ALPE DI SAN BENEDETTO
EREMO DI SAN PAOLO IN ALPE (Ruderi di chiesa e romitorio – XVI secolo)
Località: Santa Sofia (FC)
Sub-area: Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna
Quel che rimane della chiesa e dell’annesso eremo agostiniano del XVI secolo è ancora rinvenibile presso l’omonimo insediamento montano abbandonato di San Paolo in Alpe, situato a 1.030 metri d’altitudine su un crinale della valle del Bidente. Distrutta dai terremoti del 1918-’19 e poi ricostruita, dopo gli eventi bellici della seconda guerra mondiale di cui l’area è stata protagonista involontaria, è andata completamente in rovina.
COLLI BOLOGNESI
EREMO DI RONZANO (Complesso cenobitico – XV secolo)
Località: Bologna (BO)
L’eremo di Ronzano è adagiato su un colle, a circa due chilometri da Bologna, protetto da una fitta vegetazione di querce secolari, castagni e cipressi. In questo luogo, frequentato anticamente dagli Etruschi e poi dai Romani, nel 1209 venne dapprima fondata una chiesa e successivamente l’ordine dei frati Gaudenti. Nel 1475 in un periodo di crisi dei Gaudenti, l’ultimo priore fra’ Ludovico Barbieri cedette Ronzano ai frati Domenicani che abbatterono le due chiesette costruite in precedenza e nel 1480 cominciarono la costruzione del complesso attuale: ovvero, la chiesa e l’annesso convento. Nel 1798 però, col passaggio di Napoleone Bonaparte, il convento venne soppresso e ridotto a proprietà privata. Il tutto passò di mano in mano e depredato delle preziose opere d’arte. Fino ad arrivare al conte Giovanni Gozzadini che, assieme alla moglie Maria Teresa Alighieri, discendente di Dante, lo restaurò riportandolo alla sua forma originale e facendolo diventare un centro per la vita culturale e sociale di quel periodo. Dal 1821 al 1922 l’eremo è stato superbamente gestito dai conti Da Schio. Attualmente è abitato e curato dalla comunità dei Servi di Maria.
MONTE FUMAIOLO
EREMO DI SANT’ALBERICO (Chiesa-romitorio – V-VI secolo)
Località: Balze di Verghereto (FC)
L’eremo di Sant’Alberico, un nobile toscano vissuto tra il V ed il VI secolo, secondo la tradizione è stato fondato da san Romualdo accanto ad un’antica e “miracolosa” fonte, ancora oggi ritenuta taumaturgica. Al pari degli altri eremi presenti nelle alture appenniniche, è posto ad oltre 1.100 metri tra i monti Aquilone e Ocri. Grazie alla popolarità ed al culto del Santo, di cui si conserva la tibia, nei secoli successivi è diventato un santuario, meta di un ininterrotto pellegrinaggio: lo stesso Leopoldo II, granduca di Toscana, per grazia ricevuta, nel 1700 fece disegnare la mulattiera che, ancora oggi, dal centro di Balze conduce all’eremo.
VAL TIDONE
EREMO DI SAN CORRADO CONFALONIERI (Romitorio-hospitium – VI secolo)
L’eremo di San Corrado Confalonieri, attestato in antiche documentazioni longobarde del tardo Cinquecento come ospizio dei terziari penitenti di san Francesco, è quello in cui il beato francescano agli inizi del 1300 si ritirò per alcuni decenni. Il romitorio, grazie al fatto di trovarsi sulla via Francigena, ha rappresentato per molto tempo una tappa fondamentale, non solo perché dava ospitalità ai pellegrini ma anche perché si prendeva cura dei poveri infermi. òòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò
VAL TREBBIA PIACENTINA
SPELONCA DI SAN MICHELE (Ruderi di romitorio rupestre – VII secolo)
Località: Coli (PC)
L’eremo o spelonca di San Michele è situato all’interno di una cavità naturale, conosciuta anche come “grotta di san Colombano”, in una zona solitaria dell’omonima curiasca nel comune di Coli. Viene fondato ed eretto da san Colombano nel 615 che, secondo tradizione popolare, vi morì sempre nel medesimo anno. Nel X secolo la chiesetta edificata sotto la grotta viene ampliata e dedicata al santo irlandese, ma si predispone anche la costruzione di una seconda chiesa più grande e poco distante, dedicata all’Arcangelo, come luogo di culto per gli tutti abitanti della zona. Nel 1800 le due chiese andranno in rovina e quelli di oggi sono i pochi resti che si è riusciti a recuperare e conservare.
VALLE DELLA MARECCHIA
SACELLO DI SAN MARINO (Romitorio rupestre – III secolo)
Località: San Marino-La Baldasserona (RSM)
Sub-area: Monte Titano
Il sacello di San Marino è in realtà l’anfratto o l’incavo del monte Titano dove, come la tradizione vuole, il Santo soleva ritirarsi per pregare e riposare. Siamo nella seconda metà del III secolo e il dalmata Marino, ex tagliapietre, forse per sfuggire alle persecuzioni in atto contro i cristiani, decide di fare vita eremitica ritirandosi in un luogo impervio ed appartato della parete rocciosa. A seguito di una certa prodigiosa guarigione (quella del figlio paralizzato di una ricca nobildonna), l’intera montagna diverrà sua favorendo così la crescita e la fondazione di una piccola comunità cristiana. Marino muore intorno al 301 lasciando in eredità al suo popolo il monte e dando inconsapevolmente vita alla repubblica che oggi mutua il suo sacro nome.
VALLE DEL MONTONE
EREMO DI MONTEPAOLO (Complesso cenobitico e romitorio rupestre – XIII secolo)
Località: Dovadola (FC)
La storia dell’eremo di Montepaolo è strettamente legata a quella di sant’Antonio di Padova. Nella primavera del 1221, infatti, incontrò san Francesco ad Assisi, in occasione dello svolgimento del capitolo dei frati minori. Alla fine del consesso il giovane portoghese fu notato da frate Graziano, un fedelissimo di san Francesco, e dirottato in un eremo a Montepaolo, già sede di una piccola comunità di frati. Proprio qui, si dice che, Antonio soleva appartarsi per studiare e pregare in una grotta naturale presente sulla collinetta boscosa a fianco dell’eremo. Ma ben presto Antonio venne chiamato a svolgere a tempo pieno il servizio di predicatore, dovendo così abbandonare Montepaolo. I frati francescani nel corso degli anni abbandonarono l’eremo e l’accesso stesso alla grotta nel XVII secolo venne impedito da una frana. Ed ecco che dapprima, nel 1629, il nobile Giacomo Paganelli di Castrocaro fece costruire sulla collina di Montepaolo una cappella in onore di sant’Antonio di Padova; poi, nel 1790, la stessa venne ampliata e accompagnata da una casa canonica e dalla riapertura della grotta. Tuttavia solo nel 1898 i frati tornarono ad abitare l’antico eremo favorendo, nei primi anni del XX secolo, la costruzione della nuova chiesa neo-gotica con annesso campanile.
VALLE DEL RENO
EREMO DI TIZZANO (Complesso cenobitico – XVII secolo)
Località: Casalecchio di Reno (BO)
Il complesso monastico noto come “Eremo di Tizzano” è costituito da molti edifici. La facciata della chiesa ha le linee semplici del barocco razionale bolognese; l’interno è a navata unica, alta e luminosa, con sei cappelle laterali collegate fra di loro da stretti passaggi. L’altare è dedicato alla leggendaria figura della beata Lucia di Settefonti: la costruzione dell’eremo, infatti, iniziò nel 1655 ad opera dei monaci Camaldolesi del suo stesso ordine. Terminati i lavori nel 1741, il complesso monastico venne soppresso poco avanti con l’avvento dell’età napoleonica. Nell’antica sacrestia sono conservati arredi di culto e quadri di pregio attribuiti a Gaetano Gandolfi ed al Guercino. Nel parco adiacente si può accedere ad una chiesetta seminterrata, una sorta di scantinato consacrato, dove in inverno viene celebrata la messa e, al tempo della guerra, adibito a rifugio; mentre sul retro sono ancora visibili i resti di due delle diciassette cellette dove vivevano i monaci.
VALLE DEL SAVIO
EREMO NUOVO (Ruderi di chiesa-romitorio – XII secolo)
Località: Pietrapazza di Bagno di Romagna (FC)
L’Eremo Nuovo sorgeva in quel che oggi rimane del desolato borgo di Pietrapazza, nella valle del fiume Bidente. Fondato dai monaci camaldolesi intorno al 1100, viene citato per la prima volta nel ’500 in documenti dell’archivio fiorentino, senza però acquisire una certa importanza come insediamento eremitico. Nonostante ciò Pietrapazza e, in particolare, la chiesa di Sant’Eufemia alle Graticce, diventa un centro di attrazione religiosa per l’intera vallata fin quasi ai nostri giorni. A partire dai primi anni del secolo scorso, la popolazione di per sé scarsa diminuisce progressivamente fino al completo azzeramento intorno agli anni Sessanta.
CELLA DEL BEATO GIOVANNI (Romitorio rupestre – XIII secolo)
Località: Rio dell’Eremo di Cesena (FC)
La cella del Beato Giovanni Bono è la piccola grotta presso una fonte, in località Rio dell’Eremo, dove questi ha trascorso da eremita la seconda metà della sua vita. In una nicchia, sopra la fonte, è custodita la statua del santo mantovano.
ORATORIO DI MONTE SAN VICINIO (Cappella e romitorio – IV-V secolo)
Località: Musella di Mercato Saraceno (FC)
L’oratorio di monte San Vicinio è ubicato in posizione panoramica sull’omonima montagna in località Musella, accanto al santuario oramai in disuso. La tradizione vuole che proprio in questo luogo San Vicinio, in tempo di persecuzioni, abbia trascorso parte della vita in penitenza, castigando il corpo con una catena, predicando il Vangelo e abbeverandosi alla sottostante fonte (di San Vicinio), peraltro assai rinomata per le sue acque terapeutiche.
EREMO DI SANT’ELLERO (Complesso cenobitico e romitorio rupestre – V-VI secolo)
Località: Galeata (FC)
Centro spirituale di grande importanza grazie all’abilità predicatoria del giovane eremita Ellero o Illaro, sia la grotta-eremo che il nucleo monastico adiacente sono stati fondati dal santo stesso che è vissuto fra il 476 e il 558. Nel corso dei secoli il complesso è stato interessato da numerosi restauri fino alla sua totale ricostruzione nel 1600. L’edificio attuale è a navata unica molto ampia con ai lati alcune cappelle con altari e presbiterio rialzato per far posto alla sottostante cripta usata dal santo per ritirarsi in preghiera. Da ammirare, all’ingresso, gli straordinari capitelli con forme di sirena, il sarcofago con le spoglie di sant’Ellero, risalente ai secoli VII-VIII ed i fregi decorati della facciata.
VALLE DEL SECCHIA
EREMO DELLA MADONNA DELLA PIETRA DI BISMANTOVA (Santuario semirupestre – XV secolo)
Località: Castelnuovo ne’ Monti (RE)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano
Le prime notizie dell’eremo, situato proprio sotto la parete di roccia della Pietra di Bismantova, risalgono al 1411. Due secoli più avanti si ha testimonianza di due eremiti francescani, fra’ Domenico Bigotti e fra’ Francesco del Borgo, entrambi di Pavia, che si fanno promotori della ristrutturazione del primitivo oratorio per i fatti prodigiosi che avvenivano su intercessione della Madonna. La chiesa è stata invece costruita nel 1617 sulle rovine della precedente e rifatta nel dopoguerra in forme pseudo gotiche e rinascimentali. Dell’antico oratorio rimane un affresco del Quattrocento raffigurante la Trinità con san Giovanni Battista, la Maddalena e un fedele devoto. Nel XVII secolo, nel corso di una ristrutturazione, l’effigie della Madonna del Latte, venne ricollocata al centro dell’oratorio. Altri restauri a metà del Novecento hanno interessato la facciata, il protiro e le absidi.
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