ALTA MURGIA
CRIPTA DI JESCE (Cappella rupestre – XII secolo)
Località: Altamura (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Quantunque della cripta di Jesce non si conosca la vera denominazione (dedicata alla Madonna che campeggia sull’altare, all’arcangelo Michele raffigurato per due volte, a san Tommaso oppure a san Francesco di Paola?), la cappella rupestre all’interno dell’omonima masseria in località Carpentino ha da sempre destato l’interesse degli studiosi dell’arte. Al di là di un portale goticheggiante, l’ambiente interno si presenta a pianta rettangolare con, in fondo, l’originario altare accompagnato ai lati da altri due più piccoli e d’epoca più recente; tutt’intorno corre un sedile ricavato dalla roccia mentre a destra della nicchia d’altare trova posto una grande, duecentesca pila (acquasantiera) di pietra a forma emisferica. Se la volta della cripta nella parte di fondo è piana, in quella anteriore è a tutto sesto o a botte; ed è proprio in quest’ultima parte che nel Seicento, epoca del primo restauro, venne raffigurato in sovrapposizione il Crocifisso tra il centurione e san Tommaso. Tutte le altre immagini, ora bizantine e ora barocche, che adornano le pareti interne sono state affrescate dal XIII-XIV secolo e fino a tutto il XVII. Tra queste sono degne di attenzione nell’ordine: un san Giuseppe, un san Demetrio, una Vergine con Bambino, un Santo vescovo ed un san Nicola nel muro di fondo; un Santo martire, una Deésis ed un san Michele arcangelo nel muro di destra.
CRIPTA DI SAN GIORGIO A CARPENTINO O DEL CROCIFISSO (Cappella rupestre – XIII-XIV secolo)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Quella di San Giorgio a Carpentino, conosciuta anche come “cripta del Crocifisso”, è la piccola cappella rupestre situata nell’omonima località ad alcuni chilometri dal centro abitato. L’interno, di forma trapezoidale, consta di una banchina lungo i lati, un’absidiola appena accennata con quel che rimane dell’antico altare e frammenti degli affreschi che pure la adornavano, tra cui spicca un Crocifisso tra due Marie nell’incavo absidale e due dei quattro soggetti raffigurati sulle pareti, ovvero una santa Caterina ed un san Bernardino. Per quanto la ripartizione dei pannelli richiami il modello in uso nelle chiese italo-greche, nell’impostazione pittorica al contrario non v’è traccia bizantina e semmai un’influenza della scuola toscana, e tutti i dipinti vanno datati alla seconda metà del XIV secolo.
CRIPTA DI SAN MICHELE DELLE GROTTE (Chiesa e romitorio rupestri – XIII secolo)
Località: Altamura (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di San Michele delle Grotte, conosciuta fino al XVIII con la denominazione di Sant’Angelo de la Rizza, è ubicata in un giardino del centro di Altamura, al di sotto del piano stradale. E’ costituita da due ampie cavità: l’una, la cripta vera e propria, e l’altra, il romitorio dei monaci. L’interno della chiesa, a tre navate, si avvale di una struttura piuttosto massiccia, interamente scavata nella roccia, con volta piatta e cinque colonne quadrate. Le pareti, un tempo ricoperte di affreschi, si presentano per lo più rivestite da un abbondante intonaco e solo su due pilastri rimangono insolitamente integre le raffigurazioni vagamente bizantineggianti di santa Lucia e san Nicola. Com’è altrettanto ben conservato l’affresco di buona fattura (XIV secolo) sull’absidiola dell’altare principale, una Deésis con il tradizionale Cristo pantocratore tra la Vergine e san Giovanni Battista. La matrice stilistica delle pitture fa desumere che questa cripta, almeno fino alla seconda metà del Trecento, sia stata officiata (e abitata) da monaci anacoreti basiliani.
CRIPTA DI SAN TOMMASO FUORI LE MURA (Cappella e romitorio rupestri – XIII secolo)
Località: Contrada San Tommaso, Altamura (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cappella rupestre di San Tommaso fuori le Mura, nell’omonima contrada ad un paio di chilometri dal centro abitato, in una zona caratterizzata da un dedalo di cavità ipogee, si trova a circa due metri dal suolo sotto una maestosa e rotonda struttura duecentesca alta circa 7 metri, cosiddetta “trullo”: probabilmente l’antica chiesa officiata ed abitata da monaci basiliani. In quanto alla cripta, è formata da alcune cellette e da una zona cultuale con residui di affreschi del Seicento, tra cui un’immagine di sant’Antonio da Padova. In ogni caso, pure in mancanza di dati certi, la sua fondazione può essere collocata intorno al XIII secolo.
CRIPTA DI SANT’ANGELO DELLA SEZULA (Chiesa rupestre – IX-XI secolo)
Località: Altamura (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di Sant’Angelo della Sezula, poi trasformata in sepolcreto, è venuta alla luce nel corso di alcune escavazioni effettuate nell’area del Duomo agli inizi degli anni Cinquanta. L’architettura della cripta d’ispirazione romanica consta di due navate voltate a botte e divise da tre colonne su cui poggiano quattro archi doppi. Data l’enorme capienza (oltre 300 persone) di un ambiente ipogeo lungo venti metri è da ritenere che, più che un oratorio o una cappella cimiteriale, sia stata il principale luogo di culto per gli abitanti, quando non esistevano ancora altre chiese. Si tratta, insomma, della più antica chiesa cristiana di Altamura realizzata probabilmente tra il IX e l’XI secolo, ovvero tra la fine della dominazione longobarda e l’inizio di quella saracena.
CRIPTA DI SANT’ANGELO DI CURTANIELLO (Santuario rupestre – X-XII secolo)
Località: Contrada Curtaniello, Altamura (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La grotta di Sant’Angelo di Curtaniello, in aperta campagna fuori Altamura, all’interno della masseria San Michele, è un santuario rupestre medievale che conserva una porzione significativa d’un magnifico affresco di San Michele arcangelo in insolite vesti bizantine.
CRIPTA DI SANT’ANGELO DI FORNELLO (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Fornello di Altamura (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta di Sant’Angelo di Fornello si trova all’interno di un insediamento rupestre composto da venticinque ipogei comunicanti tra loro mediante cunicoli e passaggi appositamente scavati, così da indurre ad ipotizzare la loro destinazione quale romitori o laure di una comunità cenobitica di probabile matrice basiliana. L’interno piuttosto ampio e circolare contempla una serie di cavità o nicchie laterali ed in fondo un’abside con altare. Nonostante il loro avanzato degrado, degli affreschi che all’origine arricchivano le pareti rimangono solo i frammenti di una Deésis nell’incavo absidale, di una Maddalena e, soprattutto, di un principe in abiti bizantini nell’atto di offrire un modellino della chiesa alla Vergine con Bambino. In ogni caso, le pitture possono essere datate tra il XIII ed il XIV secolo.
CRIPTA DEL CRISTO DELLA MISERICORDIA (Chiesa rupestre – IX-XI secolo)
Località: Andria (BT) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre del Cristo della Misericordia, all’origine una laura di monaci anacoreti basiliani come le altre presenti nel territorio andriese, prende il nome dal Gesù della Misericordia affrescato all’interno d’una nicchia. A parte questo dipinto che già risente del passaggio dall’arte bizantina a quella gotica, non vanno trascurati una raffigurazione piuttosto deteriorata dei Santi eremiti e della Madonna con Bambino post-rinascimentale nella nicchia accanto. La chiesetta, più volte rimaneggiata, a partire dagli inizi dell’Ottocento e fino ai giorni nostri, verrà più volte abbandonata, riaperta e ancora richiusa. Ma tant’è.
CRIPTA DELLA MADONNA DEI MIRACOLI (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Contrada Cicaglia, Andria (BT) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre attualmente dedicata della Madonna dei Miracoli è in realtà la laura basiliana di Santa Margherita, fondata tra il IX ed il X secolo, il più antico luogo di culto ipogeo presente nell’omonima lama dell’andriese. La cripta riportata in luce nel 1576, a seguito del ritrovamento in grotta di un’icona bizantina della Vergine con Bambino (X secolo), assunse da lì in avanti la nuova denominazione di “Madonna dei Miracoli” e venne inglobata nella costruzione dell’omonimo grande santuario su tre livelli. L’immagine mariana sovrasta tutt’oggi un altare all’interno di un tempietto baroccheggiante in marmo policromo realizzato sul finire dell’Ottocento. A lato del tempietto si ritrova l’affresco, alquanto danneggiato, di santa Margherita accompagnata sulla parete di destra da un ciclo pittorico con raffigurazioni della Madonna galattofora ed un’iconografia di san Nicola di Myra. La facciata della laura, invece, in pietra calcarea è della fine del XVI secolo e si fregia di alcuni notevoli bassorilievi con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.
CRIPTA DELLA MADONNA DELL’ALTOMARE (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Andria (BT)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre della Madonna dell’Altomare, situata alle pendici della lama di San Vito, all’epoca del rinvenimento sul finire del Cinquecento era accessibile da una scala laterale che conduceva alla nicchia con l’affresco di Santa Sofia, accompagnato da altri dipinti sulla parete di fronte quasi del tutto cancellati dal tempo e dall’acqua che occupava la cripta ridotta a cisterna. Altra cosa è la cripta odierna che, sebbene elegante nei suoi archi neoclassici, ha però smarrito la semplicità e la spontaneità dell’ambiente originario scavato nella roccia.
CRIPTA DELLA SANTA CROCE AI LAGNONI (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada Lagnoni, Andria (BT) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta-laura della Santa Croce ai Lagnoni, dal sacro legno della Croce rinvenuto (secondo la leggenda) da Elena, madre di Costantino, si trova appena fuori dall’abitato in una zona ricca di cavità naturali. Nonostante l’aggiunta di un avancorpo murario d’accesso, la cripta è interamente scavata nella roccia tufacea e si presenta con un’architettura interna di tipo basilicale, con tre navate sostenute da quattro pilastri naturali che terminano in una quarta navatina trasversale contenente l’altare ed un’abside semicircolare. Ma un’attenzione particolare va rivolta agli affreschi che ancora oggi la impreziosiscono, dipinti e sviluppati nel rispetto di un preciso progetto iconografico nel migliore stile/linguaggio bizantino, come il Cristo crocifisso con la Vergine, san Giovanni evangelista e la Maddalena, o i resti di un’Annunciazione nell’arco d’accesso delle cripta e, più avanti, di due santi, Dorotea e Leonardo di Noblac. Come il beato papa Urbano V assieme ai volti di Pietro e Paolo sul secondo pilastro, seguito dai riquadri della Vera Croce con sant’Elena e Costantino; o le fasce decorative sull’intradosso dell’arco tra la navata di destra e la centrale che raffigurano i Dottori della Chiesa ed i Quattro Evangelisti, e quelle dell’arco trionfale con le scene evangeliche della Lavanda dei piedi, dell’Ultima Cena, dell’Annunciazione e della Crocifissione. Ed infine, quelli che sicuramente sono i più emblematici della cripta, presenti nell’altro intradosso dell’arco tra la navata di sinistra e quella centrale e raffiguranti la Creazione di Eva ed il Peccato Originale.
GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO O SANT’ANGELO IN GURGO (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La piccola grotta che si apre nella dolina di Gurgo, in prossimità del tempietto della Madonna di Trimoggia (da tempo scomparso), nelle lame dell’agro andriese interessate dalla presenza di chiese rupestri, per tradizione si ritiene che sia stata uno dei tanti luoghi di culto per San Michele Arcangelo. Negli ambienti interni, delimitati da muretti a secco, sono state rinvenute tracce di intonaco alle pareti.
CRIPTA DI SANTA CANDIDA (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Cassano delle Murge (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Alla cripta o laura basiliana di Santa Candida, uno dei tanti inghiottitoi che si aprono nella spianata carsica appena fuori dal centro abitato, si accede scendendo sette scalini irregolari incisi nella roccia. L’interno della grotta presenta una volta che dai due metri e trenta si abbassa via via fino ai trenta centimetri, a formare un angusto budello che si perde nelle viscere della terra. A destra dell’ingresso un gradino-sedile ricavato nella parete calcarea tradisce la frequentazione bizantina, mentre dalla parte opposta un pilastro naturale è parzialmente intonacato e coperto da un affresco, ancora discretamente conservato ad onta della forte umidità del luogo, che raffigura la Santa martire in adorazione davanti alla Madonna con Bambino.
GROTTA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI (Cappella rupestre – VIII secolo)
Località: Cassano delle Murge (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La grotta di Santa Maria degli Angeli, così chiamata per l’immagine sacra affrescata su una parete, viene scoperta nel 1250 ma le sue origini sono assai più antiche e risalgono forse all’epoca (717-741) delle persecuzioni iconoclaste. Pur tuttavia, nonostante la costruzione di una chiesetta e di un romitorio per accogliere un piccolo gruppo di frati francescani, nel tempo la grotta finisce con l’essere abbandonata, divenendo addirittura una cisterna per l’acqua, e della sacra immagine si perde la memoria, almeno fino ad un secondo, prodigioso rinvenimento nel 1855. A partire da questo momento, infatti, viene edificato l’odierno santuario che diverrà luogo e meta di un ininterrotto pellegrinaggio. In quanto all’immagine, per la particolare postura che assume la Madonna (il capo reclinato e appoggiato al Bambino Gesù), secondo alcuni studiosi risalirebbe all’epoca paleocristiana e secondo altri a quella bizantina.
CRIPTA DELLA DEÉSIS O DEL PADRE ETERNO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Quella della Deésis o del Padre Eterno, a ridosso della gravina e nel bel mezzo della necropoli rupestre del colle di Botromagno, è una chiesa incompleta poiché manca la seconda delle navate previste dallo schema originario. Pertanto, al di là del fronte esterno con un magnifico ingresso, si presenta con tre arcate su pilastri monchi che introducono alla navata incompiuta di sinistra, priva di abside; mentre, in seguito, per realizzare un secondo ingresso, è stata demolita l’altra abside della navata principale con conseguente danneggiamento della Deésis che vi si trovava affrescata: oggi è visibile solo la testa del Cristo assieme ad alcuni spezzoni laterali della Vergine e del Battista. Miglior fortuna hanno avuto gli altri affreschi, con san Nicola, san Pietro ed un diacono, che sono stati accuratamente asportati e ricomposti nel museo Pomarici Santomasi.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA STELLA (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa della Madonna della Stella, immersa com’è nel paesaggio rupestre della gravina, tra cripte rupestri (Padre Eterno) e siti archeologici (Pietramagna o Botromagno), rappresenta davvero un armonioso connubio tra sacro e profano. Luogo di culto pagano sin dall’età classica, come testimoniano le figure di animali ed i mascheroni apotropaici (ora scomparsi), con l’avvento dei monaci benedettini è stato successivamente soppiantato da quello cristiano o, meglio, mariano per la particolare venerazione di un’icona rinascimentale della Madonna poi andata perduta. L’interno, a pianta rettangolare, tradisce (altare) l’inequivocabile rifacimento di epoca tardo-barocca.
CRIPTA DI SAN BASILIO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di San Basilio, sempre nel contesto dello storico rione Piaggio, si presenta con un impianto interno a quattro navate ripartite da pilastri e colonne irregolari e terminanti rispettivamente con tre altari cinquecenteschi rivolti a nord ed uno del settecento rivolto ad est, mentre l’abside originario privo di altare è collocato a lato dell’ingresso. Per il resto l’intonaco di epoca moderna ha coperto le tracce degli affreschi bizantini che, quasi sicuramente, decoravano le pareti interne.
CRIPTA DI SAN MARCO (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Gravina in Puglia (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Alla chiesa rupestre di San Marco, scavata nell’ammasso tufaceo proprio al disopra della cripta di San Michele, si accede attraverso una ripida scalinata incisa nella roccia. Prima di essere murata e trasformata in cimitero (1714), con l’interramento di molti scheletri umani rimossi di recente, la chiesa si presentava con una navata unica scandita da quattro pilastri ed un altare in pietra addossato alla parete di fondo e abbellito da affreschi con immagini sacre. Attualmente è considerata una grotta “bianca”, ovvero priva di qualsiasi testimonianza dell’originaria cultualità.
CRIPTA DI SAN MICHELE DELLE GROTTE O GROTTA DI SAN MICHELE (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta dedicata all’Arcangelo Michele non è solo la prima cattedrale di Gravina ma è anche uno dei complessi rupestri più grandi sin qui scoperti. Scavata in un enorme ammasso tufaceo, vi si accede da un atrio da cui si diparte una scala incisa nella roccia che conduce ad un livello superiore e, oltre uno stretto camminamento, alla chiesa ipogea vera e propria. L’interno è suddiviso in cinque navate da una teoria (ben quattordici) di pilastri che, a loro volta, formano degli archi rudimentali in uno schema “a ventaglio” che termina sul fondo con delle absidi appena abbozzate. Queste ultime sono tutte interessate o da affreschi, come la Deésis seguita da alcuni santi, o da statue degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, collocate sugli altari postumi. Va ricordato che in una grotta contigua sono stati rinvenuti i resti dei gravinesi trucidati in massa dai saraceni nel 999.
CRIPTA DI SAN VITO VECCHIO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
L’originaria chiesa rupestre di San Vito Vecchio, posta al di sotto del piano stradale del centro storico (antico rione Fornaci) e dopo l’abbandono ridotta a deposito di rifiuti e successivamente a cisterna per il recupero dell’acqua piovana, grazie ad un provvidenziale intervento della Soprintendenza barese (1956), è stata interamente ricostruita nel museo Pomarici Santomasi, rimuovendo e restaurando i pregevoli affreschi del XIII secolo. E’ così che l’abside della cripta, a guisa di grande mandorla, riemerge in tutto il suo splendore con la maestosa figura del Cristo pantocratore assiso in trono, accompagnato lungo la parete di destra dalle Tre Marie che si recano al Sepolcro e da quattro santi, Basilio, Giacomo, Lazzaro e Pietro, e su quella di sinistra, dalla Madonna con Bambino e dai santi, Caterina d’Alessandria, Bartolomeo, Nicola, Margherita, Cosma, Giovanni Crisostomo e Martino.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI O DELLE TOMBE (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di Santa Maria degli Angeli o delle Tombe, scavata sul ciglio della gravina, si presenta con tre navate absidate distinte da quattro enormi pilastri sagomati. Per il resto, a parte le tracce di un affresco con il Cristo pantocratore che permangono nell’abside centrale, la presenza di fosse terragne, sia nella zona dell’endonartece che in quella esterna alla chiesa, induce ad immaginare l’eventuale carattere funerario del luogo di culto e dell’originaria denominazione di “chiesa del Sepolcreto”.
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA NEVE (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Gravina in Puglia (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
I dirupanti resti (tre conche absidali) della chiesa rupestre di Santa Maria della Neve, o de Linaris o de Plagio, si affacciano suggestivamente su uno slargo dello storico rione Piaggio. In seguito al crollo totale della chiesa che, peraltro, faceva parte di un cenobio benedettino, ai suoi piedi nel XVI secolo ne verrà edificata un’altra in muratura, poi dedicata a Santa Lucia.
CRIPTA DI SANTA MARIA LA NOVA (Ex chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di Santa Maria La Nova, attestata sin dall’XI secolo, come tante altre, è scomparsa o è stata trasformata. In ogni caso, attente indagini inducono a ritenere che la cripta ormai sconsacrata si trovi in un “claustro” sotterraneo lungo una strada del centro storico, dove accessi in tre ambienti distinti con segni di absidi, lucerne e tracce di affreschi tradiscono la presenza di un antico luogo di culto.
CRIPTA DI SANT’ANDREA APOSTOLO (Ex chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Gravina in Puglia (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La chiesa rupestre di Sant’Andrea Apostolo, a ridosso della vecchia cinta muraria nel claustro denominato “cavato San Marco”, è costituita da un ambiente unico a tre navate distinte da dieci pilastri ed un altare centrale con sedile in pietra lungo le pareti del presbiterio ed un affresco con l’immagine della Madonna con Bambino affiancata dai santi Pietro e Andrea, ora scomparso come tutte le altre decorazioni. Per quel che ci è dato sapere, la chiesa assieme al contiguo monastero è stata fondata dal monaco eremita benedettino san Guglielmo da Vercelli ed ha svolto le funzioni cultuali fino a tutto il 1724, allorquando verrà sconsacrata e adibita a stalla.
CRIPTA TOTA O DI SANT’ELIA (Chiesa rupestre)
Località: Gravina in Puglia (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta Tota, dal nome di uno dei proprietari del luogo in cui insiste, o chiesa rupestre di Sant’Elia, supponendo che possa trattarsi della stessa menzionata nelle fonti antiche, si trova nascosta e ormai del tutto interrata tra le costruzioni del rione storico delle Fornaci. Stando alle ultime ricognizioni del 1939, la chiesa aveva una pianta rettangolare a cinque navate scandite da pilastri e tre absidi, e vi si accedeva attraverso un dromos con scalinata. Nelle absidi erano ancora visibili, seppure notevolmente deteriorati dall’umidità, gli affreschi con il Redentore fra quattro angeli, il Cristo in trono tra i profeti (Elia compreso), una Madonna con Bambino ed altri santi sui pilastri.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL SABATO (Cappella rupestre – XV secolo)
Località: Minervino Murge (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta della Madonna del Sabato, che prende nome dalla raffigurazione della Vergine con Bambino tra due angeli del XV secolo affrescata sulla parete tufacea, si trova poco distante dalla grotta di San Michele Arcangelo, al di sotto della omonima chiesa realizzata alla fine del XVIII secolo. La piccola grotta, cui si accede attraverso due brevi scalinate laterali, è stata scoperta casualmente nella prima metà del ‘600 dal feudatario della città, lo stesso che poi decise di costruire il Santuario.
GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO (Santuario rupestre – XI secolo)
Località: Minervino Murge (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cavità carsica che ospita il santuario rupestre di San Michele si trova a nord dell’abitato, in una vallata dove un tempo scorreva un fiumiciattolo. Per quanto le più antiche attestazioni (una pergamena conservata nell’abbazia di Montecassino) risalgano all’anno Mille, secondo alcuni studiosi il luogo di culto sarebbe stato frequentato già in epoca paleocristiana. D’altro canto, nell’area circostante è stata ritrovata una stele del II secolo, poi utilizzata come acquasantiera, oltre a sepolture e testimonianze di epoca tardo-imperiale.
CRIPTA O GROTTA DI SAN CLETO (Oratorio rupestre – VIII-X secolo)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La cripta o, come volgarmente chiamata, grotta di San Cleto, situata in pieno centro, sotto la chiesa del Purgatorio, è stata scavata nella roccia tufacea probabilmente dai romani con funzione di cisterna e in epoca medievale riadattata ad oratorio rupestre. L’ipotesi è suffragata sia dalla tecnica e dai materiali di costruzione, tipici dell’architettura romana, e sia dal fatto di trovarsi nei pressi delle antiche terme. L’impianto interno consta di un ambiente rettangolare voltato a botte e suddiviso in tre campate da arcate trasversali che poggiano su cinque pilastri, in uno dei quali è ricavata una nicchia che accoglie una statua tufacea di san Cleto nell’atto di benedire il popolo.
CRIPTA DI SANT’ANGELO ALLA MORSARA (Chiesa rupestre – V-VI secolo)
Località: Santeramo in Colle (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Quella di Sant’Angelo, riportata alla luce recentemente in un’area confinante con il materano alle pendici delle murge pugliesi e nota con il toponimo “pedali della morsara”, è sicuramente la più antica chiesa rupestre della regione. La tipologia dell’architettura a croce greca inscritta in un quadrato spinge infatti a datare la chiesa tra il V ed il VI secolo, ovvero in epoca classica o tardo-antica. Preceduto da un nartece, l’interno è ripartito da quattro grossi pilastri in tre navate terminanti con absidi orientate ad est, ha un soffitto piano e le pareti laterali sono movimentate da una coppia di nicchie in corrispondenza delle absidi. Infine, l’atrio scoperto centrale è comunicante con altri sette ambienti ipogei, probabilmente utilizzati come dimore o luoghi di lavoro.
GROTTA DI SANT’ANGELO IN CRYPTIS (Santuario rupestre – V secolo)
Località: Contrada Talpullo-Cortefinocchia, Santeramo in Colle (BA)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
La grotta di Sant’Angelo in Cryptis, che si trova sotto l’omonima chiesa superiore edificata nell’XI secolo, è un ipogeo di natura carsica che oltre a numerose stalattiti e stalagmiti custodisce migliaia di incisioni e graffiti (croci, stelle a cinque punte, esagoni, simboli ed iscrizioni votive) databili dal V a tutto il XV secolo. L’utilizzo cultuale del luogo, nonostante la conservazione precaria degli affreschi, è testimoniato dalle immagini sacre che ancora si possono rintracciare al suo interno, come quella del Cristo pantocratore affiancato da sei Apostoli sulla grande lunetta che sormonta la copertura a volta, della Discesa dello Spirito Santo sulla volta, dell’arcangelo Michele che trafigge il drago in una nicchia allineata con l’ingresso o della bizantina Madonna con Bambino tra san Michele arcangelo e san Giovanni Battista a sinistra della stessa.
IPOGEO DELLA CROCE COSMICA (Romitorio rupestre – IV-V secolo)
Località: Santeramo in Colle (BA) Sub-area: Parco Nazionale dell’Alta Murgia
Il cosiddetto “ipogeo della Croce Cosmica” è una grotta dell’agro santermano formata da due vani: uno, a sinistra dell’ingresso, scavato nella roccia calcarenitica, e l’altro, a destra, adattando un’ampia cavità naturale. Dopo aver attraversato un dromos (ingresso monumentale con due colonne ricavate dalla roccia tipico di una tomba) ci si ritrova in un ambiente con fosse ed avvallamenti ripieni di detriti ma caratterizzato dalla sorprendente e misteriosa presenza di una grande “croce cosmica” incisa sulla parete a nord-est. Si tratta di un simbolo della tradizione paleocristiana e cristiana che riassume tout-court la “creazione del mondo”: un archetipo dai significati profondi che solo un religioso di buona cultura poteva testimoniare in un luogo così sperduto delle murge.
GARGANO
EREMO DI SANTO STEFANO DA PIEDI (Ruderi di chiesa-romitorio)
Località: Apricena (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quel poco che rimane dell’eremo di Santo Stefano da Piedi, già attestato in diversi documenti dell’abbazia di San Giovanni in Lamis, giace in una zona isolata nei pressi del borgo medievale di Castelpagano, nell’omonima area archeologica dell’agro apricenese. Sono pochi tratti delle mura perimetrali ed alcune piccole cisterne interrate per la raccolta delle acque piovane che facevano parte di un romitorio frequentato fino a tutto il XVII secolo.
GROTTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre – VI secolo)
Località: Cagnano Varano (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
La grotta di San Michele, nonostante si trovi nello stesso territorio garganico, è sicuramente meno nota dell’omonimo santuario micaelico di Monte Sant’Angelo. Si tratta come sempre di una enorme cavità naturale (profonda oltre 50 metri), già abitata sin dal paleolitico e più avanti adibita a luogo di culto pagano, consacrata all’Arcangelo nel medioevo, dove l’aspetto tipicamente carsico, con lo stillicidio dell’acqua e le concrezioni calcaree (stalattiti), si accompagna a quello tradizionalmente sacro, con l’altare maggiore sovrastato da una statua marmorea di San Michele all’interno di una edicola, accompagnato alle pareti da affreschi raffiguranti la Madonna con Bambino, i quattro Evangelisti e tre Santi aureolati di datazione imprecisata
CRIPTA DI COPPA DEL PRINCIPE O DELLE COLONNE (Chiesa rupestre – IV-VI secolo)
Località: Mattinata (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Si tratta di una particolare grotta caratterizzata dalla presenza strutturale di grosse colonne, da qui l’appellativo “grotta delle colonne”, all’interno di un nucleo rupestre situato lungo la valle delle Ripe Rosse e comprendente alcuni ipogei di epoca paleocristiana, ancorché fortemente rimaneggiati e trasformati in ricoveri per animali. La grotta in questione, l’unica ad essere visitata e studiata, presenta un ampio ambiente interno scandito da cinque colonne, rivestite di mattoni e intonacate, che sostengono la volta terminante con una cupola al cui centro si apre un lucernario. L’attestata memoria, fino a qualche tempo addietro, di tracce di affreschi sulle colonne induce a ipotizzare che la cavità possa essere stata un luogo di riunione o di culto dei primi cristiani della zona.
EREMO DELLA SPERLONGA O DI SANTO STEFANO (Ruderi di cenobio semirupestre – XI secolo)
Località: Mattinata (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
I poderosi ruderi di quello che viene chiamato l”eremo della Sperlonga”, dal nome della verdeggiante valle non lontana da Mattinata in cui è adagiato, appartengono a quel convento di Santo Stefano che nell’XI secolo venne edificato al disopra d’una necropoli paleocristiana; peraltro inglobando alcuni ipogei sepolcrali che, in epoca altomedievale, erano stati verosimilmente adibiti a celle anacoretiche da una comunità di monaci basiliani. In quanto al convento, già attestato in documenti ufficiali del 1177 come dipendente della vicina abbazia di Pulsano, nella seconda metà del XII secolo passò all’altra grande e potente abbazia garganica di Monte Sacro, che lo utilizzò per far svernare in un clima più mite i suoi monaci. Dopo alterne e secolari vicende di abbandono, incuria e “becero vandalismo di turno”, il complesso di oggi risulta gravemente compromesso e, al di là di qualche sopravvissuto dettaglio architettonico o decorativo, dei pregiati arredi pittorici e scultorei non rimane alcunché.
ABBAZIA DI SANTA MARIA DI PULSANO (Complesso cenobitico semirupestre – VI secolo)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’abbazia di Santa Maria di Pulsano si staglia sull’altura che si affaccia sull’omonimo vallone accanto ai ruderi dell’originario cenobio edificato nel 591 dal monaco-papa san Gregorio Magno sui resti di un antico tempio pagano poi distrutto dai saraceni. La rifondazione dell’abbazia si deve dapprima all’intervento di san Giovanni da Matera (XII secolo) e poi ai Celestini che se ne prenderanno cura sino alle emanazioni delle leggi napoleoniche del 1806. Da lì in avanti il complesso vivrà alterne vicende di abbandono, di spoliazioni ma, soprattutto, di gravi manomissioni che ne stravolgeranno l’impianto originario, fin quando all’inizio degli anni Novanta non si deciderà di attuare un recupero della struttura affidandola, dopo qualche tempo, alla comunità monastica birituale (latino e bizantino) che attualmente continua a gestirla. A parte la zona prettamente monastica, va degnamente evidenziata la chiesa con gli interni a navata unica, la copertura a botte e la zona absidale ricavata nella roccia con l’altare settecentesco impreziosito dall’icona bizantineggiante della Vergine odigitria (XII-XIII secolo). Ma la storia dell’abbazia di Pulsano è anche strettamente collegata con quella degli eremi, ben 24, disseminati lungo i dirupanti versanti del “vallone dei Romiti” e collegati tra loro da una fitta quanto impervia rete di sterratine e sentieri.
CRIPTA DI OGNISSANTI (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Scannamugliera, Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
La chiesa di Ognissanti, scavata nel costone roccioso di destra della valle Scannamugliera, nel contesto dell’omonimo agglomerato rupestre, è stata probabilmente la sede di alcuni monaci anacoreti basiliani. La chiesa, malgrado versi in condizioni assai precarie e ancora oggi venga utilizzata come fienile, si presenta ad aula unica con abside ed altare nella parete di fondo, e con la presenza di un capitello sospeso che lascia desumere il ricco arredo architettonico di un tempo. Sulle pareti, a parte le numerose croci incise e dipinte, rimangono le tracce di affreschi del XIII secolo, come una raffigurazione di san Michele arcangelo e, soprattutto, il pannello con un ciclo iconografico tipicamente bizantino che rappresenta una Madonna con Bambino, un Cristo pantocratore ed una Crocifissione.
EREMI DI COPPA LA PINTA (Romitori rupestri)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Il gruppo di eremi rupestri, ancora oggi, utilizzati come ricoveri per ovini, che si trovano sul promontorio di Coppa La Pinta, a destra della valle Campanile, sono per lo più delle celle scavate nella roccia e dedicati ai santi Antonio, Basilio, Spiridione, Trifone e Palemone.
EREMI DI MANDRE E PIETRE (Romitori rupestri)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Gli eremi di Mandre e Pietre si trovano subito dopo quello di San Giovanni, lungo un’insenatura della fiancata del vallone di Pulsano: il primo mostra ancora un avancorpo esterno in muratura, il secondo è ricavato in una grotta naturale. Da rilevare che in passato, prima che svariate frane la rendessero del tutto impraticabile, proseguendo per quest’insenatura si poteva giungere all’eremo della Rondinella.
EREMO CARCERE (Cella eremitica rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo cosiddetto “Carcere”, posto sulla sommità di una parete alquanto scoscesa della valle dei Romiti, prende forse il nome dal fatto che la cella sia stata ricavata in una posizione particolarmente impervia così da adibirla a luogo di reclusione temporanea in caso di insubordinazione alle severe regole monastiche. Non sono infatti rari gli esempi di antichi monaci che si autorecludevano in posti inaccessibili, come ad esempio sant’Antonio abate che si rinchiuse per diversi anni in un fortino abbandonato.
EREMO DI SAN GIOVANNI ABATE O DA MATERA (Romitorio rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di San Giovanni Abate o da Matera, posto in fondo al vallone di Pulsano, dove la valle Campanile si incrocia con quella dei Romiti, è dedicato al santo pulsanese che qui, come la tradizione vuole, amava ritirarsi in penitenza ogni volta che si recava a Siponto. L’eremo si presenta con un unico ambiente completamente spoglio cui si accede attraverso un ingresso sormontato da una sorta di lunetta affrescata – almeno fino a poco tempo fa – con un’immagine della Madonna con Bambino affiancata da un monaco orante e da un angelo. L’affresco è stato danneggiato nel corso di un malaugurato incendio estivo e, per di più, sempre in anni recenti ignoti vandali ne hanno saccheggiato la sepoltura ipogea, riportando tuttavia in luce una scala interna che porta ad un secondo ambiente.
EREMO DI SAN GREGORIO MAGNO (Cappella-romitorio rupestre – VI secolo)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quello di San Gregorio Magno, fondatore del monachesimo nel territorio garganico, è quasi sicuramente uno dei primi insediamenti eremitici sul colle di Pulsano, addirittura antecedente all’abbazia. L’ampia cavità si sviluppa a forma di “L” e converge in un’altra piccola grotta (quasi una profonda abside) poi adattata a zona presbiteriale con l’aggiunta di un altare. Fino a qualche anno fa utilizzato come stalla dai pastori locali ma, come per l’Abbazia, a metà degli anni Novanta l’eremo è stato ripulito e riportato all’originario uso cultuale.
EREMO DI SAN LEONARDO (Ruderi di romitori rupestri)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quello di San Leonardo fa parte della valle dei Romiti ed è un complesso eremitico costituito da vari ambienti per lo più crollati. A parte qualche cella, l’unica superstite dell’originario impianto è una portentosa volta in muratura.
EREMO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Ruderi di cappella e romitori rupestri – IX-X secolo)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di San Michele Arcangelo, situato ai limiti di uno strapiombo del colle di Pulsano, è formato da una cappella in muratura ormai pressoché crollata e da tra celle eremitiche scavate nella roccia. Il complesso, cui si accede da un piazzale antistante l’abbazia, è caratterizzato da un interessante rete di canaline che consentiva di recuperare dall’esterno l’acqua piovana. Ma va anche evidenziato che proprio qui avrebbero soggiornato prima san Francesco d’Assisi nel 1216 e poi san Celestino V nel 1295.
EREMO DI SAN NICOLA (Romitorio rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di San Nicola, situato lungo il vallone sottostante l’abbazia di Pulsano, è costituito da due ambienti scavati nella parete rocciosa preceduti da un terzo esterno in muratura. L’eremo, cui si accede per mezzo di una lunga e tortuosa scalinata incisa nello strapiombante vallone, presenta nelle pareti interne i resti di alcuni affreschi che, nonostante le vandaliche deturpazioni subite, sono ancora discretamente conservati e raffigurano tra l’altro un’Annunciazione, una Crocifissione ed un monaco in adorazione. Non va trascurato che in quest’eremo nel 1970 è stata rinvenuta una pagina dell’evangeliario greco di Pulsano, sopravvissuta miracolosamente ai roghi dei pastori impropriamente ospitati.
EREMO DI SANTA CATERINA MEGALOMARTIRE (Cappella e romitorio rupestri)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di Santa Caterina Megalomartire, all’inizio della cosiddetta “valle dei Romiti”, sul versante opposto del vallone rispetto all’abbazia di Pulsano, si presenta con due distinti ambienti: il primo, probabile luogo di culto, ricavato in una grotta naturale e provvisto di nicchia e croci graffite; e l’altro, probabile dimora, con copertura in muratura e fronte parzialmente crollato.
EREMO DI SANTA LUCIA (Romitorio rupestre – V-VI secolo)
Località: Contrada Scannamugliera, Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Il romitorio rupestre di Santa Lucia, malgrado sia tutt’ora adibito ad usi agropastorali, è una testimonianza significativa della presenza eremitica nel territorio garganico in epoca altomedievale e prima dell’avvento greco-orientale. Interamente scavato nella roccia, al chiuso di un alto muro a secco, l’eremo consta di due ambienti intercomunicanti, provvisti di giacitoi in pietra e, soprattutto, con pareti interessate da innumerevoli croci, segni e simboli sacri graffiti. Di particolare interesse la raffigurazione di un pellicano o aquila che si morde a sangue il petto, in presenza di un serpente che si prepara ad aggredire. La scena allude verosimilmente al Cristo che, sacrificandosi, con il suo sangue purifica l’umanità e la salva dal peccato (serpente).
EREMO DI SANT’ANIELLO (Romitorio rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
La presenza nel vecchio rione Cappella di una piazza dedicata a Sant’Aniello, avvalorata dal fatto storico che sant’Agnello ha trascorso diversi anni della sua vita a Monte Sant’Angelo, lascia ipotizzare che la grotta, improvvidamente occlusa da un muro a secco, possa essere proprio il romitorio rupestre in questione. Chissà, magari prima o poi si riuscirà di fare luce.
EREMO IL MULINO (Complesso eremitico rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quello del Mulino, realizzato a 400 metri d’altezza sul ciglio di uno spaventoso orrido della valle dei Romiti, è sicuramente un esempio del lavoro prodigioso e, per certi versi, “misterioso” compiuto dai monaci anacoreti, in quanto d’acchito viene spontaneo chiedersi come e in che modo abbiano potuto trasportare il materiale per la sua costruzione. Il complesso comprende infatti diversi ambienti, sia in muratura che rupestri, e in uno di questi è presente un altare in pietra accompagnato dai resti di affreschi che raffigurano l’Immacolata Concezione ed un san Giovanni Battista sormontati dallo Spirito Santo in sembianze di colomba. L’eremo, che prende il nome dalla macina ricavata dalla roccia affiancata da una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, ivi convogliata attraverso una rete di canaline incavate nella roccia, è stato sicuramente uno dei più importanti tra quelli presenti nell’area proprio perché avocava a sé diversi ruoli: cultuale, abitativo e produttivo.
EREMO LA RONDINELLA (Romitorio rupestre)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo La Rondinella, vertiginosamente arroccato com’è su una strapiombante cresta rocciosa del promontorio di Coppa la Pinta (valle Campanile), deve il suo nome alla particolare ed inaccessibile posizione: simile a quella delle rondini che stanno per alzarsi in volo. L’eremo che, per certi aspetti, richiama alla mente una meteora greca, è formato da diversi ambienti: alcuni, più piccoli, scavati nella viva roccia con nicchie e giacitoi, ed altri più ampi ed esterni in muratura, ancorché parzialmente crollati.
EREMO STUDION (Romitorio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Monte Sant’Angelo (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo Studion, che prende il nome (forse) da san Teodoro Studita, si trova sempre nella valle dei Romiti poco oltre quello del Mulino ed è sicuramente tra i più interessanti per il corredo pittorico ancora presente. I diversi ambienti che lo compongono, alcuni scavati nella roccia e altri murando delle preesistenti cavità naturali, conservano infatti gli affreschi che rappresentano alcuni angeli, un sant’Elia, un san Paolo, un sant’Antonio da Padova ed una Deposizione dalla Croce, tutti databili con buona approssimazione al XII secolo.
GROTTA DELL’ARCANGELO MICHELE (Santuario rupestre – V secolo)
Località: Monte Sant’Angelo (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Il santuario garganico dell’Arcangelo Michele, sorto secondo la tradizione nel 493 in seguito alle sue apparizioni e, a partire dal VII secolo, divenuto il luogo sacro per eccellenza dei longobardi, in quanto richiamava la figura del “dio guerriero” germanico Odino, è stata una delle principali mete di pellegrinaggio della cristianità proprio perché, trovandosi sulla “via sacra longobardorum”, assieme a Mont Saint-Michel (Normandia) ed alla Sacra di San Michele (Val di Susa), rappresentava l’ultima tappa europea prima di imbarcarsi per la Terrasanta. Alla grotta dell’Arcangelo di oggi si accede dopo aver disceso una novantina di gradini ed attraversato la bellissima porta bronzea, esempio di pura arte bizantina dell’XI secolo. L’ampio ambiente interno, uno dei primi esempi dell’architettura gotica in Italia (1273), si presenta con una navata a tre campate scandite da archi a sesto avuto e volte a crociera. L’altare principale del Sacramento, in stile barocco, si trova nella zona absidale in fondo alla navata, mentre un secondo con la pregevole statua di San Michele, scolpita dal Sansovino nel 1507, è alloggiato all’estremità della grotta in compagnia della marmorea cattedra episcopale (metà dell’XI secolo) poggiante su due leoni accovacciati e con una spalliera finemente intrecciata di gusto arabo-bizantino. Oltre a questi nella cripta sono presenti altri altari, come quello barocco di San Francesco, con il T (tau) impresso dallo stesso santo nel 1216 nel corso di un pellegrinaggio sul Gargano, quello della Madonna, accanto alla sorgente con l’acqua miracolosa, quello bizantino di San Pietro (VIII-IX secolo) e quello del Crocifisso, sormontato da un baldacchino barocco (XVII secolo). Degne di un qualche rilievo sono le sculture in pietra all’interno di nicchie scavate nella parete, come quelle che rappresentano la Trinità (XI secolo), la Madonna delle Grazie (XIII secolo) e san Matteo (XIII secolo).
GROTTA DEL PAPA (Romitorio rupestre)
Località: Peschici (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’anfratto naturale, che si apre in zona impervia poco fuori dal centro abitato e noto come la “grotta del Papa”, deve tale denominazione a Celestino V che, dopo il naufragio della nave che avrebbe dovuto portarlo in Grecia, si rifugiò qui per una decina di giorni prima di venire individuato e consegnato agli emissari di Bonifacio VIII. La suggestiva ipotesi è non solo suffragata da fonti orali ma altresì corroborata dal fatto che la caletta da cui si diparte il sentiero che conduce alla grotta è conosciuta come “spiaggetta della croce”: e la Croce è appunto il logo dello stemma celestino.
CHIESA DELLA MATER DOMINI O MADONNA DI CRISTO (Chiesa-romitorio – IX-X secolo)
Località: Rignano Garganico (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Della chiesa rurale con annesso eremo della Mater Domini o della Madonna di Cristo, posto su una spianata alle pendici del Gargano che guarda verso il Tavoliere, si sa poco o nulla. Quantunque si è propensi a ritenere che sia sorto prima del Mille, della sua storia di convento o laura dei monaci eremiti benedettini o altri, non c’è traccia e, d’altro canto, l’eremitismo per sua natura sfugge ai formalismi propri dell’ordine precostituito. In ogni caso il romitorio, tra alti e bassi, è stato frequentato fino a qualche decennio fa, allorquando si è spento l’ultimo eremita-custode.
CONVENTO DI SANTA MARIA ODIGITRIA DI PESCOROSSO (Ruderi di complesso cenobitico – X-XI secolo)
Località: Contrada Pescorosso, Rignano Garganico (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
I poveri e dimenticati ruderi del convento di Santa Maria Odigitria, situati a mezza costa in uno dei canaloni che dall’abitato discendono verso Pescorosso, sono per lo più spezzoni delle mura esterne. Attestato già in documenti del 1029, non solo il convento ma anche l’intero feudo di Pescorosso sono stati all’origine gestiti da monaci anacoreti basiliani o comunque di rito greco-ortodosso e, al loro abbandono, hanno accolto fino a tutto il XVII secolo dei monaci eremiti di rito latino. Nelle immediate vicinanze, oltre ad una cisterna per la raccolta delle acque piovane, ci sono alcune grotte-celle che, si suppone, potrebbero far parte del romitorio.
EREMI DI SAN CELESTINO V (Romitori rupestri – XIII secolo)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
I cosiddetti “eremi di San Celestino V”, situati lungo il canale di San Nicola nella valle di Stignano, sono formati da un gruppo di tre romitori vicini: uno in grotta e due in muratura addossati al costone di roccia. L’intitolazione a san Celestino, per quanto non suffragata da alcuna documentazione, deriva dalla supposizione che proprio qui il Santo possa essersi soffermato durante la fuga nell’avvicinamento a San Giovanni in Piano, come viene in qualche modo riportato dalla frase incisa su una parete della grotta che ne attesterebbe appunto la presenza nel 1295, accompagnata altresì dallo stemma dei Celestini nel romitorio adiacente.
EREMO DELLA TRINITÀ (Ruderi di chiesa e romitorio – XIII secolo)
Località: San Marco in Lamis (FG)
Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quello della Trinità, posto su un colle che domina la valle di Stignano, è stato quasi sicuramente uno fra i più grandi ed importanti dopo il convento il Sant’Agostino da cui dipendeva. Da quel poco che ancora rimane in piedi si deduce che la struttura architettonica originaria, nonostante i diversi lavori di rimaneggiamento ed ampliamento, si differenziava dagli altri eremi per taluni elementi di distinzione, come una cisterna non scavata ma eretta con lastre di pietra che vi convogliano l’acqua, e le mura interne che sono in parte a secco ed in parte congiunte con un collante. Non trascurando poi la singolare e attestata presenza, per un lungo periodo, di un eremita spagnolo, tale fra Giovanni Battista Caneney.
EREMO DELL’ANNUNZIATA (Romitorio rupestre)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
All’eremo dell’Annunziata, situato all’inizio del canalone della valle di Stignano che conduce a Castelpagano, assieme ad altre grotte un tempo frequentate dai briganti, tutte con nicchie interne ed accesso riparato da muretti a secco, viene collegata la vicenda storica di un eremita che, nel ’600, vi dimorò per quarant’anni in condizioni estremamente precarie e del rinvenimento di certe spoglie mortali, da parte di altri romiti, che sorprendentemente appartenevano ad una donna: in quel tempo, cosa abbastanza consueta per le donne che, pur di vivere in solitudine o in un monastero, si travestivano da maschi.
EREMO DI SAN GIOVANNI (Romitorio rupestre)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Dell’eremo di San Giovanni, situato in prossimità di una cava vicina al convento di Stignano nell’omonima valle, si hanno scarse notizie, tuttavia la tradizione vuole che proprio in quel luogo sia prodigiosamente apparsa la Madonna al cieco Leonardo Di Falco. Nonostante i visibili rimaneggiamenti che nel corso dei secoli ha subito, la struttura interna ancora oggi è permeata della tipica atmosfera eremitica (nicchie e simboli sacri alle pareti).
EREMO DI SAN NICOLA IN GROTTA (Romitorio rupestre)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di San Nicola in Grotta, situato alla sommità dello stesso canale della valle di Stignano che ospita quelli di San Celestino V, occupa un’ampia spelonca naturale il cui accesso è reso alquanto difficoltoso non solo dalla fitta boscaglia ma soprattutto dal dirupo che costeggia l’ultimo tratto del sentierino. A parte gli spezzoni ancora in piedi dei muri che un tempo chiudevano la grotta, non è affatto facile risalire a quello che doveva essere l’impianto interno. In ogni caso, dai fori praticati sulla roccia per ospitare le travi di sostegno, si deduce che vi era un piano rialzato o superiore dove, peraltro, è ancora evidente l’intonaco con una croce incisa nella parete. Per il resto va evidenziata una cisterna realizzata in pietra e calce che, mediante un sistema di canalizzazione, consentiva il raccoglimento dell’acqua trasudante dalla parete rocciosa; mentre poco o niente rimane dell’originario altare e degli affreschi, fatto salvo un Cristo crocifisso.
EREMO DI SANT’AGOSTINO (Ruderi di chiesa e romitorio – XIV secolo)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
L’eremo di Sant’Agostino, situato alle pendici di una delle alture che fiancheggiano la valle di Stignano, diversamente dagli altri eremi pressoché diruti, malgrado le precarie condizioni per i crolli che negli ultimi decenni hanno interessato parte della struttura e soprattutto per l’uso improprio perpetrato dai pastori (ricovero di animali e quant’altro), riesce ancora a conservare integri diversi ambienti con le volte, i muri e persino gli affreschi parietali eseguiti tra il XVI ed il XVIII secolo. La chiesa, a due navate e più volte rimaneggiata, si presenta parzialmente rovinata dall’umidità e dai crolli della volta ed al posto dell’altare c’è ora un vecchio camino. Per quanto concerne gli ambienti adibiti a romitorio, quello comunicante con la chiesa conserva nella parte centrale un antico ossario, mentre gli altri ormai ridotti a ruderi mostrano le antiche celle ed i locali di lavoro accompagnati da due cisterne esterne per la raccolta dell’acqua piovana. L’eremo e l’area circostante di pertinenza erano recintati da un muretto a secco di cui rimangono solo alcuni spezzoni.
EREMO DI SANT’ANDREA (Romitorio rupestre)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
Quello che si presume possa essere l’eremo di Sant’Andrea, vicino al convento di Sant’Agostino (valle di Stignano), è un grotta naturale formata da un paio di piccoli ambienti oltre ad uno esterno in muratura addossato alla parete rocciosa. L’interno con le pareti intonacate, i resti di un affresco nell’arco d’ingresso ed una data incisa (1600) oltre che di una cisterna per la raccolta dell’acqua da stillicidio, inducono ad ipotizzare la frequentazione nel tempo di eremiti, giacché pastori e briganti non sono adusi a tali opere.
EREMO DI SANT’ONOFRIO (Ruderi di chiesa-romitorio)
Località: San Marco in Lamis (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
A causa dei crolli che, negli ultimi anni, l’hanno fortemente rovinato e, soprattutto, delle trasformazioni subite per adattarlo a casolare di campagna, quel che rimane dell’eremo di Sant’Onofrio nella valle di Stignano sono solo alcune parti (quelle inferiori) dell’originaria struttura.
EREMO DI SAN FELICIANO ROTONDO (Ruderi di romitorio)
Località: Sannicandro Garganico (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
I pochi resti dell’eremo di San Feliciano Rotondo, riconosciuto e attestato in diverse mappe del territorio, si trova in aperta campagna al confine con il comune di San Marco in Lamis. Il luogo, a forma ovaleggiante e circondato da una macera, conserva alcuni spezzoni dell’antica struttura muraria di quel romitorio dove, nella seconda metà del ’600, ha vissuto il frate eremita Rinaldo custodendo – si dice – la reliquia di san Feliciano: un santo assai venerato nella zona fino a tutto il XIX secolo.
GROTTA DELL’ANGELO (Santuario rupestre – V-VI secolo)
Località: Sannicandro Garganico (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
La grotta dell’Angelo, una enorme fenditura che si apre a ridosso di un ripido costone di roccia del monte d’Elio, è così chiamata perché, secondo la tradizione, è uno dei tre luoghi di culto micaelico presenti nel Gargano, quindi d’epoca longobarda. Dai reperti recuperati nel corso di una campagna di scavo condotta alla fine degli anni Sessanta, si desume che la cavità è stata sicuramente frequentata dal paleolitico a tutto il medioevo nel corso del quale, come attestato da documenti ufficiali e corroborato dal ritrovamento di sepolture altomedievali nonché dalla presenza di una vasca circolare, ha probabilmente svolto le funzioni di cappella rupestre.
CRIPTA DI SAN NICOLA DI MYRA (Chiesa rupestre – VII-VIII secolo)
Località: Contrada Pantanello, Vieste (FG) Sub-area: Parco Nazionale del Gargano
La cripta di San Nicola di Myra fa parte dell’omonima necropoli rupestre che si trova su una collinetta ad ovest del Pantanello all’interno di una spelonca ipogea scavata nella roccia calcarea e suddivisa in quattro ambienti. Nella fattispecie si tratta del primo dove l’ampiezza dell’ambiente sostenuto da sette pilastri, una vasca-acquasantiera, un subsellium perimetrale e, soprattutto, i resti di un affresco bizantino dell’VIII secolo che raffigura San Nicola di Myra inducono a ipotizzare l’utilizzo cultuale della struttura da parte di monaci basiliani. Gli altri ambienti, con funzione prettamente funeraria, contengono invece un nutrito numero di loculi, arcosoli e tombe terragne. (Testi e foto a cura di Domenico Sergio Antonacci)
GRECIA SALENTINA
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Cappella rupestre)
Località: Carpignano Salentino (LE)
L’odierna cappella rupestre della Madonna della Grotta, al disotto dell’omonimo santuario realizzato nel Cinquecento, è in realtà l’antica cripta bizantina di san Giovanni Battista. La tradizione vuole che un cieco per ripararsi da un temporale trovasse rifugio in una grotta abbandonata dove fu poi rinvenuta miracolosamente l’icona della Madonna tutt’ora custodita.
CRIPTA DELLE SANTE CRISTINA E MARINA (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Carpignano Salentino (LE)
Conosciuta anche come cripta della Madonna delle Grazie, quella delle Sante Cristina e Marina è interamente scavata nella roccia calcarenitica e rappresenta un importante esempio dell’arte bizantina nel Salento, custodendo gli affreschi più antichi, peraltro firmati e datati, dell’intero meridione italiano. L’accesso è agevolato da due ampie scalinate che conducono rispettivamente: nell’endonartece, una specie di vestibolo destinato agli officianti, e nella chiesa a due navate absidate. E proprio nell’abside principale si trova l’affresco più antico (959 d.C. del pittore Teofilatto) con il Cristo pantocratore affiancato dalla Vergine e dall’arcangelo Gabriele; mentre quello presente nell’absidiola di sinistra (1020 d.C. del pittore Eustazio) rappresenta il Cristo in trono in compagnia della Vergine con Bambino. Attorno al XIII secolo risale invece il trittico con i santi Teodoro, Nicola e Cristina dipinto sull’unico pilastro tufaceo superstite; non trascurando infine un’immagine di santa Marina nell’endonartece, di san Nicola che benedice alla greca e di una Madonna delle Grazie sulla nicchia ovale dell’altare.
CRIPTA SANTA MARIA DI STIGLIANO (Cripta rupestre – XI-XII secolo)
Località: Serrano di Carpignano Salentino (LE)
La cripta rupestre di Santa Marina di Stigliano si trova in aperta campagna, a pochi chilometri da Serrano, al disotto dell’omonima chiesetta fatta edificare nel 1762. L’ambiente interno, quasi totalmente invaso dai rovi, conserva solo le precarie tracce degli antichi affreschi bizantini che pure la decoravano e, soprattutto, d’una pregevole Madonna con Bambino accanto alla nicchia d’altare.
CRIPTA DI SANT’ONOFRIO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Castrignano de’ Greci (LE)
La cripta di Sant’Onofrio, riportata alla luce nel ‘65 e sicuramente il più antico luogo di culto della zona, è situata al limitare del centro storico e vi si accede grazie a due rampe di scale che convergono nel più grande dei due ambienti ipogei di cui è costituita: quello riservato ai fedeli e sorretto da ben 18 colonne in pietra leccese. All’interno sono presenti un altare del tipo “a blocco” (scolpito nella pietra), alcune fosse tombali, un cinquecentesco fonte battesimale ed una pila incastonata nella roccia per l’acqua santa con incisa la data in lettere greche IBYZ (1275). Per il resto, dietro l’altare si aprono due passaggi nel muro divisorio per favorire l’accesso al secondo vano di servizio e non trascurando, tra le tracce di affreschi superstiti, una Madonna con Bambino ed un Santo ignoto (XVI secolo).
CRIPTA DI SAN GIOVANNI O DELLO SCAFURDO (Cappella rupestre – VIII-IX secolo)
Località: San Giovanni Piscopio di Cutrofiano (LE)
La cripta di San Giovanni o dello Scafurdo, non molto lontano dal centro abitato, è un ipogeo di piccole dimensioni scavato interamente nel banco roccioso con una pianta circolare, un pilastro centrale ed una banchina in pietra lungo l’intero perimetro. Originariamente luogo di culto (laura?) di una piccola comunità di monaci anacoreti basiliani, divenne poi sede di una chiesa dedicata a San Giovanni Calavita ma crollata nel 1607. Per il resto, degli affreschi che un tempo ricoprivano le pareti rimangono ormai delle vaghe tracce, mentre la gradinata d’accesso viene in qualche modo evidenziata da una graziosa cappella votiva .
CRIPTA DI SAN PIETRO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Sternatia (LE)
Quella di San Pietro, situata all’interno di un’area verde privata (masseria Caraffa), è una piccola chiesa rupestre ricavata nel terreno tufaceo, cui si accede non senza difficoltà tramite degli angusti scalini mimetizzati tra le radici di un vecchio fico e le foglie d’edera. L’invaso, di forma rettangolare, è suddiviso in due ambienti distinti, nàos e bema, da una sorta di tramezzo iconostatico con al centro un’apertura decorata con motivi floreali. Nel presbiterio, dov’è collocato un altare, si aprono due nicchie absidali, una delle quali contiene un’acquasantiera. Dell’originario corredo pittorico, date le precarie condizioni di conservazione, sono rimasti dei segni di difficile lettura e l’unica immagine affrescata sopra l’altare, quella di San Pietro, da cui prende il nome l’ipogeo, è del Settecento.
CRIPTA DI SAN SEBASTIANO (Chiesa rupestre – IX-XI secolo)
La chiesa rupestre di San Sebastiano che, assieme a quella di San Pietro, rappresenta la viva testimonianza della presenza basiliana a Sternatia, propone un invaso di forma quadrangolare ripartito in due navate e quattro campate da un pilastro centrale. L’arredo interno è costituto da tre altari addossati alle pareti e da un gradino-panchina (sintrono) che corre lungo tutto il perimetro. Per quanto concerne la decorazione pittorica, nonostante la recente opera di restauro, si conservano solo i lacerti di alcuni affreschi con le riconoscibili immagini di san Sebastiano sul pilastro, di san Francesco e dell’Annunciazione sulle pareti, e di una Trinità sull’altare sinistro: tutti databili tra il XII ed il XVI secolo.
MURGE SALENTINE
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA RUTTA (Cappella rupestre)
Località: Acquarica del Capo (LE)
La cripta della Madonna della Rutta (grotta), il cui accesso è agevolato da una porta-cancello, è un’ampia cavità a forma di lunga galleria con le pareti interessate da resti di affreschi, come quello di una Madonna con Bambino, e, soprattutto, da numerosi graffiti votivi, talvolta sovrapposti.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL LATTARICO (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Madonna del Lattarico, Andrano (LE)
La chiesa rupestre della Madonna del Lattarico, che dà il nome alla contrada salentina in cui si trova, è di indubbia origine basiliana: non solo per l’impronta stilistica degli affreschi – ancorché assai rovinati per l’incuria e l’umidità – presenti al suo interno ma soprattutto per la vicinanza con l’abbazia bizantina del Mito, polo socio-cultuale assai attivo nel medioevo, di cui si ritiene potesse rappresentare un temporaneo romitorio o luogo di ritiro per la presenza di numerosi cunicoli e cellette oggi del tutto occlusi. Grazie a recenti interventi di restauro la cripta è attualmente aperta a quanti vogliono ammirare i frammenti di una Madonna con Bambino, di vari santi e di una croce templare.
CRIPTA DELLE SPIRITO SANTO (Cappella rupestre – XI secolo)
Località: Castiglione d’Otranto di Andrano (LE)
Quella di Castiglione d’Otranto è sicuramente l’unica cripta basiliana, tra quelle esistenti, dedicata allo Spirito Santo, al punto da ritenere che l’attuale titolazione sia d’epoca più tarda (XVII secolo) o comunque contestuale al suo reimpiego come luogo di culto locale. Al di là di questo curioso aspetto, l’architettura della cripta è inequivocabilmente bizantina, scavata com’è in un banco di roccia calcarenitica, con un solo pilastro centrale attorniato da sedili in pietra ed un altare monoblocco addossato alla parete di destra e sormontato da un affresco piuttosto deteriorato che forse raffigurava lo Spirito Santo. In ogni caso, a differenza di altre cripte basiliane, quella dello Spirito Santo, realizzata intorno al Mille ed abbandonata probabilmente nel XIV secolo, è divenuta per lungo tempo meta di pellegrinaggio per quanti avessero voluto espiare i loro peccati: lo Spirito Santo, infatti, era considerato l’entità più appropriata.
CRIPTA DI SANTA CESAREA (Cappella rupestre – X secolo)
Località: Contrada Madonna del Lattarico, Andrano (LE)
La cappella rupestre di Santa Cesarea, assai vicina alla chiesa della Madonna del Lattarico, è ricavata in una grotta naturale che, in prossimità dell’accesso, mostra la volta interessata da ripetuti crolli così da lasciare l’ambiente a cielo aperto. La presenza di alcuni resti di affreschi d’impronta sacra e le notizie di un tradizionale ed assiduo pellegrinaggio confermano il carattere cultuale del luogo a partire dal medioevo.
CRIPTA DI SAN MAURO (Ex chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Presicce (LE)
La cripta di San Mauro si apre nella serra di Pozzomauro, alle spalle della cappella di Santa Maria del Rito e, al pari della diruta cappella, versa in pessime condizioni a causa della sua trasformazione in frantoio ipogeo (trappeto). Degli affreschi bizantini, databili tra il XII ed il XIV secolo, che in passato la decoravano rimangono solo dei poveri frammenti concentrati per lo più nella navata di destra e riguardano sette raffigurazioni con soggetti sacri, tra cui santa Caterina d’Alessandria ed una scena dell’Annunciazione.
CRIPTA DEL CROCEFISSO (Cappella rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Ugento (LE)
La cripta del Crocefisso è uno dei tanti luoghi di culto sorti nel Salento tra il XIII ed il XIV secolo ma si distingue dagli altri per talune tipicità, come la decorazione pittorica che interessa la volta costituita da scudi crociati rossi e neri, figure mitologiche come il grifone e l’idra con probabile funzione apotropaica, ed altri simboli religiosi. Interamente scavata nella roccia tufacea, sia pure con aggiunte e modifiche strutturali apportate nel Cinquecento, la cappella ipogea è un piccolo gioiello medievale e, d’altro canto, la collocazione sulla via Traiana-Salentina ne ha fatto un luogo di sosta e devozione per i numerosi pellegrini che in passato si recavano al santuario di Santa Maria de Finibus Terræ di Leuca. All’interno le pareti sono arricchite da affreschi databili tra il XIII ed il XVII secolo, di cui il ciclo pittorico più antico, di evidente richiamo all’arte greco-orientale, comprende un’Annunciazione, un Cristo pantocratore, una Vergine della tenerezza, una Madonna in trono ed un san Nicola.
MURGIA COSTIERA
CRIPTA DI MUNGIVACCA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Bari-Mungivacca (BA)
La chiesa rupestre di Mungivacca, dal nome della località che ospita l’insediamento, fa parte di due complessi ipogei medievali: il primo destinato al culto e l’altro atto ad accogliere le abitazioni e le attività di una piccola comunità rurale. Dell’antica chiesa, pressoché diruta, rimangono visibili soltanto due absidi scavate nella roccia tufacea e delimitate da pilastrini.
CRIPTA DELLA CARAVELLA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Bari-Poggiofranco (BA)
La chiesa rupestre della Caravella, così chiamata per la presenza appunto di una caravella curiosamente disegnata a carboncino sulla parete dell’atrio d’accesso, si trova all’interno di un complesso ipogeo della lama Picone composto dalla chiesa, da un grande laboratorio e da una serie di altri piccoli ambienti comunicanti tra loro. La chiesa, nonostante l’incuria, gli atti vandalici ed i ripetuti crolli subiti, consente comunque di prefigurare l’architettura originaria della struttura interna, con tre navate absidate (la centrale è biabsidata) separate da pilastri, di cui solo quella di destra è ancora riconoscibile. Per il resto, in una parete superstite della navata centrale, è visibile una decorazione pittorica mentre una nicchia di quella sinistra conserva i resti di un affresco raffigurante santa Lucia.
CRIPTA DI SANTA CANDIDA (Chiesa rupestre – IX-X secolo)
Località: Bari-Poggiofranco (BA)
Quella di Santa Candida, ricavata sul fianco destro della lama Picone, nonostante i danni derivanti dallo sbancamento per la realizzazione della vicina tangenziale, rimane comunque la più grande basilica rupestre pugliese. Per quanto attestata in documenti notarili del 1194, la sua origine è più antica (tra il IX ed il X secolo) e di chiara impronta basiliana (probabile laura). La parte superstite, con un’area di 120 mq, si articola con una pianta oltremodo complessa per la presenza di ben quattro navate ripartite da arcate a tutto sesto poggianti su pilastri e con quella centrale che, al di là di un’iconostasi, si divide in due presbiteri, a loro volta, culminanti in due profonde absidi. Nelle navate minori poi, verosimilmente alle altre chiese rupestri, sono state ricavate delle nicchie ad arco, mentre non v’è più traccia degli affreschi che pure dovevano ricoprire le pareti.
CRIPTA DI TORRE TRESCA (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Bari-Poggiofranco (BA)
La cripta di Torre Tresca, dal nome della sovrastante antica masseria, si trova all’interno di un complesso ipogeo che, per architettura e modalità costruttive, può considerarsi come il prototipo degli insediamenti rupestri nel barese. La chiesa presenta un’unica aula di forma rettangolare con i resti di un altare addossato alla parete di fondo. Qui e là sono ancora visibili delle croci graffite.
IPOGEO DI SAN GIORGIO MARTIRE (Romitorio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Bari-San Giorgio (BA)
L’ambiente ipogeo sottostante la romanica chiesetta di San Giorgio Martire che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato per qualche tempo l’eremitaggio di san Guglielmo da Vercelli (1085-1142), si presume che sia stato utilizzato come dimora o romitorio dai monaci che officiavano la chiesa.
COMPLESSO IPOGEO DI VIA MARTINES O DEI ROMITI (Chiesa e cenobio rupestre – IX secolo)
Località: Carbonara di Bari (BA)
Il complesso ipogeo di via Martines o dei Romiti, che si estende per circa 220 mq nella periferia di Carbonara e di cui non si conosce la denominazione originaria, comprende una chiesa, un grande ambiente centrale ed altre camere più piccole. La particolare articolazione dell’impianto fa ritenere che si tratti di un cenobio rupestre di probabile matrice basiliana: datandolo intorno alla fine del IX secolo, per la chiesa, e tra il XIII ed il XIV secolo, per gli altri locali. La chiesa, nonostante le ridotte dimensioni, presenta un’architettura ben riuscita, con due navate separate da una fila di pilastri e terminanti nell’area presbiteriale, ed il soffitto piano per l’aula e voltato a botte oltre l’iconostasi. Le pareti interne sono decorate a rilievo, come la croce equilatera presente nel catino absidale, oppure a pittura, come nelle arcate della navata principale. L’attuale accesso al complesso è consentito da un’unica apertura che immette nel grande vano centrale, a pianta trapezoidale e due pilastri centrali, caratterizzato dalla presenza di numerose nicchie disposte lungo le pareti: ora piccole (forse per le lucerne) e ora grandi ad arcosolio (probabili giacitoi, corredati come sono di cuscini in pietra) che, assieme agli ambienti più piccoli (di servizio), inducono appunto ad ipotizzare la presenza di una comunità di monaci anacoreti.
CRIPTA DI MASSERIA MILELLA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Santa Caterina di Bari (BA)
La chiesa rupestre all’interno del complesso ipogeo sottostante la masseria Milella, di cui non si conosce l’esatta denominazione che comprende una chiesa, un laboratorio ed altri ambienti di servizio, è stata ricavata adattando all’uopo una cavità naturale preesistente. Sul piano strutturale si presenta a pianta trapezoidale, con tre navate absidate scandite da pilastri e, sulle pareti di quella centrale, conserva ancora i resti di affreschi policromi del XIII secolo.
CRIPTA-LAURA DI SANTA BARBARA (Cappella rupestre)
Località: Contrada Santa Barbara, Capurso (BA)
La cripta-laura basiliana di Santa Barbara, al disotto del piano stradale nei pressi del cimitero comunale, è la minuscola cappella rupestre in cui è stata rinvenuta un’icona bizantina della Vergine con Bambino Gesù benedicente. Purtroppo, a prescindere dall’interesse specifico, il tutto versa in condizioni di abbandono e rovina.
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA GROTTA (Santuario rupestre – VIII-XI secolo)
Località: Modugno (BA)
La storia di Santa Maria della Grotta ha origini molto antiche: a partire dall’VIII secolo con la fondazione in una cavità naturale della lama (Lamasinata) di una chiesa rupestre (Santa Maria in Gryptam) da parte di monaci anacoreti basiliani; poi con la nascita nell’XI secolo di un’abbazia benedettina, e infine con la realizzazione nel XIII secolo del complesso monumentale che, ancora oggi, possiamo osservare. Va da sé che la cripta è stata inglobata pur mantenendo il collegamento con scalinate e passaggi vari. A questo proposito va ricordato l’angusto varco sul lato destro della chiesa che mette in comunicazione con altre cavità carsiche più piccole: è chiamato “cunicolo di san Corrado” proprio perché queste sono state luogo di eremitaggio di san Corrado di Hildesheim o Bavaro, morto qui nel 1155. Per il resto, recenti lavori di restauro hanno portato alla luce porzioni ancora leggibili di affreschi rupestri di chiara matrice bizantina.
CRIPTA ANONIMA DI IACOVELLA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Conchia, Monopoli (BA)
La piccola chiesa rupestre di Iacovella, dal nome della masseria nei pressi della quale è ubicata, si distingue per la particolare realizzazione: le pareti scavate nella rupe tufacea sono precedute da altre in muratura. L’impianto interno si sviluppa a navata unica, delimitata da un’arcata con funzione absidale, con due nicchie laterali e volta, sia pure rimaneggiata, a botte. Non si conosce il periodo della sua escavazione, ma gli affreschi contenuti all’interno sono databili tra il XIII-XIV ed il XVI-XVII secolo.
CRIPTA ANONIMA DI LAMALUNGA (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Lamalunga, Monopoli (BA)
La chiesa rupestre di Lamalunga, in mancanza di una dedicazione precisa, prende il nome dalla lama in cui è ubicata, peraltro in compagnia di altri tre ambienti ipogei scavati nella roccia (probabili dimore o laboratori). La cripta, a dispetto delle modeste dimensioni e del degrado piuttosto avanzato, presenta un’architettura assai accurata, con aula a navata unica absidata in cui un muretto iconostatico separa il nàos dal bema; ed un corredo pittorico che a suo tempo (X-XII secolo) ricopriva interamente le pareti, con i resti degli affreschi di una scena della Deésis nella conca absidale, le raffigurazioni di san Vito e di altri santi ignoti nel bema e quelli della Madonna in trono e dell’Annunciazione nel nàos.
CRIPTA ANONIMA DI VILLA DE MARTINO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Monopoli (BA()
La chiesa rupestre di Villa De Martino, dal nome della villa nel cui giardino è ubicata, nella parte vecchia di Monopoli, presenta un ambiente con due navate absidate scandite da pilastri su cui poggiano archi a tutto sesto. Per il resto, nonostante gli spessi strati di calce stesi in maniera scriteriata e i danni dell’umidità, nelle pareti si possono ancora rinvenire le tracce degli affreschi con le raffigurazioni di una Madonna con Bambino (probabilmente della seconda metà del XIII secolo), di un trittico con santa Margherita assieme ad altri due Santi e di alcuni episodi agiografici di santa Caterina (XIV secolo).
CRIPTA DEI SANTI ANDREA E PROCOPIO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada L’Assunta, Monopoli (BA)
La chiesa dei Santi Andrea e Procopio, all’interno di un insediamento rupestre nella lama dell’Assunta, è caratterizzata da una planimetria interna piuttosto particolare che tende a raddoppiare gli elementi dell’impianto architettonico. Nella fattispecie, la grande aula quadrangolare è separata dal bema tramite un templon con una coppia di varchi, accompagnati da un paio di finestrelle, che introducono a due absidi gemelle. Tra le tracce degli affreschi superstiti, risalenti al XIII-XIV secolo, si possono ancora riconoscere le figure di alcuni santi, come Giorgio, Antonio abate, Cosma e Damiano, Eligio, Leonardo, Pietro e Paolo, di una Vergine in trono, di un’Annunciazione e di una Deésis. Da rilevare l’iscrizione sulla lunetta d’accesso che riporta i nomi dei committenti, dell’esecutore dello scavo e dei primi officianti.
CRIPTA DEL CRISTO CAMPANARELLO (Chiesa rupestre – X-XII secolo)
Località: Contrada Santo Stefano, Monopoli (BA)
La cosiddetta “cripta del Cristo Campanarello”, dal nome del capitolo in cui è ubicata, è in realtà la chiesa rupestre anonima che si trova nei pressi della masseria Zaccaria, poco fuori dall’abitato. L’interno si articola con due piccole navate absidate precedute da una sorta di vestibolo o nartece; il tutto abbellito da alcuni affreschi che raffigurano un Arcangelo, una Madonna odigitria ed una scena della Crocifissione, databili alla seconda metà del XIV secolo.
CRIPTA DEL CRISTO DELLE ZOLLE (Cappella rupestre – XVII secolo)
Località: Monopoli (BA)
Quella che oggi viene riconosciuta come la “cripta del Cristo delle Zolle” è in realtà l’antica chiesa rupestre di Sant’Angelo del Pagliarolo, poi inglobata nella sovrastante chiesa tardo-rinascimentale edificata tra il 1652 ed il 1654, a seguito del prodigioso rinvenimento di un crocefisso all’interno della grotta. A partire dalla seconda metà del secolo scorso la cripta e la chiesa verranno però via via abbandonate a sé stesse ed al più assoluto degrado; finché, nei primi anni del Duemila, non si deciderà di intervenire con un provvidenziale restauro conservativo.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL SOCCORSO (Chiesa semirupestre – X secolo)
Località: Monopoli (BA)
La chiesa della Madonna del Soccorso, ora situata nel centro storico in prossimità dell’antico porto-canale poi interrato in epoca normanna, si presenta con un’aula separata mediante un triforio dalla zona presbiteriale biabsidata. All’interno è tutt’ora custodito un affresco della Vergine con Bambino risalente (forse) al XIII secolo.
CRIPTA DELLO SPIRITO SANTO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Monopoli (BA)
La chiesa rupestre dello Spirito Santo, interamente scavata nella parete rocciosa della lama Sant’Angelo, nei pressi del cimitero comunale, non solo per l’impianto di tipo basilicale, con aula tripartita e triabsidata, ma soprattutto per la presenza di colonne, dotati di capitelli a motivi vegetali o antropomorfi di gusto verosimilmente romanico, che articolano delle pseudovolte a crociera, è sicuramente un esempio di architettura rupestre ai massimi livelli. Attualmente la cripta è oggetto di un accurato intervento di restauro conservativo da parte della Soprintendenza.
CRIPTA DI SAN GIORGIO (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Capitolo, Monopoli (BA)
La chiesa rupestre che, in assenza di epoca e titolazione certe, prende impropriamente il nome dalla Torre San Giorgio nei pressi della quale è scavata, è caratterizzata da un oblò impreziosito da una serie di scanalature concentriche a guisa di rosone che si affianca all’ingresso. L’interno, largamente rimaneggiato per adibirlo ad usi agricoli, è privo di affreschi.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI DI STAVETA (Oratorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Contrada Sicarico, Monopoli (BA)
La cripta di San Giovanni di Staveta, isolata com’è in una piccola lama, ha tutto l’aspetto di una cappella privata o di un probabile asceterio. La struttura interna, nonostante gli ampliamenti subiti nel tempo, ha conservato l’assetto a navata unica absidata con le decorazioni pittoriche parietali, tra cui l’affresco dell’XI secolo con un dittico della Vergine con Bambino (del tipo Odigitria) in compagnia di san Giovanni Battista.
CRIPTA DI SAN LEONARDO (Cappella rupestre – XI-XII secolo)
Località: Monopoli (BA)
La cripta di San Leonardo, già citata/attestata con titolazioni diverse, come sant’Angelo o san Benedetto de Græcis, si trova inglobata al di sotto della chiesa del convento benedettino, in pieno centro storico. L’impianto, a navata unica di forma irregolare, termina con una sola abside che incornicia un altare in pietra. Proprio nel catino absidale è affrescata una Deésis (XIII secolo), con il Cristo pantocratore assiso in trono tra la Vergine ed il Battista affiancato dall’Arcangelo Michele, piuttosto ben conservata; mentre la presenza di alcune tombe ad arcosolio fa ipotizzare il suo uso come cappella funeraria.
CRIPTA DI SAN MATTEO DELL’ARENA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Monopoli (BA)
La chiesa rupestre di San Matteo dell’Arena, così chiamata perché bagnata dal mare trovandosi nel fossato della muraglia, è interamente scavata nella roccia calcarenitica a sei metri di profondità probabilmente sul luogo di un preesistente tempio dedicato a Nettuno. Recenti lavori di restauro hanno permesso di studiarne l’impianto interno che si presenta di forma quadrata, con due navate separate da pilastri e terminanti con una sola abside. Dai resti degli affreschi recuperati è riconoscibile un Cristo in croce (XIV secolo), una Madonna con Bambino sull’altare principale e, soprattutto, una Deésis nella conca absidale (XII-XIII secolo).
CRIPTA DI SANTA CECILIA (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Conchia, Monopoli (BA)
La chiesa rupestre di Santa Cecilia, all’interno dell’orto botanico sulla lama degli Ulivi, già attestata in una bolla papale del 1180, era tra le cripte più ricche di corredo pittorico. L’aula interna, a navata unica absidata, era ripartita tra nàos e bema tramite un templon, di cui rimangono poche tracce unitamente a quelle del sedile che correva lungo le pareti del bema. Venendo agli affreschi, databili intorno al XII secolo, a sinistra dell’ingresso è ancora presente una scena del “martirio di san Lorenzo”, seguita da un’Annunciazione e più avanti da un episodio della Visitazione, unico esempio tra le cripte pugliesi. Nella conca absidale è invece raffigurata una Deésis, affiancata dai santi Anania e Bartolomeo, mentre la parete di destra è interessata da una scena del “martirio di santo Stefano”, seguita da una teoria di santi, tra i quali è riconoscibile san Marco, il meglio conservato.
CRIPTA DI SANTA MARIA AMALFITANA (Cappella rupestre – XI secolo)
Località: Monopoli (BA)
Quella di Santa Maria Amalfitana, che prende il nome dalla chiesa romanica superiore edificata verso la metà del XII secolo, è sicuramente una delle chiese rupestri più antiche di Monopoli. La tradizione vuole che, nell’XI secolo, un gruppo di marinai amalfitani, scampati miracolosamente ad un naufragio, si fermassero a pregare e ringraziare la Madonna proprio in questa grotta, già luogo di culto dei monaci basiliani. L’interno si presenta a navata unica biabsidata, con delle tombe ad arcosolio lungo i lati dell’aula, mentre del corredo pittorico bizantino che all’origine interessava le pareti e le due absidi sono rimasti solo alcuni frammenti, come quelli che rappresentano l’iconografia di san Nicola. È invece di epoca angioina l’affresco presente nel soffitto che raffigura la Madonna con Bambino tra gli angeli.
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA STELLA (Chiesa rupestre)
Località: Monopoli (BA)
La chiesa rupestre di Santa Maria della Stella, in piena campagna alla periferia di Monopoli, nonostante i rimaneggiamenti subiti nel tempo, si presenta a navata unica absidata e scandita tramite un pilastro centrale dal presbiterio, con altari e suppellettili di epoca successiva a quella originaria medievale, di cui peraltro non si conservano gli affreschi. Tuttavia va rilevata l’interessante immagine affrescata della Madonna con Bambino sull’altare principale di epoca più tarda (XV secolo?) rispetto alle pitture presenti in altre chiese rupestri del territorio pugliese.
CRIPTA DI SANTA GEFFA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Monumento, Trani (BT)
La chiesa rupestre di Santa Geffa, situata a pochi chilometri dalla città, nella vecchia carrozzabile di collegamento con Andria, per quanto la tradizione locale la ponga tra i primi insediamenti cristiani nella zona, si è portati a ritenere che le sue origini siano più tarde e che si tratti invece di una laura basiliana scavata nel banco tufaceo tra l’VIII ed il IX secolo. Infatti l’ambiente ipogeo, cui si accede mediante una scalinata, presenta una planimetria a croce greca inscritta dall’aspetto a ventaglio, con tre navate absidate scandite da sei pilastri cruciformi su cui poggiano delle ampie arcate, ed una copertura per lo più piana, verosimilmente analoga a quella delle chiese rupestri di Andria, Giurdignano, Oria e Vaste.
GROTTA DI SANT’ORONZO (Cripta rupestre – II-III secolo)
Località: Turi (BA)
Quella di Sant’Oronzo è la grotta naturale rinvenuta a metà del XVII secolo su cui pochi decenni dopo è stata edificata una grande chiesa denominata “cappellone di Sant’Oronzo”. La grotta, profonda una dozzina di metri, si articola su diversi livelli e, in virtù dell’altare in pietra e della monumentale scala d’accesso, funge da vera e propria cripta della chiesa superiore. E’ bene evidenziare che, al momento del rinvenimento, all’interno della grotta erano presenti un altare a blocco, una croce e due ampolline, a testimonianza dell’utilizzo cultuale che il Santo ne faceva al tempo delle persecuzioni.
MURGIA DI GRAVINA
CRIPTA DEI SANTI MEDICI (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quel che rimane della chiesa rupestre dedicata ai Santi Medici, i santi anargiri (senza argento o pecunia, ovvero gratuiti) Cosma e Damiano, si trova nei pressi dell’odierno camposanto, non molto distante dal ciglio della gravina grande. L’originaria cripta ipogea era collegata da una ripida scaletta interna alla sovrastante chiesa edificata nel Settecento proprio perché, già a quel tempo, la si riteneva inadatta al culto.
CRIPTA DEL PADRE ETERNO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Santa Sofia, Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre del Padre Eterno, scavata nel tratto iniziale della gravina di Coriglione, si presenta a pianta trapezoidale e tre differenti navate absidate, con la zona presbiteriale leggermente rialzata rispetto al piano dell’aula e gli altari per lo più addossati alla parete di fondo. Degli affreschi che un tempo l’abbellivano sono ancora leggibili quelli raffiguranti il Peccato Originale accanto all’abside di sinistra, la Madonna della Tenerezza o Glykophilousa (XIV secolo) sul pilastro di sinistra e, soprattutto, la Deésis (XII-XIII secolo) nell’abside di centro.
CRIPTA DELLA MATER CHRISTI (Chiesa rupestre – IX secolo)
Località: Contrada Palma, Castellaneta (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Mater Christi si trova a sud del centro abitato, in posizione piuttosto isolata ma non lontana da Santa Maria di Costantinopoli. La struttura dell’ipogeo, oltre l’accesso sormontato da lunetta ed un corridoio in discesa, si presenta con una pianta a croce greca inscritta in un quadrato: ripartita, com’è, in tre navate absidate da quattro pilastri. La zona presbiteriale, rialzata rispetto all’aula, comprende un’abside centrale semicircolare con due nicchie ai lati ed un altare addossato alla parete, più altre due absidi laterali. A parte una finta cupola nella navata centrale ed una cisterna in prossimità dell’ingresso, la chiesa non si avvaleva di particolari decorazioni, se non quelle di ispirazione romanica incise, ed ancora visibili, nella navata di destra.
CRIPTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ DI MONTECAMPLO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Ovile Vecchio, Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta della Santissima Trinità, interamente scavata nel banco tufaceo d’una delle gravine di Montecamplo, ha una planimetria irregolare, con due ingressi e due diverse navate absidate e separate da pilastri. Sulle pareti interne sono ancora visibili residui di affreschi pressoché illeggibili, dato il pessimo stato di conservazione.
CRIPTA DI SAN MICHELE ARCANGELO O SANTO STEFANO II (Santuario rupestre – X-XII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Michele Arcangelo o di Santo Stefano II, per distinguerla dalla prima poco lontana, ha una pianta trapezoidale con tre navate suddivise da due pilastri e, nella parete di fondo, quattro nicchie rettangolari; mentre il presbiterio con l’altare è ricavato in una zona dell’aula prossima all’ingresso e provvista di un sedile. La chiesa, al di là degli affreschi sufficientemente leggibili dell’arcangelo Michele (XII secolo) e della Vergine con Bambino (XIII secolo), è caratterizzata dalla presenza di numerose iscrizioni e simboli graffiti, come la data della sua fondazione (1110) o il nodo templare, a testimonianza del suo utilizzo come santuario di pellegrinaggio.
CRIPTA DI SANTA LUCIA (Chiesa rupestre – X-XIII secolo)
Località: Contrada Soccorso, Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di Santa Lucia, al centro di un piccolo insediamento rupestre sul ciglio della gravina grande, consta di un’aula unica rettangolare separata mediante arcate poggianti su pilastri dal presbiterio. Per quanto in pessimo stato di conservazione, sono ancora visibili i residui delle antiche decorazioni.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEL PESCO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Soccorso, Castellaneta (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di Santa Maria del Pesco (da piscus, luogo scosceso), situata nella gravina grande di Castellaneta, occupa l’odierna sagrestia della romanica chiesetta dell’Assunta e, per quanto fortemente rimaneggiata nel corso dei secoli, riesce ancora a conservare pressoché intatte le caratteristiche delle chiese rupestri all’epoca della fatidica transizione tra il dominio bizantino e l’avvento dei normanni. L’interno, dopo le varie trasformazioni, si presenta come un grande ambiente suddiviso in due navate, mentre della zona presbiteriale e dell’altare non v’è più traccia. Numerose le tracce degli originari affreschi, come la Madonna con Bambino sul pilastro (di cui resta solo la mano del Bambino), o le sante Caterina ed Alessandra in una cappella laterale.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEL PORTO O DI VARSENTO (Ex chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Varsento, Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Maria del Porto o di Varsento, dal nome della masseria e della contrada in cui si trova, agli inizi del Seicento è stata inglobata in una cappella rurale successivamente murata. Pertanto della cripta e dei suoi affreschi s’è persa così ogni traccia.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Soccorso, Castellaneta (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di Santa Maria del Soccorso si trova sul ciglio della gravina grande, poco lontana dalla chiesa dell’Assunta. All’interno si conservano le tracce di un affresco raffigurante un Santo aureolato non meglio identificato.
CRIPTA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Cozzo, Castellaneta (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Alla chiesa rupestre di Santa Maria di Costantinopoli, situata sul fianco sinistro della gravina di Coriglione, si accede da due ingressi: uno, quello originario, sormontato da una lunetta; l’altro, piuttosto rozzo, è stato aperto per facilitarne il riutilizzo improprio (apiario). L’ambiente interno, a pianta trapezoidale, è suddiviso in tre navate absidate da altrettanti pilastri, con altari alla latina addossati alla parete di fondo e numerose nicchie alle pareti. Degli affreschi originari si conservano abbondanti tracce, come quello di san Basilio e di una Vergine in trono in due delle nicchie, o di Santa Maria di Costantinopoli (XVI-XVII secolo) sul primo pilastro. In quanto ad una datazione certa della chiesa, al di là dell’ampliamento avvenuto tra l’XI ed il XII secolo, si può solo affermare che il luogo di culto esisteva già ed era al servizio del villaggio rupestre insediatosi nei fianchi della gravina in epoca medievale.
CRIPTA DI SANTO STEFANO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Castellaneta (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santo Stefano si trova nel contesto di una zona fortemente antropizzata (con tre livelli di grotte) del territorio di Castellaneta, cui si accede mediante una scalinata incisa sul ciglio dell’omonima gravina. Nonostante la parziale perdita del pilastro centrale e della facciata, dovuti a crolli o cedimenti della struttura tufacea, la chiesa si presenta con un unico ambiente suddiviso nelle due canoniche parti, aula e presbiterio, dalle arcate poggianti sul pilastro semidistrutto. Sulla parete di fondo, all’interno di una nicchia, è ancora visibile l’affresco di santo Stefano, mentre su quella di sinistra è presente la raffigurazione di san Nicola: entrambi databili al XIV secolo.
CRIPTA DEI SANTI MEDICI O DELL’ECCE HOMO (Chiesa rupestre – IX-XIV secolo)
Località: Contrada Casale, Ginosa (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre dei Santi Medici o dell’Ecce Homo, dall’affresco cinquecentesco presente al suo interno, situata nello spalto più elevato della gravina, è stata ricavata da una preesistente sepoltura a camera d’epoca classica, come si desume dai fregi e dalle decorazioni di gusto ellenistico.
CRIPTA DEL SANTO SALVATORE (Chiesa rupestre)
Località: Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre del Santo Salvatore si avvale di una pianta piuttosto semplice con aula unica e zona presbiteriale caratterizzata da una pseudonicchia (abside?) sulla parete di fondo e da un sedile perimetrale scavato nella roccia. Gli affreschi presenti, di stile tardo bizantino, interessano il piedritto dell’arco che separa l’aula dal presbiterio e raffigurano il Santo Salvatore e san Nicola entrambi benedicenti, oltre ad una sbiadita Deésis all’interno della pseudonicchia.
CRIPTA DI ELISEO (Ruderi di chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Pozzillo, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Dai resti delle sovrastrutture più tarde della cripta di Eliseo, in una località chiamata “Monaca d’Oro”, si può evincere che l’impianto originario fosse ad aula unica rettangolare con una semiconostasi che la separava dalla parte terminale (presbiterio) absidata.
CRIPTA DI SAN BARTOLOMEO (Ruderi di chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Rivolta, Ginosa (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quel che rimane della chiesa originaria di San Bartolomeo, dopo i rovinosi crolli per il terremoto del 1895, è un ambiente rettangolare absidato con tre grandi nicchie o cappelle laterali, una a destra e due a sinistra, cui si accede attraverso un angusto cunicolo (dromos) lungo una decina di metri. All’interno sono ancora visibili gli affreschi con la raffigurazione del Cristo pantocratore tra la Madonna e san Bartolomeo nella conca absidale, di un san Nicola nimbato e di un vecchio Santo asceta in due delle tre nicchie.
CRIPTA DI SAN BIAGIO (Ex chiesa rupestre)
Località: Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Abbandonata verso la fine del XVIII secolo e attualmente utilizzata come ovile, la chiesa rupestre di San Biagio è costituita da un’aula unica con soffitto piano sostenuto da una finta trave e da due arcate tampognate con blocchi tufacei. A parte i resti ormai illeggibili degli affreschi interni, in una cornice del fronte esterno è invece raffigurato (e citato) il Santo titolare.
CRIPTA DI SAN LEONARDO VECCHIO O DELLA MATER DOMINI (Chiesa rupestre – XII-XVI secolo)
Località: Contrada dell’Antica, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Leonardo Vecchio, situata al di sotto di quella settecentesca in muratura dedicata alla Mater Domini, conserva tutt’ora buona parte dell’impianto originario con il presbiterio voltato a carena e caratterizzato da una banchina perimetrale. Della decorazione medievale rimane solo un affresco di san Nicola benedicente (XII secolo) disposto a guisa di pietra tombale, ora presente in una delle arcate della chiesa nuova; mentre l’antico altare è sovrastato da una tarda Deésis (1764) seguita da una raffigurazione settecentesca della “buona morte”.
CRIPTA DI SAN MARCO (Ex chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Rivolta, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Marco, seppure alterata nella disposizione interna per adibirla ad abitazione, mostra comunque l’originaria pianta quadrangolare con tre navate absidate scandite da pilastri e da archi a tutto sesto che separano l’aula dal presbiterio. In quanto alle decorazioni pittoriche, al di là di una consunta Deésis nel catino dell’abside principale, tracce illeggibili di Santi sono ancora presenti sulle pareti delle altre absidiole.
CRIPTA DI SAN PIETRO (Ex chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quel che rimane della chiesa rupestre di San Pietro è stato irrimediabilmente fagocitato dalla realizzazione di un grande frantoio, sì da rendere decisamente impossibile un’eventuale ricognizione della sua originaria architettura. Gli unici elementi degni di un qualche significato attengono alle immagini affrescate di San Pietro, nell’intradosso, e di san Nicola, nell’estradosso di un arco.
CRIPTA DI SAN VITO VECCHIO (Ruderi di chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Contrada Casale, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Della chiesa rupestre di San Vito Vecchio, abbandonata a partire dal 1766, rimangono l’ingresso, la parete destra e parte di quella di fondo con l’abside. Per il resto, il varco della porta d’accesso è sovrastato da una lunetta con tracce di un affresco raffigurante San Vito accompagnate da altre sulle pareti interne, mentre all’esterno della chiesa, sul limitare della gravina, sono presenti alcune fosse tombali scavate nella roccia.
CRIPTA DI SANTA BARBARA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Rivolta, Ginosa (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Barbara è caratterizzata dalla presenza di un vestibolo aperto ovaleggiante che introduce all’aula absidata con soffitto rozzamente piano. Si conservano i resti di alcuni affreschi, tipicamente bizantini, come quelli di due santi non riconoscibili che fiancheggiano l’accesso e, soprattutto, quello ancora ben conservato della Santa titolare, con copricapo alla turca, manto e veste ricamata, che stringe al petto una piccola croce.
CRIPTA DI SANTA CATERINA (Ex chiesa rupestre – IX-XII secolo)
Località: Contrada Rivolta, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di Santa Caterina, fortemente degradata e tutt’ora utilizzata come ovile, si presenta con una forma assai irregolare che non consente di risalire all’impianto originario.
CRIPTA DI SANTA DOMENICA (Ruderi di chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Casale, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Dalle rovine della chiesa rupestre di Santa Domenica, in larga parte crollata, è possibile prefigurare l’originario impianto a tre navate absidate, scandite da quattro pilastri gotici e voltate a crociera. L’aula era separata dal presbiterio mediante un’iconostasi mentre il corredo iconografico, irrimediabilmente danneggiato dalla mano di un ignoto iconoclasta nel 1982, era in parte greco e in parte latino. L’abside centrale era infatti interessata da una Deésis con un grezzo Pantocratore tra la Vergine ed il Battista; un’altra Deésis di migliore fattura era affrescata sulla lunetta dell’arcata della navata di sinistra, subito di fronte all’accesso, seguita dalle immagini degli apostoli Filippo e Giacomo; e infine il volto di Santa Caterina era sovrapposto a quello di un’altra santa su uno dei pilastri.
CRIPTA DI SANTA LUCIA (Chiesa rupestre)
Località: Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Lucia è costituita da un’aula rettangolare semipogea con la zona presbiteriale caratterizzata da un sedile ricavato nella roccia e altri quattro vani/cappelle laterali con arcosoli. Qui e là sulle pareti sono appena rilevabili tracce di affreschi bizantineggianti.
CRIPTA DI SANTA SOFIA II (Chiesa rupestre – XVII secolo)
Località: Contrada Rivolta, Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Sofia II, realizzata probabilmente nel Seicento per rimpiazzare la contigua, crollata chiesa di Santa Sofia I, conserva ancora la parte terminale (presbiterio) con una grande abside e la volta costolonata ortagonalmente, quasi ad imitare un soffitto ligneo. Tutt’intorno corre un sedile in pietra mentre l’arcata absidale che accoglie l’altare latino è sormontata da una croce costolonata ricavata nel tufo. Gli affreschi, per lo più goticheggianti, riguardano una Crocifissione sull’altare, con il Cristo tra la Madonna, le pie Donne e san Giovanni, ed una figura bizantina di Santa Sofia, sulla parete esterna, che affiora da sotto quella più recente di santa Domenica.
CRIPTA DI SANT’AGOSTINO (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Ginosa (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Malgrado sia in larga parte diruta oltre che fortemente modificata dall’inserimento di strutture in blocchi, la chiesa rupestre di Sant’Agostino conserva ancora la pianta a due navate ripartite mediante pilastri in sei campate voltate a vela. Per il resto, nella parete di fondo una nicchia assurge a probabile funzione di abside, mentre sulle pareti non sono visibili tracce di decorazione pittorica e va solo rilevata un’iscrizione graffita su un pilastro.
CRIPTA DEL CALVARIO O DELLA SANTA CROCE (Ex chiesa semirupestre – XII-XIV secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta del Calvario o della Santa Croce (o di San Giovanni), che si apre in un contesto rupestre notevolmente frammentato in piccole proprietà terriere delimitate da muretti a secco, era costituita da quattro diversi ambienti, in parte costruiti e in parte scavati nella roccia tufacea. Il nucleo originario della chiesa doveva sicuramente corrispondere al grande vano centrale, mentre gli altri vani ipogei sono stati sicuramente realizzati in un secondo tempo, come pure la facciata in muratura e la (definitiva) trasformazione in cantina.
CRIPTA DEL FREGIO (Ex chiesa rupestre – X-XIII secolo)
Località: Contrada Santa Caterina, Laterza (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Dell’originaria cripta del Fregio, dopo i ripetuti interventi di trasformazione o adattamento ad usi impropri (quello definitivo, di sistemazione a palmento, risale alla metà del XIX secolo), rimangono solo un dromos, che introduce nei due ambienti di cui era formata, ed i segni (fregi) di croci greche e simboli sacri graffiti in alcuni pilastri dell’antica struttura interna.
CRIPTA DEL PAGLIAIO O DI SAN FRANCESCO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Laterza (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta del Pagliaio, nota anche come chiesa rupestre di San Francesco, è compresa in un complesso grottale piuttosto articolato la cui parte più antica è costituita da due ambienti quadrangolari separati da un arco a tutto sesto. Per il resto, nonostante che l’abbassamento del piano di calpestio (realizzato in epoca recente per adibirla ad altro uso) e l’assenza di affreschi ne rendano difficoltosa la datazione, l’insediamento si può comunque collocare tra il XIII ed il XIV secolo.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (Chiesa semirupestre – XIV-XV secolo)
Località: Contrada Candelora, Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa della Madonna delle Grazie, non lontana dal centro abitato, che originariamente era ipogea, oggi, grazie ad una scalinata che colma il dislivello di circa tre metri, risulta seminterrata. In ogni caso, pure in mancanza di dati certi, si può affermare che la cripta è frutto della trasformazione tra il XV ed il XVI secolo di una preesistente chiesa rupestre. L’ambiente interno è ad aula unica rettangolare voltata a botte con altare cinquecentesco, ai cui lati due ingressi architravati introducono ad una sagrestia. In una rientranza dietro l’altare è collocato l’affresco con un dittico raffigurante la Mater Domini e la Madonna delle Grazie, datato 1535.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE ROSE ( Ex chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
L’antica chiesa della Madonna delle Rose, dopo l’abbandono smembrata e ripartita fra più proprietari, era il fulcro di un raro insediamento rupestre di tipo laurotico che contava oltre una decina di grotte/celle tutte con l’ingresso ad arcosolio e affacciantesi in una sorta di corte comune. L’originario impianto della chiesa, che doveva essere ad aula unica monoabsidata, è stato poi modificato, alla fine del XVI secolo, con l’ampliamento della zona presbiteriale, la realizzazione di una volta a botte e di altre due absidi, oltre alla esecuzione dell’affresco, oggi scomparso, che dà il nome alla chiesa.
CRIPTA DELL’AVUCCHIARA (Cappella rupestre)
Località: Contrada Parco Avucchiara, Laterza (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella dell’Avucchiara è una cappella rupestre di modeste dimensioni con un paio di piccoli vani ed i resti di un affresco bizantineggiante su una delle pareti interne
CRIPTA DEL CRISTO GIUDICE O DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Verdazzi, Laterza (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Alla chiesa rupestre del Cristo Giudice o della Santissima Trinità si accede da un orto dove una porta si apre sul fianco d’una parete tufacea. La planimetria interna è scandita da un grosso pilastro centrale in due navate, di cui solo quella di destra è provvista di abside con i segni d’un originario altare alla latina, e di una croce greca in rilievo che si sviluppa lungo l’intera volta leggermente abbottata. Gli affreschi presenti sono per lo più in buono stato di conservazione, non trascurando che la Deésis raffigurata nel catino absidale è palinsesta, ovvero una versione cinquecentesca che si sovrappone ad un dipinto più antico; mentre la santa Chiara affrescata in una parete laterale appartiene alla decorazione originaria (prima metà del XIII secolo).
CRIPTA DI SAN GIORGIO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di San Giorgio, nel contesto dell’insediamento rupestre che occupa l’omonima lama, si trova attualmente interrata al di sotto di una masseria e solo di recente ne è stato ripristinato l’originario ingresso. La cripta è ad aula unica rettangolare con la volta a schiena d’asino, due sedili laterali in pietra ed un’abside sulla parete di fondo. Di un certo pregio sono gli affreschi presenti nella calotta absidale, una Deésis con la figura del Cristo pantocratore a mezzobusto tra la Vergine ed il Precursore, e nella parete laterale di destra, un grande dittico con l’iconografia di san Giorgio: il “cavaliere medievale che trafigge il drago” e la “leggenda del dragone e della principessa”, accompagnata da una Madonna con Bambino, databili tra il XIII ed il XV secolo.
CRIPTA DI SAN LEUCIO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Leucio si presenta con una planimetria caratterizzata da due navate separate da un grande arco a tutto sesto scavato nella roccia. Nella parete di fondo della navata principale è allocata un’abside di forma semicircolare. Gli affreschi ancora presenti all’interno sono un paio e riguardano le figure di sant’Antonio abate e del titolare, san Leucio.
CRIPTA DI SAN NICOLA O SANT’ANTONIO ABATE (Cappella rupestre – X-XIV secolo)
Località: Contrada Verdazzi, Laterza (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di San Nicola o di Sant’Antonio Abate, ubbidendo ad uno schema piuttosto comune di piccola cappella rupestre, si presenta ad aula unica scandita in due navate/campate da un arco a tutto sesto con, in fondo, il catino absidale di forma semicircolare. All’interno tracce di quegli affreschi (XIII-XIV secolo) che, un tempo, l’abbellivano.
CRIPTA DI SAN PIETRO DETTA “CANTINA SPAGNOLA” (Chiesa rupestre – X-XIV secolo)
Località: Contrada San Pietro, Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di San Pietro, meglio nota come “cantina spagnola” per i seicenteschi dipinti presenti al suo interno, è un insediamento rupestre costituito da tre distinti ambienti: i primi due, più antichi, riguardavano la chiesa con tre nicchie absidali ed un vano adibito a sagrestia; il terzo, successivo, attiene all’ampliamento ed alla trasformazione ad uso “cantina” attuato nel XVII secolo dai Marchesi (spagnoli) di Laterza. Ed è proprio in questo ultimo periodo che le pareti vennero arricchite con cicli pittorici raffiguranti soggetti profani o, comunque, poco confacenti con la remota sacralità del luogo.
CRIPTA DI SAN VITO (Ruderi di chiesa semirupestre – XIV-XV secolo)
Località: Contrada San Vito, Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La diruta chiesa di San Vito, situata sul ciglio della gravina nell’omonima contrada, è costituita da un’aula unica suddivisa in due parti: l’una anteriore semirupestre e l’altra ipogea scavata nella roccia. La zona anteriore, con facciata e muri laterali in tufo, è sprovvista di volta sin dal XVI secolo, mentre quella presbiteriale di forma trapezoidale conserva ancora i resti di un altare alla latina, ovvero addossato alla parete di fondo, sovrastato da frammenti di affreschi seicenteschi con san Vito martire affiancato dai santi medici Cosma e Damiano.
CRIPTA DI SANTA CATERINA (Ex chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Della chiesa rupestre di Santa Caterina, interamente scavata nel tufo, restano solo gli avanzi della zona absidale. Presumibilmente ad aula unica con soffitto piatto, nella parete di fondo presenta un’abside semicircolare con i residui dell’altare alla latina e del Cristo pantocratore facente parte di una Deésis (XIII-XIV secolo) dipinta sul catino soprastante. Sulla sinistra, la parete prospiciente una scala che discende in una piccola grotta naturale è decorata con un paio di affreschi, uno dei quali più leggibile raffigura santa Caterina.
CRIPTA DI SANTA DOMENICA O SANTA CIRIACA (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Domenica o di Santa Ciriaca, addossata al lato nord-est del santuario laertino della Mater Domini e notevolmente trasformata dai rimaneggiamenti barocchi, si presentava all’origine come una struttura interamente scavata nella roccia e ripartita in tre diversi ambienti da grossi pilastri: il primo, longitudinale, con funzione di vestibolo; il secondo, quale aula a tre navate; il terzo adibito a sagrestia. L’altare principale davanti all’affresco della Mater Domini viene eretto a seguito delle miracolose apparizioni (1650), seguito poi, tra il 1736 ed il 1753, dalla costruzione di una nuova chiesa accanto alla cripta. Per quanto concerne gli affreschi bizantini, a parte quello già citato della Madonna, non va trascurata la magnifica raffigurazione di santa Ciriaca, in posizione orante, del XIII secolo.
CRIPTA DI SANT’ANTONIO DEL FUOCO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di Sant’Antonio del Fuoco, per ampiezza ed articolazione della struttura, è considerata a ragione una sorta di cattedrale rupestre del territorio laertino. Con un impianto basilicale a tre navate, è preceduta da un nartece e ripartita in tre diverse campate da pilastri ed arconi ribassati. Non soltanto per gli affreschi ma soprattutto per le modalità costruttive adottate, come gli archi ribassati scavati nella roccia tufacea o la nicchia trilobata nel muro prospiciente il nartece, peraltro nel rispetto di uno schema planimetrico (a tre navate con la centrale absidata) assai diffuso in Puglia in quel periodo, la realizzazione della chiesa può collocarsi tra il XIII ed il XIV secolo. Dell’originaria decorazione pittorica, fino a poco tempo fa, era ancora presente un affresco agiografico di santa Margherita. Per il resto, non vanno trascurati alcuni ambienti rupestri adiacenti (celle con nicchie e giacitoi in pietra), sia pure trasformati per usi agropastorali, che lasciano prefigurare la presenza/frequentazione di una comunità cenobitica.
CRIPTA DI SANT’ELIGIO O SAN LORENZO VECCHIO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Sant’Eligio o di San Lorenzo Vecchio, il santo martire patrono della città di cui la cripta, prima della costruzione (inizi del XV secolo), doveva essere l’originaria matrice, si presenta a pianta rettangolare ed è movimentata da quattro nicchioni arcuati. All’interno si conservano tutt’ora due magnifici affreschi che rappresentano sant’Eligio in sembianze di maniscalco che batte un ferro di cavallo, e san Lorenzo Martire che, in dalmatica (veste canonica da diacono), regge con la mano sinistra un libro e con la destra una graticola, simbolo del suo martirio.
CRIPTA DI SANTO STEFANO (Chiesa rupestre – XII-XIV secolo)
Località: Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Della chiesa rupestre di Santo Stefano, purtroppo divenuta da tempo ideale ricettacolo per materiale di risulta, è abbastanza complicato ricostruire lo sviluppo planimetrico. E d’altro canto, a parte il presbiterio con la conca absidale contenente i resti dell’antico altare alla latina ed un cunicolo che comunica con altre cavità contigue, gli unici elementi che possono aiutare ad inquadrarla cronologicamente sono le labili tracce di affreschi presenti nella zona presbiteriale, ascrivibili ad un periodo compreso tra il XII ed il XIV secolo.
CRIPTE DI SAN GIACOMO I E II (Chiese rupestri)
Località: Contrada San Giacomo, Laterza (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Le chiese rupestri di San Giacomo I e II, di cui non si conosce la fondazione, sono scavate nell’ammasso di roccia tufacea sul ciglio della gravina a due differenti livelli di quota, l’una sovrapposta all’altra. Quella superiore, semirupestre, è ad aula rettangolare absidata con volta esterna crollata e tracce di un affresco raffigurante un Santo benedicente. Quella più antica, ipogea, è invece a tre navate originariamente absidate ed al suo interno conserva i resti di alcuni affreschi con il Giudizio Universale ed il Pellegrinaggio al Santuario di Campostela.
MURGIA TARANTINA
CRIPTA DEI SANTI CRISPO E CRISPINIANO (Chiesa rupestre – XI-XIII secolo)
Località: Crispiano (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre dei Santi Crispo e Crispiniano, scavata nell’ammasso tufaceo del versante orientale del vallone Li Castelli, è assai probabilmente l’originaria chiesa di Santa Maria Odigitria, elevata ad abbazia sul finire del XII secolo. La struttura interna, a pianta vagamente rettangolare, presenta due navate absidate divise da un muretto in tufo, con resti di pilastri che all’origine separavano l’aula dalla zona presbiteriale. Per quanto concerne la decorazione interna della cripta, malgrado la pessima conservazione, si possono ancora decifrare gli affreschi di un Cristo pantocratore, di un san Michele arcangelo, di alcuni Santi greci e, soprattutto, di una Madonna con Bambino da non annoverare però tra le classiche raffigurazioni della Vergine Odigitria giacché, verosimilmente ad altre immagini trovate a Kiev, a Cipro ed a Bisceglie, qui la Madonna “stringe la gamba del Bimbo”, quasi a consolarlo, e questi, a sua volta, “abbraccia la Madre” con la tenerezza del Figlio tipica dell’iconografia russa.
CRIPTA DI SAN PAOLO L’EREMITA (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Crispiano (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di San Paolo l’Eremita fa parte dell’antico insediamento rupestre basiliano denominato “grotte del Vallone”. Al suo interno alcuni affreschi del XIII secolo tra cui spicca un Cristo tra i santi Pietro e Paolo.
CRIPTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Faggiano (TA)
La chiesa rupestre dedicata a San Nicola di Stratelates, santo venerato nei paesi dell’est europeo, venuta alla luce nel 1926 nel corso di scavi archeologici, è stata maldestramente occultata un trentennio più avanti per far posto ad una nuova piazza. Per fortuna gran parte degli affreschi con l’iconografia del Santo, databili tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, è stata asportata e viene tutt’ora conservata presso la Pinacoteca di Bari.
CRIPTA DI SAN TEODORO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Faggiano (TA)
La chiesa rupestre di San Teodoro, interamente scavata nella roccia, sorge probabilmente nell’XI secolo per opera di monaci anacoreti basiliani. Le pareti interne erano decorate con affreschi, di cui però non rimangono che labili tracce.
COMPLESSO DI SANTA MARIA REGINA (Cenobio rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Grottaglie (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Con la denominazione di complesso o cenobio rupestre di Santa Maria Regina viene comunemente identificato il nucleo grottale che si presume sia stato scavato nella strapiombante parete della gravina di Riggio da una comunità monastica basiliana. Disposto su più livelli (l’accesso avviene dal basso), è costituito da un consistente numero di ambienti/vani comunicanti tra loro, sia direttamente che per mezzo di angusti camminamenti esterni. Tuttavia, l’assenza di un corridoio unico come di vere e proprie celle pone seri dubbi sull’effettivo utilizzo cenobitico.
CRIPTA ANONIMA (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Il recente rinvenimento di questa cripta in un quartiere, quello delle Ceramiche, del vecchio centro storico sulla lama di San Giorgio, ha portato alla luce un trittico di affreschi di pregevole fattura bizantina ma, quel che più conta, ancora ben conservati all’interno di tre nicchie/absidiole incorniciate e costolonate. Sono le suggestive raffigurazioni di un Cristo benedicente in quella centrale, affiancato da san Nicola e santa Barbara nelle altre due, databili con buona approssimazione tra il XII ed il XIII secolo. Sul soffitto tufaceo, in corrispondenza dell’absidiola centrale, è incisa una tipica croce equilatera greca.
CRIPTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO O DI SAN PIETRO DEI GIUDEI (Chiesa ed hospitium rupestri – XVI secolo)
Località: Grottaglie (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella dei Santi Pietro e Paolo, conosciuta anche come di San Pietro dei Giudei, è una delle chiese più significative del sistema rupestre di Grottaglie. Collocata lungo la fiancata nord-est della gravina del Fullonese, l’attuale chiesa venne fatta scavare a metà del XVI secolo sul luogo di un’antica cripta del VI-VII secolo, con l’aggiunta di altre opere di collegamento per favorire l’accesso al sito. L’attuale complesso rupestre è costituito da quattro ambienti distinti: il vestibolo, la navata principale, la cappella o cripta minore ed il corridoio con l’ospizio per i pellegrini. La navata principale termina sul fondo con i resti del Monte Calvario, ricavato dalla roccia tufacea e, all’origine, provvisto sulla sommità di tre croci, due lignee per i ladroni ed una in pietra per il Cristo, ai cui piedi era anche la statua della Madonna. Per il resto, il presbiterio con l’altare, posto al disotto del Calvario, è stato devastato per ricercare un mitico tesoro; sulla parete frontale del vestibolo è ancora visibile il graffito della croce ed altri simboli del martirio di Cristo; dal Calvario una scalinata, in parte crollata, conduce al corridoio d’accesso agli ambienti/alloggi dell’hospitium, di cui ormai rimangono solo le rovine a causa della deleteria frana del 1933.
CRIPTA DELLE NICCHIE (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Grottaglie (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta cosiddetta delle “nicchie” è stata sicuramente il luogo di culto privilegiato per gli abitanti del villaggio rupestre della lama dei Pensieri. Ad aula unica rettangolare presenta le pareti movimentate non solo da numerose nicchie ma anche da arcate cieche decorate con affreschi, come quello raffigurante la scena dell’Entrata di Cristo a Gerusalemme.
CRIPTA DI SAN PIETRO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Lo Noce, Grottaglie (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di San Pietro, all’interno della masseria Lo Noce, era una chiesa rupestre di grandi dimensioni che, malgrado la trasformazione in stalla in epoca tardo-medievale (XIV-XV secolo), presenta tutt’ora un impianto interno piuttosto articolato con le pareti arricchite da nicchie ed arcate cieche, e da parte degli originari affreschi, soprattutto nel primo dei cinque ambienti di cui era composta.
CRIPTA DI SANT’ANGELO O CASALPICCOLO (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Grottaglie (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di Sant’Angelo o di Casalpiccolo, dal nome dell’insediamento rupestre presente in una fiancata della gravina chiamata “lama dei Pensieri”, si trova nei pressi del ponte della ferrovia e, dalla data graffita ancora leggibile, risale alla fine del XIV secolo. La chiesa si presenta ad aula unica rettangolare monoabsidata, con segni di una banchina laterale scavata nella roccia, di alcune nicchie nonché di frammenti di affreschi che raffiguravano Scene della vita di Cristo.
CRIPTA MAGGIORE O DEL SALVATORE (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Grottaglie (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta maggiore o chiesa rupestre del Salvatore o del Redentore, sul fianco meridionale della gravina (lama di Riggio), si distingue per l’importante ciclo di affreschi (alcuni risalgono alla prima metà del X secolo) che custodisce al suo interno. La chiesa, ricavata da una grotta naturale, si presenta ad aula mononavata quadrangolare con due piccole absidi sulla parete di fondo ed un sedile perimetrale scavato nella roccia tufacea. Le pareti ricoperte da un doppio strato di intonaco erano interamente ricoperte da affreschi bizantini di cui rimangono vistose parti delle raffigurazioni, come quella imponente del Salvatore o Redentore nell’abside centrale, con il volto di Cristo benedicente purtroppo deturpato da un buco nell’occhio sinistro nella vana e sciocca ricerca di un “tesoro”, affiancato dalla Vergine nimbata; della Madonna con Bambino nell’altra abside, in compagnia degli apostoli Pietro, Paolo e Andrea; del gruppo dei Santi seguiti da san Michele arcangelo sulla parete di destra; e di santa Barbara in una nicchia.
CRIPTA MINORE O DEI SANTI BIAGIO E SIMEONE (Chiesa rupestre – XII-XII secolo)
Località: Grottaglie (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta minore o dei Santi Biagio e Simeone si trova nella gravina di Riggio ma, rispetto a quella del Salvatore, mostra dimensioni più modeste e pareti completamente spoglie degli originari affreschi poiché in larga parte rimossi, a scopo conservativo, negli anni Ottanta.
EREMO DI SANTA MARIA IN CAMPITELLI (Cenobio rupestre – XI secolo)
Località: Grottaglie (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Il cenobio rupestre di Santa Maria in Campitelli, sorto intorno all’XI secolo in una propaggine della gravina del Fullonese per mano di una piccola comunità di monaci italo-greci, è formato da una chiesa-cripta e da alcune cavità o celle interamente scavate nella roccia tufacea oltre ad un insolito giardinetto esterno con pergola e agrumeto. Attualmente il complesso si trova nel contesto di un quartiere nel centro storico di Grottaglie e vi si accede attraverso un apposito vialetto.
CRIPTA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA (Chiesa rupestre – VII-X secolo)
La cripta della Santissima Annunziata, appena fuori il centro abitato, è considerata uno dei più significativi santuari rupestri mariani dell’intero territorio pugliese, sia sotto il profilo storico-artistico che sotto quello religioso-devozionale. La chiesa rupestre, che tra il VII e l’VIII secolo venne ricavata da una preesistente grotta basiliana, era interamente ricoperta da preziosi affreschi. Più avanti, sul finire del X secolo, su quella rupestre fu edificata una nuova chiesa in muratura, nei secoli più volte ristrutturata e restaurata soprattutto per quanto concerne la ricca dotazione pittorica murale. Pur tuttavia, per i tanti saccheggi subiti dal complesso a causa di vagheggiati tesori nascosti, degli oltre venti affreschi è rimasto ben poco: e quel poco, ahinoi, versa in uno stato di abbandono e degrado tale da farlo irrimediabilmente scomparire quanto prima.
GROTTA DI SANT’ANGELO (Cappella rupestre – III-V secolo)
Località: Contrada Serra degli Angeli, Lizzano (TA)
La grotta di Sant’Angelo si apre sulla sommità di una collina a pochi chilometri dal centro abitato e dai ritrovamenti fossili si evince che è stata abitata sin dalla preistoria (neo e post neolitico). A parte ciò, la presenza di tracce di numerosi affreschi paleocristiani lasciano prefigurare un suo utilizzo come luogo di culto in epoca classica.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA MISERICORDIA (Cripta rupestre – V-VII secolo)
Località: Manduria (TA)
La cripta rupestre posta al disotto della cappella della Madonna della Misericordia è una preziosa testimonianza del culto mariano paleocristiano nell’antica città messapica. Utilizzata fino a metà dell’Ottocento, vi si accedeva dalla chiesa superiore attraverso un’angusta scala di trenta gradini, al termine della quale si trovava una vasca ricolma d’acqua da stillicidio e quindi un ambiente grottale rozzamente circolare sostenuto da un grosso pilastro con un altare sovrastato dall’immagine della Vergine. Ad oggi, tanto la chiesa quanto la cripta sono purtroppo inagibili.
CRIPTA DI SAN PIETRO MANDURINO (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Manduria (TA)
La cripta di San Pietro Mandurino, al disotto dell’omonima cappella, si trova al centro di una grande necropoli messapica (parco archeologico di Manduria) e nasce assai probabilmente come tomba a camera ipogea in età classica, più avanti riconvertita a luogo di culto bizantino. E’ costituita da un dromos scalinato ricavato nella roccia (un piccolo corridoio con volta a semibotte) ed un’aula quadrangolare a due navate con absidi scandite da tre pilastri. Lungo le pareti sono presenti delle nicchie interamente affrescate con raffigurazioni di santi, per lo più riconducibili all’ambito eremitico.
CHIESA DEL CRISTO ALLA GROTTA (Chiesa e cripta rupestre – XV secolo)
Località: Martina Franca (BR) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella del Cristo alla Grotta è un’antichissima chiesa, ora quasi nascosta dai caseggiati della vecchia periferia, che ingloba appunto la grotta da cui prende il nome. All’interno è tutt’ora custodito un Cristo deposto, da sempre meta di pellegrinaggio e devozione, mentre in una stanzetta adiacente in tempi remoti ha dimorato un anziano eremita esperto in erbe medicinali.
CRIPTA DELLA MADONNA ODIGITRIA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Madonna Odigitria faceva parte di un insediamento cenobitico basiliano sorto intorno al XIII secolo nella valle d’Itria e prendeva il nome dall’immagine della Vergine Odigitria affrescata al suo interno. Nel Cinquecento, poi, su quel sito rupestre venne edificato il convento di sant’Antonio dei Cappuccini e l’immagine rimossa e traslata all’interno della nuova chiesa dedicata all’Assunta, con l’aggiunta ai lati di san Giovanni Battista e Maria Maddalena. A parte questo l’originaria cripta, con le colonne ed i capitelli decorati (probabili elementi dell’antico altare), è tutt’ora visitabile.
GROTTA DEGLI EREMITI (Cappella rupestre – XIII secolo)
Località: Martina Franca (BR)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cappella rupestre degli Eremiti, situata in una zona periferica accanto alla piccola chiesa di San Michele edificata nel Duecento, quasi a voler perpetuare la cultualità del luogo, accoglie al suo interno una statua litica dell’Arcangelo. Dopo un primo restauro nel Settecento, le due chiese sono state abbandonate per lungo tempo, fino agli inizi del secolo scorso quando si decise di attuare una provvidenziale opera di recupero.
CAPPELLA DI SANTA MARIA LA GRECA O MADONNA DELLA GRECA (Cappella rupestre – XVIII-XIX secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
L’attuale chiesetta di Santa Maria La Greca o della Madonna della Greca è una parte residua (probabilmente il bema) dell’originaria chiesa rupestre parzialmente demolita per la realizzazione di un nuovo collegamento tra Massafra ed il santuario della Madonna della Scala nei primi anni dell’Ottocento. Il piccolo invaso, a pianta trapezoidale, presenta un altare addossato alla parete est e sovrastato da un trittico con la Madonna con Bambino tra i santi Sebastiano e Rocco. L’affresco moderno risulta di fattura alquanto rozza e per di più si sovrappone, nascondendolo, all’originale di epoca medievale.
CHIESA DI SANTA LUCIA (Chiesa semirupestrre – XI secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesetta di Santa Lucia, già attestata nell’XI secolo, ingloba la primitiva ed ormai scomparsa cripta rupestre altomedievale (VIII secolo) che faceva parte della locale grancia benedettina. La costruzione, seminterrata, mostra un’aula mononavata con abside e la copertura a due cupolette piramidali tipica dell’architettura longobarda. Nella calotta absidale, seppure mal conservati, permangono i resti di un affresco del XII secolo.
CRIPTA ANONIMA DI COLOMBATO (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa senza denominazione, che si affaccia sulla gravina di Colombato Famosa in prossimità dell’omonima masseria, è senza dubbio uno dei primi esempi di architettura rupestre nel territorio di Massafra. La struttura è infatti di una semplicità disarmante, con l’aula rettangolare provvista di abside. Non si notano tracce di altare e, tantomeno, di decorazioni pittoriche.
CRIPTA ANONIMA DI VICO III CANALI (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella anonima di Vico III Canali, scavata nella parete rocciosa della gravina di San Marco, è una chiesa rupestre con un insolito schema a pianta inversa che, per certi aspetti, richiama quella della vicina Candelora: ovvero, con l’abside affiancato al-l’ampio nartece subito oltre l’ingresso e la ripartizione dell’aula in quattro campate a formare un quadrilatero. Purtroppo, a causa dell’annoso utilizzo come frantoio ipogeo, versa in pessime condizioni e necessiterebbe di un urgente intervento conservativo.
CRIPTA DELLA CANDELORA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Candelora, nella gravina di San Marco, è un’opera significativa della raffinata arte dei maestri lapidari salentini che, malgrado la parziale demolizione, lascia comunque prefigurare la bellezza dell’impianto originario. La chiesa infatti si avvaleva di una pianta inversa con l’ingresso accanto al presbiterio in un primo tempo triabsidato, con l’abside centrale più grande delle altre due, nel rispetto dell’orientamento liturgico (altare) verso est. L’aula interna era costituita da sei campate, ciascuna con copertura diversa, due delle quali si sviluppavano con la forma trapezoidale tipica delle chiese rupestri. Le pareti perimetrali erano movimentate da tredici arcate cieche o sospese scandite da semicolonne con capitelli che, ancora oggi, conservano un interessante ciclo di affreschi duecenteschi: come la Presentazione di Gesù al Tempio e la Vergine con Bambino assieme a san Simeone.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA BUONA NUOVA (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Scavata sul costone orientale della gravina di Madonna della Scala, dell’originaria chiesa rupestre della Madonna della Buona Nuova a tre navate, dopo i devastanti crolli (probabilmente a causa di terremoti) della parte esterna, rimangono tre pareti ancora affrescate, parte della copertura e l’abside con altare. E questo perché la cripta, come già il grande insediamento abitativo rupestre in cui si integrava, si trova in un’area ripetutamente sconvolta o quasi cancellata da perniciosi eventi naturali, sì da venir abbandonata a sé stessa o, per qualche tempo, adibita ad usi impropri. Tra gli affreschi presenti sono degni di nota una Deésis, con un Cristo pantocratore particolarmente grande, sulla parete absidale; un trittico con santa Lucia, san Vito e santa Caterina d’Alessandria nella zona presbiteriale; un Cristo benedicente accanto alla Madonna con Bambino nel vestibolo.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE ROSE (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Madonna delle Rose, all’interno dell’omonima masseria, lungo uno spalto di roccia (lama di Rose) dove peraltro si trovano allineate numerose grotte, si avvale di un accesso con lunetta e croce greca incisa che introduce in un nartece separato dalla navata monoabsidata tramite un pilastro centrale. La zona presbiteriale, a sua volta, è movimentata da una nicchia per lucerna e da un arcosolio; mentre, per quanto concerne gli affreschi, sono ancora visibili i resti raffiguranti la Madonna ed i santi Giovanni Battista, Nicola, Pietro e Paolo.
CRIPTA DELLA MATER DOMINI (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada di Trovanza, Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Non soltanto la particolare collocazione, tra cisterne e cavità naturali o artificiali della gravina di Trovanza, ma soprattutto la presenza di una vera e propria “farmacia”, un ambiente adibito a deposito di erbe medicinali con le pareti movimentate da piccoli loculi disposti su più file, lasciano desumere che la chiesa rupestre della Mater Domini fosse il centro cultuale di una comunità cenobitica. Per il resto, la cripta presenta un impianto ad aula unica rettangolare che termina con un’abside centrale in cui è affrescata una Deésis (XIII secolo) con un superbo Cristo pantocratore; mentre nelle pareti dell’aula si trovano le raffigurazioni di epoca più tarda, come una Madonna galaktotrophousa ed una santa Marina.
CRIPTA DELLA SANTA CROCE (Cappella-romitorio rupestre – X secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta della Santa Croce si contraddistingue dalle altre per il particolare impianto ad aula rettangolare con numerose nicchie ma priva di pilastri e di altare, tanto da far ipotizzare il suo utilizzo come dimora eremitica. Sulle pareti sono ancora visibili quattro frammenti di affreschi che raffigurano una Madonna con Bambino, san Pietro, san Nicola ed un Santo vescovo.
CRIPTA DETTA PANAREDDOZZA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Situata all’interno della masseria Panarello di Broja, si tratta di una chiesa rupestre a pianta basilicale con tre navate absidate provviste di ambulacro e pronao su cui si aprono alcune nicchie/cappelle. Originariamente la zona absidale si trovava ad un livello superiore rispetto al piano delle navate e terminava con un altare addossato alla parete di fondo e, tanto la conca absidale quanto le nicchie/cappelle, erano decorate con affreschi del XIII secolo oggi quasi del tutto scomparsi.
CRIPTA DI MILLARTI (Cappella rupestre)
Località: Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre senza denominazione, che si trova all’interno della masseria Millarti, presenta una planimetria piuttosto irregolare, probabilmente perché è stata riadattata e rimaneggiata una preesistente sepoltura a camera. A parte l’ingresso, architravato con croce greca incisa nella lunetta, l’ambiente interno è ad aula vagamente trapezoidale con piano di calpestio leggermente rialzato, abside a pianta quadrangolare e soffitto piano. Non vi sono invece tracce di altare e, tantomeno, di eventuali affreschi, sì da rendere alquanto ardua una precisa collocazione cronologica.
CRIPTA DI SAN BIAGIO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di San Biagio, ricavata a ridosso della fiancata sinistra della gravina di San Marco, nel contesto di un insediamento abitativo rupestre, presenta un impianto di chiara matrice bizantina con tre navate absidate ed una netta separazione tra il nàos ed il bema. In quanto alle decorazioni pittoriche, le poche tracce di affreschi appena visibili nella navata sinistra e nella calotta absidale di centro risalgono assai probabilmente agli interventi di trasformazione e di abbellimento operati nel XVI secolo.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada San Giovanni, Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
All’interno di un aggrottamento antropizzato dell’omonima contrada, la chiesa rupestre di San Giovanni è caratterizzata da un avancorpo esterno in muratura con lunetta, colonnine ed una nicchietta da lucerna che incorniciano l’ingresso. Per il resto, si presenta a navata unica di forma vagamente rettangolare, con abside e nicchie alle pareti, preceduta da un nartece. Degli affreschi che un tempo ricoprivano le pareti interne, dato il precario stato di conservazione, si possono solo distinguere le tracce di un san Nicola.
CRIPTA DI SAN LEONARDO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Leonardo, che probabilmente ha ampliato una tomba a camera di età tardo-medievale, secondo uno schema planimetrico assai comune nell’area tarantina, è costituita da tre diversi ambienti liturgici: un nartece, peraltro crollato e attualmente scoperto, diviso dalla navata quadrata tramite un pilastro ed il presbiterio a corridoio con abside centrale separato dall’aula mediante un muro formato da tre arcate a tutto sesto che si configura come una vera e propria iconostasi. Gli affreschi, piuttosto ben conservati, sono presenti nella conca absidale, con una splendida Deésis, e sui parapetti dell’iconostasi, con san Pietro seguito da altri santi, come Paolo, Antonio ed i medici Cosma e Damiano.
CRIPTA DI SAN MARCO (Chiesa rupestre – X-XII secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Marco, situata nell’omonima gravina, è sicuramente frutto di due diversi interventi: il primo, intorno al X secolo, per l’escavazione della cripta; il successivo, nel XII secolo, per il completamento della struttura. La chiesa, cui si accede tramite un profondo nartece, peraltro provvisto di due arcosoli frontali, in uno dei quali è affrescata l’immagine di San Marco, è formata da un’aula ripartita in due navate tramite pilastri centrali e da un presbiterio biabsidato. A loro volta le absidi, gemelle, avevano differenti funzioni: l’una conteneva la cattedra; l’altra, quasi nascosta da un parapetto e insolitamente provvista d’una finestrella per far luce alla navata, era un diaconicon, ovvero destinata alla preparazione del rito eucaristico.
CRIPTA DI SAN SIMEONE IN FAMOSA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Famosa, Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Simeone in Famosa, scavata nel versante orientale della gravina di San Lorenzo, si presenta con un’aula a pianta trapezoidale e due absidi piane con altari addossati alla parete. Gli affreschi parietali, resi pressoché illeggibili non solo dal degrado ma anche dai ripetuti atti vandalici, coprono un arco temporale che va dal XII al XIV secolo e raffigurano un’iconografia tratta dal Vecchio Testamento e dalla Vita di Gesù mentre sulla conca absidale di sinistra è presente una Deésis, con il Cristo pantocratore ed il Battista ma priva della Vergine. Per ironia della sorte, questo frammento di affresco, staccato, trafugato e poi fortunosamente rinvenuto, è l’unico ancora ben conservato presso la chiesa di San Lorenzo a Massafra.
CRIPTA DI SAN SIMINE IN PANTALEO (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Pantaleo, Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Simine o Simino in Pantaleo, dal nome della contrada in cui è collocata, è caratterizzata da una grande aula separata dal presbiterio tramite un’iconostasi. Nei nicchioni parietali sono tutt’ora presenti degli affreschi con soggetti sacri in discreto stato di conservazione.
CRIPTA DI SANTA CATERINA (Chiesa rupestre – X secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di Santa Caterina, scavata intorno al X secolo sul margine occidentale dell’omonima gravina al centro di un nucleo abitativo rupestre, presenta una pianta ad aula unica con arcate a tutto sesto che la distinguono da un presbiterio rettangolare absidato con altare a blocco ricavato nella roccia. Le tracce pittoriche che decoravano le pareti sono quelle degli affreschi palinsesti eseguiti in momenti diversi tra l’XI ed il XV secolo.
CRIPTA DI SANTA MARINA (Chiesa rupestre – VIII-XI secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di Santa Marina, all’interno dell’omonimo insediamento rupestre (un tempo chiamato “il Paradiso di Massafra”) sul versante orientale della gravina di San Marco, è sorta in età altomedievale, com’è attestato dalla presenza di sepolture “a loggette” in prossimità dell’ingresso e di un vicino cenobio rupestre. La struttura si presenta a navata unica con un grande triforio ad arcate che introduce alla zona presbiteriale con tre absidi ed altrettanti altari. Nella fattispecie, due di tipo latino, addossati alla parete, ed uno a blocco o “alla greca”: quasi a suffragare la convivenza per un certo periodo delle due liturgie. Questa dicotomia temporale riguarda anche gli affreschi: più antichi (XII-XIII secolo) e di matrice bizantina quelli presenti nella navata che raffigurano, tra l’altro, santa Marina e santa Margherita; successivi (XIV-XVI secolo) e di stile tardo-romanico quelli delle calotte absidali, tra cui un imponente Cristo giudice.
CRIPTA DI SANT’ANGELO A TORELLA (Ex chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Torella, Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di Sant’Angelo a Torella, dal nome della contrada in cui insiste, era la chiesa di un antico insediamento monastico (cenobio) al centro di un modesto nucleo abitativo rupestre. A seguito dei profondi rimaneggiamenti per trasformarla in masseria, dopo l’abbandono nel XIV secolo, dell’originaria struttura ad aula unica con archeggiature affrescate ed abside, rimangono solo alcune arcate con tracce degli affreschi che raffigurano un san Michele arcangelo ed una Vergine con Bambino, oltre a diverse iscrizioni graffite alle pareti.
CRIPTA DI SANT’ANTONIO ABATE (Chiesa rupestre – XII-XIV secolo)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quello di Sant’Antonio Abate, un tempo in aperta campagna e poi fagocitato dai nuovi edifici, addirittura con la sovracostruzione dell’ospedale civile peraltro abbandonato a partire dal 1980, è un complesso rupestre che, dopo essere stato a lungo utilizzato come legnaia, deposito, vasca per la calce, ricettacolo di rifiuti e via dicendo, alla fine degli anni Cinquanta è tornato alla luce grazie all’intervento di conservazione e restauro della soprintendenza. L’ipogeo attuale mostra l’evidente accorpamento di due chiese, mediante l’abbattimento del diaframma calcarenitico che originariamente le distingueva, che però conservano i segni dei differenti impianti architettonici: l’una, più classica ed antica (XII secolo), con bema rialzato ed arcosoli alle pareti; l’altra, più semplice e rozza, con nicchie decorate (XIV-XV secolo). D’altro canto la probabile presenza di un’iconostasi, ergo di un elemento strutturale tipicamente bizantino, sembra avvalorare la tesi di due chiese affiancate: la prima di rito ortodosso e la seconda di rito latino. Tra gli affreschi presenti, dai più pregiati del XIV-XV secolo a quelli meno pregiati e per lo più palinsesti del XVIII secolo, vanno evidenziati una Deésis nella calotta absidale, un beato Urbano V di stampo benedettino ed un seicentesco sant’Antonio abate in abito monacale.
CRIPTA DI SANT’EUSTACHIO (Ruderi di chiesa rupestre)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di Sant’Eustachio, di cui rimane la sola area absidale priva di decorazioni pittoriche, è una delle tre chiese rupestri della gravina della Madonna della Scala su cui, a metà del Seicento, venne edificato il santuario della Madonna di Tutte le Grazie in devozione al prodigioso ritrovamento di un’icona mariana da parte di una pastorella. Le altre due erano rispettivamente quella di santa Maria Maddalena, utilizzata per lungo tempo come hospitium per i pellegrini che si recavano al Santuario, e quella di santa Parasceve, oggi in condizioni di notevole e penoso degrado.
CRIPTA INFERIORE DELLA MADONNA DELLA SCALA (Chiesa rupestre – XI secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Madonna della Scala, collocata al di sotto del sagrato del l’omonimo Santuario, è l’antico luogo di culto dove originariamente veniva venerata l’effigie di Santa Maria “Prisca”, ora scomparsa. L’ambiente ipogeo attuale, con uno sviluppo decisamente irregolare, risulta costituito dall’accorpamento di due ambienti un tempo distinti: il primo, più a nord, è l’originaria cripta-pozzo con accesso dall’alto e due vani, in uno dei quali si trovava l’immagine mariana “prisca” poi coperta, nel XIV secolo, dall’affresco della Madonna della Scala (ora situato sull’altare maggiore del Santuario); il secondo attiene probabilmente ad un’abitazione che verrà inglobata nella chiesa per ampliarla.
CRIPTA-POZZO DI SAN POSSIDONIO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Carucci, Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella comunemente conosciuta come “cripta-pozzo di San Possidonio”, per la cupoletta costruita nella zona presbiteriale da tempo crollata lasciando così un’apertura verso l’esterno somigliante a quella di un pozzo, è una chiesa rupestre che, nonostante il precario stato di conservazione, riesce ancora a coniugare la particolare struttura architettonica con una magnifica decorazione. L’ambiente ipogeo, cui si accede attraverso una decina di gradini incisi nella roccia, mostra un impianto a due navate, di cui quella sinistra con abside ed altare a dado, e quella destra terminante in un’altra cavità pseudo-ovoidale con grande nicchia. Del notevole arredo pittorico, con affreschi databili tra il XIII ed il XIV secolo, sono ancora evidenti le tracce di un trittico di santi, tra cui la figura di san Possidonio da tempo scomparsa, in una nicchia a sinistra dell’ingresso; una rara (almeno per la Puglia) raffigurazione dei fratelli martiri cappadocesi Elasippo e Melesippo, in due dei quattro clipei presenti nella zona del bema; i santi Nicola, Damiano e Cosma in una nicchia della navata di destra; i resti di una Deésis con il Cristo pantocratore nella calotta absidale.
FARMACIA DI MAGO GREGURO (Cenobio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cosiddetta “farmacia di Mago Greguro” è il complesso rupestre, ubicato lungo la gravina della Madonna della Scala, realizzato in epoca altomedievale per accogliere una comunità cenobitica e più avanti, dopo l’abbandono, adibito a colombaia. E’ costituito da una dozzina di cavità comunicanti tra loro e all’interno si possono ancora rinvenire fosse, canaletti, asciugatoi, una grande cisterna per la raccolta dell’acqua, lucernari, nicchie e, soprattutto, un centinaio di piccoli loculi disposti alle pareti a guisa di scaffalature. La tradizione popolare ha tramandato il sito come la “farmacia” in cui intorno all’anno Mille, secondo la leggenda, avrebbe operato appunto mago Greguro che, con la figlia Margheritella, catalogava e utilizzava le erbe medicinali allo scopo di guarire e scacciare le malattie.
GROTTA DELL’EREMITA (Romitorio rupestre)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La grotta dell’Eremita è un ipogeo a pianta rettangolare, illuminato da un grosso buco nella volta, con un giacitoio ricavato nella roccia tufacea e pareti interessate da alcune croci ed iscrizioni graffite. In prossimità dell’accesso alla cripta è presente un grande pozzo da sempre noto come “foggia dell’eremita”.
GROTTA DI SAN MICHELE AL VARCATURO (Santuario rupestre – VI secolo)
Località: Contrada Varcaturo, Massafra (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Il santuario rupestre di San Michele al Varcaturo, dal nome della contrada in cui è situato il nucleo grottale carsico, è costituito da due ambienti cui si accede attraverso un dromos con evidenti segni/testimonianze di vita e di culto in età paleocristiana. Per il resto, sono state rinvenute parecchie sepolture a camera con dromos ed altre di tipo siculo con corridoio d’accesso predisposte su quattro diversi livelli.
ORATORIO DEL SANTO BARBATO (Romitorio rupestre)
Località: Massafra (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Con la denominazione “oratorio del Santo Barbato” viene comunemente indicato un ipogeo, ormai inghiottito nel contesto urbano, che è stato utilizzato assai probabilmente come cella eremitica. All’interno della cripta sono tutt’ora rinvenibili tracce, per quanto illeggibili, di vecchi affreschi.
CRIPTA ANONIMA DI MASSERIA SCARANO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa anonima in questione, che si trova all’interno di una masseria nel contesto di un insediamento rupestre, è stata ricavata adattando e modellando una grotta naturale. L’ambiente interno presenta l’aula separata dal bema mediante un’iconostasi caratterizzata da tre aperture con archi a tutto sesto.
CRIPTA ANONIMA DI MASSERIA TAMBURELLO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Questa chiesa rupestre della masseria Tamburello sulla gravina di Corneto, nonostante la mancanza di una denominazione appropriata e soprattutto le modeste dimensioni, presenta un impianto della struttura interna alquanto elaborato ed elegante, sicuramente opera di maestranze locali altamente specializzate. La cripta, a navata unica, è ripartita in due diverse campate da un grande arco trasversale: la prima, più interna, ha funzione di presbiterio con abside e volta a finta cupola; la seconda, comunicante con l’esterno tramite un ingresso laterale, è invece l’aula con soffitto a doppio spiovente.
CRIPTA DEI POLACCHI (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta rupestre anonima chiamata “dei Polacchi”, per il fatto che il villaggio di Petruscio (dov’è situata) venne utilizzato dalle truppe polacche nel corso dell’ultima guerra mondiale, è una chiesa incompiuta: l’aula, priva di ripartizioni, comunica infatti con tre ambienti appena abbozzati da cui, probabilmente abbattendo i diaframmi di roccia interposti, si sarebbe potuto ricavare il presbiterio. Le pareti interne sono caratterizzate dalla presenza di grandi croci latine a rilievo.
CRIPTA DEL CRISTO ALLE GROTTE (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre del Cristo alle Grotte, che si affaccia nella gravina di San Biagio con un portale d’ingresso sormontato da un singolare arcone scavato nella roccia, era originariamente provvista di un templon, ovvero di una struttura di divisione tra aula e bema costituita da un muretto iconostatico con colonnine su cui poggiavano un architrave o dei finestroni per assicurare la visione della calotta absidale quasi sempre decorata con una Deésis o con un Cristo in trono, tanto da renderla quasi speculare con quella di Santa Margherita. Per il resto l’interno della chiesa, a due navate absidate, è ripartito in sei campate scandite da archi a tutto sesto o ribassati, le pareti laterali sono interessate da nicchie ed il soffitto è per lo più piano. La chiesa, all’origine aniconica e decorata soltanto con le tipiche croci della cultura bizantina della prima metà dell’XI secolo, conserva tuttavia i resti di alcuni affreschi di epoca successiva (XII e XIII secolo), come un magnifico Cristo pantocratore ed un austero san Nicola di Myra.
CRIPTA DEL GREPPO EST (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre anonima, situata appunto sul versante (greppo) est della gravina di Petruscio, è caratterizzata da un vestibolo a cielo aperto che immette in alcuni ambienti disposti a ventaglio e comunicanti mediante arcate, secondo uno schema assai utilizzato nelle altre abitazioni del villaggio/casale. L’aula, di forma trapezoidale, è collegata ad una cappella comunicante con il presbiterio che, a sua volta, comprende un’abside “a cameretta” con una nicchia interessata da tre croci incise nella parete tufacea. Come le altre chiese di Petruscio anche questa è aniconica, ovvero priva di immagini sacre dipinte.
CRIPTA DELLA GRAVINA DI FORCELLA (Chiesa rupestre – V o XI secolo)
Località: Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre anonima situata nella gravina di Forcella si distingue per il singolare impianto a due navate con due absidi affiancate e due contro-absidi poste frontalmente, verosimilmente secondo un modello africano di epoca prevandalica, tanto da indurre taluni storici a retrodatarla al V secolo.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL BUON CONSIGLIO O DEGLI ANGELI (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada San Gregorio, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Madonna del Buon Consiglio o degli Angeli, alle pendici orientali del colle di Mottola e piuttosto vicina a quelle di San Gregorio e della Madonna delle Sette Lampade, presenta uno schema planimetrico comune alle altre due e probabilmente adoperato dalla stessa maestranza di lapidari salentini. E’ infatti realizzata a croce greca inscritta sui quattro pilastri centrali, con soffitti alquanto elaborati e pareti movimentate da arcate cieche.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL CARMINE (Cappella rupestre – XVI secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La piccola cappella rupestre della Madonna del Carmine, più conosciuta come “Madonn Abbasc”, deve la sua fondazione al chierico che già abitava in quella grotta, allorquando (1506) venne folgorato dalla visione della Madonna. L’interno, ad aula quadrata scandita da tre pilastri ed abside di fondo, si avvale di alcuni affreschi del XVII secolo: periodo in cui verrà edificata la chiesa superiore in muratura.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE SETTE LAMPADE (Cappella rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada San Gregorio, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cappella rupestre della Madonna delle Sette Lampade, ancora oggi aperta al culto, presenta due navate absidate scandite da pilastri su cui poggiano archi a tutto sesto. E’ assai probabile che per un certo periodo le due distinte absidi abbiano assolto alle funzioni di rito greco e latino: ipotesi peraltro suffragata dall’acquasantiera aggiunta nel XIV secolo, in sostituzione della vasca esterna. Gli affreschi presenti interessano soprattutto le pareti absidali con una Deésis (XII secolo), al di sotto della quale affiorano tracce di decorazioni precedenti databili tra l’VIII e l’XI secolo, in quella di sinistra ed una Vergine con Bambino, in quella di destra. E non trascurando la figura in abiti orientali di un Santo vescovo, una Crocifissione e le croci greche scolpite sul soffitto.
CRIPTA DETTA CATTEDRALE DI PETRUSCIO (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa denominata “la Cattedrale di Petruscio”, situata nell’omonima gravina assieme alle altre due (chiesa dei polacchi e cripta del greppo est), per certi aspetti può essere considerata come il prototipo delle chiese rupestri con schema “tarantino”, ovvero con aula priva di pilastri, presbiterio a transetto continuo ed absidi circolari. E come le altre, ovviamente aniconica.
CRIPTA DI SAN GIORGIO (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Contrada Roccapampina, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di San Giorgio, malgrado lo stato di abbandono ed incuria in cui versa, per le particolari caratteristiche della struttura rappresenta un unicum tra le chiese rupestri pugliesi. L’aula si avvale infatti di un’insolita pianta semilunata, preceduta da un dromos e terminante con un’abside rettangolare, mentre la parete curvilinea è interessata dalla presenza di nove nicchie con archi a tutto sesto affrescate, dove si distinguono ancora le raffigurazioni dei santi Giorgio, Giovanni Battista e Demetrio.
CRIPTA DI SAN GREGORIO MAGNO (Chiesa rupestre – IX secolo)
Località: Contrada San Gregorio, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Gregorio, nell’omonima contrada poco distante dal centro abitato e in prossimità di altre due cripte (Madonna delle Sette Lampade e Madonna degli Angeli), è rimasta sconosciuta ed interrata fino a pochi decenni fa: lo scavo e la messa a luce dell’invaso ha infatti inizio nel 1972. L’architettura imponente e monumentale, certamente non comune alle altre chiese del tarantino, presenta una planimetria regolare, a croce greca, con tre navate e tre absidi semicircolari. Le navate, a loro volta, sono scandite da quattro pilastri cruciformi da cui si dipartono archi a tutto sesto che poggiano su semicolonne sormontate da capitelli; mentre le tre campate che contraddistinguono il bema sono interessate da cupole con croce greca a rilievo. L’arredo pittorico, piuttosto modesto se paragonato con l’importante struttura, comprende tre grandi affreschi: un Cristo pantocratore raffigurato nella conca dell’abside centrale, una Madonna con Bambino e san Bartolomeo in una nicchia della parete a oriente, ed un san Nicola di Myra in un’altra nicchia della stessa parete. In ogni caso questi affreschi sono successivi al XIV secolo e probabilmente sostituiscono o coprono parte dell’arredo originario: severamente aniconico e per lo più costituito da semplici croci affrescate.
CRIPTA DI SAN NICOLA A CASALROTTO (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Casalrotto, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di San Nicola a Casalrotto, per il fatto di trovarsi in una posizione privilegiata nei pressi della “via tarantina”, la strada consolare romana che nel medioevo collegava Taranto a Matera, ha svolto sicuramente un ruolo di primo piano tra le chiese rupestri del territorio circostante. Ma, quel che più conta, per il pregevole ciclo degli affreschi presenti al suo interno, che copre un arco temporale che dalla fine del X arriva alla prima metà del XIV secolo, è altresì una delle testimonianze più significative di quell’arte medievale pugliese in cui gli stilemi della cultura bizantina risentono le influenze di quella longobarda, dell’arte arabo-normanna e di quella benedettina. Sul piano strutturale la chiesa presenta uno schema planimetrico a tre navate absidate dove, secondo un modello largamente utilizzato nel tarantino, un’iconostasi a tre fornici separa l’aula dal bema, a sua volta caratterizzato da un transetto continuo. Per quanto concerne invece gli affreschi, per lo più di tipo iconico, sono di chiara matrice bizantina la Deésis, la Madonna con Bambino e le sante Parasceve e Pelagia; di tradizione crociata quelli che raffigurano i santi cari ai guerrieri ed ai pellegrini, come san Michele arcangelo ed i santi Giorgio, Giuliano, Teodoro e Leonardo di Limoges; e di ambito squisitamente devozionale o locale quelli che rappresentano san Nicola, santa Lucia e la Parabola delle Vergini.
CRIPTA DI SAN SABINO (Ex chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Sabino, situata sulla gravina di Corneto, nonostante le modifiche strutturali subite per adattarla ad usi agropastorali, mostra ancora l’originario schema a pianta inversa, con aula trapezoidale separata dal bema mediante un’iconostasi del tipo a templon, ossia con varco centrale e finestre laterali. A causa del notevole abbassamento operato al piano di calpestio ed alla muratura dell’ingresso principale, l’accesso viene ora assicurato attraverso una piccola apertura laterale.
CRIPTA DI SAN VITO (Ruderi di chiesa e cenobio rupestri – XI secolo)
Località: Contrada San Vito, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di San Vito, all’interno dell’omonimo insediamento rupestre formato da una trentina di grotte, nonostante i crolli, presenta una tipica struttura ad aula trapezoidale con tre cappelle voltate a botte di cui una comunicante con l’abside ora distrutta. La presenza nelle grotte di giacitoi, mensole, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e decorazioni parietali graffite lascia presumere che la chiesa facesse parte di una comunità cenobitica.
CRIPTA DI SANTA MARGHERITA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Casalrotto, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa di Santa Margherita, scavata nella parete di sinistra della lama di Casalrotto, è senza dubbio uno degli esempi più riusciti e preziosi della cultura rupestre tout-court. Caratterizzata da una planimetria alquanto insolita, la struttura della cripta propone un’aula ripartita da alcuni pilastri in due navate absidate: in cui la prima abside contiene un altare addossato alla parete di fondo, mentre nella seconda, con parete arcuata ed affrescata, sono presenti i resti di altri due altari. Assai ricco è il corredo pittorico della cripta, con la Santa titolare affrescata in veste bizantina (XII secolo) sul pilastro di fronte all’ingresso seguita lungo la parete da una decina di riquadri con le scene del suo martirologio (XIII-XIV secolo). Di notevole interesse è anche il Cristo pantocratore “acromatico” che sovrasta il secondo altare, secondo un modello assai diffuso in Grecia e Cappadocia durante il periodo iconoclasta all’inizio del IX secolo, che consente di datare la realizzazione dell’invaso appunto tra l’VIII ed il IX secolo.
CRIPTA DI SANT’ANGELO DI ACQUAGNORA (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Acquagnora, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Alla chiesa rupestre di Sant’Angelo di Acquagnora, dal nome della masseria in cui è ubicata, si accede attraverso un ingresso sormontato da una lunetta ad arco ribassato. L’interno è costituito da un’aula unica separata dal presbiterio mediante una bassa quinta iconostatica, un’abside a fondo piano e pareti movimentate da arcate cieche. Non mostra tracce di eventuali affreschi.
CRIPTA DI SANT’ANGELO DI CASALROTTO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada Casalrotto, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di Sant’Angelo di Casalrotto è l’unico esempio italiano di chiesa rupestre su due piani/livelli, assai diffuso invece in Cappadocia. In pratica la chiesa superiore, preceduta da un pronao scoperto e composta da tre navate absidate, è frutto di una modifica della struttura originaria binavata del XIII secolo con la successiva aggiunta di una terza navata, quella di sinistra, caratterizzata da sei nicchie scavate nella parete. E’ assai probabile che in questa occasione siano state realizzate la cripta inferiore e la scala di collegamento. Per il resto, le navate sono scandite da tre grossi pilastri, con l’abside centrale che presenta un fondo piatto ed un altare addossato alla latina mentre le altre due laterali terminano con dei fondi concavi che accolgono i resti di altari di tipo greco. Nonostante il forte degrado sono ancora visibili alcuni affreschi databili tra il XIII ed il XIV secolo, come una Deésis con il Cristo pantocratore tra la Vergine ed il Battista. La chiesa inferiore, invece, a carattere prettamente funerario, com’è testimoniato dalle diverse sepolture rinvenute, ricalca lo schema trinavato ma con un assetto più organico rispetto all’altra. Anche qui, nell’abside di destra è presente una Deésis, con il Pantocratore in questo caso tra san Basilio e sant’Andrea, seguita, nelle pareti dell’aula, dalle raffigurazioni di alcuni santi tra cui spicca un san Pietro.
CRIPTA DI SANT’APOLLINARE O SANT’APOLLONIA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Casalrotto, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Sant’Apollinare o di Sant’Apollonia, per quanto l’originaria titolazione della cripta sia da riferirsi a San Lorenzo, presenta un impianto di chiara matrice bizantina del tipo a tre navate absidate con netta distinzione tra nàos e bema. Nonostante il pessimo stato di conservazione, nella parete absidale di sinistra si notano le tracce non identificabili di un “martirologio” seguite dalla figura di san Lorenzo che si ripete su un pilastro a ridosso dell’ingresso.
CRIPTA I DI MASSERIA LAINO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Lamaderchia, Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Si tratta di una delle due chiese rupestri anonime che si trovano all’interno della masseria Laino e identificata come “cripta I”. Presenta un impianto piuttosto arcaico, con abside decentrata del tipo “a cameretta”, soffitto piano, altare centrale a blocco e pareti movimentate da arcate cieche. Da evidenziare qui e là alcuni segni e simboli graffiti nonché una croce a rilievo.
CRIPTA II DI MASSERIA LAINO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Lamaderchia, Mottola (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
L’altra chiesa rupestre, o “cripta II”, presente nella masseria Laino, è costituita da un’aula unica separata sul fianco sinistro dal presbiterio tramite un pilastro su cui poggia una doppia arcata a sesto ribassato. Le pareti dell’aula sono interessate da una serie di nicchie, mentre l’incavo absidale reca tracce assai labili dell’originario affresco.
CRIPTA DI SAN BASILIO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: San Basilio di Mottola (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta rupestre di San Basilio, al di sotto della chiesa della masseria Casino del Duca, si presenta con un tipico impianto a due navate absidate scandite da un pilastro centrale quadrilobato da cui si dipartono delle arcate a tutto sesto sostenute da semicolonne. Nonostante i ripetuti restauri, il corredo pittorico del XII-XIII secolo risulta assai rovinato e quel che rimane sono i resti degli affreschi della pala dell’altare principale raffigurante la Vergine con Bambino assieme ai santi Basilio e Francesco, e sulle restanti pareti dell’aula un’altra Madonna con Bambino, un Cristo pantocratore ed una più recente (XIX secolo) Crocifissione.
CRIPTA ANONIMA (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La grande chiesa ubicata all’inizio del parco rupestre, nonostante le trasformazioni subite per adattarla dapprima come frantoio e poi come ricovero per animali, anche se priva di arredo pittorico è una delle più interessanti del comprensorio per quanto concerne lo sviluppo architettonico. Scavata nella pendice orientale della gravina, al di là della facciata (parzialmente distrutta) provvista all’origine di due grandi fornici con ghiera da cui si accedeva al grande invaso, presenta un’aula di forma trapezoidale al centro della quale si apre l’arco absidale che immette nel bema, anche questo trapezoidale. La volta è a botte e le pareti un tempo erano movimentate da nicchie di diversa dimensione e profondità mentre, nella parete sud, un grande arco collegava l’aula con un paræcclesion, sempre trapezoidale ma stretto e lungo, di cui è difficile intuire la funzione. In ogni caso, le tracce di alcune vasche lascerebbero ipotizzare una probabile destinazione battesimale della chiesa.
CRIPTA DEI SANTI EREMITI (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La piccola chiesa rupestre dei Santi Eremiti, situata in prossimità di un burrone nella pendice est della gravina, più selvaggia e di difficile accesso, accanto a tombe ed altre grotte a testimonianza del probabile insediamento di una piccola comunità di monaci anacoreti basiliani, si presenta con un prospetto esterno assai accurato grazie ad un severo portale architravato che si apre sul fondo di un arco a tutto sesto. L’invaso, invece, si articola con un’aula trapezoidale che si allarga “a ventaglio”, mentre un arco fortemente ribassato introduce al bema provvisto di abside rialzata “a cameretta”. Nella parete di fondo non vanno trascurati i resti di una vaschetta ellittica a destra, e di un pilastrino prismatico con grande foro sommitale a sinistra. Le uniche decorazioni a fresco riguardano la zona absidale in corrispondenza dell’altare, dove sono piuttosto riconoscibili un sant’Eustachio a cavallo, un busto di Cristo e l’arcangelo Gabriele con scettro e globo.
CRIPTA DI JAZZO RIVOLTA (Chiesa rupestre – XI-XIV secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella identificata come “cripta di Jazzo Rivolta” è la chiesa rupestre che si trova sullo spalto occidentale della gravina, in mezzo a grotte, anfratti e canali di deflusso delle acque piovane. La struttura interna, formata da quattro distinti ambienti, è stata probabilmente realizzata in tre diverse fasi: ad una prima escavazione si devono il nartece e l’aula rettangolare, peraltro con i resti dell’originario altare; ad una successiva uno dei due paræcclesion, quello ad ovest; e ad una terza ed ultima l’altro paræcclesion a sud. La chiesa, sebbene priva di decorazioni pittoriche, presenta in fondo all’area absidale una nicchia con tre croci graffite.
CRIPTA DI SAN GEROLAMO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Alla chiesa di San Gerolamo, situata nel vasto insediamento rupestre che si sviluppa nello spalto alle pendici del santuario della Madonna delle Grazie, dacché privata dell’ingresso originario (parzialmente murato) si accede tramite una apertura operata in corrispondenza della seconda nicchia dell’invaso. L’interno, a pianta trapezoidale, è ripartito in due diversi ambienti liturgici da un’iconostasi: l’aula rettangolare a doppia campata con alcune nicchie lungo le pareti ed una cappella laterale, ed il bema con abside centrale e altare più nicchie laterali. Da evidenziare l’accurato disegno architettonico con la caratteristica ghiera presente lungo le arcate dell’iconostasi e delle nicchie. Per quanto concerne l’apparato decorativo, nonostante l’avanzato deterioramento della struttura, nell’aula si conserva ancora la parte superiore di un affresco, capo e spalle di un Santo eremita, databile intorno alla fine del XIV secolo, oltre ai resti di un Santo vescovo all’interno di una delle nicchie. Mentre nel bema, dentro una nicchia, è presente l’affresco meglio conservato dell’intero invaso: una Madonna con Bambino, del tipo glykophilousa, risalente al XV secolo.
CRIPTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesetta di San Nicola, ubicata nell’area privata della masseria Galleoni, ha l’accesso assicurato da una breve rampa di scale in pietra che conducono in discesa verso l’ingresso sormontato da una lunetta. L’interno presenta un’aula unica di forma trapezoidale, un soffitto piano e alcune nicchie alle pareti, di cui una, voltata a botte, con funzione di abside provvista, com’è, di altare addossato alla parete di fondo. Proprio su questa parete è ancora ben conservato un affresco della Deésis, con il Cristo a mezzo busto tra la Vergine e san Nicola in abito episcopale, seguito sulla sinistra dalla raffigurazione di un san Pietro. Altri dipinti riguardano poi un san Mattia, in una nicchia della parete sud, ed un Cristo in trono di cui, però, rimangono solo delle labili tracce. Un’attenta analisi dell’architettura (altomedievale) corroborata dal rinvenimento di alcuna monete venete (XIV-XV secolo) in una tomba interrata nel pavimento dell’aula confermano l’impiego prevalentemente funerario della chiesa.
CRIPTA DI SANTA LUCIA (Chiesa rupestre – IV-X secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Lucia, il cui originario impianto risale all’età paleocristiana, presenta un prospetto esterno con ingresso a lunetta provvista di decorazioni graffite ed un assetto interno a navata unica ripartita in due campate da un arcone: la prima con funzioni di aula e la seconda, munita di abside e sedile perimetrale ricavato nel banco tufaceo, con quelle di bema. Buona parte dell’ampliamento, con la realizzazione dell’abside e l’esecuzione di numerosi graffiti ed iscrizioni lungo le pareti, va ascritto ad un successivo intervento di matrice basiliana.
CRIPTA DI SANT’ANDREA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Sant’Andrea, situata nello spalto della gravina a dieci metri dal piano di calpestio della cava che dissennatamente la circonda e che da tempo ha reso inutilizzabile l’originario ingresso (un grande e solenne portale arcuato a tutto sesto), è oggi raggiungibile/accessibile mediante una scala intagliata nella roccia ed una apertura secondaria. La chiesa è caratterizzata da uno sviluppo architettonico particolarmente imponente e complesso. Un nartece precede l’aula, di forma quadrangolare con un sedile che corre lungo le pareti, separata dal bema da una doppia arcata o probabilmente da un’iconostasi che, sulla parete di fondo, conteneva due absidi a nicchia voltata: secondo il classico schema delle chiese rupestri ad uso funerario. Non a caso, infatti, nella struttura sono allocati qui e là degli arcosoli sepolcrali, le cui tombe sono state da tempo violate ma, d’altro canto, l’intero assetto della chiesa ha subito delle oltraggiose modifiche per adattarlo ad usi agro-pastorali. Per quanto attiene alla decorazione pittorica la chiesa, nonostante tutto, riesce ancora a conservare in particolare nel nartece un grande affresco della Madonna con Bambino assieme a sant’Andrea nella parete sud seguito da altre raffigurazioni di san Giorgio in quella est e di san Vito accompagnato da san Nicola, in parte distrutto per la recente escavazione d’una nicchia, in quella nord.
CRIPTA DI SERRA PIZZUTA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Serra Pizzuta, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Scoperta di recente, la chiesa rupestre anonima di Serra Pizzuta si trova nel parco delle gravine all’interno dell’omonima ex masseria. L’invaso, nonostante le modifiche apportate per adibirlo a deposito o ricovero per animali, mostra un avancorpo in muratura parzialmente distrutto ed una pianta interna ad aula unica, con soffitto piano e banchina-sedile che corre lungo le pareti a loro volta movimentate da piccole nicchie. Non vi sono tracce di altare e le uniche decorazioni presenti sono alcuni segni e simboli sacri di matrice bizantina graffiti qui e là sulle pareti.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE O MATER DOMINI (Chiesa semirupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Parco del Casale, Palagianello (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Il santuario della Madonna delle Grazie, patrona di Palagianello, situato lungo l’antica via che domina la gravina, ingloba la primitiva chiesa della Mater Domini interamente scavata nella roccia, come viene attestato in un documento del XVII secolo. A seguito di un primo terremoto del 1885 della chiesa rupestre rimase indenne il solo altare maggiore con l’icona della Madonna con Bambino assieme a sant’Antonio da Padova che la popolazione locale provvide a custodire all’interno della chiesa ricostruita alla fine dell’800. Ma è dopo l’ennesimo crollo del 1972 che si pensò di realizzare l’odierno santuario utilizzando tuttavia i medesimi conci di tufo dell’originaria facciata e mettendo in comunicazione la navata con la parte devozionale ipogea.
CRIPTA ANONIMA DELL’EX MASSERIA SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre)
Località: San Giorgio Jonico (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Si tratta della chiesa rupestre anonima basiliana scoperta e riportata alla luce nel 2000 che si trova al di sotto dell’ex masseria feudale e odierno complesso agrituristico di San Giovanni. In mancanza di notizie documentali ci si limita a riportare alcune immagini del rinvenimento.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Le Grotte, San Marzano di San Giuseppe (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre della Madonna delle Grazie, a soli tre chilometri dall’abitato in direzione Grottaglie, si trova sul ciglio della lama all’interno di un insediamento con numerose grotte utilizzate in età preistorica e poi abitate in epoca medievale. A seguito della riscoperta nel XVI secolo è stata riaperta al culto dopo averla inglobata in una nuova chiesa sub divo così da creare un santuario in cui la chiesetta ipogea inferiore avesse la funzione di vera e propria cripta. Realizzata dai monaci basiliani e originariamente intitolata a san Giorgio, la cripta è costituita da un’aula ripartita in due navate da quattro pilastri circolari e di una terza navata più a nord che probabilmente apparteneva al primitivo impianto. Di quest’ultimo rimangono solo le nicchie, ormai prive di affreschi, e tre dipinti bizantini, come una santa Barbara (XIII sec,) ed un san Giorgio a cavallo di epoca più tarda affrescati sulla parete sud; ed una Vergine in trono con Bambino (XIII sec.) collocata all’interno di un’arcata scavata nella roccia della parete ovest al disopra d’un altare seicentesco. Si tratta di un’opera a fresco di pregevole fattura che, stilisticamente, si rifà ai modelli tipici dell’iconografia bizantina.
CRIPTA DI ACCETTA PICCOLA O ACCETTULLA (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Accettulla, Statte (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Alla chiesa rupestre di Accettulla (piccola accetta), dal nome dell’omonima masseria/contrada nella gravina di Accetta, si accede tramite un breve dromos di sei gradini che testimonia l’originaria funzione sepolcrale dell’invaso. L’interno, a pianta rettangolare, presenta un’abside squadrata con altare a blocco sulla parete di fondo; mentre dei pannelli pittorici incorniciati da una banda rossa rimangono solo delle labili tracce.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Statte (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di San Giovanni nella gravina di Gennarini, malgrado i rimaneggiamenti subiti negli anni per adattarla ad usi impropri, presenta un’architettura di tutto rispetto. L’accesso è caratterizzato da una grande arcata sormontata da una lunetta con croce greca che immette in una sorta di nartece a ventaglio con un paio di arcosoli: il primo, a sinistra, riguarda un vano funerario con sepoltura terragna; l’altro, l’aula ed il presbiterio con abside provvisto di altare a blocco. Per il resto, non v’è alcuna traccia di decorazione pittorica.
CRIPTA DI SAN GIULIANO O SAN CIPRIANO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Triglie, Statte (TA)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La cripta di San Giuliano o di San Cipriano, che si trova nella vallata del Triglio all’interno del nucleo abitativo rupestre di Triglie, testimonia la presenza basiliana nel tarantino tra il IX ed il XIII secolo. Scavata a fini presumibilmente funerari, la chiesa mostra un interno di forma irregolare ripartito in due navate da un paio di pilastri su cui poggiano delle arcate ribassate, la navata di destra terminante in una nicchia absidata con tracce di altare ed un altro vano più a sud adibito a paræcclesion sepolcrale. Per quanto concerne gli affreschi, tutti alquanto deteriorati e databili tra il XIII ed il XIV secolo, sono presenti un san Giuliano nel vano funerario, un dittico con santa Marina e la Madonna con Bambino, ed un altro con san Pietro, san Cipriano e san Nicola sui pilastri. Per quel che risulta dai documenti ufficiali, la chiesa e l’insediamento di Triglie sono stati frequentati fino alla metà del XVII secolo.
CRIPTA DI SANTA CHIARA ALLE PETROSE (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Le Petrose, Statte (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Santa Chiara alle Petrose presenta un invaso a pianta irregolare ripartito da un’iconostasi in due ambienti, aula e presbiterio, quest’ultimo terminante con un’abside vagamente ellittica che contiene i resti di un altare a blocco. Del ricco corredo pittorico che un tempo affrescava la cripta rimane soltanto la memoria degli illustri studiosi che l’hanno visitata.
CRIPTA DI SANT’ONOFRIO A TODISCO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Statte (TA) Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
La chiesa rupestre di Sant’Onofrio, assai vicina alla masseria fortificata di Todisco, è situata nella parte centrale della gravina di Mazzaracchio, nel contesto di un antico nucleo abitativo in rupe con evidenti segni di riutilizzo a fini agropastorali. L’interno di forma vagamente trapezoidale propone l’aula distinta dal presbiterio mediante un pilastro centrale su cui poggiano due arcate, un abside quadrangolare allineata con l’ingresso ed una banchina-sedile che corre lungo le pareti. In quanto all’apparato pittorico, Sant’Onofrio è una delle poche cripte rupestri dell’area tarantina con le pareti interamente ricoperte da affreschi duecenteschi raffiguranti per lo più santi. Tra le immagini dipinte si possono riconoscere santa Caterina, santa Marina, san Giacomo, san Nicola, sant’Onofrio, santa Lucia, san Leone, sant’Eustachio ed una Vergine odigitria di epoca più tarda che si discosta dal resto per il diverso stile pittorico. In ogni caso, lo stato di conservazione è indubbiamente critico e, se non si corre ai ripari, si rischia un irrimediabile deterioramento.
GROTTA DI SANT’ANGELO (Santuario rupestre – X-XII secolo)
Sub-area: Parco Regionale Terra delle Gravine
Quella di Sant’Angelo, situata sull’omonimo monte nella zona a nord di Statte, è una cavità naturale caratterizzata da uno sviluppo interno ad anello che, dal ripido ingresso porta ad attraversare in circolo gallerie, piani elevati, ambienti di vario genere per quasi 300 metri fino a tornare al punto di partenza. Frequentata sin dal paleolitico ed utilizzata dal neolitico a tutta l’età del bronzo come santuario pagano e sepolcreto, la grotta è stata adibita a luogo di culto nell’alto medioevo, com’è testimoniato dalla presenza al suo interno di un affresco della Vergine con Bambino.
CRIPTA DEL REDENTORE (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Taranto-Borgo Nuovo (TA)
La chiesa rupestre del Redentore, riscoperta casualmente a fine Ottocento dopo secoli di abbandono, è in realtà un’antica tomba a camera di età classica adibita a luogo di culto agli albori del medioevo (la tradizione vuole che qui sia stata officiata la prima messa cristiana con il rito bizantino). L’ambiente ipogeo di forma circolare, cui si accede tramite un vecchio pozzo d’acqua sorgiva, conserva un ciclo di affreschi del XII secolo di grande pregio e bellezza, come la Deésis nell’incavo absidale o le raffigurazioni di santi (san Basilio, sant’Euplio e san Biagio) sulle pareti laterali. Dopo il definitivo abbandono (XIII secolo) ed il suo tardo ritrovamento, grazie ad un radicale intervento di recupero e salvaguardia della struttura negli anni Novanta, da qualche tempo è possibile ritornare ad ammirarla.
CRIPTA DI SANTA RITA (Cappella rupestre – XX secolo)
Località: Taranto (TA)
La cripta di Santa Rita si trova sotto la chiesa di Sant’Antonio ed è una piccola cappella ipogea scavata nel banco tufaceo agli inizi degli anni Cinquanta cui si accede mediante una scala interna.
CRIPTA NUOVA DEL BELVEDERE (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Taranto (TA)
La “chiesa nuova di Belvedere”, nuova perché essendo orientata si colloca in un secolo successivo all’XI ed alla realizzazione dell’altra, presenta però una struttura architettonica gravemente compromessa dal crollo della volta e di una parte delle pareti che, oltretutto ingombrano gli spazi interni, al punto che si può solo ipotizzare la loro originaria articolazione. Preceduto da un largo dromos con funzione di nartece esterno, l’accesso introduce nell’aula separata tramite un arco poggiante su due colonne dal presbiterio, dove si trova l’abside a calotta con un altare a blocco. Le pareti interne sono movimentate da nicchie, di varia forma e profondità, decorate con affreschi per lo più palinsesti (quello che sovrasta l’altare mostra addirittura tre strati). In quelle dell’aula sono sufficientemente riconoscibili un san Nicola, un san Michele Arcangelo ed un trittico con una probabile Madonna in trono; in una nicchia del presbiterio permangono tracce di una Deésis e in un intradosso è raffigurato un vecchio santo con lunga barba bianca non identificato come il Santo vescovo che si rintraccia in una parete del nartece.
CRIPTA VECCHIA DEL BELVEDERE (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Taranto (TA)
La cosiddetta “chiesa vecchia di Belvedere”, come l’altra, si apre sul fianco occidentale dell’omonima lama ma più a sud e si distingue dalla “nuova” per l’impianto sicuramente più datato. Interamente scavata nel tufo, è preceduta da un lungo dromos che conduce ad una porta d’accesso sormontata da una lunetta con croce al centro. L’architettura interna, d’ispirazione basilicale, è a tre navate, una centrale e due laterali, contraddistinte da un paio di colonne unite con archi. Così come nell’abside principale, di forma quadrangolare, non rimane traccia dell’antico altare sicuramente a blocco, pure nella seconda, di forma arrotondata e realizzata successivamente, l’altare addossato al muro è stato poi abbattuto. Per quanto concerne le decorazioni si possono rilevare dei riquadri contenenti labili tracce di affreschi sulla fiancata di destra e nell’incavo dell’abside secondaria.
CRIPTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Tremola, Torricella (TA)
La chiesa rupestre della Santissima Trinità, appena fuori dall’abitato, è un’ennesima testimonianza della presenza di monaci basiliani nella murgia tarantina. La struttura, di forma vagamente circolare, presenta un sedile-banchina ricavato dalla roccia che corre lungo il perimetro, mentre l’altare è sovrastato da un quadro raffigurante la Santissima Trinità che copre i resti di un antico affresco duecentesco in cui la stessa è accompagnata da una giovenca in adorazione.
PIANURA SALENTINA
CRIPTA DELLA MADONNA DEL BELVEDERE (Cappella rupestre)
Località: Contrada Belvedere, Carovigno (BR)
La cripta della Madonna del Belvedere è la cavità ipogea a più livelli, situata sotto l’omonimo santuario ed a cui si accede attraverso due distinte rampe di gradini. La cripta vera e propria, al livello più profondo, ospita un altare barocco con l’icona della Madonna con Bambino accompagnata nella parete affianco da un pregevole affresco rupestre, scoperto di recente, raffigurante un’altra Madonna con Bambino seduta in trono.
CRIPTA DELL’ANNUNZIATA (Chiesa rupestre – VI secolo)
La chiesa rupestre dell’Annunziata, nei pressi di un fabbricato rurale abbandonato, poco distante dal centro abitato, è un ipogeo di natura carsica utilizzato come luogo di culto (forse micaelico) sin dall’epoca tardo-antica. La cripta, cui si accede per mezzo di una rampa di scale intagliate tra due pareti megalitiche di roccia, presenta una pianta circolare, la volta a botte sostenuta da otto pilastri, un’abside appena accennata nella parete di fondo e tracce di affreschi risalenti all’XI secolo, tra cui un’Annunciazione purtroppo non più leggibile.
CRIPTA MEDIEVALE DI SANTA LUCIA (Santuario rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Erchie (BR)
La cosiddetta “cripta medievale” di Santa Lucia, proprio per distinguerla dalla chiesa superiore (1856) e dalla cappella mediana, è la grotta naturale a livello inferiore adibita a cappella rupestre e affrescata con l’iconografia della Santa dai monaci basiliani, e successivamente (XVII secolo) trasformata in santuario con un impianto neogoticheggiante. All’interno, voltato a botte, troneggia un altare con una statua litica di Santa Lucia affiancato dalla fonte d’acqua perenne ritenuta miracolosa per la guarigione delle malattie agli occhi.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA O SANT’ANGELO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Grottole, Latiano (BR)
La cripta di San Giovanni Battista o di Sant’Angelo, nei pressi dell’antica masseria Grottole che dà il nome alla contrada, data la presenza di un vicino insediamento rupestre con grotte/celle, è indicata da alcuni studiosi come il centro religioso di una comunità cenobitica benedettina. La chiesa si presenta come un grande ambiente rettangolare, ricavato ampliando una grotta preesistente, con pareti movimentate da una serie di nicchie affrescate ed i resti della base dell’antico altare. Tra gli affreschi, per quanto in pessimo stato di conservazione, è possibile individuare la raffigurazione di una Vergine orante con Bambino, un san Giovanni Battista ed un san Michele arcangelo.
CRIPTA DI SANTA LUCIA (Cappella rupestre)
Località: Lecce-San Lazzaro (LE)
La cappella rupestre di Santa Lucia, nell’area archeologica dove una volta sorgeva la chiesa di Santa Lucia fuori le Mura poi abbattuta nel 1938 al fine di ammodernare la viabilità urbana, da tempo abbandonata a sé stessa e ridotta a discarica a cielo aperto di materiali di risulta, è finalmente oggetto di un provvidenziale intervento di manutenzione straordinaria che, speriamo presto, tornerà a restituirle buona parte dell’antico splendore.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA SCALA (Chiesa-romitorio – XIII-XIV secolo)
Località: Contrada San Cosimo, Oria (BR)
La chiesa-romitorio di Santa Maria della Scala, nel suo genere forse l’ultima ad essere realizzata nel Salento, si trova poco distante dal centro abitato, in direzione Manduria e assai vicina al torrente Reale dov’era presente l’insediamento rupestre basiliano delle Salinelle. La struttura, in stile romanico, presenta un aspetto sobrio ed austero, con la facciata in qualche modo aggraziata da un piccolo rosone, mentre l’interno è a navata unica voltata a botte e terminante con un’abside centrale provvista di altare settecentesco in pietra policroma, affiancata da due absidiole laterali. Sul piano decorativo, a parte le pitture bizantineggianti che abbelliscono le pareti della chiesa, è da rilevare il ciclo di affreschi dell’Apocalisse e dell’Antico Testamento presente nelle celle/romitori monacali.
CRIPTA DI SANT’USTINO ALLE SALINELLE (Ruderi di chiesa rupestre – IX secolo)
Località: Contrada San Cosimo, Oria (BR)
La chiesa di Sant’Ustino (Agostino o Giustino) che faceva parte di un insediamento rupestre, appunto le Salinelle, disseminato di grotte e laure basiliane, si presenta oggi in completa rovina, con la volta irrimediabilmente crollata o franata. A pianta probabilmente quadrangolare e due navate absidate, la cripta era anche arricchita da affreschi oramai gravemente compromessi.
GROTTA DI SAN MAURO (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Oria-San Basilio (BR)
La grotta di San Mauro è una delle tante che si aprono sulle colline a sud di Oria, abitate sin dal paleolitico e frequentate da eremiti tra il IV ed il V secolo. Dal IX secolo assurta al rango di chiesa rupestre per opera dei monaci basiliani e successivamente dedicata a San Mauro dai subentrati benedettini, con l’esaurirsi del cenobitismo cade nell’oblio più totale, finché nel XVII secolo, a seguito di un casuale quanto prodigioso ritrovamento, si decide di ripristinare il luogo di culto con la realizzazione di una chiesetta soprastante. Ancora oggi, l’accesso alla cripta è assicurato tramite una scala che si congiunge alla primitiva scavata nella roccia tufacea, proprio al centro della navata principale. L’interno, a differenza delle comuni chiese rupestri bizantine, si presenta assolutamente grezzo e spoglio, tranne che per la parete dietro all’altare dove si trovano alcuni affreschi difficilmente databili con le raffigurazioni di san Mauro, con mitria, pastorale e libro della “regola benedettina”, affiancato da una suggestiva Madonna della melograna a sinistra e da una Madonna con Bambino a destra che ricorda le iconografie della Madonna di Costantinopoli. Più avanti a sinistra c’è un’altra immagine di san Mauro mentre sulla destra c’è quella di san Giuseppe.
CRIPTA DI SANT’ANTONIO ALLA MACCHIA (Cappella rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Caretta, San Pancrazio Salentino (BR)
Alla cripta rupestre di Sant’Antonio alla Macchia, scavata a 2,50 metri sotto l’omonimo santuario a pochi chilometri dal centro abitato in direzione Torre Santa Susanna, si accede dall’esterno mediante due rampe di scale. Dentro si presenta con una pianta rettangolare suddivisa in due ambienti ed in una nicchia ricavata nella parete di fronte conserva un affresco trecentesco raffigurante, appunto, sant’Antonio abate.
GROTTA DELL’ANGELO O CRIPTA DI SAN VITO (Chiesa rupestre – VIII secolo)
Località: Contrada Torrevecchia, San Pancrazio Salentino (BR)
La grotta dell’Angelo, chiamata anche cripta di San Vito, in prossimità della masseria Torrevecchia in direzione di Avetrana, è stata realizzata tra l’VIII ed il IX secolo con funzione di tomba a camera e successivamente, in epoca medievale, adibita a chiesa rupestre da monaci anacoreti basiliani. Scavata interamente nella roccia, vi si accede attraverso una breve rampa di scale e, all’interno, presenta una pianta ovaleggiante con un grosso pilastro che sorregge la volta, peraltro quasi completamente crollata nella parte ovest. Allineata con l’ingresso si trova l’abside di forma (arcaica) quadrangolare, mentre sulle pareti, originariamente interessate da un ciclo pittorico con soggetti sacri che va dal X all’XI secolo, sono ancora visibili un affresco che raffigura san Vito e qui e là frammenti di altri santi o, come sul pilastro centrale, della Vergine e del Bambino Gesù. Anche il soffitto, un tempo interamente decorato, mostra alcuni resti di fiori e di una croce vermiglia.
CRIPTA DI SAN BIAGIO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Jannuzzo, San Vito dei Normanni (BR)
La cripta di San Biagio si trova al centro di un insediamento rupestre, con grotte-dimore, celle ed altri ambienti di servizio appannaggio di una comunità cenobitica basiliana, situato nei pressi della masseria Jannuzzo, lungo le pareti rocciose del canale Reale, ad una decina di chilometri dal centro abitato. L’aggrottamento, probabilmente già utilizzato in epoca tardo-antica, ha accolto la comunità, che viveva di agricoltura e pastorizia, fino a tutto il XV secolo, epoca del definitivo abbandono. In quanto alla cripta, vero e proprio nucleo dell’insediamento in virtù del ruolo religioso svolto, è costituita da un ampio ambiente rettangolare ripartito all’origine in due zone ben distinte, l’aula ed il bema, da un’iconostasi di cui rimangono labili tracce. Il ricco corredo decorativo, eseguito alla fine del Duecento dal pittore Daniele, riguarda un ciclo di affreschi bizantini tra i più interessanti dell’intero territorio pugliese. Da evidenziare, sulla volta, il Cristo pantocratore racchiuso in un cerchio stellato, l’Annunciazione, la Fuga in Egitto, la Presentazione al Tempio e l’Ingresso di Gesù in Gerusalemme; sulle pareti laterali, alcuni episodi del Nuovo Testamento e quelli agiografici di san Biagio; in prossimità dell’ingresso, sant’Andrea e san Giovanni seguiti, sulle altre pareti, da san Nicola, san Demetrio e san Giorgio; e, di fronte all’ingresso, santo Stefano e san Silvestro accompagnati dalla Natività.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI A CAFARO (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Cafaro, San Vito dei Normanni (BR)
La chiesa di San Giovanni a Cafaro, dal nome della contrada dov’è allocato un insediamento rupestre composto da diverse grotte scavate lungo i costoni del Canale Reale, presenta un ambiente rettangolare ripartito in due navate da un grosso pilastro centrale su cui poggiano tre archi a tutto sesto che introducono nella zona presbiteriale triabsidata con altari addossati alla parete di fondo. Dell’originario corredo pittorico si conservano ancora alcuni affreschi come la Deésis sulla conca dell’abside di centro, un san Rocco sulla parete opposta, una Vergine con Bambino affiancata da san Giovanni e san Clemente su un’altra parete a sud, ed infine, quello forse più antico con la raffigurazione dell’Arcangelo Michele a ridosso del presbiterio.
CRIPTA DI SAN NICOLA (Cappella rupestre – XI secolo)
Località: Contrada San Nicola-Malpasso, San Vito dei Normanni (BR)
La cappella rupestre di San Nicola, che si trova all’interno della masseria Aspro, è in parte scavata nella roccia tufacea e in parte costruita in muratura. La struttura è composta da cinque ambienti intercomunicanti (la cripta più altre quattro grotte), sì da far prefigurare la sua destinazione a laura o luogo di culto a favore di una piccola comunità rurale. Nella parete di fondo è ancora visibile un affresco raffigurante San Nicola, mentre le altre tracce di affreschi presenti nella zona costruita risultano alquanto illeggibili.
CRIPTA DI SANTA MARIA DI SAN GIACOMO AL CASALE (Chiesa rupestre – XIV secolo)
Località: Contrada San Giacomo, San Vito dei Normanni (BR)
La cripta rupestre di Santa Maria, nella zona dell’antico casale di San Giacomo già abbandonato nel XV secolo e scoperta in seguito ai lavori per il ripopolamento della contrada, è stata inglobata in una nuova seicentesca chiesetta in muratura. All’interno della piccola cripta si trova ancora un altare abbellito da un affresco policromo della Madonna con Bambino al cui centro si apre una sorta di lucernario per rischiarare l’ambiente.
CRIPTA ANONIMA DI SANTORIA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Santoria Vecchia, Torre Santa Susanna (BR)
Si tratta della grande ed antica cripta basiliana, con pareti interamente affrescate e intitolata presumibilmente a san Giovanni Battista, che si trova all’interno della masseria fortificata di Santoria, recentemente divenuta un’azienda agrituristica.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA FAVANA (Chiesa rupestre – IX-XI secolo)
Località: Veglie (LE)
Alla chiesa rupestre della Madonna della Favana, interamente scavata nel banco calcarenitico nella zona del cimitero, si accede mediante un dromos in cui è stata ricavata una scala di tredici gradini. L’interno, a navata unica monoabsidata ed orientata ad est secondo lo schema liturgico greco, è caratterizzato da pareti ricoperte da un vasto ciclo pittorico (XV secolo) che comprende una Madonna con Bambino, una Madonna del Latte (galaktotrophousa), la Santissima Trinità e un nutrito stuolo di Santi come Michele arcangelo, Stefano, Andrea apostolo, Antonio abate, Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Pietro e Paolo; mentre sul soffitto piano è affrescato un Cristo pantocratore circondato da quattro angeli e dai simboli dei quattro Evangelisti.
SALENTO CENTRO-MERIDIONALE
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA GROTTA (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Tabelle, Galatina (LE)
La cripta basiliana di Santa Maria della Grotta (o dei Grotti), appena fuori dal centro abitato, cui si accede dalla sovrastante cappella seicentesca, si presenta con un impianto trapezoidale a quattro navate absidate e separate da pilastri che sorreggono archivolti e pseudovolte a crociera. E’ assai probabile che all’origine, prima del forte rimaneggiamento del XVII secolo, le navate fossero addirittura cinque, rispondendo ad una progettualità e ad un modello architettonico meramente bizantini. Per quanto attiene invece alla decorazione pittorica, il ciclo di affreschi più antico (XII-XIII secolo) ha come soggetto la Vergine (tra due Arcangeli e con Bambino) accompagnata da una Crocifissione con Madonna e san Giovanni, seppure in pessimo stato di conservazione; mentre tutti gli altri, senza alcun valore artistico, appartengono ad un periodo successivo alla trasformazione.
CRIPTA DI SANT’ANNA (Chiesa rupestre – XII-XIV secolo)
Località: Contrada Piani, Galatina (LE)
Quantunque non si abbiano notizie certe sulla sua fondazione, la cripta di Sant’Anna, per l’impianto a tre navate, l’assenza di iconostasi e lo sviluppo degli spazi interni, riconduce ad un modello di chiesa rupestre largamente adottato tra il XII ed il XIV secolo. L’ingresso, ricavato nel vestibolo di una rudimentale cappella, è assicurato da una gradinata incisa nella roccia tufacea che conduce direttamente nella piccola cripta ipogea con altare e volta sostenuti da pilastri. Al di sopra dell’altare troneggia un affresco, appena restaurato, di Sant’Anna con la Vergine ed il Bambino accompagnato da tracce di altri dipinti in alcune nicchiette scavate nei pilastri.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Giuggianello (LE)
La chiesa rupestre di San Giovanni occupa un ipogeo scavato nella roccia calcarenitica dell’omonimo monte dai monaci basiliani sul finire del X secolo e presenta un impianto a tre navate scandite da due enormi pilastri centrali ricavati nella roccia. Al termine della navata centrale, un incavo quadrangolare con funzione di abside incornicia un piccolo altare dove, in occasione dei lavori di restauro eseguiti negli scorsi anni Novanta, è stato collocato un dipinto di San Giovanni Battista. Per il resto, a parte una banchina in pietra che corre lungo i lati, rimangono minuti frammenti dei volti di santi difficilmente riconoscibili affrescati sulle pareti.
CRIPTA DI SANTA MARIA ASSUNTA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Muro Leccese (LE)
La cripta di Santa Maria Assunta, scavata nel banco calcarenitico intorno al XII secolo, si trova ora al disotto dell’omonima chiesa in muratura. L’assetto interno, a tre navate absidate, è suddiviso in dodici campate da nove pilastri; un triforium ha funzione d’iconostasi e solo l’abside centrale è provvisto di altare in pietra. Un po’ dovunque tracce, ancorché illeggibili, dell’originario corredo pittorico.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA GROTTELLA (Chiesa rupestre)
Località: Contrada Corti Rossi, Nardò (LE)
La cripta della Madonna della Grottella, nei pressi della masseria Zanzara, è in realtà una cavità carsica, adattata a luogo di culto probabilmente da alcuni monaci basiliani, che si trova sotto i resti della chiesa superiore del XVI secolo (rimane ancora in piedi la parete di fondo con un affresco assai rovinato della Vergine con Bambino). In ogni caso le due chiese, quella ipogea e quella sub divo, peraltro comunicanti mediante una rampa di scale ora parzialmente ostruita dai crolli, ricalcano un identico schema planimetrico: a navata unica ma orientate in maniera opposta: l’una ad ovest mentre l’altra, la grotta, presenta l’abside rivolta ad est.
CRIPTA DI SANT’ANTONIO ABATE (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Alla piccola chiesa rupestre di Sant’Antonio Abate, nelle fonti denominata “Santus Antonius de la Gructa”, si accede mediante una scala che scende per oltre due metri sotto il livello della spianata in una sorta di nartece scoperto antistante l’ingresso. L’interno della cripta, di forma rettangolare, presenta un pavimento in terra battuta, un soffitto grezzamente piano ed un altare addossato alla parete di fondo, ai cui lati corre una banchina ricavata nella roccia. Le pareti sono ricoperte da affreschi che, nonostante i colori fortemente sbiaditi, rappresentano un suggestivo ciclo pittorico di matrice bizantina. Tra le raffigurazioni (se ne contano circa 18) un primo comparto riguarda l’Annunciazione, la Vergine con Bambino, la Crocifissione, il Cristo pantocratore e poi san Pietro, sant’Antonio Abate e san Francesco; seguito da alcune iconografie intitolate a san Nicola, san Giorgio, san Demetrio, san Giovanni Battista ed altri santi non ben identificati.
CRIPTA DELL’ABBAZIA DI SAN NICOLA DI MACUGNO (Cripta rupestre – XIII secolo)
La cripta dell’abbazia di San Nicola di Macugno è situata a sud di Neviano nel contesto d’un piccolo insediamento rupestre (specchia di Macugno) formato da alcune grotte probabilmente adibite a laure basiliane. Scavata nel banco tufaceo presenta una forma pressoché circolare con un grosso pilastro sulla sinistra che sorregge la volta. Nelle pareti sono ricavate alcune nicchie provviste di sedile, con quella centrale più grande a guisa di abside. Non vi sono tracce di decorazioni.
CRIPTA DELL’ASSUNTA (Chiesa rupestre – XI-XIII secolo)
La cripta dell’Assunta, scavata nella roccia e inglobata nell’omonima chiesa seicentesca sovrastante (centro storico), per quanto di ridotte dimensioni presenta le caratteristiche della chiesa rupestre bizantina, con pianta rettangolare e tre navate absidate scandite da pilastri ed arcate. Ma, quel che più conta, la cripta rappresenta una vera e propria rarità nel Salento per il fatto che qui viene ancora adottato il templon, tipico delle chiese greche, ovvero la recinzione tra aula e presbiterio mediante un arco centrale con finestre laterali, prima di venir definitivamente soppiantato dalla più diffusa iconostasi. In quanto alla decorazione pittorica i pochi resti di affreschi che ancora si possono rinvenire sono presenti nei due pilastri in corrispondenza dell’ingresso originario e riguardano delle figure non meglio identificate di santi.
CRIPTA DI SANTU LASI (Cappella rupestre – X-XI secolo)
Località: Sanarica (LE)
La chiesa rupestre di San Lasi o Santu Lasi, scavata nell’ammasso calcarenitico di una dolina poco fuori il centro abitato, presenta un piccolo ambiente con un pilastro centrale che sorregge la volta provvista di foro per l’areazione. All’interno si possono ancora rinvenire un altare addossato alla parete di fondo, un probabile giacitoio in pietra, i resti di un sintrono (gradino-sedile) e numerose nicchiette. Per il resto non vi sono tracce d’intonaco e le uniche decorazioni presenti riguardano il pilastro dove sono incise due croci latine.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEL RIPOSO (Cappella rupestre – XI secolo)
Località: Sogliano Cavour (LE)
Della originaria cripta di Santa Maria del Riposo, sotto la chiesa di Maria Santissima Annunziata edificata nella seconda metà del XVII secolo inglobando un complesso di grotte basiliane, dopo i restauri del 1969 rimangono soltanto la parete rocciosa al disopra dell’altare in cui è affrescata una scena della Natività, con una Vergine duecentesca affiancata da un San Giuseppe di epoca più tarda, ed i gradini scolpiti nella roccia che affiorano sotto l’odierna scala di marmo che scende nell’ambiente ipogeo.
SALENTO MERIDIONALE
CRIPTA DEL CRISTO PANTOCRATORE (Chiesa rupestre – IX secolo)
Località: Giuliano di Lecce di Castrignano del Capo (LE)
La chiesa rupestre del Cristo Pantocratore, appena fuori dall’abitato, si presenta con tre navate scandite da pilastri ed un altare di pietra circoscritto nell’abside di centro. La denominazione deriva dalla presenza dell’affresco sovrastante l’altare che rappresenta, appunto, il Cristo pantocratore di chiara matrice basiliana.
LAURA BASILIANA (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Giuliano di Lecce di Castrignano del Capo (LE)
Con il termine “laura basiliana” viene riconosciuto l’ambiente ipogeo sottostante la Cappella dell’Annunciazione. E’ costituita da due cavità: l’una, il centro cultuale (con epigrafi e croci graffite), e l’altra, probabile dimora di un modesto numero di monaci anacoreti greco-orientali.
GROTTA DI SAN PIETRO (Romitorio rupestre – IX-X secolo)
Località: Salignano di Castrignano del Capo (LE)
Quella che comunemente viene chiamata “grotta di San Pietro”, dove la tradizione vuole che il Santo si sia rifugiato per scampare alle persecuzioni, è situata nelle immediate vicinanze della chiesa della Madonna delle Rasce ed è una cavità di forma pressoché circolare cui si accede da un angusto passaggio nella roccia. Al termine del corridoio di accesso si apre, sulla destra, un altro piccolo vano probabilmente adibito a dormitorio, mentre tutt’intorno permangono le tipiche tracce di una frequentazione eremitica del luogo, come canali per la raccolta dell’acqua piovana, piccole cisterne interrate ed altro.
CRIPTA BASILIANA DI CROCIVECCHIE (Cappella rupestre – IX secolo)
Località: Contrada Crocivecchie, Corsano (LE)
La “cripta basiliana” di Crocivecchie, all’interno del vecchio centro storico, è un ambiente ipogeo non particolarmente grande cui si accede mediante alcuni scalini incisi nella roccia. E’ composta da due ambienti intercomunicanti: uno con altare e l’altro con giaciglio in pietra. Nelle pareti non vi sono tracce di eventuali affreschi ma solo alcune croci greche graffite.
CRIPTA DI SANT’APOLLONIA (Chiesa rupestre – III-IV secolo)
Località: San Dana di Gagliano del Capo (LE)
La cripta di Sant’Apollonia (martire cristiana vissuta a Roma o ad Alessandria d’Egitto), restaurata in anni recenti, rappresenta sicuramente una testimonianza significativa del culto paleocristiano nella zona di Capo di Leuca. Da un attento esame degli affreschi presenti, secondo alcuni esperti, la fondazione del piccolo tempio andrebbe fatta risalire tra il III ed il IV secolo con una successiva frequentazione d’un eremita, come si evince dal sedile o giacitoio in pietra; secondo altri invece, potrebbe essere un’opera dei monaci basiliani del VI secolo, come si rileva dalla sovrapposizione di taluni affreschi. In ogni caso, nonostante i danneggiamenti subiti per lo più con atti vandalici, le raffigurazioni pittoriche coprono un arco temporale che va dall’XI al XVIII secolo e, oltre alla stessa Sant’Apollonia, riguardano la Vergine con Bambino, l’arcangelo Michele, un Ostensorio e la Trinità con Cristo crocifisso. Per il resto si ritiene che la cripta sia stata abbandonata a partire dal 1480, ovvero contestualmente all’invasione saracena del Salento.
CRIPTA ANONIMA (Chiesa rupestre)
Località: Giurdignano (LE)
La cripta rupestre di cui non si conosce la dedicazione, situata lungo la strada di campagna che conduce alla masseria Quattro Macine, nonostante il crollo parziale del soffitto, mostra ancora il possente pilastro centrale da cui si dipartono le quattro arcate/campate che ripartiscono l’aula. Per il resto, si notano tracce di una rudimentale iconostasi, di un sedile/gradino, di alcune nicchie ed i resti di colore e di una croce greca incisa sul pilastro, mentre l’ingresso originario a dromos è del tutto ostruito da terreno di risulta.
CRIPTA DI SAN BASILIO (Romitorio rupestre)
Località: Giurdignano (LE)
Con la denominazione “cripta di San Basilio” si identifica una piccola cavità scavata nella roccia, con una forma rettangolare e solo, e unicamente, una croce greca potenziata incisa nella parete di fronte a testimoniare la frequentazione come luogo eremitico da parte di qualche asceta o anacoreta italo-greco.
CRIPTA DI SAN PAOLO (Cappella rupestre – IX-XI secolo)
La cappella rupestre di San Paolo, lungo la strada rurale per la masseria Quattro Macine, è la piccolissima cavità scavata nell’ammasso tufaceo sotto l’omonimo menhir. Subito oltre l’accesso, nelle pareti sono visibili le tracce di affreschi con immagini sacre assai rimaneggiate come lo stesso San Paolo raffigurato accanto ad una ragnatela, probabilmente postuma al soggetto originario, a sancire la vittoria sul ragno (taranta) che induce l’individuo morso in uno stato di “mistica” possessione.
CRIPTA DI SAN SALVATORE (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
La cripta di San Salvatore, per certi aspetti una delle più interessanti strutture rupestri sacre del Basso Salento, ha conservato pressoché integro l’impianto/modello originario della chiesa costruita all’aperto ma scavata nella roccia tufacea, tipico esempio dell’architettura tardo-bizantina. L’interno dell’ipogeo si presenta a tre navate absidate distinte da quattro pilastri/colonne, mentre un’iconostasi introduce alla zona presbiteriale sopraelevata. Il soffitto è modellato con un evidente richiamo all’edilizia costruita, come le finte cupole con croce greca nell’area absidale o i pseudorivestimenti lignei a cassettoni e costoloni nelle campate dell’aula, ma anche l’entrata è situata in maniera tale da consentire la naturale penetrazione della luce del tramonto (!). Degli affreschi che un tempo la decoravano sono sopravvissuti solo una Madonna con Bambino e due arcangeli nel catino dell’abside principale, oltre a tre Apostoli ed altre figure, tra cui un vescovo bizantino, che nella fattispecie dovevano suscitare una certa suggestione agli occhi dei monaci e dei fedeli in quanto ai colori erano state aggiunte piccole scaglie di madreperla per renderli più vividi.
CRIPTA DI SANT’ELEUTERIO O LITTERIO (Ruderi di cappella rupestre – X secolo)
La cripta rupestre di Sant’Eleuterio (volgarmente chiamato Litterio), sull’omonima collina a nord-est dell’abitato, è quel che rimane dell’antico cenobio realizzato dai monaci basiliani nel X secolo. L’invaso presenta un accesso con arco e scala abbottati che introduce in un angusto ambiente circolare con pareti intonacate e flebili tracce di affreschi. Il complesso originario, abitato dai basiliani fino al XIII secolo e poi passato sotto la giurisdizione del clero locale che lo frequentò fino alla metà del Seicento, oltre alla cripta comprendeva anche una chiesa, le celle monastiche ed i granai.
GROTTA DI SANT’ERMETE (Romitorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Matino (LE)
La grotta di Sant’Ermete, nella parte orientale della serra di Matino, scoperta casualmente nel 1965, è anzitutto un sito di rilevante interesse archeologico per i numerosi resti fossili (ossa e manufatti) risalenti al paleolitico. Ma la cavità naturale è stata anche la dimora di qualche monaco anacoreta basiliano, com’è testimoniato dalla presenza di alcuni frammenti d’affresco raffiguranti appunto Ermete, il santo martire greco venerato dalla chiesa ortodossa.
CRIPTA DI SAN NICOLA O DEL TRAPPETO VECCHIO (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Borgagne di Melendugno (LE)
La cripta di San Nicola, appena fuori dal centro abitato di Borgagne, al di là dell’architettura o degli affreschi seppure illeggibili, è di particolare interesse proprio per la vicinanza/sinergia tra il luogo di culto (laura basiliana) e quello di lavoro dell’antica comunità rurale (trappeto). La cripta, nonostante i rimaneggiamenti subiti dopo l’abbandono dei monaci, si presenta con un ambiente a navata unica, provvisto di nicchie e sedili alle pareti ma, soprattutto, con i residui di quei pregevoli affreschi tardo medievali (un san Nicola vescovo ed alcuni angeli) che purtroppo l’umidità ha irrimediabilmente corroso.
CRIPTA DI ROCA VECCHIA (Cappella-romitorio rupestre)
Località: Roca Vecchia di Melendugno (LE)
Quella di Roca Vecchia è una piccola cappella rupestre interamente scavata nella scogliera in prossimità del luogo dove un tempo sorgeva il castello. La cripta, cui si accede tramite una serie di gradini ricavati dalla roccia, consta di un unico ambiente di forma piuttosto irregolare con un pilastro centrale e numerose nicchie alle pareti, La presenza di una croce latina graffita e, soprattutto, di un giacitoio in pietra fanno presumere che sia stata utilizzata come dimora eremitica.
GROTTA DI SAN CRISTOFORO (Santuario rupestre – IV-XII secolo)
Località: Torre dell’Orso di Melendugno (LE)
Quella comunemente conosciuta come “grotta di San Cristoforo” è la cavità scavata con buona approssimazione intorno alla seconda metà del IV secolo a.C. nella parete di roccia calcarenitica della costa di Roca Vecchia. L’ambiente interno si presenta a pianta quadrata, con soffitto piano ed una banchina che corre lungo il perimetro. Fermo restando l’uso cultuale (dapprima pagano e poi cristiano) mutuato nel tempo, gli scavi e gli studi hanno consentito di portare alla luce non solo le testimonianze paleocristiane (altari, depositi votivi, ecc.) ma anche quelle tardo repubblicane, imperiali e altomedievali, come le numerose croci graffite e tabelle incise nella roccia con frasi di invocazione sacra. Alcune di queste, asportate alla fine dell’800, si riferiscono all’età imperiale (II secolo) ed a quella greco-bizantina (XII secolo) e trattano per lo più il tema della navigazione nel canale d’Otranto. Lo stesso San Cristoforo è il santo del passaggio, colui che in nome di Cristo conduce in salvo da una riva all’altra.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Ortelle (LE)
La chiesa rupestre della Madonna della Grotta, preceduta da due avancorpi lungo gli ingressi e da un campanile a vela, presenta una pianta trinavata con un’abside centrale semicircolare ed altare dedicato alla Madonna delle Grazie, più due laterali quadrangolari con altari rispettivamente dedicati a sant’Eligio ed ai Santi medici. La cripta è riccamente corredata di un ciclo di decorazioni pittoriche che va dal XIV al XIX secolo. Nell’altare principale è raffigurata un’immagine della Vergine tra due angeli; in quello di sant’Eligio sono raffigurate delle scene agiografiche del santo; mentre in quello dei Santi medici è presente un dipinto settecentesco raffigurante san Nicola e san Liborio. Altri dipinti riguardano i santi apostoli Giacomo e Filippo nell’intradosso della lunetta, una Madonna con Bambino di sapore tardo-gotico sulla parete di destra, una Santissima Trinità sul pilastro della navata di destra e, infine, su un’altra parete quella che sicuramente è l’immagine più enigmatica presente nella cripta: il Padre Eterno tra due angeli che protegge due figure femminili (una è la Vergine) sorreggenti un telo con tre cerchi in cui sono raffigurate la Flagellazione, la Crocifissione e la Resurrezione.
CRIPTA DEL PADRETERNO (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Otranto (LE)
La chiesa rupestre del Padreterno, ubicata ai margini del centro storico nei pressi del colle della Minerva, è interamente scavata nella roccia calcarenitica e, all’origine, vi si accedeva tramite una scalinata a tre rampe. La pianta interna, a croce greca, è composta da tre navate scandite da pilastri e terminanti con absidi, di cui solo la principale provvista di altare; mentre il soffitto, originariamente a cupola, risulta oggi voltato a botte. Per quanto concerne il corredo pittorico, pure notevolmente deteriorato, rimangono i resti dell’affresco con un Padre Eterno che si staglia nella conca absidale di centro, seguito da altri dipinti orientaleggianti come la Vergine e la Madonna con Bambino e da tal’altri squisitamente latini come un san Francesco di Paola e la Penitenza, con la scena degli incappucciati penitenti tipica del XVI secolo. In seguito la cripta verrà trasformata in un deposito di derrate alimentari smarrendo così la propria identità.
CRIPTA DI SAN NICOLA (Chiesa rupestre – VIII-X secolo)
Località: Otranto (LE)
La chiesa di San Nicola, in una zona chiamata “valle delle Memorie” caratterizzata dalla presenza di un insediamento rupestre con diverse grotte o laure (mostrano tutte segni o simboli sacri all’interno) appannaggio di una comunità di monaci anacoreti basiliani, è stata anch’essa scavata lungo un costone roccioso tra l’VIII ed il X secolo. La pianta interna è grezzamente suddivisa in tre navate scandite da pilastri e terminanti con delle piccole absidi semicircolari. Di quest’ultime solo quella centrale è posta più in alto delle altre, lasciando supporre che dovesse fungere da altare; mentre non va trascurato il subsellium che corre lungo le pareti e attorno ai pilastri. Per il resto sono ancora visibili le tracce, per quanto illeggibili, degli affreschi bizantini e delle iscrizioni in lingua greca che un tempo adornavano la cripta.
IPOGEO DI TORRE PINTA (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Il cosiddetto “ipogeo di Torre Pinta”, rinvenuto nel 1976 sotto l’omonima torre nella valle delle Memorie, è sicuramente una testimonianza d’epoca remota, potrebbe risalire addirittura al neolitico per essere poi ampliato ed utilizzato in vari modi fino al XVII secolo. La pianta interna, a croce latina, presenta un corridoio lungo oltre trenta metri, con copertura a botte e movimentato da numerosissime cellette (destinate ad accogliere delle urne cinerarie), che termina in un ambiente circolare, aperto e sormontato da una torre colombaia d’epoca recente, dal quale si diramano tre diversi vani absidati. Una trasformazione o un adattamento dovuti, con ogni probabilità, ai monaci basiliani che lo utilizzarono come oratorio rupestre.
CRIPTA DI SANT’ELIA (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Contrada Verginelli, Patù (LE)
Alla chiesa rupestre di Sant’Elia, anticamente nota come “cripta dei Verginelli”, da qui il nome della contrada poco lontana dal centro abitato, si accede scendendo tre gradini attraverso un’apertura con arco a sesto acuto. L’invaso, interamente scavato nel banco roccioso, presenta una pianta irregolarmente quadrata con una banchina-sedile che corre lungo tutto il perimetro ed un altare ricavato nella parete rocciosa di fondo. Nelle pareti sono ancora visibili delle labili tracce di affreschi di stampo bizantino, come la figura di un Santo benedicente e, in prossimità dell’architrave, quella velata e circondata da angeli che probabilmente rappresenta la Vergine Maria.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE GROTTE (Cappella rupestre – XIV-XV secolo)
Località: Poggiardo (LE)
La cripta della Madonna delle Grotte, al disotto dell’altare maggiore dell’omonima, soprastante chiesa nei pressi del cimitero, l’edificio sacro fortificato già attestato a metà del ‘500, è un unico ed ampio ambiente che sin dalla civiltà rupestre è stato utilizzato per l’inumazione dei cadaveri. Sia la chiesa che la cripta conservano ancora sulle pareti alcuni affreschi bizantineggianti, come la Vergine Maria sull’altare maggiore.
CRIPTA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Poggiardo (LE)
Quella della chiesa rupestre di Santa Maria degli Angeli è indubbiamente una delle poche vicende nostrane andate a buon fine. Frequentata ininterrottamente tra i secoli XI e XV, dopo un lunghissimo periodo di abbandono e noncuranza, in cui finì per essere colmata di pietrame e interrata, durante uno scavo degli inizi del secolo scorso è stata casualmente riscoperta e, grazie ad una provvidenziale opera di risanamento, riportata al primitivo e prestigioso aspetto. Gli splendidi dipinti policromi che affrescavano le pareti, minacciati dall’incombente umidità, sono stati necessariamente rimossi e, dopo un minuzioso e fedele restauro, ricollocati nell’originaria disposizione in un apposito museo della città, mentre al loro posto sono state insediate delle più durature copie in polistirolo. Tornando alla cripta, l’impianto di tipo basilicale a tre navate absidate, con la volta sostenuta da quattro pilastri, è suddiviso in nàos e bema da un’iconostasi litoidea. Per quanto concerne, invece, il ricco corredo pittorico, che per tecnica, stile e soprattutto per l’uso di colori vividamente accesi si differenzia dalle altre cripte salentine, è caratterizzato da pannelli/riquadri che, nel nàos, rappresentano san Nicola di Myra, san Giorgio, san Gregorio Nazianzeno, san Giovanni Teologo, sant’Anastasio e Cristo con la Maddalena ed i santi Nicola e Demetrio; mentre nel bema raffigurano la Vergine con Bambino tra gli arcangeli (abside centrale), l’arcangelo Michele, santo Stefano e san Lorenzo (altre absidi), ed i santi Cosma e Damiano (parete di sinistra). Tutti gli affreschi, ad eccezione della Vergine con Bambino della prima metà del XV secolo e di san Nicola del XIII secolo, sono ascrivibili ad un periodo che va dalla seconda metà dell’XI alla prima metà del XII secolo.
CRIPTA DEI SANTI STEFANI (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Vaste di Poggiardo (LE)
La cripta cosiddetta “dei Santi Stefani”, per la triplice raffigurazione del santo tra gli affreschi interni, si trova in un’area rupestre medievale (parco archeologico di Vaste) con un insieme di grotte in parte abitate dagli stessi monaci basiliani ed è stata realizzata nell’XI secolo vicino ai resti della basilica paleocristiana distrutta un secolo prima dai saraceni. La struttura, con tre ingressi ad arco, presenta un impianto basilicale a tre navate absidate scandite da due file di pilastri quadrangolari. E’ assai probabile che all’origine un’iconostasi dividesse il nàos dal bema come pure che vi fossero degli altari all’interno delle absidi, ma la loro “sparizione” accompagnata al danneggiamento della struttura e degli affreschi che la impreziosivano va imputata alla trasformazione operata a partire dal XVII secolo per adibirla ad usi agricoli (deposito per l’essiccazione del tabacco). Ecco perché oggi è possibile ammirare solo una parte dell’originario, nutrito corredo pittorico (una cinquantina di affreschi eseguiti tra l’XI ed il XV secolo). I dipinti rappresentano figure di santi, arcangeli, della Madonna di Costantinopoli, del Cristo e la datazione epigrafica presente in alcuni di essi ha permesso anche di ricomporre le diverse fasi del ciclo pittorico: la prima e più importante tra l’XI ed il XII secolo; la seconda intorno al XIV secolo; e la terza ed ultima tra il XV ed il XVI secolo.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA CONSOLAZIONE (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Monticelli, San Cassiano (LE)
La chiesa rupestre della Madonna della Consolazione, interamente scavata nel terreno tufaceo al centro del paese, presenta una pianta a tre navate irregolari, di cui solo due absidate, scandite da pilastri cruciformi. Il nutrito corredo pittorico attiene a due fasi: la prima, originaria e bizantina; la seconda, più tarda e barocca. Alla prima appartengono gli affreschi più pregiati, come il trittico con la Vergine con Bambino (al centro) affiancata da una Santa con Bambino (a destra) e da santa Caterina martire (a sinistra) che sormonta l’altare a sud, oltre ad una scena dell’Annunciazione piuttosto deteriorata a destra dell’ingresso. Alla seconda, invece, va ascritta l’icona che incornicia il volto ovale della Vergine con Bambino nimbato sull’altare principale.
CRIPTA DI SANT’ELENA O SAN SOLOMO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Uggiano La Chiesa (LE)
La cripta basiliana di Sant’Elena o di San Solomo deve la denominazione ad una probabile storpiatura del termine greco “eleousa”, appellativo della Vergine raffigurata in un affresco interno. L’ambiente ipogeo propone una planimetria a tre navate scandite da dodici pilastri, con le due laterali absidate. Le pareti, movimentate da nicchie, presentano tracce degli affreschi (XII-XIV secolo) che in passato le ricoprivano raffigurando figure religiose, come una Madonna con Bambino ed un san Solomo, a cui originariamente era dedicata la chiesa.
CRIPTA DI SANT’ANGELO (Chiesa rupestre – XIII-XIV secolo)
Località: Casamassella di Uggiano La Chiesa (LE)
La cripta basiliana di Sant’Angelo, al centro di un insediamento rupestre nella valle del fiume Idro, prende il nome dalla figura di San Michele arcangelo affrescata nel vestibolo. La struttura, fortemente danneggiata dal crollo della volta del nàos, conserva pressoché integra l’iconostasi con tre fornici che separa il nàos dal bema triabsidato. Per il resto le pareti e soprattutto l’iconostasi sono interessate da affreschi, anche a più strati, che raffigurano santi aureolati o nimbati.
SERRE SALENTINE
IPOGEO DI LEUCA PICCOLA (Hospitium rupestre – XVII secolo)
Località: Barbarano del Capo (LE)
Con il termine “ipogeo di Leuca Piccola” si identifica l’ambiente sotterraneo scavato interamente nel tufo (similmente ai frantoi ipogei, tipici della zona) che si apre nel giardino della chiesetta di Santa Maria di Leuca. Si tratta di un antico hospitium rupestre atto ad accogliere i pellegrini più poveri che, proprio qui, potevano sostare al riparo dalla calura, rifocillarsi, mangiando e bevendo l’acqua dispensata da due enormi e profondi pozzi presenti nella grotta principale, e riposare infine in una delle tante nicchiette ricavate nella roccia arenaria.
CAPPELLA DI SANTA BARBARA (Cappella-romitorio – VI secolo)
Località: Copertino (LE)
La cappella di Santa Barbara, edificata nel VI secolo, per il fatto di trovarsi a breve distanza dal convento delle Grottelle, è stata uno dei luoghi prediletti da san Giuseppe da Copertino per la preghiera e la meditazione.
CELLA DEL SANGUE (Cella eremitica – XVII secolo)
Località: Copertino (LE)
La “cella del sangue”, così chiamata perché luogo di dure e dolorose pene corporali (grumi di sangue sulle pareti e sul pavimento), è situata sopra la volta del convento di Santa Maria delle Grottelle. E’ la cella dove san Giuseppe da Copertino soleva ritirarsi per sottoporsi a estenuanti digiuni ed a cruente flagellazioni corporali. mmmmmmmmmmmmmmmmmmm
CELLA DEL SANTO (Romitorio – XVII secolo)
La cosiddetta “cella del santo”, il luogo più piccolo e povero dell’intera struttura (capace di contenere a malapena un tavolo, uno sgabello ed un inginocchiatoio), è ricavata in prossimità dell’altare maggiore del santuario di Santa Maria delle Grottelle. In questo luogo di penitenza, oggi trasformato in cappella, san Giuseppe da Copertino ha trascorso dieci anni (dal 1628 al 1638) della sua vita eremitica.
CRIPTA BASILIANA DEL CASTELLO (Cappella rupestre – VII-VIII secolo)
All’antica cripta basiliana, situata al disotto della cappella di San Marco all’interno del castello di Copertino, si accede con qualche difficoltà mediante una scala a pioli ed una successiva botola. Interamente scavata nella roccia tufacea, consta di due piccoli e comunicanti ambienti, di cui il primo reca incisi sulle pareti alcuni soggetti sacri, come una Madonna galaktotrophousa in trono e un Cristo senza croce, ed altre figure non meglio decifrabili.
CRIPTA DI SAN MICHELE ARCANGELO (Cappella rupestre – X secolo)
Località: Copertino (LE)
La cappella rupestre di San Michele Arcangelo, all’interno della masseria Monaci, si presenta con un unico ambiente ipogeo interamente scavato nella roccia tufacea, la cui volta è sorretta da un paio di pilastri che scandiscono le due navate terminanti con altari ricavati direttamente nella roccia. Il primo, quello della navata centrale, è sormontato da un affresco raffigurante la Crocifissione; nell’altare di sinistra è affrescato un san Giovanni Evangelista; mentre tra i due altari è raffigurata una scena dell’Annunciazione. Senza trascurare il soffitto, dov’è ampiamente affrescato un cielo stellato con stelle a otto punte e la scena d’un delicato incontro sentimentale: probabile omaggio al cavaliere Sourè, alla cui devozione si deve la decorazione.
CRIPTA DI SANTO STEFANO O SAN GIORGIO (Chiesa rupestre – XI-XIII secolo)
Località: Cursi (LE)
La chiesa rupestre di Santo Stefano o di San Giorgio, situata in una contrada dell’antico centro storico al disotto di un claustro (vicolo cieco), è stata casualmente scoperta all’inizio degli scorsi anni Cinquanta. Scavata interamente nel banco tufaceo, ha una insolita forma ellittica con due navate separate da un pilastro in conci di pietra locale, mentre l’accesso viene assicurato da una scalinata che termina sotto un arco a volta con croci greche scolpite e nicchie laterali per le lucerne. Le pareti della cripta sono tutt’ora ricoperte di affreschi che raffigurano un Cristo in trono ed un nutrito stuolo di Santi.
CRIPTA DI SANTA MARINA (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Miggiano (LE)
La cripta ipogea di Santa Marina, inglobata al di sotto dell’omonima chiesa all’interno del cimitero comunale, dopo i vari interventi che nel corso dei secoli ne hanno modificato gli ambienti, si presenta oggi con tre grandi vani: uno, più ampio, comunicante con l’esterno tramite una rampa di scale; un altro, più piccolo e trapezoidale, preceduto da un dromos; ed un ultimo, di forma semicircolare, probabilmente l’originaria abside, adibito fino a poco tempo fa ad ossario. Tutti gli ambienti sono provvisti di sedile e numerose nicchie mentre in quello absidato sono stati rinvenuti un tronco di colonna ed una presunta base d’altare che lascerebbero ipotizzare la frequentazione della cripta in età bizantina. Per il resto, le pareti sono interessate da affreschi di buona fattura, ancorché di epoca diversa (dall’XI al XIV secolo), come la Dormitio Virginis e la santa Marina.
CRIPTA BASILIANA DI MONTE VERGINE (Cappella rupestre – VIII secolo)
Località: Palmariggi (LE)
La cappella rupestre, che si trova sotto le fondamenta del santuario di Monte Vergine e riscoperta, secondo la tradizione, da un pastorello nel 1595, è in realtà un’antica laura basiliana che, com’è testimoniato dai diversi affreschi palinsesti presenti sulle pareti, i monaci greco-orientali hanno frequentato a partire dall’VIII e fino a tutto il XVI secolo. Degna di nota è l’icona bizantina della Madonna odigitria, poi incastonata in una grande cornice che sormonta un altare barocco.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE O SPERNOZZATA (Cappella rupestre)
Località: Palmariggi (LE)
La cappella rupestre della Madonna delle Grazie, comunemente chiamata “Madonna della Spernozzata”, si trova in aperta campagna appena fuori dall’abitato, in una località chiamata “serra de Donatis”. Il grande ambiente, interamente scavato nella roccia tufacea in epoca incerta, presenta una colonna al centro della struttura ed è illuminato da una piccola apertura sul soffitto. Per il resto, un affresco raffigurante la Madonna delle Grazie sormonta l’altare mentre i resti di un altro con l’immagine di sant’Onofrio compaiono su una parete.
CRIPTA DEL CIRLICÌ O DI SAN BASILIO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Parabita (LE)
La chiesa rupestre del Cirlicì o di San Basilio, che si apre in un costone roccioso della serra di Sant’Eleuterio, è formata da due diversi ambienti comunicanti tra loro mediante un breve cunicolo e, nonostante le precarie condizioni in cui versa (crolli e frane della volta, ecc.), riesce ancora a conservare una piccola parte del corredo decorativo che un tempo la abbelliva. Sulla parete di sinistra, infatti, si conservano tutt’ora i resti di un mirabile affresco policromo bizantino del XII secolo raffigurante san Basilio Magno, sontuosamente abbigliato e cinto da un’aureola perlinata, e fino a qualche decennio fa era anche presente una Deésis, poi miseramente trafugata da ignoti ladruncoli.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL CAROTTO (Cappella rupestre)
La cappella rupestre della Madonna del Carotto (da “Matonna tu carotto” o Madonna della grotta) si trova nella collina di Sant’Eleuterio dove un tempo esisteva un cenobio basiliano con chiesa ed alcune celle-grotte. L’invaso naturale, preceduto da uno stretta ed angusta feritoia del costone roccioso, presenta un modesto ambiente con una piccola icona mariana in una delle pareti al posto di quella affrescata da tempo scomparsa.
CRIPTA DI SANTA MARINA (Cappella rupestre)
La cripta di Santa Marina, circoscritta dalle strutture in muratura del centro abitato, è costituita da un lungo corridoio d’accesso che immette in un piccolo ambiente con altare addossato alla parete, su cui spicca un dipinto bizantineggiante della Madonna con Bambino, una piccola abside di fondo e alcune tracce di affreschi recenti di non particolare pregio. In ogni caso si è portati a ritenere che la funzione originaria dell’ipogeo sia stata probabilmente funeraria e solo in seguito, in epoca medievale, ampliata a generico luogo di culto.
CRIPTA DIETRO AL CIMITERO (Cripta rupestre)
Località: Racale (LE)
Quella conosciuta come “cripta dietro al cimitero” si apre sulla parete di una cava abbandonata e all’interno vi sono misteriosamente scolpite nella roccia otto statue acefale che, a tutta prima, sembrerebbero rappresentare un sacerdote, un Cristo, un suonatore di flauto, una donna, un monaco, ecc. Data la mancanza di uno studio più approfondito è pressoché impossibile avanzare qualsiasi ipotesi.
CRIPTA DEL SANTISSIMO CROCEFISSO O DI SANTA COSTANTINA (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Contrada Manfio, Ruffano (LE)
Anche la cripta del Santissimo Crocefisso o di Santa Costantina, nella medesima contrada ed a poca distanza dalla Santissima Trinità, è una grotta naturale adattata a luogo di culto dai monaci basiliani nell’XI secolo e, come l’altra, anche in questa sopravvivono i segni pagani (graffiti) della preistoria accanto a quelli sacri (affreschi). L’interno, a parte due altari in muratura, si presenta come un ambiente semplice corredato di soli sedili in pietra ma impreziosito dalla presenza di alcuni pannelli pittorici, come il Peccato Originale, un’iconografia in otto riquadri di sant’Onofrio, seguita da sant’Elena, sant’Eligio e santa Costantina. Oltre l’altare principale, poi, la cripta si prolunga con altri due vani, mentre nella zona del coro, in una sporgenza di roccia in prossimità dell’altare, è affrescata una plastica Crocifissione: riuscita sintesi tra pittura e scultura.
CRIPTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ O ASCETERIO DELL’ETERNITÀ (Chiesa-romitorio rupestre – VI secolo)
Località: Contrada Manfio, Ruffano (LE)
La storia di questa ipogeo naturale, a pianta vagamente triangolare e lunga più di trenta metri, si perde nella notte dei tempi: santuario arcaico in età neolitica e messapica, luogo di ascesi (asceterio dell’Eternità) nel medioevo e, infine, chiesa-eremo (cripta della Santissima Trinità) in epoca moderna. A parte la frequentazione (con reperti) del neolitico, della prima età del Bronzo e della civiltà messapica, va sottolineato il riutilizzo del sito nel periodo della dominazione bizantina (VI-XI secolo) da parte di monaci anacoreti basiliani fintantoché, nel Duecento, non assunse il ruolo di chiesa ad opera di un frate eremita di Casarano. Di questo travagliato passato cultuale la cripta, ormai in stato di totale abbandono, mostra i resti assai labili degli affreschi che, seppure su diversi strati, ricoprivano le pareti: come, ad esempio, il volto di una Madonna assieme a due angeli.
CRIPTA DI SAN MARCO (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Manfio, Ruffano (LE)
La cripta di San Marco, situata sotto la chiesa della Madonna del Carmine (vi si accede da un’apertura a sinistra dell’aula), è una chiesa rupestre realizzata nel XII secolo dai monaci basiliani e successivamente incorporata a quella sub divo. L’invaso, interamente scavato nella roccia, presenta una pianta semicircolare con un grosso pilastro al centro, un pavimento in terra battuta e le pareti movimentate da nicchie tombali per custodire le spoglie mortali degli stessi monaci. Malgrado il pessimo stato di conservazione sono ancora visibili alcuni affreschi, come quello raffigurante san Marco Evangelista sul pilastro, san Pietro benedicente alla greca nella parete di fronte seguito da una scena dell’Annunciazione con la Vergine assieme ad un angelo e frammenti di un Cristo pantocratore a sinistra dell’ingresso.
CRIPTA DI SAN PANTALEONE AI FANI (Chiesa rupestre)
Località: Salve (LE)
La cripta di San Pantaleone ai Fani, poco distante dalla omonima masseria, lungo il versante orientale dell’avvallamento del canale appunto dei Fani, assieme a quella di San Pietro a Sternatia, è uno dei pochi esempi di chiesa rupestre a navata unica con un’iconostasi di pietra. Infatti, nonostante le modeste dimensioni, l’interno comprende l’aula con sedile perimetrale separata dalla zona absidale mediante un tramezzo con apertura fiancheggiata da due finestrelle. Del corredo pittorico, tra i pochi sorprendentemente scampati all’avanzato degrado, sono ancora visibili i resti di un affresco sulla parete a destra dell’ingresso che raffigura sei soggetti nimbati, tra cui è riconoscibile appunto san Pantaleone con mantello rosso ed abito blu con bordi ocra.
TRAPPETO DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Oratorio rupestre)
Località: Salve (LE)
Il trappeto, situato in pieno centro storico, prende il nome dall’altare dedicato alla Madonna della Grotta collocato al suo interno. Suggestivo, per quanto non di pregio, il dipinto raffigurante la Madonna con Bambino affrescato sulla parete sovrastante. Il frantoio ipogeo non è aperto al pubblico perché di proprietà privata.
GROTTA DI SAN MAURO (Santuario rupestre – III-IV secolo)
Località: Sannicola (LE)
Nella cosiddetta “grotta di San Mauro”, secondo la tradizione, è stato ritrovato il corpo del Santo che i compagni, dopo il martirio (284 d.C.), hanno trafugato e, inseguiti dai soldati romani, nascosto appunto in un luogo sopraelevato e di difficile individuazione. Più avanti, tra l’VIII ed il IX secolo, in quello stesso luogo i monaci basiliani costruiranno una chiesetta e, alle sue spalle, un monastero di cui però non rimane più traccia. Ma se la chiesa, riccamente affrescata, dopo secoli di abbandono e degrado, è stata provvidenzialmente restaurata nel 2003, la grotta, che un tempo conteneva due altari ed alcuni affreschi sulle pareti interne, al contrario versa in pessime condizioni.
CRIPTA DELLA MADONNA DI CŒLIMANNA (Chiesa rupestre – X-XI secolo)
Località: Supersano (LE)
La chiesa rupestre della Madonna di Cœlimanna, scavata nel costone tufaceo in prossimità del camposanto ed affianco all’omonimo santuario edificato nel 1746, è una delle poche cripte non ipogee realizzata, come si desume dal carattere delle decorazioni, a scopi funerari. L’ambiente interno, che rievoca una ripartizione degli spazi propria delle chiese paleocristiane, ha una forma vagamente rettangolare ed è suddiviso da un paio di pilastri, di diversa forma e dimensione, su cui poggia un arco. Il soffitto presenta una doppia altezza: più basso nella parte dell’accesso, quella antica con l’altare originario, e più alto nell’altra aggiunta in seguito, con l’altare in stile barocco. Per quanto concerne il corredo pittorico, ancora in discreto stato di conservazione, può essere distinto in due gruppi di affreschi: il primo di tipo iconico ed il secondo semplicemente decorativo. Nella pareti della zona più antica sono presenti delle rappresentazioni bizantine di santi, come sant’Andrea, san Michele il Sincello, san Salvatore di Chora (XI-XII sec.) affiancati da un Cristo in trono con san Giovanni Evangelista, san Nicola e san Giovanni Battista (XIII sec.), mentre a ridosso dell’altare compare una Madonna con Bambino. Non particolarmente interessanti le raffigurazioni parietali, tra il naif ed il baroccheggiante, che attengono al periodo successivo o dell’ampliamento.
CRIPTA DI SAN ROCCO (Oratorio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Surano (LE)
La cripta di San Rocco, al di sotto dell’omonima chiesetta e della adiacente cappella dedicata a san Giovanni Battista, è stata scavata nel banco roccioso tra l’XI ed il XII secolo da monaci anacoreti basiliani. L’invaso è costituito da un unico ambiente quadrangolare con due massicci pilastri che al centro sostengono la volta leggermente abbottata. Fino a qualche decennio fa era ancora fruibile l’immagine affrescata del Battista, ora quasi del tutto scomparsa per la forte umidità.
CRIPTA DELLA MADONNA DEL GONFALONE (Chiesa rupestre – IX secolo)
Località: Tricase-Sant’Eufemia (LE)
La chiesa rupestre della Madonna del Gonfalone è un ambiente ipogeo scavato, intorno al IX secolo, al disotto di una fattoria-convento dipendente dall’abbazia di Santa Maria de Amito, sede di una comunità di monaci italo-greci. La cripta, di notevole ampiezza e con una ventina di pilastri di sostegno, dopo gli interventi strutturali del XVII-XVIII secolo alla parte centrale, presenta una zona presbiteriale recintata su tre lati da pilastri ottagonali con un altare baroccheggiante affiancato da due piccole cappelle. Dai resti attualmente visibili si deduce che la cripta era caratterizzata da un ciclo pittorico piuttosto organico che, in taluni casi, è stato realizzato (XVI secolo) sovrapponendolo allo strato di affresco primitivo. In dettaglio, nella cappella di sinistra rimangono le tracce di due affreschi palinsesti con un Cristo che sale sul Calvario ed una Crocifissione, mentre sulla parete nord è presente il gruppo più interessante suddiviso in quattro riquadri su duplice strato: nel primo è raffigurata santa Barbara, nel secondo una santa Lucia alquanto rovinata, nel terzo una Dormitio Virginis sotto cui affiora una precedente “Morte di san Bonaventura” e, infine, nel quarto una santa Maria Maddalena. Non va inoltre trascurata la Madonna con Bambino nel medaglione sopra l’altare principale.
VALLE DEL CERVARO
GROTTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre – IX-X secolo)
Località: Orsara di Puglia (FG) Sub-area: Monti Dauni Meridionali
La grotta di San Michele, affiancata all’abbazia di Sant’Angelo, è un santuario ricavato all’interno di una cavità naturale risalente all’epoca paleocristiana. L’accesso mediante la “scalinata sacra” introduce all’ambiente ipogeo a navata unica con la parete di fondo che accoglie l’altare sovrastato dalla statua dell’Arcangelo. Sulle pareti si rinvengono le iscrizioni latine ed i graffiti lasciati dai pellegrini che da qui transitavano per raggiungere il santuario di monte Sant’Angelo e, quindi, la Terrasanta.
VALLE D’ITRIA
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Ceglie Messapica (BR)
Quella della Madonna della Grotta è la cavità naturale, ricca di stalattiti e stalagmiti, utilizzata da alcuni monaci anacoreti basiliani come chiesa o laura rupestre, com’è testimoniato dalla presenza di altari in pietra e soprattutto degli affreschi di chiara matrice bizantina. Tra questi spicca la Madonna con Bambino che, anticamente, dava il nome non solo alla chiesa ma anche all’intera contrada. Al di sopra della cripta, nel XIV secolo, verrà poi costruita una nuova e più grande chiesa in stile goticheggiante, probabilmente con lo scopo di favorire l’accoglienza dei tanti pellegrini che, soprattutto in primavera, solevano recarsi al santuario mariano.
CRIPTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Ceglie Messapica (BR)
Quella di Ceglie Messapica, per le caratteristiche costruttive e la maestosità dell’ambiente, è sicuramente una tra le più importanti cripte basiliane dedicate all’Arcangelo Michele in terra di Puglia. Furono infatti i monaci basiliani che, forse per primi, hanno scoperto ed esplorato la cavità ipogea adattandola poi a luogo di culto: con la realizzazione di una lunga scalinata d’accesso scavata nella roccia (ben 45 gradini), di un grande fonte battesimale (in seguito riutilizzato per la macerazione del lino!) e di un altare “a blocco” arricchito, sulla parete retrostante, dalla presenza di tre pregevoli affreschi. Quello più antico dei tre raffigura per la prima volta (IX secolo) una Madonna orante, mentre gli altri due (XII-XIII secolo) sono un Cristo pantocratore ed un san Michele Arcangelo. Infine, ai lati dell’altare, vi è un’ennesima scalinata (con 26 gradini) che conduce nel profondo della cavità.
CRIPTA DI BORGO SAN MARCO (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Contrada Sant’Angelo, Fasano (BR)
Alla cripta di Borgo San Marco, dal nome dell’antica masseria (oggi un moderno agriturismo) in cui è allocata, si accede attraverso una grotta adibita a frantoio poiché l’ingresso originario è occluso da un avancorpo in mattoni di tufo. Interamente scavata nel banco roccioso, si articola in un grande ambiente di forma rettangolare accompagnato da altri due vani più piccoli e quadrati. Sulla parete di fondo rivolta ad oriente sono presenti due nicchie e la parte superiore dell’abside dove si trova l’affresco del Cristo pantocratore tra i santi medici Cosma e Damiano, oggetto di un recente restauro conservativo.
CRIPTA DI LAMA D’ANTICO (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Sarzano, Fasano (BR)
La cripta di Lama d’Antico, scavata nella zona centrale dell’omonimo parco/villaggio rupestre, un vasto insediamento capace di ospitare fino a 700-800 persone e antropizzato sin dalla preistoria, oltre ad essere tra le chiese rupestri più grandi della regione, può vantare una frequentazione dall’epoca romana fino a quella altomedievale o premoderna, come dimostrano le monete ed i frammenti ceramici rinvenuti nel pozzo all’interno della stessa. A parte l’imponente facciata esterna, che originariamente doveva essere affrescata come l’interno, la chiesa presenta un ambiente rettangolare suddiviso in due distinte navate da una serie di pilastri. Tanto la navata centrale quanto quella più piccola sono voltate a botte, e se nella navata piccola, una teoria di ventitré archetti è scavata lungo il muro perimetrale che dall’ingresso corre fino in fondo dove è collocata una piccola abside con altare addossato alla parete ed un sedile a braccioli (forse una cattedra vescovile); in quella centrale, invece, si apre l’abside con al centro i resti dell’altare maggiore “a blocco” ricavato dalla roccia. Per quanto attiene alla decorazione pittorica, sono ancora piuttosto evidenti le tracce dell’affresco di una Deésis nella parete absidale e le raffigurazioni di alcuni santi all’interno degli archetti perimetrali.
CRIPTA DI SAN BASILIO (Chiesa rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Contrada Carbonelli, Fasano (BR)
La cripta bizantina di San Basilio, realizzata probabilmente intorno al XII-XIII secolo, deve la sua denominazione ai resti dell’affresco conservato al suo interno che raffigura appunto il Santo monaco.
CRIPTA DI SAN GIOVANNI (Chiesa rupestre – IX-XI secolo)
Località: Contrada Scanzossa, Fasano (BR)
La chiesa rupestre di San Giovanni, all’interno della lama Tammurrone, nonostante il crollo della facciata, sostituita con un avancorpo in mattoni di tufo, e le violenze interne subite (l’abbattimento dell’iconostasi) per trasformarla in pagliaio, riesce ancora a conservare le linee ed i segni dell’originario impianto. La pianta interna di forma rettangolare si presenta a navata unica con una piccola abside sulla parete di fondo, sebbene nella zona presbiteriale non vi siano più tracce dell’altare. Va da sé che la cripta doveva essere interamente ricoperta di affreschi: lo dimostrano i persistenti frammenti tutt’ora presenti, come il volto del Cristo di una Deésis nell’abside, o di San Giovanni Battista in una nicchietta laterale.
CRIPTA DI SAN LORENZO (Chiesa rupestre – X secolo)
Località: Contrada Scanzossa, Fasano (BR)
La cripta di San Lorenzo, tra le prime grotte dell’insediamento rupestre dell’omonima lama, in prossimità della masseria Monacelli, ha una planimetria di forma trapezoidale che si articola in due distinti ambienti, ovvero la navata seguita dal presbiterio. L’interno della chiesa, subito dopo l’accesso, presenta un pilastro con due arcate che sostiene la volta, un sedile che corre lungo le pareti e, più avanti, un muretto con funzione d’iconostasi che introduce alla zona presbiteriale caratterizzata da due absidi: l’una di forma rettangolare e l’altra semicircolare. Nella prima, dove permangono i resti dell’antico altare, è affrescata una magnifica Deésis, con il Cristo pantocratore assiso in trono tra la Vergine e san Giovanni Battista; pure non trascurando le raffigurazioni di santi, come ad esempio Benedetto e Basilio, presenti in alcuni riquadri delle pareti del presbiterio.
INSEDIAMENTO MONASTICO DI CAMPANELLA (Cenobio rupestre)
Località: Contrada Campanella, Fasano (BR)
La presenza di alcune grotte e, soprattutto, di una cripta rupestre in seguito trasformata in cisterna per la raccolta dell’acqua piovana attesta in qualche modo l’esistenza di un antico insediamento cenobitico basiliano.
INSEDIAMENTO MONASTICO DI LAMACORNOLA (Cenobio rupestre)
Località: Contrada Lamacornola, Fasano (BR)
L’insediamento monastico basiliano di Lamacornola comprende il gruppo di grotte scavate in un avvallamento nei pressi della masseria Nova, tutte con tracce di intonaco, simboli e croci greche graffite.
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INSEDIAMENTO MONASTICO DI SCIURLICCHIO (Cenobio rupestre)
Località: Pezze di Greco di Fasano (BR)
Si tratta del nucleo grottale formato da cinque cavità piuttosto ampie oltre a diverse celle monastiche più piccole e situato in un avvallamento nei pressi della masseria Sciurlicchio. Da una parte, la presenza di croci greche graffite all’esterno ed all’interno, e dall’altra, il ritrovamento di alcune sepolture, lasciano prefigurare l’esistenza di un vero e proprio cenobio rupestre basiliano.
INSEDIAMENTO MONASTICO DI POZZO FACETO (Cenobio rupestre – XI-XII secolo)
Località: Pozzo Faceto di Fasano (BR)
L’insediamento di Pozzo Faceto, dal nome della frazione di Fasano, è costituito da una ventina di grotte naturali con segni di frequentazione monastica basiliana che gravitano intorno al santuario della Madonna di Pozzo Faceto, dove si venera la sacra icona della Vergine ritrovata durante i lavori di rifacimento di un pozzo all’interno di una grotta (probabile cripta rupestre).
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CRIPTA DI SAN FRANCESCO (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Coccaro, Savelletri di Fasano (BR)
La chiesa rupestre di San Francesco, all’interno dell’omonima masseria, risale alla fine del XIII secolo ed all’origine era interessata da un ciclo di affreschi di buona fattura, come quelli ancora ben conservati che raffigurano una Deésis con il Cristo pantocratore tra la Vergine ed il Battista o di santa Caterina.
CRIPTA DI SANTA VIRGILIA (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Coccaro, Savelletri di Fasano (BR)
La chiesa rupestre di Santa Virgilia si trova all’interno della masseria Abbaterisi, in una sorta di avvallamento con numerose grotte. L’ipogeo, a pianta pressoché quadrata, è arricchito da sculture decorative ricavate nella roccia tufacea e da affreschi bizantini che raffigurano la Madonna con Bambino, san Michele arcangelo, santa Virgilia, san Vito martire ed altri santi.
CRIPTA DI SAN DONATO (Chiesa rupestre)
Località: Selva di Fasano (BR)
La chiesa rupestre di San Donato, scavata nell’omonima gravina della Selva di Fasano, facilmente accessibile attraverso una vecchia scalinata incisa nella roccia, è ancora oggi il fulcro di un’antica e tradizionale ricorrenza che agli inizi di Agosto richiama centinaia di fedeli.
INSEDIAMENTO MONASTICO DI LAURETO (Cenobio rupestre)
Località: Contrada Laureto, Selva di Fasano (BR)
Trattasi delle grotte naturali con evidenti segni di frequentazione ascetico-monastica di matrice basiliana (simboli e croci greche graffite) che si trovano nella collina di Laureto a ridosso della chiesa rupestre di San Donato e che in epoca moderna vengono in parte utilizzate per allestire un presepe vivente.
CRIPTA DELLA SANTA CROCE (Chiesa rupestre – XII secolo)
Località: Contrada Santa Croce Inferiore, Francavilla Fontana (BR)
La chiesa rupestre di Santa Croce, situata sotto la cappella dell’omonima masseria e risalente con buona approssimazione al XII secolo, è stata officiata per l’intera epoca medievale da una piccola comunità basiliana. La cripta, con una particolare forma ad imbuto, presenta le pareti decorate con fioroni che inquadrano numerosi affreschi (XIII secolo) come la Trinità, Gesù sotto la Croce, Santa Maria dell’Abbondanza, Gesù nell’orto degli Ulivi, santa Lucia e sant’Antonio nella parete di fonte; o le tracce di un san Nicola e di un san Cataldo nelle tre nicchie laterali.
CRIPTA DI SAN LINO (Chiesa rupestre – XIII secolo)
Località: Contrada Caniglia, Francavilla Fontana (BR)
La cripta basiliana di San Lino (o Livino) si trova sulla strada per San Vito dei Normanni, presso la masseria Caniglia. All’interno, i resti di alcuni affreschi del XV-XVI secolo.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLA NOVA (Chiesa rupestre – XI-XII secolo)
Località: Ostuni (BR)
La chiesa rupestre della Madonna della Nova, nascosta dietro l’altare della chiesa cinquecentesca, è una cavità naturale (lunga 35 metri) dell’omonima lama adibita a luogo di culto dai monaci anacoreti basiliani e ricca di un corredo pittorico assolutamente straordinario. L’affresco più significativo riguarda la Deésis (prima metà del XIV secolo), con il Cristo pantocratore tra la Vergine ed il Battista, seguita da una Crocifissione, con il Cristo tra la Madonna e san Giovanni evangelista. Altri due affreschi mariani: la prima, cosiddetta Madonna nikopoia (colei che conduce alla vittoria), con i tratti tipici dell’iconografia bizantina, e la seconda la Madonna che allatta il Bambino, versione cinquecentesca della bizantina galaktotrophousa, con a lato una Processione dei Flagellanti (XVI secolo). Infine, per quanto piuttosto rovinato, un Cristo alla colonna, soggetto pressoché unico nel repertorio pittorico delle chiese rupestri pugliesi e quello, rinvenuto nel corso di recenti restauri, che rappresenta la Madonna della Nova, come si evince dall’iscrizione ai lati dell’aureola, da collocarsi stilisticamente nel periodo tardo-bizantino.
CRIPTA DI SANTA MARGHERITA (Chiesa rupestre – X secolo)
Alla chiesa di Santa Margherita, nel contesto di un insediamento rupestre dell’omonima lama formato da alcune grotte, si accede tramite una serie di gradini incisi nella roccia che immettono in un ambiente vagamente semicircolare con tracce di affreschi di stampo bizantino: sono riconoscibili un san Giovanni teologo ed un san Nicola. La presenza di una cella contigua provvista di piccole finestre induce a ipotizzare che potesse trattarsi di una laura basiliana.
EREMO DI SAN BIAGIO IN RIALBO (Cenobio rupestre – IX-X secolo)
Località: Ostuni (BR)
L’antica chiesa rupestre di San Biagio in Rialbo, che si trova tra le murge ostunesi non molto lontano dal centro abitato e sede di una laura basiliana, assieme alla dimora dell’oblato o custode risalente al XII secolo, sono oggi in avanzato stato di degrado. Il cenobio rupestre, in cui si insediarono tra il IX ed il X secolo alcuni monaci basiliani, è formato da una semplice chiesetta romanica addossata ad una cavità contenente, fino a poco tempo fa, i resti di alcuni affreschi altomedievali. In quanto alla chiesa, all’interno è abbellita da un altare barocco in pietra gentile con la statua del Santo titolare, mentre all’esterno si può ancora rinvenire parte dell’edificio con due stanze superstiti della dimora dell’oblato assieme ai pozzi scavati nella roccia per la raccolta dell’acqua. Quello di San Biagio, in ogni caso, rappresenta un interessante esempio di insediamento monastico greco-orientale nell’area delle murge meridionali.
GROTTA DI SANTA MARIA D’AGNANO (Cappella rupestre – VIII secolo)
Località: Contrada Urselli, Ostuni (BR)
La grotta di Santa Maria d’Agnano, all’interno dell’omonimo parco archeologico e naturalistico, si apre sull’enorme frattura carsica prodotta sul fianco di una collina ed è stata luogo di culto e sepoltura dal paleolitico a tutto il medioevo, pur tuttavia mutuando nel corso dei millenni un’identica matrice: la “maternità”. Dalla remota Madre Natura o Dea Madre (Demetra) si passa alla cristiana Madre di Dio, cui nel XVII secolo venne dedicata la grotta/cappella, sia pure suddividendola in due ambienti distinti: uno ad est e l’altro ad ovest. Proprio nel primo, in occasione di recenti ricerche archeologiche, sono stati rinvenuti due scheletri appartenuti ad un cacciatore ma, soprattutto, ad una giovane gestante di 24 mila anni fa. La sepoltura di quest’ultima, oltremodo ricca delle offerte funerarie che nel tempo i cacciatori depositavano alla stregua di un rituale propiziatorio, ha finito col generare la divinizzazione della defunta che la morte aveva trasformato, suo malgrado, in Dea Madre. Al calco di Ostuni 1, come viene appunto identificata, suggestivamente conservato nella cavità, si contrappone l’affresco bizantino della Madonna (XVI secolo) presente nell’altro ambiente. Si tratta di una immagine di modeste dimensioni della Madonna che stringe a sé il Bambino con il contorno di angeli svolazzanti e, sulla sinistra, di una piccola figura inginocchiata orante, alla cui base probabilmente era originariamente collocato un altare, come si evince dai residui segni sulla roccia.
GROTTA DI SANT’ORONZO (Cappella rupestre – XII-XIII secolo)
Località: Ostuni (BR)
La cosiddetta “grotta di Sant’Oronzo” è la cavità carsica del monte Morrone, ora inglobata nell’omonimo santuario edificato nel XVII secolo, dove la tradizione vuole che si sia rifugiato il Santo intorno al I secolo per operare la conversione degli ostunesi battezzandoli con l’acqua che sgorgava dalla roccia. Nella cripta, cui si accede tramite una scalinata ricavata nella pietra che si apre al centro della navata principale, al disopra d’un baroccheggiante altare policromo si conserva tutt’ora un affresco appena leggibile in cui viene raffigurata la Madonna con Bambino tra san Giovanni Battista e sant’Oronzo, quest’ultimo patrono di Ostuni.
CRIPTA DI SAN MICHELE (Santuario rupestre)
Località: Rosa Marina di Ostuni (BR)
La cripta di San Michele si distingue tra le grotte e frantoi ipogei presenti lungo una lama in località Rosa Marina per il fatto che al suo interno conserva un affresco rupestre dell’Arcangelo. Nonostante l’assenza di dati certi, quest’unico elemento induce a supporre l’utilizzo cultuale della grotta nonché la remota frequentazione di qualche monaco anacoreta basiliano.
CRIPTA DI SANTA LUCIA (Cappella rupestre)
Località: Rosa Marina di Ostuni (BR)
La cripta di Santa Lucia, scavata lungo l’omonima lama della Costa Merlata, ha una forma irregolare ed un affresco sulla parete interna in cui, per quanto in avanzato stato di degrado, si riesce a riconoscere la Santa titolare. Anche in questo caso non vi sono notizie certe/documentate sulla storia del sito.
CRIPTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE (Chiesa rupestre – XI secolo)
Località: Putignano (BA)
Sulle origini della chiesa rupestre della Madonna delle Grazie, scoperta casualmente da un diacono del luogo e riportata alla luce nel ‘500, in mancanza di dati certi si può solo supporre che siano da collegarsi con la seconda colonizzazione greco-orientale. Quindi, la grotta di natura carsica sarebbe stata adattata a cripta con annessa grancia da monaci anacoreti basiliani; mentre l’attuale assetto si deve, appunto, alla necessaria risistemazione post-scoperta. A testimonianza del primitivo culto rimane solamente un affresco della Madonna con Bambino in una nicchia lungo la parete di destra.
GROTTA DI SAN MICHELE IN MONTE LAURETO (Santuario rupestre – VI secolo)
Località: Putignano (BA)
Il santuario rupestre di San Michele Arcangelo, all’interno di una cavità naturale del monte Laureto non molto distante dal centro abitato, vanta la tradizione che lo vorrebbe realizzato da san Gregorio Magno (VI secolo) con l’intento di ospitare i monaci cenobiti dell’ordine di sant’Equizio per evangelizzare le genti della zona. Anche se la somiglianza della grotta con quella più nota del Gargano indusse però a dedicare il luogo di culto al principe degli angeli e protettore del popolo eletto. Le vicende storiche faranno sì che ai monaci di sant’Equizio, messi in fuga dalle incursioni saracene, si succedano i cluniacensi, poi i benedettini e infine i padri carmelitani che, ancora oggi, si prendono cura del santuario. Per il resto, l’accesso alla grotta è assicurato da una larga scalinata che immette nell’ambiente sacro con in fondo l’altare maggiore, incorniciato da una copertura a forma di arco ogivale e sovrastato da un affresco della Crocifissione del XV secolo, affiancato da due edicole: a sinistra, quella con l’Arcangelo Michele, opera mirabilmente plastica di Stefano da Putignano; e a destra, l’altra con l’affresco raffigurante la Madonna del Carmine, a suffragare la presenza dei carmelitani nel luogo di culto micaelico.
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