sovrapposti, di cui il più antico va necessariamente collocato nel periodo bizantino premusulmano.
GROTTA DI SANTA MARIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
La grotta o chiesa di Santa Maria, che si trova a nord del complesso del Cuozzo, nel gruppo più cospicuo delle cosiddette “grotte cadute”, caratterizzate appunto dal prospetto crollato, disposte su un’alta parete rocciosa a più filari e comunicanti tramite un tunnel interno, manca anch’essa del prospetto, crollato per una profondità di ca. 2-3 metri. Quale parte integrante del gruppo, che probabilmente sfruttava ambienti paleocristiani con un fronte di ca. 20 metri e articolati su due piani, la chiesetta occupa il lato ad est. Al piano terra, dove l’atrio è collegato da due anguste scale a chiocciola all’aula del piano superiore irrimediabilmente crollato, rimane il nartece e un vasto ambiente separato da un templon litico con funzioni di presbiterio, del quale resta la finestrella di sinistra. Negli affreschi palinsesti a due strati del nartece, oltre al pannello che probabilmente rappresentava il volto della Vergine Panaria, cui il santuario era consacrato, sono stati riconosciuti santa Margherita di Antiochia, leggendaria vergine martire dei primi secoli ed una delle sante più venerate nell’antichità sia in Oriente che in Occidente, e la Crocifissione, con il Cristo in croce al centro, la Madonna a destra e san Giovanni a sinistra. Per quanto l’iconografia appartenga al tardo medioevo (XIV-XV sec.), è verosimile supporre che la chiesa risalga invece al periodo paleobizantino, come provano i diversi strati degli affreschi che testimoniano la continuità del culto, dall’originario rito greco al latino, e le modifiche iconografiche e pittoriche del periodo normanno.
GROTTA DI SANT’ILARIONE (Romitorio rupestre – IV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
Si trova in alto sul costone sinistro della Cava d’Ispica, in una zona detta appunto “scalauruni o di sant’Ilarione”, ed è la grotta abitata dal Santo dal 363 al 365. Ancora oggi vi si accede mediante gli antichi gradini incisi nella roccia, e accanto vi sono le grotte dove dimorarono i suoi discepoli, Gazano ed Esichio. Secondo la tradizione, il suo esempio fu infatti seguito da molti altri eremiti che, dopo di lui ed in particolare nel periodo bizantino, vissero in laure o asceteri scavati nelle pareti rocciose della Cava d’Ispica o ricavati da preesistenti siti catacombali, con annesso sacello per il culto.
ORATORIO DI LINTANA (Oratorio rupestre – IV-V secolo)
Località: Cava d’Ispica, Modica (RG)
Sub-area: Val di Noto
Le grotte di Lintana, nel complesso grottale del Cuozzo (Cava d’Ispica), occupano una spaccatura della parete rocciosa alta un’ottantina di metri. Nella fattispecie, si tratta di un “ddieri” a più livelli e con un enorme numero di celle disposte ad alveare e collegate tra loro da scalette intagliate nella roccia. Al piano inferiore, circondato da celle particolarmente anguste, si distingue un ambiente più grande con probabili funzioni di oratorio, com’è giustificato dalla presenza di un affresco con la raffigurazione di sant’Ilarione.
SACELLI DI MONSERRATO (Oratori rupestri)
Località: Modica (RG) Sub-area: Val di Noto
I tre sacelli di Monserrato si trovano nell’omonima collina, a breve distanza l’uno dall’altro, lungo il sentiero che dal santuario della Madonna delle Grazie conduce alla sommità, a Santa Maria di Monserrato. Nell’ordine, l’ipogeo più alto, sia pure irrimediabilmente rovinato da crolli e da una latomia oltre che parzialmente interrato, presenta nella parete di fondo un pannello palinsesto con al centro una pregevole Madonna con Bambino; quello di mezzo, alquanto malandato e tampognato con un muretto di sostegno, lascia intravvedere in una delle pareti ancora integre i frammenti di un grande pannello pittorico forse con un Santo vescovo; anche per il terzo, infine, nonostante la buona conservazione della struttura, rimangono solo le tracce del pannello pittorico che occupava la parete di fondo.
ANTICO ROMITORIO DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Complesso eremitico – XVIII secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
L’antico eremo con le caratteristiche cellette venne fatto edificare agli inizi del ‘700 da alcuni frati, obbedienti alle regole di san Corrado Confalonieri, per custodire e curare da vicino il complesso basilicale. La loro vita esemplare finì presto per attrarre non solo i sacerdoti ma la stessa gente di Palazzolo dando così inizio alle visite del luogo per venerare i santi martiri ed assaggiare l’acqua “miracolosa” del pozzo. Purtroppo l’incuria ed il degrado hanno di recente provocato il crollo di una delle pareti portanti dell’antica struttura.
BASILICA IPOGEA DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Chiesa rupestre – IV secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
All’interno del complesso monumentale paleocristiano di Santa Lucia di Mendola si trova la cavità naturale in cui, secondo la tradizione, trovarono rifugio i santi martiri Lucia e Geminiano incalzati dalle milizie romane e dove, miracolosamente, sgorgò la sorgente d’acqua che ancora oggi alimenta il sacro pozzo. L’accesso è agevolato da una scala intagliata nella roccia e fiancheggiata da numerose sepolture ad arcosolio monosomo disposte lungo le pareti. La basilica si trova a 25 metri di profondità, ha la forma di una “T” ed è composta da un grande ambiente rettangolare con soffitto piano e ripartito in due da un’iconostasi sagomata nella roccia con tre aperture ad arco a tutto sesto. Nel soffitto alcuni anelloni di pietra lasciano desumere la funzione sospensoria di lucerne; mentre nella parete di sud-est è ricavata un’abside e in un’altra di destra una porticina conduce ad un modesto vano, forse un diakonikon. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
BASILICA RUPESTRE DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR)
La basilica rupestre venne scavata in un costone roccioso proprio per offrire degna sepoltura alle spoglie mortali dei due santi Lucia e Geminiano. Priva dell’originaria copertura lignea, presenta un presbiterio rialzato rispetto al livello della navata e chiuso da un’abside semicircolare al cui centro si trovava l’altare. Sulla sinistra, tre arcate su pilastri alquanto corrosi dividono la navata centrale da una più piccola e secondaria sul fondo della quale trova posto un ambiente atto a contenere un serbatoio per il recupero dell’acqua di stillicidio. Da qui due canalette convogliavano l’acqua: l’una, in una vasca battesimale scavata al centro della navata principale; l’altra, lungo la parete esterna della navatella. Sul lato destro dell’abside, tramite un cunicolo, si accede a due vani contigui: il primo reca le tracce di probabili affreschi ed il secondo lo scavo di alcuni arcosoli.
CELLE DEL CROCEFISSO (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR)
Sub-area: Val di Noto
Le cosiddette “celle del Crocefisso” sono alcune cavità rupestri poste al disotto della diruta chiesa del Santissimo Crocefisso (all’interno del parco archeologico di Noto) adibite a dimora eremitica dal beato Guglielmo Buccheri nella prima metà del Trecento, fin quando non le abbandonerà per trasferirsi a Scicli che, dopo la sua morte, lo eleggerà Santo Patrono. La tradizione vuole che per qualche tempo le abbia abitate anche san Corrado Confalonieri.
CHIESA DEI DDIERI DI BAULY (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Contrada Bauly, Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Premettendo che con il toponimo “ddieri” s’intendono delle abitazioni a più livelli ricavate nella roccia calcarea, quelli di Bauly o Baulì, dal nome dell’antico feudo, sono un agglomerato rupestre costituito da tre nuclei: il grande, il piccolo e quello dell’eremita. Realizzati in epoca bizantina, tra il IV ed il V secolo, per ospitare probabilmente delle grosse comunità cenobitiche basiliane, in particolare il ddieri grande, con oltre venti diversi ambienti abitativi disposti su tre piani, è sicuramente il polo cultuale della comunità. Il primo ambiente è palesemente occupato da una chiesa bizantina provvista di acquasantiera e della tipica iconostasi per separare l’officiante dai fedeli, con i resti di un rudimentale sedile nel retro. Per quanto non ve ne sia traccia, le pareti lisce ed appiattite lasciano dedurre che la chiesa era interamente affrescata. Infine, in questo “ddiere” come negli altri, è presente un apposito romitorio, quasi sempre con una balconata che si affacciava sul dirupo, dove gli anacoreti si raccoglievano in preghiera.
CHIESA DELLA MADONNA DELLA SCALA (Ruderi di oratorio rupestre)
Località: Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Nei pressi della omonima Fonte, una scala (ora chiusa al pubblico) conduce al luogo dove un tempo veniva venerata la Madonna della Scala. I resti della chiesa semirupestre si possono ancora rinvenire accanto all’imboccatura dell’inghiottitoio originato dalla vicina cava Piraro. Di fatto si tratta di un oratorio rupestre formato da una modesta cavità nella roccia davanti alla quale un masso fungeva da altare.
CHIESA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – IV-VII secolo)
Località: Contrada Stafenna, Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Si tratta della chiesa rupestre dedicata (forse) a San Giovanni che si trova in contrada Stafenna, dove in epoca altomedievale insisteva un agglomerato bizantino che, come la nostra, sfruttava gran parte degli ipogei catacombali di una vasta necropoli. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
CHIESA DI SAN GIULIANO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre tardo-medievale di San Giuliano, nella cava di San Calogero, si compone di due ambienti principali, chiesa e sagrestia, e di un terzo adiacente probabilmente adibito a dimora dell’officiante. L’interno è caratterizzato dalla presenza di due altari: uno principale, sovrastato da una grande nicchia rettangolare e l’altro, secondario, disposto lateralmente dalla parte della sagrestia e ricavato dalla roccia, con tracce di decorazioni. Gli affreschi più leggibili riguardano la stretta parete a destra dell’ingresso, con un Santo barbuto e nimbato (probabilmente san Giuliano o san Nicola), mentre un’altra parete interna, intonacata e quasi sicuramente interessata da affreschi, è purtroppo ricoperta da una spessa fuliggine nera a causa dell’utilizzo improprio della grotta come riparo o rifugio di pastori nel corso dei secoli. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
EREMO DI SAN CORRADO FUORI LE MURA (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
L’eremo o grotta di San Corrado, situato nella cava dei Pizzoni, al disotto dell’omonimo Santuario fuori le mura di Noto, è la grotta dove Corrado Confalonieri ha vissuto in penitenza fino alla morte sopraggiunta nel 1351, all’età di 61 anni. Secondo la tradizione, Corrado si sarebbe spento in ginocchio mantenendo quella posizione anche dopo il trapasso, come plasticamente rappresentato da una statua marmorea presente all’interno.
GROTTA DEI SANTI DI CASTELLUCCIO (Oratorio rupestre – VIII-XIII secolo)
Località: Contrada Castelluccio, Noto (SR)
La grotta dei Santi di Castelluccio, il villaggio rupestre con necropoli paleocristiana poco fuori Noto, rappresenta senza dubbio una delle più significative testimonianze dell’imponente presenza monastica basiliana che interessò la Sicilia del primo medioevo. L’oratorio è caratterizzato da un unico ambiente ipogeo ripartito da un grosso cippo centrale e da pareti interamente affrescate con un’iconografia pittorica che, stilisticamente, va dall’epoca bizantina a quella normanno-sveva. Purtroppo questi straordinari dipinti, che già palesano un mediocre stato di conservazione, rischiano di scomparire del tutto, non solo per il becero vandalismo degli ultimi decenni ma soprattutto per l’inarrestabile azione erosiva degli agenti atmosferici e dell’umidità della roccia calcarea. Tra i dipinti meglio conservati figurano le Madonne, una santa Lucia martire ed una Crocefissione. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DELLA MADONNA O DEI SANTI DI PETRACCA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Petracca, Noto (SR)
Sub-area: Val di Noto
Conosciuta come grotta della Madonna o dei Santi di Petracca è in realtà l’antico ipogeo catacombale poi trasformato in oratorio rupestre. L’ambiente interno, cui si accede con difficoltà perché ostruito da massi, conserva ancora i resti di due rudimentali altari in pietra, di cui uno coperto da una sorta di baldacchino sostenuto da quattro pilastri, e le tracce degli affreschi che ricoprivano parzialmente le pareti, come il pannello ancora leggibile raffigurante la Madonna con Bambino.
GROTTA DI SAN CORRADO (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Quella di San Corrado si trova tra le pareti rocciose della valle dell’Anapo assieme ad altre grotte già utilizzate in epoca bizantina come abitazioni. La tradizione vuole che in questa grotta, verso la metà del XIV secolo, trovò rifugio temporaneo l’eremita Corrado Confalonieri. In seguito alla sua beatificazione i fedeli la ingrandiranno trasformandola in un santuario rupestre con l’aggiunta di un altare.
GROTTA DI SANTA LUCIA DI MENDOLA (Cappella rupestre – V secolo)
Località: Contrada Santa Lucia, Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Si tratta di un piccolo ambiente ipogeo, assolutamente distinto dalle altre due basiliche, caratterizzato dalle pareti ricoperte da sacre pitture che, per quanto non adatto allo svolgimento di funzioni religiose, si è inclini a ritenere che possa trattarsi di una cappella.
MONASTERO DI SAN MARCO (Cenobio semirupestre – XII secolo)
Località: Contrada Manghisi, Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Il monastero di San Marco, primo esempio di architettura semirupestre nel siracusano, viene edificato in epoca bizantina per ospitare una comunità eremitica che seguiva le regole di sant’Antonio Abate. La chiesa era in parte racchiusa all’interno di un’ampia grotta naturale dove erano scavate le absidi delle tre navate dell’edificio sacro. Alla fine delle quali si possono ancora rinvenire i resti degli altari e le tracce di affreschi pressoché illeggibili a causa del degrado e dell’uso improprio del sito (addirittura, come ovile fortificato) dopo il devastante terremoto del 1693. Ma la chiesa di San Marco si contraddistingue anche per la presenza del battistero, riconoscibile nella piccola cappella rettangolare con volta a botte, collegata alla chiesa da un atrio comune, dalla cui abside incisa nella roccia sgorgava l’acqua. Le altre cavità che contornavano quella principale con la chiesa erano invece adibite a romitorio per i monaci. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
PARCO DEGLI EREMITI (Romitori rupestri – IV secolo)
Località: Noto (SR) Sub-area: Val di Noto
Con la denominazione “Parco degli Eremiti” viene identificato il piccolo appezzamento attorno al santuario di San Calogero e, in qualche modo, istituito dallo stesso santo eremita. Si tratta di un vero e proprio giardino naturale dove il verde fa da contrasto con la nuda roccia della cava e la quiete è interrotta soltanto dal fresco rumore di un torrente che l’attraversa. All’interno trovano posto alcune grotte per lo più utilizzate dagli eremiti sia come ricovero per gli armenti da loro allevati che come luogo di preghiera. Il parco nel corso dei secoli è stato infatti eletto a dimora ideale da numerosi beati e venerabili eremiti, l’ultimo dei quali, fra’ Antonio Taggiasco, si è spento nel 1983.
CHIESA DI BIBBINELLO (Chiesa rupestre – VIII secolo)
Località: Contrada Bibbinello, Palazzolo Acreide (SR) Sub-area: Val di Noto
La chiesa di Bibbinello, che in quanto a estensione (oltre 80 mq) è la seconda chiesa rupestre della Sicilia sud-orientale, si trova nell’omonima cava-contrada dell’antica Akrai. L’ingresso, preceduto da un rozzo nartece, introduce all’ampia area presbiteriale distinta, tramite un’iconostasi di poco sopraelevata, dal templum dove era collocata la cattedra dell’officiante; mentre al centro della parete frontale si sviluppa l’ampia abside con un piccolo sedile. Su un lato del presbiterio si trova una piccola fossa rettangolare, probabilmente il fonte battesimale. La presenza di intonaco nella parete dell’abside lascia desumere che un tempo sia stata interamente affrescata. La chiesa risalente al periodo bizantino, allorquando svolgeva la funzione di oratorio per gli eremiti che abitavano nelle numerose grotte della cava, è stata per lungo tempo utilizzata come stalla ed oggi versa in stato di totale abbandono. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
CHIESA DI SAN CAMELIO (Ruderi di chiesa rupestre – V-IX secolo)
Località: Contrada Camelio, Palazzolo Acreide (SR)
Le rovine della chiesa rupestre di San Camelio, nella zona di cava Cardinale al confine tra i comuni di Palazzolo Acreide e Noto, sono un’importante testimonianza di trasformazione di un’antica tomba sicula a luogo cultuale paleocristiano. All’interno si possono ancora ammirare i resti di altari, incisioni ed affreschi rupestri di fattura bizantina.
CHIESA DI SAN GERMINIANO (Ruderi di oratorio rupestre – V-X secolo)
Località: Palazzolo Acreide (SR) Sub-area: Val di Noto
Della chiesa di San Germiniano, i cui resti si trovano nella zona sud-occidentale dell’antico insediamento acrense, si sa che ha esercitato un importante ruolo come oratorio rupestre dall’età paleocristiana fino all’epoca della dominazione araba.
CHIESA DI SANTO LIO (Oratorio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Santolio, Palazzolo Acreide (SR) Sub-area: Val di Noto
Con la denominazione odierna di chiesa di Santo Lio suole identificarsi l’oratorio rupestre bizantino che ospitò a lungo l’eremita e sant’uomo Lio: da qui il toponimo “Santolio” con cui da sempre è nota la cava e, più in generale, la contrada dove si trova la grotta.
GROTTA DEI SANTI DI PIANETTE (Chiesa rupestre – VI-VII secolo)
Località: Contrada Pianette, Palazzolo Acreide (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta dei Santi di Pianette è sicuramente uno dei più interessanti siti sacri rupestri del territorio acrense e, come per l’omonima di Castelluccio, deve la sua denominazione alla presenza delle numerose immagini di santi che la decorano. L’ipogeo, scavato tra il VI ed il VII secolo, a pianta pressoché quadrangolare, ha le pareti interamente intonacate che, intorno al XII-XIII secolo, sono state ricoperte da pregevoli affreschi oggi in pessimo stato di conservazione. I dipinti, all’interno di grandi riquadri rettangolari, propongono la rappresentazione iconografica di santi, come Giovanni Battista, Paolo, Nicola, Bartolomeo ma anche della Mater Domini e della Madonna odigitria. Dalla tipologia di decorazione, dai colori adoperati (blu, rosso e giallo ocra) e stesi a pennello nonché dall’impostazione spaziale delle figure si evince che sono stati realizzati da un esperto ed abile artista di scuola duecentesca.
EREMO DI SAN FOCÀ (Chiesa e romitorio – IV secolo)
Località: Contrada Piano dell’Aguglia, Priolo Gargallo (SR)
Sub-area: Val di Noto
La chiesa di San Focà si erge, desolata e abbandonata, nelle vicinanze del mare, in una zona chiamata volgarmente “piano dell’Aguglia”. Lo stile inconfondibile dell’originario impianto (sviluppo a “T” delle tre navate con una sola abside semianulare e volte a botte), ora massicciamente inglobato nel nuovo edificio conventuale, la collocano agli inizi del IV secolo. La costruzione della chiesa, e di una adiacente laura per ospitare gli eremiti, in onore del santo martire, si deve al beato Germano vescovo di Siracusa. A seguito del terremoto del 1693 l’edificio venne per lo più distrutto (eccetto il romitorio, miracolosamente risparmiato) e solo agli inizi dell’800 si è riusciti in qualche modo a ricostruirlo così come lo vediamo oggi.
ORATORIO DEL CASTELLUCCIO (Oratorio rupestre – XI-XIV secolo)
Località: Contrada Castelluccio, Priolo Gargallo (SR)
Sub-area: Val di Noto
L’oratorio del Castelluccio occupa la cavità che si apre a mezza costa d’un altipiano dove in epoca basso-medievale era presente un castrum bizantino a difesa della valle dell’Anapo ed a protezione del borgo rupestre sui monti Climiti. La struttura, quasi interamente scavata nella roccia, consta di un ingresso ad arco e di una pianta interna vagamente troncoconica con il soffitto irregolarmente piano. Una banchina o sedile corre lungo i lati e fino all’area presbiteriale, priva di abside ma sulla quale è collocato un enorme masso squadrato con gradino a guisa di seggio. L’unico pannello affrescato della cappella interessa il lato sinistro e rappresenta un santo che però, l’erosione della roccia ed i continui colpi di scalpello, hanno reso irriconoscibile.
GROTTA DI SANT’ELIA (Chiesa rupestre – XI-XIV secolo)
Località: Contrada Celone, Ragusa (RG) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Sant’Elia è situata nella cava Borticchio-Scassali, lungo la sterratina che dall’altopiano di contrada Celone conduce alla cava di San Leonardo. La chiesa rupestre si avvale di un ambiente a pianta quadrata con in fondo un’ampia e profonda abside, dove al centro è collocato un altare sovrastato da una nicchia. Il piano di calpestio è rozzamente lastricato mentre le pareti, per lo più ricoperte da intonaco, mostrano qui e là delle parti scrostate con segni, simboli e caratteri riconducibili a nomi di santi. Degli affreschi che originariamente dovevano ricoprirle rimangono alcune tracce nella zona absidale: a destra dell’altare, la sagoma di un corpo seguita dalla figura di un bambino con le braccia alzate; sul soffitto, un globo sormontato da una croce bianca; sulla parete, invece, ancora in buono stato di conservazione, un pannello con scene iconografiche di san Giovanni nel deserto assieme al profeta Elia. Proprio il culto tipicamente bizantino per questo santo induce ad ipotizzare la datazione della chiesa tra l’XI ed il XIV secolo.
GROTTA DI SAN LIO O LEONE (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Nunziata Vecchia, Ragusa (RG) Sub-area: Val di Noto
La grotta di San Lio o Leone (vescovo di Catania) si trova nella parte occidentale di Ragusa, proprio in cima alla Cava di San Leonardo, dove insisteva un piccolo agglomerato rupestre di epoca tardo-antica, ed è affiancata dai resti di una chiesetta rurale in muratura del XIV secolo. La chiesa rupestre è formata da due ambienti: il primo, quadrato, destinato ad aula; ed il secondo, più piccolo (probabilmente, un antico ipogeo funerario), a presbiterio. Nell’aula sono presenti le tracce delle cornici di pannelli pittorici oltre ad alcune iscrizioni in greco incise nelle pareti.
GROTTA DI SAN PAOLO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Ragusa (RG) Sub-area: Val di Noto
La grotta di San Paolo si apre nell’omonimo vallone nei pressi della lunga cava intagliata sull’altopiano ibleo a sud di Ragusa e al confine con il territorio di Santa Croce Kamarina, caratterizzata dalla presenza di numerosi ipogei funerari tardo-antichi. Nella cavità naturale, che non è molto larga e si restringe verso il fondo, sono state ricavate due nicchie, di cui una absidata, con sedili ed una piccola fossa per la raccolta dell’acqua che sgorga da una sorgente interna. L’uso cultuale della grotta e la sua denominazione si devono proprio all’associazione dell’acqua con San Paolo.
GROTTA DI SANTA DOMENICA (Chiesa rupestre – XII-XIV secolo)
Località: Ragusa (RG) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Santa Domenica, scoperta casualmente nel 1995, originariamente si apriva nei pressi della Porta dei Saccari, punto di confluenza della viabilità proveniente dal fondovalle. Successivamente nel XVI secolo venne inglobata nella proprietà del convento di Santa Maria di Gesù e (addirittura) trasformata in una grande cisterna. La primitiva chiesa rupestre constava di due ambienti scavati nella roccia, affiancati e comunicanti tramite un varco, uno dei quali conteneva l’altare e l’incavo absidale. Le pareti erano interessate da una nutrita teoria di affreschi palinsesti di buona fattura con rappresentazioni per lo più di santi, come la stessa Domenica, Leonardo, Cristoforo, altri non identificabili e la Deésis che, grazie ad un provvidenziale restauro conservativo, possiamo nuovamente apprezzare.
GROTTA DI SANTA SOFIA (Chiesa rupestre – XV secolo)
Località: Ragusa (RG)
Sub-area: Val di Noto
La grotta di Santa Sofia è scavata nello sperone roccioso che domina la cava Puzzo, nei pressi dell’antica Porta Modica. La chiesa rupestre, risalente al XV secolo, è di forma rettangolare e reca sulle pareti tracce di affreschi.
BASILICA IPOGEA PALEOCRISTIANA (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Rosolini (SR) Sub-area: Val di Noto
Quella che all’origine è stata una chiesa rupestre paleocristiana, poi inglobata nella costruzione del Castello dei Platamone, si trova scavata nel tratto della balza rocciosa dove tra il 1485 ed il 1712 si è poi sviluppato l’impianto urbanistico dell’antica Rosolini. L’attuale configurazione, che ripropone appunto lo schema della chiesa basilicale a tre navate, fa ritenere che gli abitanti del luogo l’abbiano edificata nell’alto-medioevo utilizzando alcuni dei preesistenti ipogei catacombali cristiani. L’ampia navata centrale che si conclude con una bella e larga abside comunicante con una tomba a baldacchino, da una parte e dall’altra, le otto campate di archi a tutto sesto che poggiano su robusti pilastri con altre tombe ad arcosolio, ne caratterizzano la singolare e suggestiva struttura architettonica.
CHIESA DI CAVA GRANDE (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Contrada Cansisina, Rosolini (SR)
Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre di Cava Grande, situata in un’area archeologica di particolare interesse, per la conformazione degli spazi liturgici interni, va sicuramente fatta risalire al XIV secolo. Di fatto è caratterizzata da una sorta di nartece, una particolare collocazione dell’abside orientata ad ovest ed un modesto ambiente di servizio ricavato a sinistra dell’ingresso.
CONVENTO E SACELLO DI SANT’ALESSANDRA (Cenobio ed oratorio rupestri – IV-V secolo)
Località: Contrada Grotticelli-Cava d’Ispica, Rosolini (SR) Sub-area: Val di Noto
Il complesso, la cui denominazione è dovuta alle evidenti tracce di architettura conventuale (monasterion) oltre ad un sacello dedicato al culto della Santa con pareti originariamente decorate, si trova in un’area della Cava d’Ispica che insiste sul territorio di Rosolini e consta di ben cinque diversi livelli sovrapposti di grotte, collegati tra di loro da scalette scavate nella roccia. Si possono chiaramente distinguere: il piano rialzato, probabile luogo di riunione della comunità cenobitica, formato da un grande ambiente di forma irregolare con una nicchia nel lato sinistro e due cellette di fronte; il primo piano, articolantesi lungo un corridoio esterno sul quale si aprono alcune cellette di varia forma; ed il secondo piano disposto attorno ad un camerone centrale che, nel lato destro, presenta tre cavità rotonde e poteva verosimilmente servire da oratorio. A breve distanza si trova un altro ambiente con due vani comunicanti, di cui uno caratterizzato da una larga buca (fonte battesimale) nel pavimento in cui si raccoglie dell’acqua, fatta poi defluire all’esterno tramite una canaletta scavata nella roccia. Si tratta, appunto, di un antico battistero rupestre di età tardo-romana o paleocristiana annesso ad un convento poi divenuto laura di monaci basiliani.
EREMO DI CROCE SANTA (Chiese e romitori rupestri – IV secolo)
Località: Cava d’Ispica, Rosolini (SR) Sub-area: Val di Noto
Suggestivamente incastonato nella roccia calcarea della sponda sinistra dell’omonima cava, il complesso eremitico rupestre deve presumibilmente a sua originaria costruzione a sant’Ilarione, ma nel corso dei secoli è stato abitato da numerosi eremiti com’è attestato dai resti delle quattro chiese scavate nella roccia in tempi diversi o in seguito ai crolli provocati dai tanti terremoti che hanno colpito la zona. Della prima chiesa, insediata in un’area funeraria nell’alto-medioevo, dopo il terremoto del 786 rimane la sola parete absidale con un subsellium semicircolare interrotto al centro da una cattedra. Della seconda chiesa, interamente crollata a causa del terremoto del 1167, la sussistenza di un moncone di pilastro raccordato da due archetti lascia prefigurare un impianto a croce con quattro pilastri centrali. La terza chiesa, realizzata nella forma architettonica attuale a partire dal 1533, consta di una facciata in muratura ed un’unica navata interna abbellita da una lunga teoria di affreschi bizantini. Nella parete di destra sono ancora leggibili le figure san Teodoro e santo Stefano, mentre delle altre figure probabilmente di sant’Ilarione, della Vergine con Bambino e del Cristo pantocratore rimangono purtroppo delle flebili tracce. Infine, la quarta chiesa edificata, sempre a navata unica absidata, all’interno della cosiddetta “grotta del Bove” per la leggenda cui è legata e per il rinvenimento di una croce lignea poi traslata (1728) nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Rosolini. L’eremo, che all’inizio del Settecento risultava ancora abitato da tre eremiti, viene però dismesso nel 1792 e da lì in avanti abbandonato a sé stesso.
GROTTA DELL’ICONA (Oratorio rupestre – V secolo)
Località: Contrada Pirainito, Rosolini (SR) Sub-area: Val di Noto
Si tratta di un antico ipogeo della necropoli paleocristiana di Pirainito, in una zona chiamata “Mulino Grotte”, inizialmente utilizzato come sepolcreto e poi adattato a chiesetta od oratorio rupestre, che prende il nome dalla presenza di un’icona un tempo affrescata con un’effigie sacra di cui oggi rimangono solo alcuni lembi. Mentre l’ingresso presenta tracce di un ampio vestibolo con nicchie, all’interno, quasi del tutto interrato, da un parte si distinguono varie lunette laterali ed incassi per lucernai, e da quella opposta si apre invece un ambiente al centro del quale si trovava una struttura circoscritta da quattro colonne (ancorché ne rimane solo una) che poteva essere una tomba a baldacchino oppure un tegurium battesimale simile a quelli rinvenuti in altre strutture rupestri dell’area. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
CHIESA DEL CALVARIO (Chiesa semirupestre – XVIII secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
Quella del Calvario, una delle più antiche chiese di Scicli, situata lungo il sentiero che conduce al convento di Santa Maria della Croce, è interamente scavata nella roccia dell’omonimo monte. L’attuale chiesa, la cui facciata è sormontata da un esile campanile a vela, presenta un’architettura interna piuttosto regolare con aula rettangolare, volta a botte e, nella parete di fondo, un presbiterio rialzato con paliotto d’altare sovrastato da una nicchia scavata nella roccia. Per il resto due grotte, una piccola con diverse nicchie ed una più grande utilizzata come sagrestia, completano la struttura religiosa. Degni di nota: l’altorilievo in stucco di gesso raffigurante la Pietà, sul paliotto; un dipinto del Cristo morto, nell’incavo della nicchia d’altare; un sepolcro scolpito in pietra, all’interno della sagrestia.
CHIESA DELLO SPIRITO SANTO (Chiesa semirupestre – XVIII secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa dello Spirito Santo si trova sul colle San Matteo, assai vicina all’area del- l’antica Scicli con i resti di numerosi ipogei sepolcrali di epoca tardo-antica. Edificata agli inizi del ‘700, occupa ed ingloba la cripta rupestre con tracce di affreschi cui, prima che il costone roccioso in cui è scavata subisse un rovinoso crollo, si accedeva attraverso un cunicolo gradinato ricavato tra l’abside e la parete di fondo. I resti di decorazione pittorica più cospicui, in corrispondenza di un subsellium, appartengono ad uno dei quattro strati di affreschi e contemplano frammenti di una Madonna con il capo reclinato e di un probabile beato Guglielmo. Per il resto la planimetria e la semplicità architettonica interne richiamano le caratteristiche delle chiese rupestri del XIII e XIV secolo. Anche la chiesa di oggi, pur conservando ancora integri la facciata ed i muri perimetrali, si presenta gravemente danneggiata.
CHIESA DI SAN PIETRO (Chiesa semirupestre – XII-XV secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa di San Pietro che, situata alle pendici occidentali del colle di San Matteo, per quanto attestata da antichi documenti della fine del XV secolo, è stata sicuramente realizzata qualche secolo prima accorpando parte della preesistente chiesa rupestre, oggi versa in uno stato di conservazione assai precario. Ad un’avanzata erosione della facciata esterna e ad un inarrestabile sgretolamento del campanile, si accompagnano infatti i rifiuti accumulati nel tempo, non solo lungo l’intera navata della chiesa ma anche nell’ambiente ipogeo che si apre dietro l’altare maggiore, peraltro già utilizzato come rifugio antiaereo nel corso dell’ultima guerra mondiale. Purtuttavia, proprio in quest’ultimo, in corrispondenza di un piedritto che poggia sulla roccia, sono ancora leggibili i pochi personaggi, raffigurati a fresco in un pannello di modeste dimensioni, d’una rappresentazione canonicamente eucaristica.
CHIESA DI SANTA LUCIA (Chiesa semirupestre – XVII secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
Originariamente fondata in una grotta nei pressi dell’antica Porta dello Steri e, dopo qualche tempo, trasferita in un’altra poco lontana, con l’antistante costruzione di un prospetto con campanile, la chiesa rupestre di Santa Lucia custodisce ancora oggi un dipinto ed una statua della vergine martire siracusana.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CATENA (Chiesa semirupestre – VIII-IX secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
L’originaria chiesa di Santa Maria della Catena è stata scavata alle falde del colle di San Matteo, nell’area dell’antica Scicli dove in epoca paleocristiana si realizzarono i primi santuari all’interno di cavità rupestri. Più avanti, all’inizio del XIII secolo, verrà traslocata in un’altra grotta vicina, ed è la stessa che possiamo ammirare ancora oggi. La chiesa, dalle linee di gusto tardo-antico, custodisce al suo interno una preziosa statua della Madonna (opera d’ignoto del 1100) ed un’acquasantiera d’epoca bizantina.
CHIESA DI SANTA MARIA DI PIEDIGROTTA (Chiesa rupestre – XVII secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
La chiesa rupestre di Santa Maria di Piedigrotta, scavata nella roccia alle pendici del colle della Croce dove si trova la cava di San Bartolomeo, presenta un’aula unica di forma rettangolare, un soffitto piano e, in fondo, l’area presbiteriale con altare addossato alla parete rocciosa, delimitato da due colonnine in pietra tenera e sormontato da una profonda nicchia absidale in cui è custodita una pregevole Pietà, opera marmorea sciclitana del Cinquecento.
GROTTA DI GIOVANNI MORIFET (Romitorio rupestre – XVI secolo)
Località: Scicli (RG) Sub-area: Val di Noto
Scoperta solo nel 2000, durante i lavori di restauro del convento di Santa Maria di Monte Sion, meglio noto come ex convento della Croce, la grotta di Giovanni Morifet è proprio quella in cui il frate eremita francese si sarebbe fatto “murare vivo”. L’ipogeo, cui si accede mediante una stretta botola, è scavato nella roccia a dieci metri di profondità rispetto al piano di calpestio del convento ed è composto da due diversi vani/ambienti: nel primo, che si affaccia a strapiombo sulla vallata di San Bartolomeo con una apertura piuttosto informe, si conservano ancora le evidenti tracce di un affresco raffigurante (forse) la Pietà; nel secondo si possono invece rinvenire solo i frammenti lacunosi ed illeggibili di altri due affreschi. La grotta, insomma, riporta alla ribalta quei modelli di “carcerati o reclusi volontari, in celle o grotte ai margini dei centri abitati” propinati dalla Chiesa di Roma nella prima metà del Cinquecento.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO (Chiesa semirupestre – XI-XII secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
Quella di Santa Maria del Soccorso, ancorata com’è alla base d’una rupe, se da una parte è l’unica chiesa dell’antica Sortino scampata miracolosamente ai terremoti ed all’incuria dei tempi, dall’altra non è riuscita ad evitare le barbare incursioni dei vandali che l’hanno più volte saccheggiata. Analogamente ad altre chiese del tempo, all’aspetto semplice e povero della facciata, provvista di un rosone in pietra (poi estirpato), si contrapponeva un interno riccamente abbellito con decorazioni ed affreschi.
CHIESETTA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA (Cappella ed oratorio rupestre – XVIII secolo)
Sub-area: Val di Noto
Si tratta di una piccola edicola votiva realizzata nel ‘700, e dedicata a San Francesco di Paola, accanto alla cavità (originario oratorio rupestre) che si apre nella parete rocciosa.
CHIESA MADRE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA (Ruderi di chiesa semirupestre – X-XI secolo)
Sub-area: Val di Noto
Quel che rimane di questa grande chiesa, quasi tutta in muratura ma con oratori e nicchia del battistero ricavati in grotte tutt’oggi ben conservati e visitabili, sono un tratto del basamento di un muro portante a secco ed il perimetro del campanile intagliato nella roccia.
EREMO DI SANTA SOFIA “ARRASSU” (Ruderi di chiesa e romitorio sem,irupestri – XVII secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
Per quanto la costruzione della chiesa di Santa Sofia Arrassu, che assieme al romitorio domina tutt’oggi il paesaggio dell’antica Sortino, risalga al 1729, le sue origini sono più remote e tali da confondersi tra mito e realtà storica. La leggenda vuole infatti che la santa nell’anno 203, in fuga dal padre Costanzo, prefetto di Costantinopoli, sia approdata a Siracusa per riparare poi in una grotta dell’alta valle dell’Anapo (successivamente inglobata nella chiesa), facendola così divenire uno dei primi oratori cristiani dell’isola.
GROTTA DEI SANTI GIACOMO E SOFIA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta dei Santi Giacomo e Sofia, ricavata in uno sperone di roccia al disopra del giardino del Ruggio, è l’oratorio rupestre sopravvissuto all’omonima chiesa in muratura che un tempo la chiudeva. Per quanto la sistemazione interna sia stata stravolta dalla creazione di una cisterna, risultano ancora ben visibili il tetto spiovente a “gruccia”, l’altare squadrato e gli scalini che conducevano alla loggia campanaria.
GROTTA DEL CROCEFISSO (Oratorio rupestre – VII-VIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta del Crocefisso, all’interno della necropoli rupestre di Pantalica, è situata lungo il sentiero che conduce alla valle dell’Anapo. L’oratorio, seppure franato nella parte anteriore, conserva nelle pareti interne le tracce degli affreschi che un tempo le ricoprivano. E’ di un certo interesse la raffigurazione sacra, piuttosto rovinata e frammentaria, presente nella parete di fondo: una testa nimbata e finemente decorata, probabilmente di san Nicola, stilisticamente collocabile in un’epoca più tarda (XIV secolo). (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI MARIA SANTISSIMA DELLA GRAZIA (Ruderi di chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
Anche nel caso della grotta di Maria Santissima della Grazia, si tratta della parte absidale scavata nella roccia dell’antica chiesa rupestre ormai scomparsa o fagocitata dalla realizzazione della strada provinciale Sortino-Fiumara-Mandredonne. Nella parte alta, sopra l’altare, sono ancora evidenti le tracce di un pannello affrescato sulla viva roccia.
GROTTA DI SAN LEONARDO (Ruderi di chiesa rupestre – VIII secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
Anche la grotta di San Leonardo, scavata nella rupe tufacea al di sotto del castello dell’antica Sortino, faceva parte di una chiesa in muratura poi distrutta dal sisma del 1542. L’oratorio all’interno presenta due nicchie, una grande ed una piccola, probabili absidi ed un soffitto con cupola centrale e profilo a “gruccia”, assai simile a quello del vicino San Micidiario. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SAN MICIDIARIO (Oratorio rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
L’oratorio rupestre di San Micidiario, situato nell’area della necropoli rupestre di Pantalica nei pressi dell’ingresso di Filiporto, un villaggio con oltre 150 abitazioni, è sicuramente un esempio significativo dell’architettura bizantina altomedievale. Realizzata ampliando una delle numerose grotte funerarie preesistenti, la chiesetta a pianta rettangolare è suddivisa da un’iconostasi in due distinte sezioni: la prima per l’officiante e l’altra per i fedeli. Per il resto, il soffitto è alquanto spiovente e nella parete oltre l’iconostasi sono ricavati un’abside e due nicchie laterali, un tempo interamente ricoperti di affreschi che oggi versano in pessime condizioni. Pur tuttavia è ancora possibile riconoscere un Cristo pantocratore affiancato da un paio di angeli e da un Santo anonimo. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SAN NICOLICCHIO (Oratorio rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Pantalica, Sortino (SR)
Sub-area: Val di Noto
Quella di San Nicolicchio, situata nella parte meridionale della necropoli rupestre di Pantalica, è una piccola chiesa rupestre che, per quanto rozzamente scavata/scolpita, riesce però a conservare ancora in buono stato non solo gli affreschi dei santi ma addirittura le dediche dei fedeli in lingua greca. L’ambiente è angusto, il soffitto basso, l’absidiola è provvista di un modesto altare con nicchie laterali e, a dispetto del rito ortodosso praticato, non presenta una netta separazione tra la sezione dell’officiante e quella per i fedeli. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SAN ROCCO E SANTA MARIA DELLA CATENA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
La piccola grotta di San Rocco e di Santa Maria della Catena, situata ai confini del-l’antica Sortino, alla base dell’altissimo sperone roccioso che affiora vicino alla sorgente del torrente Guccione, presenta la tipica conformazione a “gruccia” con un altare ben squadrato. L’intitolazione alla Madonna si deve al fatto che, ancora fino agli anni Sessanta, le donne di Sortino erano solite andare a lavare i panni presso la sorgente: un luogo anticamente chiamato, appunto, “a funtana da’ bedda Matri da’ Catina”.
GROTTA DI SANT’AGATA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Sortino (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta, che anticamente costituiva l’oratorio rupestre interno, era parte integrante di una chiesa in muratura, distrutta dal terremoto del 1542, prima e poi, definitivamente crollata nel 1693, situata a ridosso del castello dell’antica Sortino. La struttura dell’ipogeo consta di due diversi ambienti, secondo lo schema cultuale greco-bizantino e, nella zona presbiteriale, è interessata da nicchie rettangolari e da un altare scolpiti nella roccia. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI MARIA SANTISSIMA DEL PERICOLO (Cappella rupestre – IV-VI secolo)
Località: Vizzini (CT) Sub-area: Val di Noto
Si tratta della semplice grotta in cui i primi cristiani si rifugiavano dalle persecuzioni e che, nel corso del V secolo, il primo vescovo di Siracusa fece abbellire con affreschi da vari artisti locali. L’attuale dedicazione alla Madonna del Pericolo risale al 1850 ed è legata ad un’antica tradizione, secondo la quale una donna gravemente accoltellata dal marito perché ritenuta adultera venne prodigiosamente salvata/graziata. Va da sé che, nel corso dei secoli, il piccolo santuario è divenuto meta di pellegrinaggi da tutta l’isola.
MONTI NEBRODI
GROTTA DI SAN TEODORO (Romitorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Acquedolci (ME) Sub-area: Parco Regionale dei Nebrodi
La grotta di San Teodoro, che si apre a 140 m/slm in una propaggine rocciosa del monte San Fratello, già abitata sin dal paleolitico superiore, deve l’attuale denominazione ai monaci anacoreti basiliani che intorno all’anno Mille si rifugiarono al suo interno.
EREMO DI SAN NICOLÒ POLITI (Chiesa e romitorio rupestre – XII secolo)
Località: Alcara Li Fusi (ME) Sub-area: Parco Regionale dei Nebrodi
L’odierno eremo di San Nicolò Politi è la semplice e modesta chiesetta edificata alle pendici del Calanna (monti Nebrodi) inglobando la grotta dove il Santo anacoreta, proveniente da Adrano, ha trascorso trent’anni della sua non lunga vita (morirà appena cinquantenne) cibandosi di sole erbe e, di tanto in tanto, frequentando il vicino cenobio basiliano di Santa Maria del Rogato per accostarsi ai sacramenti della penitenza e della comunione sotto la guida spirituale dell’abate Cusmano, detto il Teologo. La statua del Santo è tutt’oggi oggetto di grande devozione da parte della popolazione locale con ricorrenti visite e processioni.
MONTI PELORITANI
CHIESA PALEOCRISTIANA DI SOTTOCASTELLO (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Contrada Sottocastello, Rometta (ME)
Il complesso rupestre di contrada Sottocastello, venuto casualmente alla luce durante alcune esplorazioni effettuate negli scorsi anni ‘60 all’interno di un’area assai scoscesa e soggetta a continui smottamenti, è costituito da due distinti ambienti: la camera maggiore, di forma quadrangolare, sovrastata da una volta semicircolare; e l’altra, più piccola e caratterizzata da una struttura “a forno” con pianta ovaleggiante. Dalle modifiche che hanno interessato l’intero ipogeo si evincono piuttosto nettamente le due fasi temporali del suo utilizzo. Quella più antica riguarda sicuramente la camera più piccola, per la presenza di taluni elementi formali che si rifanno alle strutture sepolcrali protostoriche. Le altre evidenze della camera principale, come le due nicchie/edicole e, soprattutto, i tanti simboli, le iscrizioni e le croci graffite, rimandano invece ad un uso più propriamente cultuale in epoca paleocristiana.
CRIPTA DEI CAPPUCCINI (Chiesa rupestre – VI-VII secolo)
Località: Rometta (ME)
Quando nel 1966 fu scoperto il santuario rupestre all’interno dell’ex-convento dei Cappuccini ci si rese subito conto di trovarsi al cospetto di un’opera di particolare importanza; e questo proprio per l’originalità della struttura, in parte ipogea ed in parte affiorante/svettante oltre il piano di calpestio con una maestosa cupola, con più livelli ed ambienti comunicanti tra loro. Le pareti delle due absidi interne recavano tracce di affreschi che, per stile e tecnica pittorica, sono ascrivibili all’epoca bizantina. Tuttavia più avanti non solo vi sarà ricavata una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, ma il santuario rimarrà, e continua a rimanere anche ai nostri giorni, nel più completo abbandono.
GROTTA DI SAN LEONE (Romitorio rupestre -VII-VIII secolo)
Località: Rometta (ME)
La grotta di forma ogivale dove, secondo la tradizione locale, tra il 745 ed il 780 si sarebbe ritirato in eremitaggio il vescovo di Catania, San Leone da Ravenna detto il “taumaturgo”, allorquando entrato in aperto contrasto con l’imperatore Costantino il Copronimo, acerrimo iconoclasta, fu costretto ad abbandonare la sede abituale ed a trovar rifugio in un’impervia zona della val Demone, si trova scavata nella parte orientale dell’altura su cui sorge Rometta. L’ipogeo, situato a strapiombo su un profondo burrone e di difficile accesso, era probabilmente un luogo di sepoltura paleocristiano che poi, in epoca bizantina, viene adibito a romitorio.
MOSCHEA DI SOTTOSANGIOVANNI (Moschea rupestre – X-XI secolo)
Località: Contrada Sotto San Giovanni, Rometta (ME)
La moschea rupestre di Rometta, meglio conservata rispetto a quella di Sperlinga, si ispira al modello più articolato di sala ipostila, con l’impiego di un cospicuo numero di pilastri che delimitano sia la navata centrale, in asse con il mihrab, che quelle laterali, parallele alla qibla. Per quanto non pochi indizi lasciano intuire il suo riutilizzo come luogo di culto cristiano (nuovo orientamento verso est, tracce di intonaco e di pitture alle pareti, anelloni reggilumi al soffitto per illuminare un altare mobile, alcune sepolture terragne all’interno ed all’esterno della sala), il riconoscimento della moschea in un contesto residenziale rupestre con caratteristiche di difesa consente di collocare cronologicamente l’insediamento di quest’area dell’entroterra siciliano tra il 965, con la caduta di Rometta (ultimo baluardo bizantino nell’isola), e la riconquista normanna nel 1063: insomma, almeno in questo caso, un esempio di trogloditismo favorito più dall’islamizzazione dell’isola che dal popolamento bizantino. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
ROMITORIO DI FILARI (Romitorio rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada Filari, Rometta Marea (ME)
Quello che molto probabilmente è stato un eremo rupestre si trova in contrada Filari ed è caratterizzato da due livelli/piani: quello terreno, sicuramente cultuale, con uno sviluppo sinusoidale, presenta ben due ingressi ed una grande nicchia a pianta semicircolare; quello superiore, adibito a romitorio, raggiungibile attraverso una scala esterna intagliata nel calcare arenario. Inutile soffermarsi sullo stato di degrado in cui versa l’intero ipogeo.
MONTI SICANI
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PIETÀ (Chiesa semirupestre – V-VI secolo)
Località: Caltabellotta (CT) Sub-area: Val di Mazara
La piccola chiesa di Santa Maria della Pietà, incastonata tra le rocce del Kratas nella parte alta del centro abitato, è sicuramente uno dei luoghi di culto più antichi dell’intero territorio. Tanto la costruzione sopra un aggrottamento quanto la vicinanza nella rupe sottostante con un’area archeologica di grande interesse, ne lasciano verosimilmente presumere l’origine bizantina o comunque il legame con un nucleo monastico basiliano. La chiesa è caratterizzata da due parti ben distinte: quella rupestre, la più antica; e quella esterna, più moderna, dalle forme classicheggianti del ‘600. All’interno, in una nicchia scavata nella roccia, si trova una Pietà di incerta fattura al disopra d’un altare in pietra, ed alla sua destra la traccia di un affresco assai deteriorato raffigurante san Cono in compagnia degli inconfondibili segni di un incavo arcaico, probabilmente un altare paleocristiano.
EREMO DI SAN PELLEGRINO (Complesso cenobitico – XVIII secolo)
Località: Caltabellotta (CT) Sub-area: Val di Mazara
Con la denominazione “eremo di San Pellegrino” viene comunemente identificato il massiccio complesso religioso situato nella parte alta (rupe Gallega) dell’omonima montagna dominante il paese che comprende un convento, una chiesa settecentesca ed un paio di ambienti ipogei, al di sotto di quest’ultima. In particolare, nella grotta dov’è presente un piccolo altare, la tradizione vuole che il Santo, primo vescovo di Sicilia, si ritirasse per pregare, dormire e ….. combattere il diavolo.
EREMO DI SANTA ROSALIA ALLA QUISQUINA (Romitorio rupestre – XII-XVII secolo)
Località: Santo Stefano Quisquina (AG) Sub-area: Val di Mazara
Quello di Santa Rosalia è il complesso eremitico rupestre che sorge a mille metri ca. affianco del bosco della Quisquina (dall’arabo koschin cioè oscuro) e comprende, oltre alla famosa grotta, la chiesa, la cripta, le celle ed altri ambienti di servizio. La grotta, nascosta nella vegetazione del bosco e difficilmente accessibile è quella in cui la giovanissima Rosalia si rifugiò tra il 1150 ed il 1162 per allontanarsi dalla vita mondana e trovare la pace e Dio. La costruzione dell’eremo, invece, risale al 1624 allorquando, in seguito al rinvenimento delle spoglie mortali della Santa sul monte Pellegrino, questa venne casualmente scoperta.
PIANA DI CATANIA
GROTTA DEL CROCEFISSO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada del Crocefisso, Carlentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta del Crocefisso, situata nell’omonima contrada della zona archeologica di Leontinoi, è costituita da due grandi ambienti quadrangolari, di cui uno absidato, comunicanti attraverso un varco e muniti di ingressi autonomi. Per quanto risistemata intorno alla metà del Settecento, le sue origini sono anteriori al XII secolo con un primitivo utilizzo di tipo sepolcrale e poi con il successivo (XIII-XVI sec.) lavoro di ristrutturazione, e l’apertura di nuovi spazi per la chiesa e per le dimore dei monaci eremiti, trasformata in laura. Ma quel che più caratterizza e rende importante la grotta del Crocefisso è il complesso apparato iconografico presente: un ciclo di affreschi rinnovato ed ampliato in almeno cinque diverse fasi decorative. Malgrado, in taluni casi, la scarsa leggibilità non ne consenta la sicura datazione, è possibile collocare la prima fase intorno al XII secolo, con le formelle poste lungo una parete del vano maggiore che raffigurano scene del Giudizio Universale. Al XIII secolo, invece, appartengono quelli che occupano l’altra parete ed il catino absidale: la Crocifissione, alquanto frammentaria, ed il Cristo pantocratore assiso in trono ed affiancato da due angeli, entrambi di gusto squisitamente bizantino come gli altri pannelli del “polittico di san Leonardo”, di santa Elisabetta, della Mater Domini e di san Giovanni Battista sempre della stessa epoca. Le altre rappresentazioni, tra il XIV ed il XVII secolo, riguardano un teoria di santi occidentali come Eligio, Caterina da Siena, Pietro, Calogero e Margherita non disgiunti da una bellissima Madonna con Bambino, posta sull’altare di fronte all’ingresso, cui la grotta all’origine era dedicata. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
GROTTA DI SAN MAURO (Chiesa rupestre – XV-XVI secolo)
Località: Carlentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta di San Mauro, scavata sul costone roccioso dell’omonimo colle nel territorio (parco archeologico) dell’antica polis greca di Leontinoi, faceva parte di un cenobio rupestre di epoca tardo-medievale costituito da tre spazi comunicanti tra loro per mezzo di aperture interne di forma trapezoidale. Nella fattispecie, l’ambiente di sinistra, a pianta rettangolare, era adibito al culto; quello di mezzo doveva essere il convivio o luogo delle riunioni; il terzo enorme vano, suddiviso in sette cellette, era sicuramente il romitorio dei monaci. La chiesa, di forma quadrata, presenta una grande abside con altare litico e volta a botte; mentre sono del tutto assenti le chiusure del perimetro esterno. Degli affreschi che interessavano la sola calotta absidale e risalenti approssimativamente alla seconda metà del XVI secolo, per quanto notevolmente deteriorati, si sono conservati alcuni frammenti della Natività con le figure prone di san Giuseppe e della Madonna contornate da uno stuolo di angeli.
GROTTA DI SANT’ANDREA (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Carlentini (SR) Sub-area: Val di Noto
Quella di Sant’Andrea è una delle cosiddette “grotte della solitudine” scavate nel banco calcarenitico della Cava di San Mauro. Strutturalmente la chiesa consta di una profonda navata rettangolare con volta a botte ed abside, all’interno della quale sono ricavati due ripiani, mentre lungo la fiancata di destra è presente un sedile in pietra. Per quanto concerne le decorazioni, sono presenti nella sola area absidale: degna di nota una Deposizione di Cristo dipinta a fresco e datata intorno al XIV secolo.
GROTTA DI SANTA MARGHERITA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Carlentini (SR) Sub-area: Val di Noto
Il ruolo cultuale della grotta di Santa Margherita, ricavata in una bassa parete calcarea dell’omonima cava, sede della vasta area cimiteriale del vicino insediamento di Leontinoi, è ufficialmente attestato nei primi anni del Trecento, ma già nel XVII secolo risulterà in stato di abbandono. La chiesa è particolarmente interessante: per la forma dell’abside (a sesto acuto piuttosto accentuato), per la razionale definizione degli spazi interni e per la complessa decorazione pittorica. In pratica, l’architettura interna, che distingue gli spazi liturgici da quelli per i fedeli mediante un’iconostasi, consta di un soffitto piano e, nella parete presbiteriale di fondo, dell’apertura di due absidiole semicircolari affiancate; mentre, sulla sinistra, un piccolo ambiente adiacente a pianta poligonale conserva segni di tombe ad arcosolio (a testimonianza dell’originario utilizzo sepolcrale dell’ipogeo poi inglobato nella chiesa). La decorazione invece sviluppava un ambizioso e complesso ciclo iconografico, con una teoria di santi nei pannelli laterali dell’aula per i fedeli che si contrapponeva ad una Deésis nella conca absidale, dove la parte superiore era occupata da cinque clipei con i simboli dei quattro Evangelisti ed al centro l’Agnus Dei, ed altri quattro pannelli sottostanti con figure di santi (si riconosce solo san Gregorio) e dell’Annunciazione. Questi affreschi, malgrado la cattiva conservazione e la frammentarietà, databili tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, sono probabilmente il primo esempio (in Sicilia) di riuscito sincretismo tra la cultura greco-bizantina e quella normanna.
ORATORIO DEL CRISTO BIONDO (Oratorio rupestre – XIII secolo)
Località: Carlentini (SR) Sub-area: Val di Noto
L’oratorio del Cristo Biondo fa parte di un villaggio rupestre medievale presente in un terrazzamento della costa orientale della cava di San Mauro. Della chiesa, in pessimo stato di conservazione, rimane una piccola aula absidata vagamente trapezoidale, con volta a botte ribassata, che all’origine era quasi integralmente affrescata. Nella zona absidale è possibile ancora intravvedere il giovane volto di un Cristo pantocratore dai capelli insolitamente biondi (da qui l’intitolazione dell’oratorio) in ossequio ad un modello di rappresentazione tipicamente orientale. Tanto l’architettura interna quanto lo stile della pittura fanno collocare l’oratorio nel XIII secolo.
EREMO DELLA GABELLA (Ruderi di chiesa e romitorio – XVI secolo)
Località: Castel di Iùdica (CT) Sub-area: Val di Noto
I poveri ma severi resti dell’eremo della Gabella e della chiesa di San Michele Arcangelo si trovano adagiati sulla degradante sella formata dalle cime del monte Iùdica. Sono la viva testimonianza di un antico insediamento eremitico risalente al XVI secolo che comprendeva anche altre strutture utilizzate dai monaci come magazzini o silos, in parte mutuati o fagocitati dalla masseria Iudica sorta nell’800 e oggi di proprietà provinciale.
EREMO DI SAN GIACOMO (Ruderi di chiesa e romitorio – XVII secolo)
Località: Castel di Iùdica (CT) Sub-area: Val di Noto
I ruderi dell’eremo di San Giacomo si possono tutt’oggi rinvenire sulle alture del monte Turcisi, il rilievo collinare che s’inserisce tra le vallate del Dittaino e del Gornalunga, già sede di un fortilizio di età greca. Il complesso religioso, sorto intorno al 1650 e comprendente un edificio conventuale per ospitare i monaci provenienti dal vicino monte Iùdica oltre ad una chiesa, è però destinato ad una vita assai breve e stentata, tanto che all’inizio del XIX secolo finirà per restare abbandonato ed andare in rovina.
CHIESA DI SAN GIULIANO (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Contrada Grotte della Scalderia, Lentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La chiesa di San Giuliano, che occupa la grotta scavata nella parete calcarea della Cava Ruccia in contrada Grotte della Scalderia, consta di un ambiente rettangolare con soffitto piano oltre ad un paio di ricettacoli ricavati lungo le pareti laterali, il tutto racchiuso/protetto da una facciata in muratura con portale d’accesso. Nella parete di fondo trova posto un altare in muratura ed una grande edicola arcuata, mentre un secondo altarino in pietra è allocato in un incavo di destra. Nonostante il grave deterioramento dell’intonaco, non sono rilevabili tracce di dipinti o simboli sacri.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE IL GIUSTO (Ruderi di chiesa semirupestre – XIV secolo)
Località: Lentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La chiesa semirupestre di San Giuseppe il Giusto, nonostante le mutilazioni subite ed il degrado cui ha dovuto assoggettarsi, riesce ancora a stupire per la ricchezza di arredi e decorazioni che un tempo adornavano il suo interno. Tanto l’altare di epoca bizantina scavato nella viva roccia quanto gli affreschi che ricoprivano il tetto a botte e le pareti, seppure di epoca diversa e male conservati, erano di pregevole fattura. Insomma, un ennesimo piccolo gioiello d’arte medievale che rischia di andare perduto.
COLONNE DI SAN BASILIO (Chiesa rupestre – I-II a.C.-VIII)
Sub-area: Val di Noto
Con il termine “Colonne di San Basilio” si identifica un’antica ed imponente struttura di epoca classica situata in cima al monte San Basilio, in un’area già fortemente antropizzata nella preistoria. Nella fattispecie, è interamente scavata nella roccia calcarea ed è formata da ben 32 colonne, in buona parte crollate, che sostengono delle lastre di pietra. Nonostante l’ipotetico uso originario (una grande cisterna d’acqua per l’approvvigionamento dei soldati presenti nelle fortificazioni limitrofe), in epoca bizantina la struttura è stata sicuramente riconvertita in un luogo di culto, com’è visibilmente attestato dalle tracce di affreschi su alcune colonne. Inutile aggiungere che, allo stato odierno, l’intera area è abbandonata a sé stessa.
GROTTA DEI TRE SANTI O IL CARCERE (Chiesa rupestre – III-IV secolo)
Località: Lentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta dei Tre Santi, chiamata anche Il Carcere, è quella in cui, secondo la tradizione, nel 253 vennero rinchiusi per otto mesi prima di essere martirizzati i tre santi compatroni di Lentini, Alfio, Filadelfio e Cirino. La chiesetta rupestre ad aula quadrangolare, piuttosto spoglia e severa, esibisce unicamente le tre statuine lignee dei santi sopra l’altarino.
GROTTA DI SANT’ALANIA O ANANIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Lentini (SR) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Sant’Alania o di Sant’Anania, scavata in un basso costone di roccia del- l’omonimo colle, nelle immediate vicinanze di un’antica area cimiteriale, appartiene sicuramente all’epoca altomedievale. La chiesa è costituita da un ambiente quadrato con soffitto piano che culmina in fondo con un presbiterio rialzato vagamente trapezoidale ed un’abside semicircolare. Dell’impianto iconografico che all’origine la rivestiva mediante pannelli posti sotto ciascuna delle arcate parietali, purtroppo rimangono solo labili tracce. Nell’ultima arcata di sinistra si conserva un tratto del volto e dell’ala sinistra dell’arcangelo Michele; mentre in quella opposta di destra alcuni frammenti di un paio di santi lasciano riconoscere a malapena sant’Elia.
ORATORIO DI SANTA LUCIA (Oratorio rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Lentini (SR) Sub-area: Val di Noto
L’oratorio rupestre di Santa Lucia, in attonita compagnia delle rovine (XIV secolo) di quello che probabilmente fu il convento delle Clarisse, è ricavato in una bassa parete calcarea del colle Tirone. La struttura, peraltro costituita da un unico ambiente trapezoidale con volta piana, nella parete di fondo presenta un’abside rialzata dotata di due teche semicircolari; mentre in quella di destra si possono rilevare i resti di un sedile. L’oratorio era totalmente affrescato con immagini dell’iconografia classica bizantina: nell’abside è ancora ravvisabile la figura del Cristo pantocratore accompagnata, nella teca di sinistra, da Santa Lucia; nella fiancata di destra, invece, sono distinguibili un Santo vescovo, una Madonna con Bambino, un san Nicola ed un probabile san Giorgio. In ogni caso la datazione dei dipinti, che va collocata tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo, lascia supporre un sinergico e funzionale legame con il contiguo convento delle Clarisse già citato.
CENOBIO BENEDETTINO DEL PIRATO (Ruderi di cenobio semirupestre – XIII secolo)
Località: Militello in Val di Catania (CT)
Sub-area: Val di Noto
Quel che rimane dell’antico monastero benedettino del Pirato, edificato nella cosiddetta “Cava dei Monaci” nel 1154 non lontano del centro abitato, è una delle testimonianze di quell’opera di latinizzazione della Sicilia operata/tentata dalla Chiesa di Roma tramite i monaci benedettini.
CHIESA DEL CONVENTAZZU (Ruderi di chiesa-romitorio)
Località: Militello in Val di Catania (CT)
Sub-area: Val di Noto
La cosiddetta “chiesa del Conventazzu”, appena fuori dall’abitato e probabilmente dedicata a San Marco, faceva parte di un complesso monastico sorto sulle rovine di una fortificazione greca. I resti odierni risalgono al Cinquecento, in concomitanza con l’abbandono dei monaci eremiti agostiniani che utilizzarono a lungo il romitorio prima di trasferirsi definitivamente in città.
CHIESA DI SANTA BARBARA (Ruderi di chiesa rupestre – III-IV secolo)
Località: Militello in Val di Catania (CT) Sub-area: Val di Noto
Quella di Santa barbara è un’ampia chiesa rupestre situata ad est della vecchia Militello, in posizione dominante rispetto ad un villaggio in rupe altomedievale distribuito su più livelli che prendeva il nome dalla chiesa. La grotta, in origine probabilmente una tomba, venne ampliata e utilizzata in vari modi nel corso dei secoli, tanto che al suo interno sono rari e quasi del tutto compromessi gli elementi riconducibili all’uso cultuale, come talune nicchie ed un altare scavato sulla parete sud.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA SCALA (Ruderi di chiesa rupestre – XIV-XV secolo)
Località: Militello in Val di Catania (CT) Sub-area: Val di Noto
Della piccola chiesa di Santa Maria della Scala, ricavata all’interno di una cavità naturale che si apre su una rupe a sud del centro abitato ed ancora attiva fino allo scadere dell’Ottocento, rimangono soltanto l’altare scavato nella roccia e la volta a botte in conci.
CRIPTA DELLO SPIRITO SANTO (Cappella rupestre – IV-V secolo)
Località: Militello in Val di Catania (CT) Sub-area: Val di Noto
La cripta dello Spirito Santo fa parte di un complesso ipogeo tardo-antico o proto-bizantino su cui poggia ed in parte è stata edificata la chiesa di Santa Maria La Vetere intorno all’XI secolo. All’interno conserva ancora, incisi nella roccia, altare, croci e loculi di matrice greco-orientale.
GROTTA DI SANTA FEBRONIA (Oratorio rupestre – XII-XVII secolo)
Località: Palagonia (CT) Sub-area: Val di Noto
La grotta di Santa Febronia, scoperta solo all’inizio del secolo scorso e raggiungibile per mezzo di una mulattiera, è scavata in un banco di roccia calcarea a fianco di una tomba preistorica a tholos. L’ambiente interno, di forma vagamente rettangolare, presenta un’abside leggermente decentrata in cui trova posto l’altare; un subsellium perimetrale con spalliera; il soffitto provvisto di alcune calotte reggi-lampade in prossimità dell’area absidale, ed un corridoio a gomito per il collegamento con le celle eremitiche. La decorazione della grotta, per il nutrito numero di pannelli ancora ben conservati oltre che per la qualità intrinseca, è di particolare interesse artistico. Al ciclo pittorico originario appartiene sicuramente la Deésis presente nell’incavo absidale, con un maestoso Cristo pantocratore tra la Madonna ed il Battista, mentre al rifacimento della grotta nel XVII secolo ad opera di monaci eremiti locali si devono gli affreschi presenti nelle altre pareti che rappresentano figure per lo più femminili, come la stessa Febronia (santa bizantina) ed il “martirologio dei santi Andrea, Agata e Lucia”. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
PIANA DI VITTORIA
CHIESA DI SANTA ROSALIA (Ruderi di chiesa semirupestre – XV-XVI secolo)
Sub-area: Val di Noto
La chiesa di Santa Rosalia, la santa a vocazione eremitica venerata assai prima della fondazione della città, si trovava alquanto defilata ma tuttavia lungo una delle strade principali che collegavano il pianoro al fondovalle. Attestata per la prima volta nel 1631, della chiesa semirupestre con aula a navata unica e priva di abside, secondo i dettami dell’architettura post-medievale, prima che venisse in parte demolita dallo sbancamento per la nuova strada e che il resto andasse via via sgretolandosi a causa della friabilità della roccia calcarea, oggi possiamo apprezzare soltanto la nicchia che si trovava nella parete in fondo, sopra il basamento dell’altare, probabilmente destinata a custodire un’icona della Santa, ed un altro paio di ambienti ipogei di servizio provvisti all’interno di piccole nicchie.
VALLE DEL BELICE
GROTTA DEL BEATO ARCANGELO (Romitorio rupestre – XIV secolo)
Località: Calatafimi-Segesta (TP) Sub-area: Val di Mazara
La grotta del Beato Arcangelo, nei pressi del santuario campestre della Madonna del Giubino, ad un paio di chilometri da Calatafimi, è il luogo dove il giovane Arcangelo Piacentini andò a rifugiarsi allorquando decise di abbandonare la casa paterna per condurre una vita solitaria fatta di preghiera, penitenza e contemplazione. In questa grotta il Beato eremita resterà per un paio d’anni finché il crescente flusso di fedeli attratti dai suoi miracoli non lo costringerà a trasferirsi ad Alcamo, dove fonderà un santuario.
ROMITORIO DI SANTA MARIA DELLA DAYNA (Ruderi di romitorio – XV-XVI secolo)
Località: Marineo (PA) Sub-area: Val di Mazara
Il cosiddetto romitorio di Santa Maria della Dayna, nei pressi del lago di Scanzano, poco distante dalla nuova Marineo, era all’origine una delle tante masserie presenti nella zona. Con iniziale funzione di hospitium accolse i contadini provenienti dai dintorni, la gente che aveva abbandonato l’antico borgo di Makella (sulla Montagnola) per dedicarsi all’agricoltura o gli albanesi che arrivarono in Sicilia alla fine del Quattrocento. La sua fondazione si deve a tre frati francescani provenienti dall’eremo della Mancusa: lo stesso dove visse e compì dei miracoli san Benedetto il Moro, che poi dimorerà per 19 mesi in quello nuovo di Scanzano.
VALLE DEL PARADISO
GROTTA DI SAN CALOGERO (Romitorio rupestre – IV secolo)
Località: Naro (AG)
Sub-area: Val di Mazara
Dall’omonimo santuario una scala interna conduce alla cappella, con l’altare principale e la statua del Santo nero, ed all’adiacente grotta dove San Calogero dimorò per larga parte della sua vita. All’interno si ritrova un affresco che lo raffigura inginocchiato in preghiera e accompagnato da una notevole quantità di ex-voto lasciati dai fedeli nel corso degli anni.
VALLE DEI PLATANI
GROTTA DEL COLLE DI SAN MARCO (Oratorio rupestre – VIII-XII secolo)
Località: Sutera (CL)
Sub-area: Val di Mazara
Con il termine “grotta del Colle o Rocca di San Marco” viene identificato il piccolo oratorio rupestre scavato nella roccia gessosa dell’omonima altura poco distante dal centro abitato, nel contesto di un’area interessata dalla presenza d’una necropoli protostorica. La cella, cui si accede attraverso alcuni gradini intagliati nella roccia, presenta un’arcata a sesto acuto al posto dell’originaria porta sepolcrale e, all’interno, un basso vestibolo con pareti leggermente rigonfie e ricoperte da dipinti a tempera che raffigurano Gesù tra la Madonna, san Paolino ed i quattro Evangelisti. Nonostante queste siano opere spontanee del 1500, l’oratorio va fatto risalire ad un’epoca precedente (tra il VIII ed il XII secolo) caratterizzata dalla presenza in zona dei monaci basiliani.
VALLE DEL SALSO
GROTTA DI SAN FILIPPO D’AGIRA (Romitorio rupestre – V secolo)
La grotta di San Filippo d’Agira è l’angusto ambiente ricavato da un preesistente ipogeo paleocristiano che, come la tradizione vuole, sarebbe stato la dimora abituale del Santo dal momento in cui giunge ad Agira fino alla morte. All’interno, nella parte iniziale più stretta, sono ancora individuabili i giacitoi in cui erano soliti riposare Filippo ed il suo fedele compagno Eusebio; sul fondo, invece, la grotta si allarga per far posto ad un altare ligneo accompagnato, sulla parete di destra, dalle tracce di un affresco annerito dalla fuliggine delle candele votive che, sempre secondo la tradizione, rappresenterebbe lo stesso Santo.
GROTTA DI SAN CALOGERO (Chiesa rupestre – V-VI secolo)
Località: Licata (AG)
La grotta di San Calogero è scavata nella roccia appena sotto la chiesa di Pompei, nell’area rupestre di monte Sant’Angelo, dentro il quartiere storico di Santa Maria. Probabilmente realizzata dai monaci eremiti calogerini che si erano stanziati nell’agrigentino, riadattando uno dei tanti ipogei sepolcrali presenti nell’area. Intorno al ‘700 il santuario rupestre venne inglobato in una chiesa in muratura, ormai scomparsa, dedicata appunto a San Calogero.
GROTTA DI SAN CATALDO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Giannotta, Licata (AG)
La grotta di San Cataldo è l’altra piccola chiesa rupestre scoperta recentemente nell’area rupestre di monte Sole vicina all’ospedale civile di Licata. Anche in questa, come per quella di san Giovanni, sono state rilevate tracce evidenti di un affresco con il Crocefisso.
GROTTA DI SAN GIOVANNI O DELL’AFFRESCO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Giannotta, Licata (AG)
La grotta di San Giovanni o dell’Affresco, per il pannello bizantineggiante rinvenuto al suo interno, è la piccola chiesa recentemente venuta alla luce nell’insediamento rupestre di monte Sole. Si tratta di struttura ipogea a due camere che, in una parete della zona cultuale, conserva un affresco bizantineggiante che raffigura la Madonna con Bambino tra i Santi. mmnnn mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
EREMO DI SANT’ANTONIO FUORI LE MURA (Complesso cenobitico semirupestre – VIII-X secolo)
Località: Contrada Cannavata, Regalbuto (EN)
L’eremo di Sant’Antonio fuori le Mura occupa larga parte dell’area di un antico e preesistente agglomerato rupestre posto su uno sperone di roccia arenaria, poco distante dall’abitato. L’edificio conventuale, di cui restano ancora in piedi il prospetto principale, parte del chiostro, la cisterna e le mura perimetrali è collegato alle grotte circostanti mediante camminamenti e gradinate incisi nella roccia, sì da ipotizzare il loro riutilizzo come asceteri da parte della comunità eremitica. La tipologia costruttiva, con intagli artificiali, nicchie scavate nelle pareti e canalette per convogliare l’acqua piovana in una grande cisterna, fa sicuramente datare il complesso all’epoca bizantina. Senza trascurare tuttavia che, proprio in virtù della posizione strategicamente ottimale per il controllo dell’intera valle del Salso, l’insediamento eremitico (fors’anche fortificato) poteva inserirsi nel sistema dei castra ennesi. Per il resto, il complesso ha vissuto il susseguirsi di varie congregazioni o comunità monastiche che di tanto in tanto lo hanno pure ingrandito ed abbellito. La chiesa, rifatta nel 1755 e successivamente restaurata nel 1831, è tutt’ora la parte più integra dell’intero corpo: a navata unica con catino absidale, altari decorati ed ampie e luminose finestre. Il convento, invece, ceduto dallo Stato ai privati, ha finito con l’andare del tutto in rovina e sempre più alla mercé di vandali saccheggiatori.
MOSCHEA DEL BALZO DELLA ROSSA (Moschea rupestre – X-XI secolo)
Località: Contrada Balzo della Rossa, Sperlinga (EN)
L’ipogeo cultuale del Balzo della Rossa, il dosso roccioso affiorante a nord di Sperlinga, in una zona montana largamente antropizzata in epoca medievale, richiama subito alla mente la moschea venuta alla luce dai recenti scavi compiuti a Segesta, soprattutto per le forti analogie riscontrabili nell’architettura interna. La grande sala (45 mq), peraltro contigua ad una sorta di residenza fortificata o castello rupestre (un altro camerone di 70 mq. provvisto di finestroni e collegato ad una torre in muratura), ha la forma oblunga e le navate/campate pilastrate similmente ad un tipico luogo di preghiera islamico. Al centro della parete di fondo, che ha funzione di qibla ed è orientata canonicamente verso sud (La Mecca), è ricavata la nicchia del mirhab, oggi sfondata e tampognata in muratura. Per il resto, il crollo della parete esterna e l’uso improprio (agricolo) della struttura con la sovrapposizione di muretti posticci rendono arduo stabilire la posizione esatta della soglia d’accesso.
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