Abruzzo (86)

 

CONCA AQUILANA

EREMO DEL BEATO VINCENZO DA L’AQUILA (Cappella-romitorio – XV secolo)

Località: L’Aquila (AQ)

Si tratta di una piccola cappella addossata ad una sporgenza rocciosa, poco oltre il convento di San Giuliano, scelta dal beato Vincenzo da L’Aquila verso la fine del ’400 come luogo di ritiro. La cappella romitorio consta di un unico ambiente coperto con volta a botte, illuminato da due finestre e un semplicissimo altare rialzato; la parete di fondo, decorata con motivi floreali, conserva una formella in ceramica raffigurante il Santo che si spense qui nel 1504.

 

 

 

 

 

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SANTUARIO DELLA MADONNA D’APPARI (Chiesa-romitorio – XV secolo)

Località: Paganica de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

Il santuario della Madonna d’Appari deve la sua origine all’apparizione della Madonna, avvenuta a Paganica nel XV secolo, ad una giovane pastorella ed alla richiesta più volte ripetuta dalla Vergine affinché in quel luogo venisse eretto un santuario in suo nome. L’edificio si sviluppa più in altezza e profondità che in larghezza costretto, com’è, nella lingua di terra tra l’ammasso roccioso, alla base del quale è scavato un tunnel stradale, ed il torrente Raiale. La facciata ha una forma assai slanciata, aggraziata anche dalla presenza di un alto campanile a vela e di un portale sormontato da una lunetta finemente decorata. All’interno, ad unica navata ripartita da due archi, l’area presbiteriale, di forma irregolare perché aderente alla parete rocciosa e sicuramente la parte più antica dell’eremo, è impreziosita da affreschi (iconografia della Vita di Gesù) sulle pareti e sulla volta e, alla destra dell’altare, da una piccola nicchia con un dipinto quattrocentesco della Pietà. Oltre la sagrestia, al piano superiore, è ricavato un piccolo ambiente adibito a romitorio.

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050 Paganica Madonna D'Appari

051 Paganica Madonna D'Appari

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3GROTTA DEL BEATO BONANNO DA ROIO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Roio Piano de L’Aquila (AQ)

La grotta del beato Bonanno da Roio, situata nella fossa dello Spedino o Spitino, ai margini di un’ampia radura, è la profonda cavità naturale dove, secondo la tradizione, agli inizi del XIII secolo il Santo si ritirò in eremitaggio. Dall’ingresso un gradone conduce ad un lungo e stretto cunicolo che sbuca in un ambiente illuminato da una apertura non visibile dall’esterno. La conformazione della roccia, facilmente sgretolabile, non consente purtroppo di capire se la cavità è stata adattata o ampliata.


GROTTA DI SANT’ONOFRIO (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Lucoli (AQ)

La grotta di Sant’Onofrio, che si affaccia sul profondo omonimo vallone, è un riparo a 1.400 metri d’altezza sulla parete rocciosa del versante ovest del monte Orsello, poco oltre i ruderi del villaggio medievale di Sant’Eramo. La grotta, raggiungibile con un ripido sentiero in parte ferrato, è provvista di gradoni scavati nella roccia, di un rozzo altare in pietra e di alcune nicchie. Secondo la tradizione popolare l’intera zona sarebbe stata abbandonata a causa di un’invasione di formiche, ma è più ragionevole chiamare in causa le continue frane che ancora oggi precipitano dalla cima della montagna.

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GRAN SASSO D’ITALIA

EREMO DELL’ANNUNZIATA (Chiesa-romitorio – XV secolo)

Località: Fano Adriano (AQ)            Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo dell’Annunziata, adagiato su l’ampio pianoro del colle di San Marcello nei pressi di Fano Adriano, è una chiesa-romitorio con un ampio ambiente a pianta rettangolare ripartito in due navate da un paio di grandi archi a tutto sesto: uno a sinistra per l’altare ligneo, mentre l’altro a destra per una sorta di vestibolo con i due portali d’accesso alla chiesa. La zona adibita a romitorio si sviluppa su due piani ed è collocata nella parte ovest dell’edificio; quella a sud, invece, è sormontata da un piccolo campanile a vela. Va da sé che quella di oggi è frutto di numerosi interventi su una struttura assai più antica, probabilmente un tempio pagano o, data la posizione strategica sull’alta valle del Vomano, una fortificazione medievale. In ogni caso l’esistenza di un complesso religioso è attestata già a partire dal 1473 e la presenza eremitica è avvalorata non solo dal continuo pellegrinaggio ma soprattutto dagli ex-voto tutt’ora conservati al suo interno.

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CHIESA DI SANTA MARIA (Chiesa-romitorio – XVI secolo)pre-restauro anni '60

Località: Farindola (PE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

Proprio sotto l’abitato, ai piedi del torrente Rigo, si erge la chiesa rurale di Santa Maria, seminascosta tra vecchie casupole e masserie. Pare che il complesso religioso, già esistente nel XVI secolo, sia stato edificato utilizzando il materiale del diruto monastero altomedievale di San Salvatoris de Angris, sito appunto nella Valle d’Angri in località Collarcone. Il fiume Tavo la separa dal feudo di Peschio Albuino, all’interno del quale vi erano la chiesa di Santa Lucia con la grotta omonima. Da un contenzioso del 1788 col Capitolo di San Pietro di
Roma, possiamo appurare che la chiesa era dotata di romitorio e che un eremita milanese, certo fra’ Francesco, vi aveva dimorato contribuendo alla riparazione della chiesa e dell’annesso romitorio. Il rozzo fabbricato, che si distingueva dalle abitazioni circostanti soltanto per il singolares.maria - esterno campaniletto dalla copertura mancante che coronava la spoglia facciata, a seguito di un recente ed invasivo restauro ha assunto esternamente un vago aspetto neo-romanico. All’interno, dalla copertura a capriate lignee, campeggiano tuttora le statuette di Sant’Antonio, Santa Lucia (portate in processione dai s.maria - internobambini) e Santa Maria. Una curiosa leggenda popolare narra che la statua medievale in pietra della Madonna (andata, ahinoi, perduta) “fuggiva” di notte per ritornare alla diruta chiesa monasteriale di Valle d’Angri.

Antonio Costantini per Odisseo


GROTTA DI SANTA LUCIA (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Farindola (PE)

6Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

La grotta di Santa Lucia è una piccola cavità che si apre alla base di una rupe isolata, sulla cui sommità si distinguono gli evidenti resti di un castello o di un fortilizio che, in tempi passati, dominava le campagna fra Montebello di Bertona e Farindola. La fessura entra nel banco roccioso per oltre dieci metri con un percorso non sempre agevole, al punto che, per un breve tratto, si restringe per poi riallargarsi. Alla fine della cavità si ritrovano due vasche ricavate nel banco roccioso e usate per la raccolta dell’acqua da stillicidio. L’unica traccia di presenza umana è la roccia levigata dello stretto passaggio e la tradizione locale che fino a qualche decennio fa, nel giorno della commemorazione di santa Lucia, vi celebrava la Messa solenne.


EREMO DI SAN NICOLA DI FANO A CORNO (Chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Casale San Nicola di Isola del Gran Sasso (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di San Nicola di Fano si trova a poca distanza da Casale San Nicola, un piccolo centro del teramano sovrastato dalla parete est del Corno Grande, sul sentiero che conduce alla omonima fonte e poi alla chiesetta. Di stile romanico, consta di un ambiente a navata unica suddiviso da tre archi in due campate e presbiterio con resti ormai illeggibili di affreschi alle pareti; mentre la sagrestia occupa lo spazio dell’originaria abside. Nei pressi della chiesa sono ancora visibili le rovine dell’antico monastero di San Niccolò a Corno, noto per esser stato fondato da san Pier Damiani nel 1055. San Nicola di Fano e la chiesetta vantano tutt’oggi numerosi fedeli e sono sempre tanti coloro che ancora oggi usano attingere l’acqua dalla sua fontana perché ritenuta benefica per il mal di testa.

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EREMO DI SAN CASSIANO (Ruderi di chiesa-romitorio – XVI secolo)

Località: Cesa di Francia di Isola del Gran Sasso (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di San Cassiano si trova in località Cesa di Francia, in una posizione alquanto insolita per un romitorio, collocato com’è tra le case coloniche e la strada comunale di Isola del Gran Sasso. La struttura, oggi completamente diruta, era costituita da due corpi principali e da una piccola appendice che si appoggiava ad entrambi. Dalla parte della strada è tutt’ora visibile una torre massiccia, aggraziata da un portale ogivale in pietra bianca, attualmente murato, Una piccola porta, sul lato sinistro dell’ingresso, conduce al secondo piano in cui doveva trovarsi la zona abitativa. La chiesa, con un semplice ingresso ed una finestra circolare, è oggi completamente invasa dai rovi attecchiti sulle macerie del tetto crollato e sui pochi resti dell’altare. Le pareti laterali della chiesa sono divise da tre archi, di cui uno consentiva l’accesso alla torre. Per quanto ci è dato di conoscere, le condizioni dell’eremo sino alla fine del XIX secolo erano discrete e si narra anche di un certo fra’ Nicola che lo avrebbe restaurato ed abitato.

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EREMO DI FRATTA GRANDE (Romitorio semirupestre – XVI secolo)

9Località: Pretara di Isola del Gran Sasso (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di Fratta Grande, adagiato su un pianoro roccioso lungo il corso del torrente Ruzzo, ha un aspetto piuttosto modesto ed anonimo che dissimula il carattere sacro della costruzione. Una semplice scalinata conduce all’ingresso del romitorio, alla cui destra si trovano due piccoli vani irregolari che 9acomunicano con la zona presbiteriale. La chiesina ha sull’altare principale una raffigurazione di san Francesco di Paola, di cui fra’ Nicola, l’ultimo monaco ospite di Fratta Grande, era profondamente devoto al punto da imitarne la dura vita eremitica. Nella piccola stanza dove trascorse i suoi ultimi anni sono conservati i resti di un organo a mantice e di un presepe da lui stesso realizzati.


EREMO DI SANTA COLOMBA (Chiesa-romitorio – XVII secolo)

Località: Pretara di Isola del Gran Sasso (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di Santa Colomba, adagiato a 1.234 metri sulla piccola e panoramica radura di uno spuntone di roccia quasi in vetta al monte Infornace, è la piccola chiesa romitorio edificata nel corso del XVII secolo in onore della venerata Santa. La cappella, sormontata da un campanile a vela, è di forma trapezoidale con volta a botte e quattro nicchie per ogni lato che, grazie anche al cromatismo decorativo dell’ambiente, la rendono d’impatto assai gradevole. Sull’altare, in una edicola lignea, vi è la statua della Santa impreziosita da un affresco raffigurante la Madonna con Bambino affiancata da santa Colomba e san Berardo. Secondo la leggenda Colomba e Berardo, figli dei conti di Pagliara, decisero di abbandonare le agiatezze della propria magione per condurre una vita di solitudine e di penitenza. Va da sé che tanto la Santa quanto l’eremo sono tutt’oggi oggetto di devozione e pellegrinaggio da parte della popolazione locale.

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EREMO DI SANTA MARIA DI PAGLIARA (Chiesa-romitorio – IX-X secolo)

Località: San Massimo di Isola del Gran Sasso (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di Santa Maria di Pagliara si trova appoggiato ai resti dell’antico castello di Pagliara, sul colle antistante le ripide pendici del monte Prena. La modesta chiesetta, probabilmente coeva del castello del IX secolo, viene per la prima volta menzionata nel 1324 e si regge precariamente in piedi malgrado i gravi danni causati dal recente sisma aquilano. Comprende due ambienti coperti da un tetto a falda: uno per il culto e l’altro per l’abitazione. La chiesa, dove è presente un piccolo altare accompagnato da un lungo sedile di pietra, è ravvivata da semplici decorazioni alle pareti, come tralci di vite e grappoli d’uva inframmezzati da motivi floreali. L’eremo è da sempre meta di pellegrinaggi e processioni da parte della gente locale.

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EREMO DI SAN FRANCO (Cappella semirupestre – XIV secolo)

Località: Assergi de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo o – com’è meglio noto – la sorgente di San Franco è in realtà la piccola cappella rupestre dedicata al monaco eremita del XII secolo situata nel versante meridionale del Gran Sasso. E’ stata edificata con pietra a vista nel luogo dove, secondo la tradizione, sgorga la sorgente d’acqua che il Santo fece scaturire percuotendo la roccia con il suo bastone, un’acqua cui vengono da sempre attribuite proprietà taumaturgiche. All’interno della cappellina un modesto altare ed un pannello con 24 maioliche che raffigurano le fasi del prodigio. La sorgente, allora come oggi, richiamava molti pellegrini che vi si recavano per purificare con l’acqua la pelle malata, tanto da indurre il Santo a spostarsi nella più isolata ed impervia grotta del Cefalone.

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EREMO DI SANTA MARIA DELLA CROCE (Ruderi di chiesa rupestre – XVI secolo)

Località: Assergi de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

Quel che rimane dell’antico eremo di Santa Maria della Croce, dopo il terribile terremoto che colpì la zona nel 1703, si trova non molto distante da Assergi, nella valle del torrente Raiale. Dell’originario edificio di culto del ’500 rimangono buona parte della facciata e la zona absidale che, riparata dalla volta rocciosa, è fortunosamente scampata al degrado. All’interno, nella cappella centrale è presente un piccolo altare pressoché distrutto, una nicchia decorata da 13apoche tracce di affresco e gli accenni dei due archi delle cappelle laterali. Fuori dalla chiesa, un piccolo riparo parzialmente chiuso da mura, custodisce una vasca per la raccolta dell’acqua.

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GROTTA DEL CEFALONE (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Assergi de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

14La grotta del Cefalone, poco sotto la vetta dell’omonimo monte (Pizzo Cefalone), è l’impervio ed inospitale luogo scelto da san Franco per il suo ritiro eremitico. Data la notevole altitudine (oltre i 2.000 metri) e l’innevamento invernale, è presumibile che il romitorio venisse per lo più utilizzato nei mesi estivi. L’ingresso alla fessura, chiusa dai resti di spezzoni di muro, è segnalato da una semplice croce incisa nella roccia. L’interno assume le forme di un cunicolo basso, fangoso, notevolmente umido e poco agibile e tuttavia colmo di immagini sacre, statuine, (addirittura) un piccolo presepe, fiori finti e lumini, a testimonianza dell’incessante devozione dei numerosi fedeli che continuano a spingersi fin lassù.


GROTTA DI PESCHIOLI (Romitorio rupestre – XII secolo)

15Località: Assergi de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

La grotta di Peschioli, un angusto anfratto dall’accesso estremamente difficoltoso, si trova lungo il sentiero che porta al Passo della Portella ed è uno degli eremi prediletti da san Franco d’Assergi. All’interno del piccolo ambiente, infatti, un incavo del pavimento, noto come il “guanciale di san Franco”, è il luogo dove, secondo la tradizione, il Santo poggiava il capo per riposare. La secolare presenza eremitica è testimoniata anche da due piccoli ripostigli sulla parete destra, una soglia appena accennata, una parte di battente, un piccolo pianerottolo sottostante l’ingresso e scalpellature in vari punti, forse per eliminare sporgenze eccessive. Ma per il Santo la grotta era troppo vicina al centro abitato ed ecco perché ben presto venne abbandonata per recarsi in quella più solitaria del Cefalone.

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EREMO DI SANT’EGIDIO (Ruderi di chiesa-romitorio – XI secolo)

Località: Fonte Cerreto de L’Aquila (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

I ruderi dell’antico eremo di Sant’Egidio si trovano a Campo Imperatore, alle pendici del monte Sacrario. Della piccola cappella si hanno notizie a partire dal 1362, per ragioni di pertinenze strettamente ecclesiali, ma la sua fondazione è sicuramente antecedente, forse nell’anno Mille, con funzione anche di ricovero per quanti in estate frequentavano la montagna. Del modesto cenobio, forse su due livelli, oggi resta ben poco: un ambiente con volta a botte ed una piccola capanna realizzata in pietra a secco.

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LA MAJELLA 

CHIESA DELLA MADONNA DELLA COCCIA (Ruderi di chiesa-romitorio semirupestre – XIV secolo)

Località: Campo di Giove (AQ)                      Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

I resti della chiesa della Madonna di Coccia si trovano nei pressi dell’omonimo guado, tra Campo di Giove e Palena. Dell’edificio religioso, che si appoggiava ad una grande roccia, rimangono spezzoni delle mura perimetrali, due finestre in pietra grigia della facciata e l’architrave a forma di lunetta; mentre la parete di fondo, sopra l’altare, conserva i fregi in stucco e la cornice dov’era posto un bassorilievo della Madonna trafugato qualche anno fa. Anche per l’ambiente a due piani adiacente alla chiesa, che sicuramente costituiva la zona abitativa, si conservano quasi integre le mura perimetrali e tratti della scalinata e del pavimento in cotto. Per quanto insolito, non vi sono notizie documentate o tradizioni locali che possono aiutare a ricostruirne la storia.

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EREMO DI SAN GIOVANNI ALL’ORFENTO (Cenobio rupestre – XII-XIII secolo)

Località: Caramanico Terme (PE)                      Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

18dQuello di San Giovanni all’Orfento, nel cuore del parco della Maiella a 1.227 metri d’altitudine, è sicuramente il più suggestivo e poco accessibile degli eremi celestini. Vi hanno dimorato lo stesso Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, tra il 1284 e il 1293 e, in sua assenza, i suoi più fedeli discepoli. Il primitivo cenobio era costituito da una chiesetta, da alcuni ambienti (cellette) adibiti a romitorio per i monaci e da una piccola foresteria, tutti scavati direttamente nella roccia e ancora oggi ben riconoscibili; mentre quelli dedicati alla vita cenobitica e costruiti in pietra nel riparo sottostante, sono andati completamente distrutti. L’accesso alla struttura avviene attraverso una scalinata ed uno stretto (in alcuni punti di appena 20 cm.) camminamento arditamente ricavati nella parete rocciosa che si interrompono in prossimità dell’ingresso costringendo l’incauto visitatore a strisciare ventre a terra per alcuni metri sotto un’aggiogante cengia rocciosa. Funge da vestibolo una piccola stanza rettangolare con volta piatta ed alcune nicchie alle pareti cui seguono altri ambienti ritagliati nella roccia, come una camera con volta a botte ed un altare in pietra, e alcuni piccoli vani ad uso ripostiglio. Alquanto interessante è l’ingegnoso impianto idrico scavato nella roccia, atto a raccogliere sia l’acqua piovana che quella che trasuda dalle pareti rocciose, convogliando il tutto in apposite vasche.

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EREMO DI SANTA MARIA ALL’ORFENTO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Caramanico Terme (PE)                    Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo di Santa Maria si nasconde tra le molteplici balze rocciose della valle dell’Orfento e, proprio a causa della difficile individuazione e accessibilità, è probabilmente quello meno conosciuto della Majella. L’ampio riparo, parzialmente chiuso da un muretto, conserva all’interno una bellissima ed ampia nicchia con funzione di acquasantiera, i resti di rudimentali gradini scavati direttamente nella roccia e dei canalini di gronda.

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EREMO DI SANT’ANTONIO ALL’ORFENTO (Ruderi di romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Caramanico Terme (PE)

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I resti dell’eremo di Sant’Antonio si trovano nella valle dell’Orfento, in prossimità dell’omonimo fiume, a circa 1.150 metri d’altezza. L’eremo, già completamente distrutto alla fine del XIX secolo, aveva all’origine notevoli dimensioni ed una certa importanza, data la vicinanza al guado ed alla mulattiera che attraversava la valle. I resti della costruzione sono distinguibili in quattro blocchi: il primo riguarda l’ingresso per una lunghezza di una trentina di metri; il secondo le due alte mura ad angolo retto che sfiorano la volta rocciosa; il terzo due spezzoni di mura posti al centro; il quarto, infine, comprende dei resti di mura a forma circolare molto probabilmente della calotta absidale. All’esterno poi, sotto una fitta vegetazione, si rinvengono i resti di mura che correvano da un capo all’altro del complesso oltre a parecchie pietre lavorate per stipiti ed architravi.

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EREMO DI SANT’ONOFRIO ALL’ORFENTO (Ruderi di chiesa-romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Caramanico Terme (PE)                   Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

Quel che rimane dell’eremo di Sant’Onofrio si  trova a ridosso di una grande cavità della parete rocciosa nella valle dell’Orfento, subito dopo il guado di sant’Antonio. La parte più consistente dell’antica struttura rimasta ancora in piedi è costituita da un pezzo del lungo muro laterale della chiesa, con residui di intonaco e qui e là tracce affioranti di colore. In realtà tutte le pareti della grotta, sia interne che esterne, in tempi antichi dovevano essere intonacate e dipinte. Della parete anteriore rimangono lo stipite di destra dell’ingresso, con elementi dell’arco del portale, e la parete sinistra del piccolo campanile a vela. Il romitorio, che si sviluppava per una quindicina di metri lungo la parete rocciosa, a partire dai primi anni del ‘900 cominciò ad essere frequentato dai mulattieri che, ad un certo punto, decisero addirittura di allargare il portale della chiesa per consentire un più agevole passaggio dei carichi di legna lungo il sentiero.

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22GROTTA DI SAN CATALDO ALL’ORFENTO (Ruderi di romitorio rupestre – XIV secolo)

Località: Caramanico Terme (PE)

Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La grotta di San Cataldo, nella valle del fiume Orfento, è il luogo di un eremo ora del tutto scomparso. La cavità, piuttosto articolata, è caratterizzata dalla presenza di numerosi gradini che portano sino al cuore della montagna ed è assai probabile che l’antico romitorio si trovasse sulla stretta balconata rocciosa antistante la grotta. La prima notizia sull’eremo risale al 1324, anche se si ipotizza di una sua destinazione a romitorio susseguente al terribile terremoto che nel 1456 distrusse e danneggiò molte chiese del paese.


EREMO DI SAN BENEDETTO ALL’ORFENTO (Ruderi di romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Decontra di Caramanico Terme (PE)                 Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

I resti dell’eremo di San Benedetto all’Orfento, appena fuori dall’abitato di Decontra, tra le balze rocciose in prossimità delle vecchie miniere di bitume, era poco più di un riparo lungo e curvilineo con alcuni segmenti realizzati in pietra a secco. La costruzione piuttosto grezza del romitorio, infatti, interessava solo un terzo dell’intera23a cavità e dall’abside una galleria, scavata nella roccia, conduceva al fondo della grotta: un piccolo ambiente in cui tutt’oggi sono presenti i resti di alcuni ripiani, forse di un ripostiglio.

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EREMO DI SANT’ANGELO ALL’ORFENTO (Ruderi di chiesa-romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Decontra di Caramanico Terme (PE)                   Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo di Sant’Angelo era quasi sicuramente una piccola chiesa edificata al riparo della grande cavità naturale che si apre sulla ripida parete rocciosa della valle del  l’Orfento, non molto lontano da Decontra. Dai pochi resti di un muro a secco in pietra con dei fori per l’incastro di una copertura in legno oltre che dalla denominazione cultuale del sito, possiamo desumere la presenza di un piccolo romitorio.

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EREMO DI SAN MARTINO IN VALLE (Ruderi di complesso cenobitico semirupestre – VIII-IX secolo)

Località: Fara San Martino (CH)                                           Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

abbazia-san-martino-in-valleL’eremo di San Martino in Valle, addossato alla parete rocciosa dell’imboccatura delle omonime gole o “strette”, secondo alcune fonti storiche, è un antico complesso abbaziale fondato da san Benedetto. I primi documenti ufficiali che ne attestano  l’esistenza risalgono però al IX secolo e, tra sospensioni papali e passaggi di proprietà, si spingono fino al 1818 quando il complesso viene letteralmente seppellito dal fango e dai detriti d’una terribile alluvione. Dopo vari decenni di abbandono, un recente e prezioso lavoro di recupero è finalmente riuscito a riportarlo alla luce. Com’è possibile notare, la chiesa era a pianta irregolare ed a tre navate, di cui una absidata e contenente l’altare maggiore. In una delle navate, forse la parte più antica, sono state rinvenute tre edicole scavate direttamente nella roccia.

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EREMO DI SAN GIOVANNI DI BOCCA DI VALLE (Ruderi di chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Guardiagrele (CH)                                          Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

I pochi resti dell’antico eremo di San Giovanni si possono ancora rinvenire nella boscaglia, in prossimità dell’omonima sorgente, lungo la strada che dalla Bocca di Valle conduce alla Piana delle Mele. Si tratta di spezzoni delle mura esterne di una cappella e di una probabile piccola cella eremitica retrostante. Delle rovine dell’eremo si ha notizia in documenti storici di metà ‘800, allorquando la gente di Guardiagrele era ancora solita recarsi in processione alla remota e solitaria chiesuola e poi bagnarsi in quelle miracolose acque.


GROTTA DI SANT’ANGELO (Ruderi di chiesa-romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Lama dei Peligni (CH)                                       Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La grotta e quel che rimane dell’eremo di Sant’Angelo si trovano a quota 1.300 metri, in un luogo particolarmente selvaggio ed avvincente, appena fuori dall’abitato di Lama dei Peligni. La tradizione vuole che il primitivo romitorio abbia ospitato agli inizi del Trecento il beato Roberto da Salle, seguace di papa Celestino V, e che proprio a lui si debba la fondazione del sottostante cenobio. L’ingresso della grotta, impervio e molto ripido, immette in un grande androne da cui, mediante una gradinata ricavata nella roccia, si perviene ad un terrapieno o zona presbiteriale con i resti di un altarino sovrastato da una edicola lignea incassata nella parete. Sulla stessa roccia sono scavate due vasche: una con funzione di acquasantiera e l’altra per la raccolta dell’acqua. In un altro androne, poi, era collocata la parte abitativa, di cui rimane solo un alto muro di contenimento a valle.

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CAPPELLA DI SANT’ANGELO DI LETTOMANOPPELLO (Santuario rupestre – XIII secolo)

Località: Lettomanoppello (PE)                                           Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La cappella di Sant’Angelo è situata all’interno di un largo e profondo riparo, diviso in due da uno sperone roccioso, sotto le antiche cave di pietra di Lettomanoppello. Al centro, adagiata su un capitello in pietra, vi è la statua di San Michele Arcangelo risalente al XIII secolo. All’interno della cavità sono ancora visibili i resti di un piccolo ambiente, delimitato da un recinto rettangolare e pavimentato con lastre di pietra, noto come il “letto di sant’Angelo” ma che può benissimo essere il sito di un’antica chiesa rupestre di cui restano solo le tracce delle fondamenta.

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GROTTA DI SAN LEOPARDO (Ruderi di chiesa e romitorio rupestri – IX secolo)

Località: Pacentro (AQ)                                               Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

29I resti della chiesa rupestre assieme alla grotta di San Leopardo si ritrovano su un piccolo pianoro che domina la valle Peligna, in prossimità del torrente Vella. Per quanto la grotta, già abitata in epoca assai remota (I a.C.), abbia svolto sicuramente un ruolo significativo nell’insediamento eremitico, l’assenza di strutture religiose al suo interno induce a ipotizzare che la centralità del complesso cultuale fosse affidata alla chiesa medievale. Menzionata in documenti storici dell’816, presenta delle mura, alte circa 9 metri, suddivise in quattro gradoni realizzati con pietre irregolari e rozzamente lavorate. Un primo vano, completamente scoperto, conserva ancora tracce di intonaco dipinto, mentre un’altra zona parzialmente coperta da volta a botte comprende due ambienti comunicanti. L’accesso doveva avvenire tramite gradini interni, mentre all’altro vano si accedeva dall’esterno attraverso un buco nel muro. Le cronache riportano che l’imponente cenobio religioso era del tutto crollato già a metà del XVIII secolo.

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GROTTA DI SANT’ANGELO IN VETULI (Chiesa rupestre – XII secolo)

Località: Pacentro (AQ)                                        Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

30bLa grotta di Sant’Angelo in Vetuli, che si apre sulle pendici del colle Macerre, lungo la strada che collega Sulmona a Pacentro, è una piccola cavità naturale di difficile individuazione, a causa della devastante vegetazione, poco conosciuta dalla popolazione locale e, purtroppo, in stato di completo abbandono. La chiesa, senza dubbio uno dei più antichi esempi di arte altomedioevale abruzzese (già attestata in documenti del 1170), è internamente suddivisa in tre piccole navate cui si accede da altrettante arcate a tutto sesto, con quella centrale più ampia e alta delle altre. Sono proprio questi gli elementi più rappresentativi di un singolare luogo sacro, al quale si è voluto dare l’aspetto di una piccola chiesa utilizzando per lo più materiali di spoglio (colonne, capitelli e frammenti vari) provenienti da siti di epoca romana. Questo eterogeneo utilizzo, assieme ad alcune decorazioni presenti negli archi, con geometrie e simbologie cristiane, ha finito con il conferire alla chiesa un particolare alone di mistero. Per il resto, la navata centrale è chiusa da un muro che abbraccia una piccola cappella seicentesca, al disotto della quale era allocato l’altare; mentre in un altro ambiente in fondo alla grotta si ritrova una vaschetta, scavata nella roccia, per la raccolta delle acque.

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CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE (Chiesa semirupestre – XIX secolo)

Località: Palena (CH)                                              Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La chiesa della Madonna del Carmine sorge lungo l’antica mulattiera che unisce Palena a Lama dei Peligni ed ingloba dal 1832 la piccola cappella, incavata nella roccia, oggetto di secolare devozione e di raccoglimento per i viandanti. L’edificio religioso, addossato alla collina, comprende l’abside con l’altare all’interno di una grotta ed una piccola aula riservata ai fedeli. La facciata è preceduta da un’alta rampa di scale che termina in un pronao provvisto di sedili in pietra ed illuminato da una finestra.

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EREMO DELLA MADONNA DELL’ALTARE (Chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Palena (CH)                                      Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo della Madonna dell’Altare, appena fuori dal centro abitato di Palena, è stato costruito dai Celestini intorno al XIV secolo su una rupe, sì da renderlo inaccessibile quasi come una roccaforte. Il romitorio,32b che comprende la chiesa, il nucleo abitativo alquanto articolato ed il giardino pensile, è stato curato dai Celestini fino al 1807 e, al loro abbandono, da un eremita laico. Dal 1970 è passato all’amministrazione comunale.

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EREMO DI SAN FALCO (Ruderi di dimora eremitica – XI-XII secolo)

Località: Palena (CH)                                             Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

I ruderi dell’eremo di San Falco, in un luogo denominato Coste di San Falco poco fuori Palena, sono in realtà quelli di una casa che la tradizione popolare indica come quella del Santo. Sempre secondo la leggenda, San Falco faceva 33parte del gruppo dei “sette santi eremiti” della valle dell’Aventino che, scioltosi con la morte di san Nicola Greco, lo obbligherà a dirigersi verso Palena, per trovare rifugio e riposo. Grazie a l’animo caritatevole e alle doti miracolose, il sant’uomo si guadagnò da subito l’affetto della popolazione che, da mille anni, lo venera e lo festeggia con devozione. In quanto all’edificio, la rovinosa caduta e l’accumulo di macerie non consente di ricostruirne la planimetria, tuttavia da alcuni elementi strutturali, come la base a scarpa, la pianta alquanto elementare e la collocazione in cima alla collina, lasciano prefigurare una piccola torre.


EREMO DI SAN NICOLA DI COCCIA (Ruderi di cenobio rupestre – XII secolo)

Località: Palena (CH)                                      Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

34Quelli dell’eremo di San Nicola di Coccia, sulla strada che conduce all’omonimo guado verso i pascoli della valle dell’Aventino, sono i pochi e miseri resti di un piccolo convento. Della costruzione primitiva, caratterizzata da due ambienti contigui, rimangono alcuni pilastri, parti del tetto e segmenti del muro perimetrale. La sua fondazione, nel XII secolo, è legata alla particolare posizione sulla strada di collegamento tra la valle Peligna e quella dell’Aventino che, soprattutto nei mesi invernali, era di difficile attraversamento, sì da spingere la comunità benedettina a costruire un convento con funzione anche di hospitium. Secondo la cronaca locale, ancora nel XVIII secolo, i monaci di San Nicola si adoperavano a favore degli infermi del vicino ospedale di sant’Antonio e, addirittura, negli anni Sessanta un eremita laico di Palena vi ha dimorato per un certo periodo.


GROTTA DI SANT’ANGELO (Chiesa rupestre – XI secolo)

Località: Palombaro (CH)                                          Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La grotta di Sant’Angelo, una delle numerose cavità che si aprono sulla valle di Palombaro in località Sant’Agata d’Ugno, è un enorme e spettacolare riparo sotto la roccia, con pianta rettangolare ed una luce d’ingresso di ben 35 metri. La sua costruzione risalirebbe all’XI secolo, ancorché le prime notizie storiche si hanno solo a partire dal 1221. All’interno della grotta, in larga parte occupato da una grande roccia obliqua su cui sono stati ricavati dei gradini, due tratti di mura rettilinei sono raccordati da un’abside semicircolare, che è poi l’elemento più caratterizzante della chiesetta altomedioevale. Le mura e l’abside, a loro volta, sono impreziositi da archetti pensili, da cornici e da decorazioni a cordonatura. La grotta, inoltre, conserva i resti delle numerose cisterne utilizzate per la raccolta delle acque piovane: talune si trovano vicine all’ingresso, mentre tal’altre, delle vere e proprie vasche scavate nella roccia, sono più all’interno. Infine va curiosamente annotato che, nonostante la grotta si trovi in una zona ricca di storia, non si tramanda di alcun santo o eremita che vi avrebbe dimorato, né di fatti o leggende che la riguardano da vicino. Tanto da azzardare l’ipotesi che la chiesa sia stata costruita sui resti di un antico santuario pagano dedicato a Bona, dea della fertilità.

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GROTTA DI FRATANALLE (Ex romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Pennapiedimonte (CH)                              Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La grotta di Fratanalle, che si trova poco fuori dall’abitato di Pennapiedimonte, è un ampio e lungo riparo (circa 80 metri) provvisto di muretti a secco per il ricovero delle greggi che poggiano su un’antica struttura in malta. Il corpo centrale della grotta è attualmente composto da tre grossi recinti comunicanti fra loro, mentre le pareti rocciose sono segnate da numerose buche per il sostegno del tetto e da diversi canali per convogliare le acque di una piccola sorgente. Sulla storia della grotta non si hanno notizie ma, tanto il toponimo “fratanalle” quanto la tradizione locale, la rappresentano come un antico luogo di culto abitato da monaci.

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EREMO DI SAN MICHELE ARCANGELO (Chiesa e romitorio rupestri – XI-XII secolo)

Località: Pescocostanzo (AQ)                             Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

37bL’eremo rupestre di San Michele Arcangelo si trova alle falde del monte Pizzalto in prossimità della vecchia mulattiera che collega Pescocostanzo alla valle Peligna. Per quanto citato per la prima volta in una bolla papale del 1183, non è da escludersi una origine antecedente visto che già nel 1066 veniva indicato in quel luogo un gruppo di celle eremitiche per chi volesse ritirarsi a vita ascetica. Scavato ai piedi di un banco roccioso, il romitorio comprende una zona adibita al culto, pavimentata con lastroni di pietra e volta rocciosa grezza, ed una più semplice per l’abitazione. Grazie ad un rigoroso restauro, all’interno della grotta si possono apprezzare i resti di un piccolo altare in pietra e, a parte, delle numerose lastre marmoree ad intarsio che un tempo lo rivestivano. La zona abitativa, invece, è su due livelli, con piccoli vani ricavati nella roccia ed accessibili per lo più tramite botole.

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EREMO DI SANT’ANTONIO (Ex chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Pescocostanzo (AQ)                              Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo di Sant’Antonio, al margine dell’omonimo bosco, una delle più belle e protette faggete d’Abruzzo, lungo il pianoro che collega Pescocostanzo alla Majella, è in realtà un’antica cappella rurale che riesce a distinguersi a malapena dalle altre vecchie masserie perché dotata di un piccolo campanile a vela. Tutt’oggi oggetto di una forte devozione e meta di numerosi pellegrinaggi, tradisce le origini medioevali per la presenza di finestre tipiche del Tre-Quattrocento e di una statua lignea del Santo risalente alla fine del ‘300. L’edificio originario si componeva di una piccola chiesa e di alcuni locali ad uso romitorio, tra i quali una camera, una minuscola cucina, una stalla ed un magazzino. In seguito al definitivo abbandono da parte degli eremiti laici che vi abitavano, la costruzione è stata però adeguata alle esigenze di una famiglia di allevatori del posto. La struttura odierna, su due piani più campanile a vela, consta di due ingressi, uno per la zona cultuale e l’altro per quella abitativa. La chiesa, molto semplice, contiene un modesto altare sormontato dall’effigie di sant’Antonio da Padova e nella parte abitativa sono stati conservati i due grandi ambienti della cucina, con camino e forno, e del fienile.

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GROTTA DI SAN DOMENICO (Cappella e romitorio rupestre – XI-XII secolo)

Località: Pizzoferrato (CH)                                      Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La grotta di San Domenico, ricavata fra le rocce dell’omonimo monte, è l’antico rifugio del Santo, difficilmente raggiungibile e poco visibile, perché ormai completamente soffocato dalla vegetazione. La primitiva cappella dedicata al Santo, di cui oggi restano solamente alcune mura, era addossata alla parete rocciosa e presentava una copertura a due falde. In seguito, preso atto della posizione impervia ed alquanto pericolosa, il luogo di culto verrà sostituito nel 1920 dagli stessi abitanti del paese con una più comoda chiesetta, quella di San Domenico in Silvis, tutt’ora in funzione e meta di pellegrinaggio.

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GROTTA DELL’EREMITA (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Pretoro (CH)                                    Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

40La grotta dell’Eremita è situata a 900 metri d’altezza nella valle dell’Angelo, ad una decina di chilometri da Pretoro. Indagini archeologiche condotte al suo interno hanno attestato la continua presenza umana attraverso i millenni, come testimonia il rinvenimento di utensili in selce e reperti ceramici dell’età del bronzo. Ma il luogo è divenuto anche oggetto di culto in epoca medievale e sicuramente anteriore al 1581, l’anno in cui per la prima volta viene citato in un documento, come chiesa di Sant’Angelo. D’altro canto, la presenza eremitica è confermata dalla tradizione locale che ricorda il luogo appunto come la “grotta dell’eremita”. Il suo ingresso, largo circa 22 metri, è chiuso da grossi massi e da muretti a secco, mentre nella parte interna si possono individuare due ambienti: il primo, piuttosto buio, utilizzato con molta probabilità per il ricovero degli animali; ed il secondo, meno umido, con funzione abitativa.


SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA MAZZA (Chiesa-romitorio – XIII secolo)

Località: Pretoro (CH)                                    Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

41bLa chiesa duecentesca della Madonna della Mazza, nota anche come Santa Maria del Monte, è situata a 1.000 metri d’altitudine sulla strada che da Pretoro porta a Passo Lanciano ed alla Maielletta. Le prime notizie storiche, già dai primi decenni del ’300, confermano la presenza dei cistercensi che continueranno ad abitare il romitorio fino alle soppressioni papali dell’800. Abbandonato e pressoché diroccato, un primo restauro nel 1843 e, soprattutto, uno più recente negli anni Novanta lo hanno riportato all’antico splendore. Il santuario si articola su due livelli: una zona cultuale ed una prettamente abitativa con accesso indipendente. La chiesa, a navata unica, si avvale di un portale romanico, affiancato da due deliziose colonnine con capitelli floreali e, nella parte superiore interna, è circondata da archetti pensili e da cinque finestre strombate, di cui una illumina la piccola abside. Nella nicchia sopra l’altare è collocata la statua della Madonna con Bambino che regge, nella mano destra, lo scettro o bastone da cui il nome “Madonna della Mazza”.

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EREMO DELLA MADONNA DELLA PORTELLA (Chiesa-romitorio semirupestre – XVI secolo)

Località: Rivisondoli (AQ)                                       Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

Conosciuto come Santuario della Portella, l’antico eremo è situato nell’omonimo Passo, ad un paio di chilometri da Rivisondoli. L’edificio religioso, sorto intorno alla prima metà del XVI secolo, vanta un fronte di ben 35 metri ed è42c sopraelevato rispetto alla strada cui si affaccia. La chiesa è molto semplice ed illuminata da quattro grandi finestre; l’altare in marmo intarsiato reca sul timpano la data del 1611 ed è sovrastato da una lastra in pietra con l’effigie in rilievo della Madonna con Bambino. Dalla sagrestia è possibile accedere agli altri ambienti, anche quelli abitativi del piano superiore, che completano il romitorio. L’ultimo eremita, che si ritirò a vivere nel santuario, un certo fra’ Nicola, è morto negli anni ‘60. La Madonna della Portella, ancora oggi, è meta di grande devozione e di pellegrinaggio da parte delle genti locali.

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EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO (Chiesa-romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Roccamorice (PE)                                                 Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

legioL’eremo di San Bartolomeo in Legio, suggestivamente incastonato in un lungo e strapiombante sperone roccioso del vallone scavato dal torrente Capo la Vena a  600 m/slm, è stato edificato nella seconda metà del 1200 dall’eremita Pietro Angelerio da Morrone, futuro papa Celestino V, sulle rovine di una precedente costruzione. Il Santo vi si stabilì assieme ad alcuni adepti intorno al 1274 e vi rimase per un paio d’anni: si dice infatti che questi, al ritorno da Lione, dove si era recato per far riconoscere la nuova regola dell’Ordine da lui fondato, si sia fermato proprio all’eremo di San Bartolomeo. L’antico romitorio, tutt’ora ben conservato, comprende la chiesetta e due piccoli ambienti ad uso abitativo che si affacciano sulla balconata rocciosa cui si accede per mezzo di quattro scalinate: una a nord, composta da una trentina di gradini irregolari ricavati direttamente nella roccia; una a sud, scavata sempre nella roccia ma più lunga ed irregolare; ed altre due al centro della balconata, di cui una era la cosiddetta “scala santa”. La chiesa, di forma rettangolare, presenta nella facciata tracce di un affresco raffigurante un ostensorio, un Cristo ed una Madonna con Bambino. Lungo la parete sinistra interna vi è una piccola sorgente d’acqua che viene convogliata attraverso un buco laterale in una vaschetta scavata nel pavimento, così da poter scorrere, tramite un canalina, verso l’esterno. Nella nicchia dell’altare è collocata una statua di san Bartolomeo che, evocando il martirio dello scorticamento subito, viene rappresentato con la propria pelle portata a spalla.

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EREMO DI SANTO SPIRITO A MAJELLA (Cenobio rupestre – XI secolo)

Località: Roccamorice (PE)                                              Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

eremo_di_santo_spirito_a_roccamorice_486L’eremo celestino di Santo Spirito è sicuramente il cenobio rupestre più grande e famoso della Majella che, soprattutto grazie alla spettacolare posizione nella parte alta dell’omonima valle, riesce ancora ad esercitare un’attrazione ed un fascino del tutto particolari. Circa l’origine del complesso si suppone che sia antecedente all’anno Mille, giacché la prima presenza documentata è quella di Desiderio, futuro papa Vittore III, che vi dimorò assieme ad altri eremiti nel 1053, contribuendo ad edificare anche una chiesetta. Più avanti, nel 1246, vi ha dimorato Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, che, trovandolo però in pessime condizioni, si attivò per una opportuna ristrutturazione. E’ proprio di quell’anno la costruzione dell’oratorio e di una prima celletta seguiti poi, con il crescere della comunità, dall’aggiunta di un secondo oratorio e di altre cellette. L’impianto della struttura si rifà alle costruzioni camaldolesi ed è in qualche modo il modello che il Santo seguirà nell’edificare tutti gli altri grandi monasteri. Per quanto l’eremo venga addirittura ricordato dal Petrarca in una delle sue opere, i secoli successivi, a causa delle difficoltà economiche e climatiche, faranno da scenario al suo lento declino. Solo nel 1586, per iniziativa di un monaco pugliese, la vita religiosa dell’eremo riprende vigore, diventa ufficialmente una badia e viene costruita l’aerea “scala santa” che, ancora oggi, porta all’oratorio di santa Maria Maddalena. Nel 1807, con la soppressione delle comunità monastiche, il cenobio viene nuovamente abbandonato, spogliato dei beni e addirittura dato alle fiamme e solo negli ultimi anni dell’800 ci si preoccuperà di restaurarlo. Attualmente dell’eremo si conservano la chiesa, la sagrestia ed un’ala abitativa, su due piani, compostaimages dalla foresteria e dalle cellette. La chiesa, con un bel portale in legno, nella parte interna più antica, al di sopra del presbiterio, mostra degli archi a sesto acuto. Tra le opere pregiate, che solo di recente sono state ricollocate nel romitorio, vanno evidenziate le tele raffiguranti la Madonna e la Discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, una statua lignea di Cristo ed il busto di papa Celestino V. Sotto la chiesa, interamente scavato nel banco roccioso, si ritrova il nucleo primitivo dell’eremo celestino, con un primo piccolo ambiente provvisto di altare e un’altra piccola stanza, forse il giaciglio di Pietro da Morrone. Gli ambienti presenti sono per lo più legati alle esigenze abitative della comunità, come alcune stanzette di servizio al piano terra ed al piano superiore accompagnate da altri locali o officine di servizio. In un terzo edificio si colloca la foresteria, su tre piani, raggiungibile attraverso un corridoio ricavato nella roccia e proprio accanto al suo ingresso ha inizio la “scala santa” con i suoi 31 gradini. L’eremo era anche dotato di un eccellente impianto idrico che permetteva alle acque piovane di confluire in un’apposita cisterna.

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CELLE DI SAN LIBERATORE (Romitori rupestri – XII secolo)

Località: Serramonacesca (PE)                                           Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

45Pressoché nascosto da una fitta vegetazione, il complesso rupestre di San Liberatore è situato sotto una parete rocciosa a venti metri dalla strada che porta all’omonima abbazia benedettina. La struttura, a pianta pseudorettangolare con volta irregolare, consta di un frontone poggiante su due colonne, una delle quali s’interrompe all’ingresso della prima cella e da una nicchia posta al centro della facciata. Presenta due celle: nella prima (170 cm x 130 cm), una successiva fase di scalpellatura ha reso più grande lo spazio, mentre sul lato sinistro è stato ricavato un lungo sedile; la seconda (150 cm x 80 cm), invece, posta a circa quattro metri dalla prima, è di forma quadrata e coperta da una volta a botte con un arco fortemente ribassato. È’ piuttosto logico ritenere che l’opera sia stata realizzata dai monaci benedettini di San Liberatore che la utilizzavano come romitorio.

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EREMO DI SANT’ONOFRIO (Chiesa-romitorio rupestre – XI-XIV secolo)

Località: Serramonacesca (PE)                                         Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

46L’eremo di Sant’Onofrio si trova arroccato alla parete rocciosa, a pochi chilometri dall’abitato di Serramonacesca, ed è uno dei tanti romitori della Majella fondati dai benedettini della grande abbazia di San Liberatore. Le dimensioni della costruzione, peraltro caratterizzata da un forte contrasto tra la parte antica e quella nuova, erano sicuramente inferiori rispetto a quelle odierne, soprattutto in altezza. Dalla parte retrostante l’altare si accede al nucleo primitivo dell’eremo e da qui, tramite una bassa apertura, si giunge ad una grotta che via via si restringe fino a diventare un cunicolo. In un angolo della grotta è ricavato un giaciglio in pietra, chiamato “culla di sant’Onofrio”, nel quale ancora oggi i fedeli si sdraiano per guarire dai dolori addominali e dalle febbri ostinate. Dalla chiesa si accede, poi, a due stanze: la prima di servizio e la seconda di immissione al piano inferiore. Sia all’interno che all’esterno dell’eremo sono ancora visibili, ricavate nella roccia, diverse canalizzazioni che avevano la funzione di raccogliere le acque di scolo della parete. In mancanza di elementi certi si può presumere che l’eremo sia stato realizzato tra l’XI ed il XIV secolo, epoca di fioritura delle comunità monastiche della Majella.

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EREMO DI SANTA CROCE AL MORRONE (Chiesa-romitorio – XIII secolo)

47bLocalità: Sulmona (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo di Santa Croce o di San Pietro, situato a circa 1.400 metri d’altitudine, in  una magnifica e panoramica posizione su una delle anticime del monte Morrone, è la modesta chiesetta eretta dallo stesso Pietro da Morrone intorno al 1260. Si tratta di una semplice costruzione in pietra con un unico ambiente (largo appena 140 cm.) ed una volta a botte contenente un piccolo altare pressoché diruto e qui e là sulle pareti intonacate qualche flebile traccia di colore. Inutile aggiungere che l’ininterrotta esposizione agli agenti atmosferici in un luogo così elevato ha profondamente corroso ed invecchiato l’intera costruzione (l’ultimo intervento di manutenzione risale al XVII secolo).

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EREMO DI SANTA MARIA DE CRIPTIS (Ruderi di romitorio rupestre – XIII secolo)

48bLocalità: Sulmona (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

L’eremo di Santa Maria de Criptis, situato a ridosso di una grotta naturale del monte Morrone, nei pressi del fontanile della Vicenna e non lontano da Santa Croce, sorgeva nel luogo prescelto qualche tempo prima, secondo la tradizione, da Pietro da Morrone come dimora del suo primo e lungo ritiro. Dell’antico romitorio celestino, edificato dopo la morte del Santo e identificato solo agli inizi del ’900, rimane un avancorpo in muratura di epoca medievale che racchiude parzialmente la grotta e, più in là, i resti di un’altra piccola costruzione pressoché interrata, con un unico ambiente coperto da volta a botte.

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EREMO DI SANT’ONOFRIO AL MORRONE (Chiesa e romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Badia di Sulmona (AQ)                                          Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

eremo_sant_onofrio_al_morroneL’eremo celestino di Sant’Onofrio, in spettacolare posizione su un’ampia sporgenza alle pendici del monte Morrone, accessibile solo tramite una tortuosa gradinata scavata nella roccia, domina dall’alto Sulmona e l’intera valle Peligna. Si può a ragione affermare che in quest’eremo è custodita la memoria di Pietro da Morrone che vi si ritirò nel 1293, tre anni dopo averlo fatto costruire, restandovi fino alla sua nomina al soglio pontificio. Nel 1807, in seguito alla soppressione di alcuni ordini religiosi, anche quest’eremo dovette essere abbandonato ma non per molto, dato il susseguente ritorno di un numero impressionante di eremiti laici e religiosi. Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli oltre che danneggiato dall’ultima guerra mondiale, l’eremo conserva ancora l’aspetto severo e inaccessibile dell’epoca del Santo. La zona più interessante e suggestiva è costituita dall’oratorio, interamente ricoperto da affreschi duecenteschi, e dalle due cellette dove dimorarono san Pietro Celestino e il beato Roberto da Salle. Una parete dell’oratorio è impreziosita da un ritratto di Celestino raffigurato in abito monastico e mantello bianco, sicuramente eseguito dopo la morte del Santo; al centro, invece, un semplice e antico altare reca incastonato nel mezzo un crocifisso di pietra, secondo la tradizione, benedetto dallo stesso Celestino. L’edificio comprende ancora una serie di celle e locali, recentemente restaurati, che sino ai primi anni dello scorso secolo hanno ospitato isolate figure di religiosi ed eremiti laici. Nella zona sottostante all’eremo, poi, si apre una grotta, abitata anche questa da Celestino, che presenta uno stillicidio di acque, alle quali i fedeli attribuiscono poteri taumaturgici.

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CHIESA DI SANTA LUCIA ALLE MARANE (Chiesa-romitorio rupestre – XI-XVIII secolo)

Località: Marane di Sulmona (AQ)                                  Sub-area: Parco Nazionale della Maiella

La chiesa di Santa Lucia alle Marane, nel territorio di Sulmona è l’odierna piccola costruzione edificata nel 1756 sui resti di una struttura di epoca romana. L’antico complesso, attestato in antichi documenti del 961, era molto più grande di quello attuale e comprendeva anche una parte abitativa. Alcuni secoli più tardi, nel 1673, si ritrova ad ospitare l’eremitaggio di fra’ Pietro da Tione, proveniente dall’eremo celestino di Sant’Onofrio. La chiesa non presenta opere di una certa rilevanza, fatto salvo un altorilievo sulla parete destra raffigurante santa Lucia con ai piedi due figure oranti.


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EREMO DI SAN MARCO (Ruderi di cenobio rupestre – XIII secolo)

Località: Aielli (AQ)                                       Sub-area: Parco Regionale del Sirente-Velino

Quelli dell’eremo di San Marco, su un gradone di roccia denominato “mandritti del monte Etra”, a quota 1572 m/slm, sono i resti del più antico monastero celestino del territorio marsicano. Edificato allo scadere del Duecento sul luogo di un’antica cella eremitica rupestre, aveva una struttura vagamente rettangolare che, sfruttando le sporgenze rocciose, era suddivisa in tre parti su due livelli con ingresso sulla fiancata a sud-ovest e feritoie sull’affaccio a valle. Il cenobio, però, a causa delle scorribande di briganti che infestavano la zona, verrà abbandonato ben presto (1328) dai monaci che gli preferiranno la nuova e più sicura sede di San Marco alla Foce.

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GROTTA DI SANT’ANGELO (Santuario rupestre – XI secolo)

Località: Balsorano (AQ)                                      Sub-area: Val Roveto

La grotta di Sant’Angelo, a pochi chilometri da Balsorano, è stata probabilmente un luogo di culto sin dall’età imperiale romana, per quanto le prime attestazioni cristiane sull’esistenza di un piccolo cenobio benedettino risalgono all’XI secolo. Dell’originario e modesto insediamento eremitico rimangono ormai scarsi resti murari, mentre di costruzione più recente è il grosso edificio realizzato in prossimità della grotta e dotato di stanze e servizi. Tra l’ingresso alla grotta, peraltro chiuso da un basso muretto e da un’inferriata, e quello del romitorio vi è una piccola area, chiamata “fuoco comune”, utilizzata dai pellegrini per accendere un grande falò con cui ritemprarsi prima di entrare nella gelida grotta. La zona cultuale, profonda circa 20 metri e larga circa 50, è percorsa da un ampio ed alto gradone dove sono collocati i due altari principali dedicati rispettivamente a san Michele ed al Santo Spirito. Altri due altari, dedicati a san Giuseppe ed a sant’Antonio da Padova, sono situati invece fra le scale del piano inferiore. Il convento, dapprima danneggiato dal terremoto del 1915 e poi nel corso dei due conflitti mondiali, è stato interamente ricostruito nel 1954.

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GROTTA DI SAN GIOVANNI (Chiesa-romitorio e santuario rupestre – XV secolo)

Località: Bisegna (AQ)                                     Sub-area: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

La piccola grotta di San Giovanni si trova quasi nascosta tra le rocce, a pochi metri di distanza dalla modesta chiesa-romitorio, nella valle del fiume Giovenco. E’ formata da uno stretto e basso cunicolo che scende per circa 3 metri con dei rozzi gradini verso un ambiente buio dove si conserva una statua di San Giovanni Battista con sembianze infantili che, a causa della forte umidità, ha finito con l’assumere il colore della stessa roccia. L’unica testimonianza 53asulla fondazione del romitorio e di una piccola comunità eremitica risale all’anno 1411; poi, nel 1530 viene edificata la piccola chiesa che, ancora oggi, assieme alla grotta e alle acque del vicino fontanile, è oggetto di grande culto e devozione da parte degli abitanti locali.

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GROTTA DI SAN LORENZO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

54Località: Corcumello di Capistrello (AQ)

Sub-area: Val Roveto

La grotta di San Lorenzo si apre sul banco roccioso del monte Grifalco, poco distante dall’antico borgo di Corcumello. L’accesso, mediante una scoscesa gradinata scavata nella roccia, è delimitato da due sedili in pietra e da una vasca per la raccolta dell’acqua di stillicidio. Dentro la grotta un’edicola piuttosto ampia si appoggia alla parete rocciosa e, mediante una specie di basamento formato da resti di gradini, si collega alla zona antistante.


GROTTA DI SANT’ANGELO (Santuario rupestre – XIII secolo)

Località: Colli di Montebove di Carsoli (AQ)                                 Sub-area: Monti Carseolani

Nella zona del carseolano, a poca distanza dal centro abitato di Colli di Montebove, si trova la grotta di Sant’Angelo. Fra due pareti di roccia una grossolana scalinata in pietra conduce all’ingresso della grotta chiusa da un muretto e da un’inferriata. Attraverso un’entrata con arco a tutto sesto si accede all’aula della chiesa rupestre caratterizzata da55 una parete destra piuttosto irregolare per la presenza di nicchie e cunicoli naturali. Una gradinata, appoggiata alla parete sinistra e realizzata con pietre a secco, conduce ad un ambiente superiore che sovrasta la zona presbiteriale: si tratta di una cappellina alla quale si accede attraverso un arco al di sopra del quale si ritrova un affresco, purtroppo corroso dall’umidità. Di esso si conserva discretamente solo la parte centrale, dove è possibile riconoscere da sinistra san Biagio, santa Margherita vergine, la Madonna con Bambino, santa Lucia e san Michele Arcangelo. Al centro della grotta è presente un semplice altare e dietro, nella roccia, si scorge una rappresentazione, abbastanza corrosa, del Cristo tra due angeli in un clipeo blu. Gli affreschi sono attribuibili a due pittori distinti, ma non si conosce il nome del committente dell’opera. All’interno della cappella, a sinistra dell’altare, c’è una piccola nicchia con una formazione calcarea chiamata dai fedeli “treccia della Madonna” che, secondo la credenza, preserva da numerosi mali; a destra dell’altare si trova invece una specie di piccola cappa entro la quale i devoti, inchinandosi, infilano la testa sostenendo di poter così ascoltare lo scorrere del sangue dei Santi martiri.

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EREMO DI SAN MARCO ALLA FOCE (Ruderi di cenobio semirupestre – XII secolo)

Località: Celano (AQ)                                 Sub-area: Parco Regionale del Sirente-Velino

56I ruderi dell’eremo di San Marco alla Foce si trovano tra la boscaglia delle gole di Celano, in prossimità dell’omonima fonte. L’antico cenobio celestino, 56aprobabilmente del XII secolo, si sviluppava su di uno stretto e lungo terrazzo naturale a strapiombo sul torrente la Foce. Comprendeva due corpi, di cui il primo si articolava su due livelli, mentre la parte absidale, forse la più interessante del complesso, era ricavata nella parete rocciosa dove ancora oggi sono visibili tracce di intonaco dipinto. La vicenda storica documentata dell’eremo, per quanto avvalorata dalla tradizione locale, non si spinge però oltre il ‘600, pertanto sulle ragioni del suo declino ogni ipotesi è plausibile.


CHIESA DI SANTA MARIA DELLA RITORNATA (Chiesa e romitorio – XII secolo)

57aLocalità: Civita d’Antino (AQ)

Sub-area: Val Roveto

L’eremo di Santa Maria della Ritornata, sulle pendici della Serra Lunga a 1.200 metri d’altezza, le cui origini sono già attestate da una bolla papale del 1183, prende dapprima il nome di Santa Maria de Tornaro e più avanti quello definitivo di Madonna della Ritornata, la cui immagine sacra è da sempre assai venerata dalla popolazione locale. L’odierno santuario, che si sviluppa su un fronte di oltre trenta metri, comprende una zona cultuale 57separata da una più strettamente abitativa. Nella piccola chiesa, dalle cui pareti intonacate affiorano tracce di decorazioni bizantineggianti, l’area absidale è totalmente affrescata con raffigurazioni del Cristo e degli  Apostoli. Dirimpetto alla chiesa è sistemata la zona abitativa, formata al piano terra da due stanze con caminetto e da un piccolo ambiente ricavato nella roccia che anticamente fungeva da torre campanaria; ed al piano superiore, lungo uno stretto corridoio, da altre tre piccole stanze.


GROTTA DI SAN BARTOLOMEO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Civitella Roveto (AQ)                                                     Sub-area: Val Roveto

La grotta di San Bartolomeo, che si apre ad oltre mille metri d’altezza sulla parete del monte Coppetello, è un suggestivo romitorio a forma di ” casetta”. Il consistente muro che racchiude l’intero riparo è provvisto di una porta d’ingresso e di una grossa feritoia d’illuminazione sulla destra. L’interno della grotta, grande quanto una stanza di medie dimensioni, è caratterizzato dalla presenza di una grossa cisterna in muratura inserita in un anfratto naturale, con un serbatoio di notevole portata (fino a 800 litri) per la raccolta dell’acqua piovana che, attraverso un’apposita canalina in terracotta, perveniva dalla parete rocciosa esterna. Sul fondo, in un ambiente più piccolo, si trova la cucina con le varie fornacelle ed un lavello semisferico scavato nella roccia; al centro, invece, un grosso gradone fungeva probabilmente da giaciglio per riposare. La posizione della grotta, senz’altro strategica perché inattaccabile da ogni lato e situata in modo da dominare la visuale sull’ingresso della valle, da  una parte e dall’altra, la cisterna per l’acqua di così considerevole capacità, quasi a favorire la permanenza nella grotta per molto tempo, può suggerire l’ipotesi di un suo utilizzo come avamposto militare. Pur tuttavia, la tradizione popolare civitellese, ne attribuisce la denominazione alla presenza in loco dell’apostolo san Bartolomeo, il cui culto tra mito e leggenda è tutt’oggi diffuso nelle terre marsicane.

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GROTTA DI SAN BENEDETTO (Romitorio rupestre – III-IV secolo)

Località: Massa d’Albe (AQ)                                          Sub-area: Parco Regionale del Sirente-Velino

La grotta di San Benedetto, detta anche grotta del Cristiano, si apre a circa 1.700 metri d’altezza sulle pendici del monte Cafornia (gruppo del Sirente-Velino). Il romitorio, largo più di venti metri, è ripartito in due ambienti collegati da una breve galleria: dalla zona d’ingresso più ampia ed alta si giunge ad un ambiente più piccolo e basso, dove pochi segni della presenza eremitica si accompagnano a numerose testimonianze della devozione popolare. In una specie di abside naturale, sulla parete della grotta, sono infatti presenti numerose icone sacre di piccole dimensioni. L’esistenza della grotta-eremo è menzionata sin dall’antichità (III-IV secolo), sebbene degli eremiti che l’avrebbero abitato non vi è alcuna traccia storica. Tuttavia la tradizione locale ricorda di un monaco francescano, il beato Benedetto d’Albe, che in  epoca medievale ha vissuto in contemplazione e penitenza proprio in una grotta del monte Velino.

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EREMO DELLA MADONNA DEL CAÙTO (Chiesa e romitorio rupestre – XII secolo)

60aLocalità: Morino (AQ)                               Sub-area: Val Roveto

L’eremo della Madonna del Caùto si staglia sull’antico e ripido sentiero delle Scalelle, tra le lussureggianti boscaglie della riserva di Zompo lo Schioppo. La sua origine è ufficialmente attestata in documenti del XII secolo; per quanto, secondo la tradizione popolare, un qualche eremita avrebbe già dimorato presso la grotta adiacente al romitorio, dedicata alla Madonna del Pertuso o Caùto, in tempi assai più remoti. Un ampio arco a tutto sesto sostiene la balconata d’ingresso della chiesa al cui interno, sulla parete di fondo, sono ancora visibili resti di affreschi corrosi dall’umidità, con quadri raffiguranti l’agiografia di santa Caterina d’Alessandria, mentre in altri sulla volta a botte sono riconoscibili alcuni personaggi, tra cui san Clemente. Al piano terra, una porticina conduce a quello che doveva essere il piccolo ambiente adibito a romitorio dai monaci.

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EREMO DELLA MADONNA DEL ROMITORIO (Chiesa-romitorio semirupestre – XVI secolo)

Località: San Vincenzo Superiore di San Vincenzo Valle Roveto (AQ)

Sub-area: Val Roveto

L’eremo della Madonna del Romitorio, collegato da una ripida e sconnessa stradina all’abitato di San Vincenzo Vecchio o Superiore, è un piccolo complesso religioso del XVI secolo con una chiesa e, al piano superiore, una parte abitativa. La chiesa, a pianta irregolare, ha una copertura con volta a botte ed una zona presbiteriale dipinta con comete e stelline blu. Sull’altare: un quadro con la Deposizione realizzato nel secolo scorso e dietro, sul banco roccioso, ancora visibili le tracce di un dipinto della Pietà. La storia del romitorio, tra decadenza e insperati restauri, è però contraddistinta da un’ininterrotta devozione da parte dei numerosi fedeli che, ancora oggi, continuano a frequentarlo.

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EREMO DI SANT’EGIDIO (Chiesa-romitorio – XIV secolo)

Località: Scanno (AQ)                               Sub-area: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

62aL’eremo di Sant’Egidio, posto com’è sulla sommità dell’omonimo colle, occupa una posizione indubbiamente privilegiata, quasi a dominare tanto il lago quanto lo stesso paese di Scanno. Della sua storia si hanno scarse notizie, l’unica del 1612 accerta l’esistenza di un romitorio, ma sicuramente l’edificio di culto è di qualche secolo prima. La struttura in stile romanico rurale si avvale di una facciata quadrangolare con un piccolo vano per accogliere la campana e di un ingresso, sormontato da una finestrina circolare, preceduto da un pronao. L’interno della chiesa, di forma quadrangolare a navata unica, custodisce un semplice altare con un affresco del Santo e nicchie laterali e, in prossimità dell’ingresso, due acquasantiere con sembianze di animali mitici. La parte abitativa è invece costituita da un ambiente al piano terra e due stanze al piano superiore, probabili dimore eremitiche. Fino a qualche decennio fa, proprio di fronte all’ingresso della chiesa, 62bera collocata una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. L’eremo ha ospitato numerosi eremiti laici, l’ultimo dei quali è morto negli anni ‘40.

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63aGROTTA DI SAN MARTINO (Santuario rupestre)

Località: Scanno (AQ)

Sub-area: Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

La grotta di San Martino si apre nella formazione rocciosa che sovrasta Scanno, alcune decine di metri sopra la radura in cui, ogni anno, vengono accesi i fuochi nella festosa notte di San Martino. Al punto che il piccolo riparo, soprattutto nella zona d’ingresso, è visibilmente annerito dalle tracce dei tanti focolari, chiamati “falò della gloria”, da sempre accesi dinnanzi alla grotta dai giovani del paese.


MONTI FRENTANI 

GROTTA DI SANT’ANGELO DI LISCIA (Santuario rupestre – XII secolo)

Località: Liscia (CH)

64La grotta di Sant’Angelo si trova tra le colline boscose del bacino del fiume Treste, in una zona particolarmente ricca di verde e di acqua non molto lontana da Liscia. La sua storia è legata alla mitica apparizione dell’Arcangelo Gabriele ad un mandriano della zona ed alla freschissima acqua che miracolosamente sgorga dalla roccia e che i fedeli continuano ad attingere dalla vasca di raccolta con mestoli di rame. Sulla sinistra della grotta due bassi cunicoli, ora murati, conducono alla zona abitativa un tempo riservata agli eremiti; mentre al centro, quasi nascosto da due pilastrini, è collocato un piccolo altare. La semplice chiesetta che si trova davanti alla grotta è stata edificata agli inizi del Settecento per accogliere ed ospitare i numerosi pellegrini che, allora come oggi, accorrevano in visita.

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RIVIERA ADRIATICA

GROTTA DI SAN LEONARDO (Romitorio rupestre – VI secolo)

Località: Ortona (CH)

La grotta di San Leonardo è il piccolo ed angusto riparo nel fosso Vallone, appena fuori da Ortona. Le tradizioni locali, le uniche a disposizione, narrano sia del rinvenimento nella grotta di una statua del Santo che del passaggio dello stesso nella zona con un soggiorno per qualche tempo in quel riparo.


VAL DI SANGRO

EREMO DI SAN RINALDO (Cappella e romitorio rupestre – XII-XIII secolo)

66Località: Fallascoso di Torricella Peligna (CH)

L’eremo di San Rinaldo, nella piccola frazione di Fallascoso, è l’angusta grotta che si apre alla base di una grossa rupe in cui il Santo avrebbe vissuto tra il XII ed il XIII secolo. Di fronte alla grotta si trova la cappella edificata nell’800 in suo onore, caratterizzata da un singolare campanile che si eleva sopra la rupe sovrastante.

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VALLATA DEL CASTELLANO

EREMO DI SAN LORENZO (Ruderi di romitorio – XIV secolo)

Località: Civitella del Tronto (TE)                  67

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

I pochi e modesti resti dell’antico eremo di San Lorenzo si trovano sul colle omonimo, nella valle del fiume Salinello. Sparsi in un’area di circa 100 mq.; nel fitto della vegetazione, possiamo notare spezzoni di mura affioranti dal terreno che però non consentono la virtuale ricostruzione dell’originaria struttura e tantomeno la sua datazione certa.


EREMO DI SANTA MARIA SCALENA (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Civitella del Tronto (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

scalenaQuello di Santa Maria Scalena è verosimilmente, tra gli eremi della valle del Salinello, il più inaccessibile ed alieno alle visite, collocato com’è a nido d’aquila sul dirupante banco roccioso. Il difficile ingresso all’eremo è consentito da una cavità laterale che, da una parte, è occupata da una piccola cisterna e dall’altra, dai resti di alcuni gradini che salgono al cuore della grotta. Vicino alla cisterna, ancora perfettamente funzionale, uno spezzone di muro racchiude un piccolo ambiente con volta a botte, sia pure parzialmente crollata, ed una Madonna piangente dipinta sulla parete. Secondo la tradizione, proprio in questo posto gli eremiti erano soliti trascorrere dei periodi di tempo in rigoroso isolamento e penitenza. All’interno della grotta vi è un altare rozzamente ricavato dalla roccia sovrastato dalle tracce di un affresco ormai illeggibile, ed affiancato da una panoramica apertura sulla valle. Più avanti la grotta si trasforma in uno stretto cunicolo che, con lievi curve, penetra per qualche decina di metri la montagna. Alcuni rimasugli di conci di un portale fanno ipotizzare che originariamente uno degli ingressi dell’eremo fosse completamente murato e dotato di  una porticina o di una finestra. A lato dell’ingresso principale, infine, una ripida scalinata scavata nella roccia conduce ad una piccola grotta o cella eremitica indipendente.

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GROTTA DI SAN MARCO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

69Località: Civitella del Tronto (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

La grotta di San Marco si trova nella gola del fiume Salinello, sulla parete opposta a quella di Santa Maria Scalena. L’antico romitorio è preceduto da un’ampia grotta, senza tracce di presenza umana, seguita da un lungo cunicolo parallelo alla parete che la congiunge ad un terrazzo roccioso, largo circa 7 metri, con evidenti segni della presenza eremitica. Da qui la grotta prosegue, addentrandosi nel cuore della montagna per almeno altri 10 metri. All’interno si possono notare una canalina per la deviazione dell’acqua, i resti di un battente ed il buco per il chiavistello dell’antica porta. La parte scoperta del romitorio, fra i due rami del cunicolo, è alquanto breve ed i buchi presenti nella roccia fanno pensare ad una struttura lignea che, in qualche modo, agevolava il passaggio.

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GROTTA DI SANT’ANGELO IN RIPE (Chiesa-romitorio rupestre – XI secolo)

Località: Civitella del Tronto (TE)

70bSub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

La grotta di Sant’Angelo, posta a circa 600 metri d’altezza sul versante meridionale della montagna dei Fiori, non è solo tra le più suggestive di quelle presenti nella valle del Salinello ma anche tra le più antiche. Si tratta infatti della cavità naturale più conosciuta ed importante dei Monti della Laga poiché, verso la fine dell’Ottocento, ha permesso di portare alla luce numerosissime testimonianze della presenza umana in un enorme arco di tempo che va dal paleolitico superiore (10.000 anni a.C.), all’età del bronzo (2.000 anni a.C.), a quella del ferro (1.000 anni a.C.) fino alla nostra epoca in cui, sin dall’alto medioevo, è stata utilizzata esclusivamente come luogo di culto. La grotta consta di un ambiente, alto e largo circa trenta metri per una lunghezza di circa quindici metri, la cui destinazione per scopi religiosi è resa piuttosto evidente dalla presenza di due altari addossati alla parete di fondo. Uno di essi è alto quasi quattro metri, mentre dell’altro rimane solo la lastra della mensa poggiata su una colonnina in mattoni. Sulla destra, un’enorme finestra naturale raggiungibile salendo diversi scalini si apre sul versante della valle del Salinello che guarda il mare. In corrispondenza del corridoio d’ingresso, infine, c’è un altro ambiente che probabilmente era adibito a dimora: sono ancora visibili alcuni muri e la zona destinata a cucina con la bocca annerita di un forno.

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EREMO DI SAN FRANCESCO ALLE SCALELLE (Ruderi di romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Valle Castellana (TE)        Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

Dei ruderi dell’eremo di San Francesco alle Scalelle, al riparo di un banco di roccia, in prossimità dell’ampio avvallamento sassoso dove il fiume Salinello si biforca, si conservano tratti delle mura  perpendicolari a chiusura del 71ariparo e, sotto i resti del pavimento crollato, di quello che doveva essere un piccolo ambiente interamente intonacato con volta a botte. In quanto alle origini, la prima notizia sul romitorio risale al 1273 e qualche anno più avanti anche una bolla papale richiama il luogo di culto come San Francesco in Monte Polo.

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EREMO DI SANT’ANGELO IN VOLTURINO (Ruderi di cenobio rupestre – XI secolo)

Località: Valle Castellana (TE)         Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

72L’eremo di Sant’Angelo in Volturino è la grande grotta, visibile da qualunque punto della valle del torrente Castellano, che si apre sulla parete rocciosa del versante  ovest della montagna dei Fiori. La rilevante presenza monastica non solo nel romitorio ma anche nella zona viene già documentata nel 1086 come “macchia dei monaci”. Nel 1235 Gregorio IX pone il monastero sotto la direttiva della Sede Apostolica, facendogli acquisire un certo potere rispetto alle altre realtà presenti nella valle Castellana con l’esclusiva istituzione di un archicenobio benedettino diretto da un priore. La grotta, con un breve tratto di muro esterno di cinta, era divisa in più ambienti a più livelli, fermo restando che la parte interna era dedita al culto e quella più esterna ad abitazione. Nella cavità sono visibili i resti di una cisterna, di alcuni gradini e di due stanze, una delle quali rappresentava il cuore del complesso, ovvero la zona cultuale. Nella cappellina rimangono frammenti indecifrabili di un affresco accompagnati da numerosi resti di intonaco dipinto, di pietre lavorate e di frammenti di tegole.

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EREMO DI SANTA MARIA INTERFOCI (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Valle Castellana (TE)          Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

L’eremo di Santa Maria Interfoci, che fa parte della nutrita schiera degli eremi della gola del Salinello, occupava la grotta (cosiddetta “foce”) posta al disotto della balza rocciosa dominata dal diruto castello di Manfrino. Abitato originariamente da eremiti benedettini e poi abbandonato perché la vicinanza alle case non permetteva loro di condurre una vita sufficientemente solitaria, è stato di recente riscoperto dopo che se n’era persa traccia a causa dell’invadente vegetazione. I resti di un piccolo muretto a secco oltre che di vasellame all’interno, lasciano presupporre l’utilizzo del sito non solo in epoca medievale ma anche in quella preistorica.

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EREMO DI SAN BENEDETTO ALLE CANNAVINE (Ruderi di chiesa-romitorio – XIII secolo)

Località: Cannavine di Valle Castellana (TE)     74

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

I resti dell’eremo di San Benedetto alle Cannavine si possono ancora rinvenire non lontano dalla località Macchia del Sole, in prossimità delle rovine dell’omonimo borgo abbandonato. Dell’antico cenobio sono piuttosto identificabili le mura perimetrali di due piccoli edifici: uno adibito al culto e l’altro ad abitazione. La prima menzione del romitorio è quella papale del 1252 ma, per qualche ragione, già a partire dal XV secolo la sua funzione comincia a decadere, fino ad estinguersi del tutto.                 MMMMMMMMMmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm


GROTTA DI SANTA MARIA MADDALENA (Ruderi di chiesa-romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Cannavine di Valle Castellana (TE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

75La grotta di Santa Maria Maddalena è collocata a 1.000 metri d’altezza sul versante meridionale della Montagna dei Fiori, non lontana dal piccolo borgo di Cannavine. Il luogo di culto, già menzionato in documenti della metà del XIII secolo e che, comunque, ha goduto di una certa popolarità per diversi secoli, è oggi quasi del tutto in rovina. Ad un androne d’entrata ampio circa venti metri si contrappone un ambiente interno che si restringe notevolmente fino ad un massimo di cinque metri e che, in passato, ospitava una cappella di modeste dimensioni di cui rimangono parti delle mura con tracce di affreschi. Anche all’ingresso sono presenti i resti di due muri che molto probabilmente dovevano chiudere il riparo per poi proseguire sul lato sinistro. La chiesa era anche dotata di una campana quattrocentesca.

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VALLE DELLA NORA

EREMO DI PIETRA ROSSA (Ruderi di cenobio rupestre – IX-X secolo)

Località: Carpineto della Nora (PE)

Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

76Dell’eremo di Pietra Rossa, posto all’inizio di una formazione rocciosa, in una zona di caverne e ripari abitati sin dalla preistoria, si conservano ormai le poche tracce dei soli muri perimetrali. In quanto alla sua origine, bisogna rifarsi unicamente alle tradizioni orali della gente locale che ricordano la grotta abitata da una piccola comunità di monaci. Data la posizione invidiabile si presume che si sia trattato di una grangia con annessa chiesetta alle dipendenze della vicina abbazia di San Bartolomeo.


VALLE DEL PESCARA

GROTTA DI SANT’ANGELO (Romitorio rupestre – XII secolo)

Località: Castiglione a Casauria (PE)

77Sub-area: Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga

La grotta di Sant’Angelo, che si apre nella frastagliata parete rocciosa del monte Roccatagliata, è un luogo di culto dalla storia millenaria, già attestato dalle cronache tra il 1131 ed il 1136. Nella grotta, con un ingresso laterale ed un perimetro interno alquanto irregolare, la parete di destra è pressoché occupata da due finestroni che si aprono a valle, mentre in quella di sinistra sono ricavati due ambienti di diverse dimensioni provvisti di numerose nicchie. Di fronte all’ingresso, invece, i resti di uno stretto ripiano lasciano intuire la funzione di un altare; mentre il piano superiore, cui si accedeva con  una scala di legno, doveva essere probabilmente utilizzato a scopo abitativo. All’esterno della grotta, a pochi metri dall’accesso, vi sono poi i resti di un piccolo ambiente sotterraneo con pareti lisce e copertura con volta a botte, ora parzialmente crollata, di cui è impossibile stabilire la funzione: forse un luogo di sepoltura oppure una cella eremitica indipendente.

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VALLE PELIGNA

EREMO DI SAN TERENZIANO (Chiesa e romitorio semirupestre – XIV secolo)

Località: Corfinio (AQ)

L’eremo di San Terenziano, che si erge su un’altura nei pressi di Corfinio, a tutta prima sembrerebbe più un piccolo castello o un palazzo fortificato che un edificio religioso. Si tratta, infatti, di un’imponente e misteriosa struttura, caratterizzata da mura squadrate e possenti che, data la natura alquanto isolata del luogo, ne avvalora l’utilizzo come romitorio. Il complesso viene attestato per la prima volta nel 1323, poi nominato in documenti ecclesiastici due secoli più avanti, fino ad una visita pastorale del 1819 ed agli anni ‘50, quando l’eremo era ancora meta di un fervido pellegrinaggio. La costruzione, che sul retro si affaccia sul dirupo, comprende una chiesa, tre diversi piani abitativi e, nella parte esterna, un piccolo orto ad uso e consumo dei frati eremiti. La chiesa, a piano terra, presenta un ambiente a pianta quadrata, affiancato da un lungo corridoio e da diverse stanze. Una scala agevola l’accesso al piano superiore, con diverse stanze facenti parte per lo più della zona notte. Dato lo stato di lungo e totale abbandono, in cui la chiesa è stata depredata degli elementi architettonici e decorativi più salienti, l’unico ambiente ad aver conservato un certo interesse è indubbiamente quello inferiore, seminterrato o scavato nella roccia: ovverossia, l’antico nucleo abitativo scelto dai primi eremiti e su cui, poi, è stato eretto l’edificio. Nella fattispecie troviamo due vani di modeste dimensioni completamente scavati nella roccia e coperti da volta a botte; ed una terza stanza, realizzata in muratura e collocata al disopra di una cisterna.

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EREMO DI SAN VENANZIO (Chiesa-romitorio rupestre – III-XV secolo)

Località: Raiano (AQ)

san venanzioL’eremo di San Venanzio, nella natura selvaggia ed incontaminata delle omonime gole in cui scorre il fiume Aterno, occupa il luogo dove a metà del III secolo il Santo, in seguito martirizzato, decise di ritirarsi. Secondo la tradizione l’eremo venne realizzato nel XII secolo, anche se si è indotti a propendere per il 1400 ed anche oltre. La chiesa, arditamente costruita su uno sperone roccioso a strapiombo sul fiume, ha una pianta rettangolare e tre altari, uno maggiore e due laterali dedicati a san Pietro Celestino e san Giovanni Battista. Proprio davanti all’altare maggiore, oltre una balaustra, c’è l’accesso alla “scala santa”, completamente scavata nella roccia, che conduce ad una piccola grotta, probabilmente la parte più antica della struttura, denominata “crocetta” dove, secondo la tradizione, il Santo amava raccogliersi in preghiera. A sinistra dell’ingresso è presente una specie di sedile, noto come “sedile di papa Celestino o di santa Rina”, sul quale sono visibili tracce di un affresco. L’eremo, che nel corso dei secoli è stato sottoposto a numerosi restauri, ha visto il succedersi di diversi eremiti e, agli inizi del ‘900, può anche vantare la visita appassionata di un personaggio illustre, come Benedetto Croce, che non mancherà di descriverlo con dovizia di particolari.

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GROTTA DI SAN DOMENICO ABATE (Cenobio e romitorio rupestre – XI secolo)

Località: Villalago (AQ)

villalagoLa grotta di San Domenico Abate che, secondo la tradizione locale, venne scavata dal Santo intorno all’anno Mille in un banco di roccia arenaria ed argilla, si trova inglobata al romitorio di Prato Cardoso a Villalago, ai più noto come il “monastero di Plataneto”. Con molta probabilità il cenobio eremitico era inizialmente una modesta costruzione in cui si svolgeva sia la vita comunitaria che quella monastica, com’è testimoniato dalla presenza di alcune piccole grotte utilizzate come celle eremitiche. Ciò premesso, il santuario è stato probabilmente edificato verso la fine del ‘500, sia pure con una struttura assai diversa da quella attuale, e poi nel corso degli ultimi secoli più volte restaurato o parzialmente ricostruito. La chiesa, sul lato destro è impreziosita dall’affresco della Madonna col Bambino, ancorché notevolmente rovinato e sbiadito, e, dietro l’altare, dalla statua del Santo. A destra dell’ingresso una porticina conduce alla zona cultuale più antica e suggestiva: la grotta del Santo. Dopo alcune rampe di scale, ricavate anch’esse nel banco roccioso, si giunge alla stretta imboccatura della grotta chiusa da un cancelletto in ferro. Sul lato sinistro è piuttosto evidente una sorta di lapide levigata che, in realtà, è il letto dove il Santo riposava disteso su alcune travi lignee.

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GROTTA DI SAN MICHELE (Romitorio rupestre – XI secolo)

Località: Bominaco di Caporciano (AQ)

81La grotta di San Michele, nota anche come la grotta di San Tussio, il monaco eremita che, secondo la tradizione, nel corso dell’XI secolo l’avrebbe abitato, si trova nei pressi dell’antico borgo di Bominaco, alla fine di un lungo e comodo sentiero. L’interno della grotta, peraltro illuminata da un ampio finestrone, è caratterizzato dalla presenza di numerose vaschette per la raccolta dell’acqua piovana, di cui alcune, vicino l’ingresso, hanno anche la funzione di acquasantiera. Il romitorio è interamente pavimentato, sia pure in modo diverso a seconda degli ambienti: un pavimento più naturale con mattoni rettangolari per quello cultuale, un acciottolato leggermente pendente per un secondo ambiente e un lastricato con pietre grezze per l’ultima zona dov’è anche la cisterna. Qui e là stipiti e architravi rozzamente lavorati contrastano con l’altare di buona fattura. A sinistra dell’ingresso un grosso muro in pietra realizzato a secco e resti di ambienti completamente crollati si identificano con gli eventuali alloggi degli eremiti.

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SANTUARIO DELLA MADONNA DI PIETRABONA (Chiesa-romitorio semirupestre – XII-XIII secolo)

Località: Castel di Ieri (AQ)                                          Sub-area: Parco Regionale del Sirente-Velino

82Il santuario della Madonna di Pietrabona, incastonato tra le pareti frastagliate di una piccola gola della valle Subequana, risale probabilmente alla fine del XII secolo. La sua costruzione consta di due fasi temporali: nella prima, l’impianto è costituito da un edificio a torre addossato alla parete rocciosa e da un avanzo di arco che immette in una piccola caverna-ossario o catacomba; nella seconda e definitiva, l’impianto riguarda la chiesa ed il romitorio. La chiesa, a corpo unico e volta a botte, si avvale di un altare addossato alla parete di fondo completamente affrescata; nel retro, trova posto un locale a due piani destinato a sagrestia ed alloggio per gli eremiti. Poco oltre la sagrestia, attraversando un breve tunnel scavato nella roccia, si accede ad un piccolissimo spiazzo con una nuova piccola grotta ed un orto pensile.

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CHIESA DI SAN ROCCO (Chiesa rupestre – XVIII secolo)

Località: Ripa di Fagnano Alto (AQ)

Sub-area: Parco Regionale del Sirente-Velino        83b

Quella di San Rocco, poco distante dal borgo di Ripa, nella piana di Fagnano, è una chiesa rupestre del XVIII secolo affiorante dalla parete rocciosa. Dalle forme semplici e squadrate tipiche delle chiese rurali, nella zona del vestibolo presenta una copertura a botte ed un pavimento a mattonelle quadre, mentre per il resto il soffitto è quello frastagliato della grotta e la pavimentazione rusticamente livellata. Verso l’interno della chiesa, sulla parete di destra, in un affresco di buona fattura sono riquadrate alcune figure di santi, tra cui san Sebastiano e san Rocco. Dietro l’altare, invece, vi sono tracce di un altro affresco con motivi floreali e una tenue immagine della Vergine, e la volta rocciosa è interamente decorata con delle sobrie stelline blu.

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GROTTA DEL BEATO PLACIDO DA ROIO (Romitorio rupestre – XIII secolo)

Località: Fossa (AQ)

La grotta del beato Placido da Roio, che si trova in un luogo pressoché inaccessibile sulle pareti del monte Circolo, alla sommità di un ripidissimo solco erboso, è l’impervia cavità dove il Santo, vissuto nella seconda metà del XIII secolo, si ritirò in eremitaggio per una dozzina d’anni. La grotta, il cui accesso non è visibile, né dal paese né dalla base della montagna, consta di pareti rettilinee con evidenti segni di scalpello, di un paio di nicchie e di una specie di canalina per la raccolta dell’acqua piovana.

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EREMO DI SANT’ANGELO DI OCRE (Complesso cenobitico semirupestre – VIII-XV secolo)

Località: Ocre (AQ)

L’eremo di Sant’Angelo, superbamente incastonato su un ammasso roccioso del monte di Ocre, ha una nascita che si perde nel buio dei secoli ed una storia piuttosto travagliata che a partire, forse, dall’VIII-IX secolo si spinge fino ai giorni nostri. Le prime documentazioni certe risalgono, infatti, solo al 1409, allorquando l’originario insediamento religioso viene trasformato, una prima volta, in un convento di monache benedettine, per poi assumere l’attuale configurazione, una seconda e definitiva volta, tra il 1480 ed il 1481 in seguito al rinnovamento radicale operato dai francescani che lo abiteranno fino a tutto il 1593, anno in cui passerà sotto il controllo dei Riformati. Rimane pertanto integro l’impianto quadrangolare francescano attorno al chiostro, con la chiesa (a navata unica) a nord, il refettorio a sud, la biblioteca ad est e le celle (nel piano superiore) ad ovest. Alcuni interventi decorativi, nel Seicento, hanno riccamente affrescato il chiostro; mentre altri, nel Settecento e di gusto tardo-barocco, hanno invece interessato il porticato e l’antico portale.

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