ALTO GARDA
EREMO DI SAN VALENTINO (Cappella-romitorio semirupestre – XVII secolo)
Località: Sasso di Gargnano (BS) Sub-area: Parco Regionale dell’Alto Garda Bresciano
L’eremo di San Valentino, uno dei luoghi più suggestivi dell’entroterra gardesano, è di fatto una minuscola costruzione – addossata alla roccia, da una parte e dall’altra, affacciata a picco sul lago – che la tradizione fa risalire all’epoca della peste che nel 1630 colpì la popolazione della zona. Vi si trovano la cappelletta, il luogo per il fuoco, alcuni piccoli vani ricavati anche nella parete rocciosa, una cisterna naturale. Un eremita vi è attestato nel 1684; un altro, Giovanni Marchetti, “di buoni costumi”, a metà ‘700. L’ultimo, Geremia Paladini, deceduto nel 1865 dopo 16 anni di vita solitaria e di questua, si attivò per il mantenimento del romitorio, raffigurando all’interno la sua silhouette.
EREMO DI MONTECASTELLO (Complesso cenobitico – XIII secolo)
Località: Tignale (BS)
Sub-area: Parco Regionale dell’Alto Garda Bresciano
L’eremo di Montecastello, che occupa uno spuntone di roccia calcarea a picco sul lago di Garda, è sorto probabilmente sui ruderi di un antico tempietto dell’800. Nei suoi ricchi ed affrescati interni (di scuola giottesca) è custodito, tra l’altro, l’ex voto più grande d’Europa, risalente agli inizi del ’600. E’ adiacente all’antico Santuario della Madonna di Montecastello (XIII sec.), il “monumento” per eccellenza di Tignale, a ricordo della sanguinosa battaglia consumatasi nel 1200. Attualmente è abitato e curato da una comunità di religiose, le Dorotee di Cemmo.
EREMO DI SAN MICHELE (Chiesa-romitorio – VIII secolo)
Località: Tremosine sul Garda (BS) Sub-area: Parco Regionale dell’Alto Garda Bresciano
L’eremo di San Michele, secondo una prima ipotesi intorno all’origine della chiesetta, peraltro una delle più antiche di Tremosine, è un’opera dei longobardi, di cui il santo era protettore, dopo la loro conversione al cristianesimo nell’VIII secolo. Per quanto San Michele era anche il patrono di chi utilizzava il fuoco per lavoro: carbonai e artigiani delle fucine, al tempo, assai numerosi nella zona. L’edificio, che sorge su un’altura dell’Alto Garda bresciano, fa subito pensare ad un sito fortificato e, d’altra parte, il ritrovamento di frammenti di ceramica tardo-medioevale, assieme all’intitolazione, lascia presupporre una datazione del complesso al primo medioevo. La chiesa, ad aula unica ed abside poligonale, si può far risalire al XIV secolo, ancorché nella parte inferiore dei muri perimetrali si evidenziano tecniche costruttive più antiche. Nel 1679 il prete veronese Florenio Feliberi, vi istituì un eremo dove visse e morì. La vita dell’eremo era scandita da due date importanti: 8 maggio e 29 settembre, dedicate a san Michele, occasioni in cui si tenevano processioni propiziatorie per il lavoro nei campi. Poi, all’inizio dell’Ottocento, scese il buio attorno al piccolo sacro edificio che attualmente è affidato ai francescani lombardi.
BRIANZA
EREMO DI SAN GENESIO (Complesso cenobitico – X secolo)
Località: Cagliano di Colle Brianza (LC)
Quella dell’eremo di San Genesio è una storia alquanto datata, secondo documenti certi che ne attestano l’esistenza a partire dal 950, allorquando Alcherio di Airuno lascia alcuni fondi di sua proprietà alla plebana di Brivio, alla chiesa dei santi Cosma e Damiano di Airuno ed alla cappella di San Genesio sul monte Suma. Vi sono poi altri atti risalenti al 1449 che registrano alcuni eventi bellici nei quali Francesco Sforza ed un manipolo di uomini di Brianza assedia i veneziani arroccati in un non meglio identificato fortilizio nei pressi del Colle San Genesio. Più avanti, nel 1591, Martino da Lucca, frate eremitico agostiniano, nell’intento di favorire il suo ordine, si prese cura della chiesa di San Genesio erigendo anche un piccolo convento. Gli Agostiniani vi rimasero fino al 1770, anno in cui l’autorità austriaca e l’Arcivescovo di Milano decretarono la soppressione del convento con il conseguente abbandono del colle. Ma dal 1863 al 1938 vi fu il ritorno di una congregazione religiosa, quella dei frati camaldolesi, che ricostruì convento e chiesa dedicandoli però ad un santo a loro molto caro, san Giuseppe, e facendo assumere grandi linee la conformazione attuale al complesso che oggi è tuttavia di proprietà privata.
EREMO DI SAN MIRO AL MONTE (Chiesa e romitorio rupestre – XVII secolo)
Località: Canzo (CO) Sub-area: Val Ravella
La costruzione della chiesa di San Miro al Monte viene iniziata nel 1643 e portata a termine nel 1660 lungo la val Ravella, in prossimità della grotta dove il Santo ha trascorso in eremitaggio un lungo periodo della sua travagliata vita. Annesso alla chiesa vi era un piccolo romitorio che da subito ospitò un eremita; nel 1723 gli eremiti erano due, secondo quanto riporta nel suo “Compendio della vita del beato Miro” il padre comasco Giuseppe Maria Stampa. E’ probabile che i frati appartenessero al convento situato in paese a lato della chiesa di san Francesco, e che vivessero vicino all’eremo per assicurarne la funzionalità. Si possono ancora notare, sul ripido pendio posto sull’altro versante del torrente, alcuni muretti a secco che sorreggevano i terrazzamenti sui quali i frati coltivavano le verdure per il loro fabbisogno. I religiosi vi soggiorneranno fino alla fine del Settecento, quando, contestualmente alla chiusura del convento di san Francesco, il luogo di culto verrà definitivamente abbandonato. Nei decenni successivi, con fatica e lunghe pause, ci si è preoccupati dapprima a mantenere e quindi a restaurare l’intero complesso, fino a completarlo nel 2005. Il culto di san Miro è legato all’acqua e da secoli l’eremo è meta di pellegrinaggio, così come lo è la fonte, recentemente restaurata, dalla quale sgorga un’acqua dagli effetti salutari.
EREMO DI SAN PIETRO AL MONTE (Complesso cenobitico – XI secolo)
Località: Civate (LC) Sub-area: Valle Magrera
L’eremo di San Pietro al Monte, situato a 662 metri sul livello del mare, risale al periodo longobardo (si dice, per volere di Desiderio) ma la struttura che vediamo oggi è la ricostruzione in forme romaniche della seconda metà dell’XI secolo. Il monastero benedettino, che d’altro canto esercitò una forte influenza politica ed economica sul territorio circostante (i suoi possedimenti comprendevano buona parte della Brianza) e ospitò personaggi importanti legati alla corte imperiale germanica e al mondo religioso milanese, è considerato uno dei più singolari monumenti lombardi: all’interno, il pronao, l’abside e la volta sono infatti impreziositi da stucchi e affreschi bizantineggianti di rara bellezza.
EREMO DI SAN SALVATORE (Complesso cenobitico – XVI secolo)
Località: Erba (CO)
L’eremo di San Salvatore, ex romitorio dei cappuccini, viene fondato nel 1536 per diretto interessamento del nobile sacerdote don Leone Carpani, sul luogo già abitato da un eremita. Più volte rimaneggiato e ristrutturato, anche per ordine di san Carlo Borromeo, spesso ospite e partecipe della vita austera dei frati, conserva ancora un chiostro originale del ‘500. La chiesa, poi, è impreziosita da un affresco cinquecentesco, in parte mutilato, della Crocifissione di Michelino da Besozzo. In seguito alla soppressione di tutti gli ordini religiosi da parte di Napoleone, anche il convento di San Salvatore viene chiuso. E così rimane fino 1952, anno della sua riapertura per iniziativa dell’istituto secolare Cristo Re che ne garantisce tutt’ora la funzionalità.
EREMO DEI CAPPUCCINI (Complesso cenobitico – XX secolo)
Località: Verano Brianza (MB)
Sub-area: Parco Regionale della Valle del Lambro
Edificato agli inizi dello scorso secolo, l’eremo è piuttosto pericolante ed in stato di completo abbandono.
INSUBRIA
EREMO DI SAN DONATO (Ex complesso cenobitico semirupestre – XV secolo)
Località: Como (CO) Sub-area: Lago di Como
L’eremo di San Donato, costruito alle pendici del monte di Brunate ed in parte scavato nella viva roccia, si sovrappone probabilmente ai ruderi di una fortificazione bizantina. Questa ipotesi è peraltro suffragata dalla tradizione tipicamente orientale della pesatura dei neonati che vi si praticava. Di proprietà del monastero benedettino di San Giuliano, nel 1435 viene concesso in comodato d’uso ai terziari francescani come testimonia la presenza della grotta eremitica del loro confratello, il beato Geremia Lambertenghi (1440-1513). La chiesa attuale è a navata unica con cappella laterale ed abside coperta da volta ad ombrello tardogotica. Nel 1772 il complesso, comprendente la chiesa ed il convento, fu soppresso e ceduto a privati con funzione prettamente abitativa; negli anni Ottanta il convento è stato addirittura trasformato in condominio, attraverso una vendita frazionata dell’intero immobile.
EREMO DI SANTA CATERINA DEL SASSO BALLARO (Complesso cenobitico semirupestre – XII secolo)
Località: Leggiuno (VA) Sub-area: Lago Maggiore
L’eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro è composto da tre nuclei distinti, distribuiti lungo un costone roccioso a strapiombo sul lago Maggiore. Dal portone d’ingresso si accede al convento meridionale e si percorre un portico ad archi, con stupenda vista sul lago. Attraversato un cortiletto con un torchio ligneo del 1759 si giunge al conventino e quindi alla chiesa di stile romanico. L’edificio attuale ha una struttura davvero singolare, frutto della fusione di tre cappelle originariamente distinte. Di grande ricchezza e qualità sono i cicli pittorici, soprattutto quelli trecenteschi, sia nella chiesa che nella Sala Capitolare. Secondo la leggenda l’eremo venne fondato da Alberto Besozzi di Arolo, un ricco mercante scampato ad un naufragio per intercessione di santa Caterina d’Alessandria nel 1170 e ritiratosi a vita eremitica sul Sasso Ballaro. Le tre cappelle sorte in tempi successivi divennero presto meta di pellegrinaggio e il luogo stesso fu considerato miracoloso: celebre è il prodigio di inizio ‘700, quando cinque enormi massi precipitarono sulla chiesa ma restarono impigliati nella volta di una cappella, rimanendovi sospesi per quasi due secoli, fino al 1910. Il monumento conobbe nei secoli alterne vicende di splendore e decadenza, fino alla soppressione nel 1779. Dopo un lungo periodo di incuria e abbandono, un recente e impegnativo restauro ne ha permesso la riapertura ed il ritorno di una comunità monastica benedettina.
LAGO D’ISEO
EREMO DI SAN PIETRO (Chiesa-romitorio – XIV secolo)
Località: Pregasso di Marone (BS)
L’eremo di San Pietro, su un panoramico colle prospiciente il lago d’Iseo, è un edificio religioso risalente al XIV secolo che consta di una facciata a capanna con pronao su colonnine in pietra di Sarnico e volta a crociera. L’interno, semplice e suggestivo, è a navata unica terminante con una piccola abside preziosamente decorata.
MANTOVANO
ROMITORIO DI SAN PIETRO (Chiesa-romitorio – XI secolo)
Località: Redondesco (MN)
L’esistenza del romitorio di San Pietro risale al secolo XI. Posizionato in un luogo isolato, è pressoché circondato dal fossato del torrente Tartaro. Lo stile romanico è a navata unica ed il campanile presenta quattro bifore a tutto sesto; sulle pareti interne sono ancora visibili degli affreschi quattrocenteschi. Per parecchi secoli è stato abitato da eremiti che vi conducevano una vita meramente contemplativa.
OLTREPÒ
EREMO DI SANT’EUSEBIO (Chiesa-romitorio – XV secolo)
Località: Ferie di Pizzighettone (CR) Sub-area: Parco Regionale dell’Adda Sud
L’eremo di Sant’Eusebio è situato nei pressi della frazione di Ferie, sul costone boschivo dove, in tempo di guerra, i soldati montavano di guardia sugli alberi. L’edificio religioso, le cui origini risalirebbero addirittura all’epoca paleocristiana, è documentato a partire dal XV secolo. La chiesetta dalla semplice facciata conserva una piccola abside realizzata con mattoni a vista.
OLTREPÒ PAVESE
EREMO DI SANT’ALBERTO DI BUTRIO (Complesso cenobitico – XI secolo)
Località: Ponte Nizza (PV)
L’eremo di Sant’Alberto di Butrio è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti e al tempo stesso misteriosi tra le montagne dell’Oltrepò Pavese. Edificata dallo stesso sant’Alberto (forse del casato dei Malaspina) nel 1030 e rimasta per lungo tempo abbandonata, l’abbazia è stata oggetto di recenti restauri. Si compone di tre chiese e racchiude affreschi della fine del Quattrocento che, per certi aspetti, ricordano i dipinti del vicino monastero di Bobbio. Nell’ordine, le tre chiese del complesso sono: una a pianta trapezoidale, con una colonna al centro, dedicata a sant’Antonio (XIV sec.), un’altra con un’abside orientata, dedicata a Santa Maria (XI sec.), ed una terza, stretta ed allungata, dedicata allo stesso sant’Alberto (XI sec.).
GROTTE DI SAN PONZO (Romitorio rupestre – III secolo)
Località: Ponte Nizza (PV)
La Grotta di San Ponzo, ora trasformata in oratorio, e il Giaciglio del Santo, poco più in alto ma meno accessibile, sono le due cavità naturali che si trovano nel folto della boscaglia nei pressi del monte Vallassa, poco distanti dal piccolo borgo di San Ponzo Semola, frazione di Ponte Nizza. In queste grotte, rese famose nel Medioevo dal ritrovamento delle sacre spoglie, si è rifugiato ed ha vissuto da eremita San Ponzo nel corso del III secolo fino a quando, scoperto dai romani, è stato decapitato. La sua figura per tradizione è legata alle proprietà taumaturgiche dell’acqua che sgorgava, allora come oggi, dalle rocce interne.
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GROTTA DI SANT’ALBERTO DI BUTRIO (Cappella ex Romitorio rupestre – XI secolo)
Località: Ponte Nizza (PV)
La tradizione racconta che nel 1030 Alberto andò ad abitare a lungo e in solitudine in una grotta nei pressi dell’eremo dove morì nel 1073. Nel posto della scomparsa grotta, agli inizi del secolo scorso, tra i verdi boschi di castagni, è stata costruita la piccola e semplice cappella che, all’interno, riproduce plasticamente l’ascesi del Santo nell’antico luogo eremitico.
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VAL CAMONICA
EREMO DI SAN GLISENTE (Cripta rupestre – XI secolo)
Località: Berzo Inferiore (BS)
L’eremo di San Glisente è in realtà l’ambiente ipogeo (cripta) che si ritrova sotto l’attuale chiesetta sul monte sopra Berzo Inferiore, in val Camonica, ad un’altezza di circa duemila metri. All’eremo si rifanno diverse leggende, legate alla tradizione popolare, che ricordano Glisente come un soldato dei franchi che, dopo la conquista ai longobardi della val Camonica, ottenne da Carlo Magno il permesso di ritirarsi dall’esercito per farsi eremita ed evangelizzare le genti della valle, scegliendo una spelonca dove vivere e quindi morire alla fine dell’VIII secolo. Oppure di un Glisente che assieme a fratelli Fermo e Cristina giunsero in val Camonica al seguito dell’esercito di Carlo Magno per poi ritirarsi in eremitaggio rispettivamente sui monti di Berzo (san Glisente), di Borno (san Fermo) e di Lozio (santa Cristina), concordando di accendere un falò serotino per tenersi in contatto tra loro. La mancata accensione nel tempo di uno o più fuochi segnalò l’inequivocabile morte di ciascuno dei tre eremiti (l’ultimo a spegnersi fu quello di Fermo). Ma, leggende a parte, è assai probabile che Glisente, giovane rampollo di un nobile casato, seguendo l’esempio di san Costanzo, sant’Obizio e tanti altri, decise di ripudiare la società guerriera e violenta dell’epoca ritirandosi in preghiera e contemplazione in una grotta del monte dove, alla sua morte, verrà edificata la prima chiesa. Come attestato in un documento del 1222, si tratta della cripta (XI sec.) sopra la quale, nel XV secolo, verrà eretta la chiesetta romanica di cui oggi si conservano il profilo a capanna e la rigorosa semplicità/sobrietà degli interni. La cripta, dotata di un ingresso distinto, si raggiunge attraverso uno stretto cunicolo scavato nella roccia e al suo interno, la tomba attribuita al Santo ed un’abside con un moncone d’altare, si presenta con i due ambienti, il più grande dei quali è ripartito in tre navatine da volte a crociera poggianti su quattro colonnine di granito (peraltro perfettamente allineate con i punti cardinali), scientemente orientati con il solstizio d’estate, sì da consentire alla luce del sole di penetrare nel tempietto attraverso le piccole monofore. Insomma un’architettura sacra armonicamente in sintonia con il cielo, ergo con l’universo.
EREMO DEI SANTI PIETRO E PAOLO (Complesso cenobitico – XIII secolo)
Località: Bienno (BS)
L’eremo dei Santi Pietro e Paolo, eretto nella media Valcamonica, sui resti di un antico convento francescano del 1200, è collocato su un’altura che domina la valle stessa, a 500 metri d’altezza. L’antico cenobio fondato da sant’Antonio da Padova, portò avanti la sua opera e fu abitato fino al 1769, anno della sua definitiva soppressione. Successivamente gli edifici del vasto complesso, passati di mano tra diversi proprietari, nel giro di pochi anni andarono incontro al disfacimento. Rimase in piedi solo qualche rovina: i muri perimetrali della chiesa lesionati e pericolanti, rimasugli del chiostro, il campanile. A partire dal 1960 prese corpo l’idea di erigere una struttura che potesse diventare un ideale punto di riferimento spirituale e sociale per la Valcamonica e nel corso di diversi anni l’opera fu realizzata. Ora è una accogliente casa della Diocesi di Brescia con un sacerdote ed una piccola comunità di suore Dorotee di Cemmo.
VAL TROMPIA
EREMO DI SAN GIACOMO IN CASELLE (Chiesa e romitorio – X secolo)
Località: Bagolino (BS)
L’eremo di San Giacomo in Caselle, sull’antica strada di collegamento con il Trentino, viene fondato intorno al X secolo da monaci benedettini. Data la sua strategica ubicazione acquisisce da subito una grande importanza, sia come chiesa che come ricovero per i pellegrini. L’eremo rimane in funzione fino agli inizi del 1600, ancorché i devoti bagolinesi continueranno a frequentare la chiesa sino alla fine del XIX secolo. Della primitiva costruzione la semplice chiesa, a navata unica e soffitto con capriate, conserva ancora l’abside con una preziosa tela, la vecchia gradinata che conduce alla sottostante sagrestia e l’adiacente antico romitorio.
EREMO DI SAN GIORGIO AL MONTE (Chiesa-romitorio – VII-VIII secolo)
Località: Caino (BS)
L’attuale eremo di San Giorgio al Monte o della Corna, arroccato su un enorme spuntone di roccia a 1.125 metri d’altezza, sorto probabilmente con funzione di cella eremitica benedettina, per quanto attestato a partire dal 1291 su documenti papali, affonda le sue origini nel basso-medioevo, come testimoniano i recenti ritrovamenti, a seguito di lavori di restauro, di simboli tipici di quell’epoca (animali, pani, rose camune) incisi sulle lastre di copertura in cotto del tetto. L’interno a navata unica con abside di fondo presenta su quest’ultima parte degli affreschi rinascimentali che un tempo dovevano ricoprire tutte le pareti. Da evidenziare un Cristo benedicente affiancato da un’Annunciazione seguiti, più sotto, da alcuni Santi martiri (Caterina, Rocco), da una Madonna con Bambino e da un Ecce Homo.
VALLE IMAGNA
CHIESA DI SAN VITTORE MARTIRE (Chiesa rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Brembate (BG)
La chiesa di San Vittore Martire a Brembate è costituita da un piccolo edificio superiore, del XV-XVI secolo, collegato da una Scala Santa ad una grotta sottostante (nucleo primitivo) posta sotto il livello stradale e poco sopra a quello del fiume Brembo dove, in epoca altomedievale, è stata realizzata una suggestiva chiesa rupestre. All’interno, oltre all’antico fonte battesimale, un piccolo altare in fondo è arricchito dalla presenza di un affresco duecentesco raffigurante la Crocefissione, mentre la volta e le pareti dell’altare maggiore sono interessate da pitture tardo-cinquecentesche. La tradizione vuole che in quella grotta, evaso dal carcere, abbia trovato rifugio per alcuni mesi il Santo Martire, prima di venire definitivamente catturato e decapitato (303 d.C.).
GROTTA DELLA MADONNA DELLA CORNABUSA (Santuario rupestre – XV secolo)
Località: Sant’Omobono Terme (BG)
La grotta della Madonna della Cornabusa (roccia cava) è sicuramente il santuario rupestre più caratteristico del bergamasco. La Madonna della Grotta che viene venerata è in realtà una statuetta lignea alta appena ottanta centimetri, scolpita agli inizi del XV secolo e di squisita fattura toscana. Non si conosce però il percorso compiuto per giungere in questo sperduto luogo, né come sia potuta finire nelle mani dell’anziana donna che, secondo la leggenda, trovò rifugio proprio nella spelonca durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini. Narrazioni o misteri a parte, la grotta-santuario deve la sua popolarità, non solo alle suggestioni che la natura del luogo riesce ad evocare ma soprattutto alle ricorrenti storie di “apparizioni mariane” e di prodigiosi eventi che si sono avvicendati nel corso dei secoli.
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