ALTOPIANO DEL PORO
MONASTERO DEI SANTI SERGIO E BACCO (Ruderi di complesso cenobitico – VIII secolo)
Località: Drapia (VV)
La storia di Drapia è intimamente legata al famoso monastero dei Santi Sergio e Bacco, perché fu appunto attorno a questo che trovarono rifugio e protezione i primi scampati alle incursioni saracene, dando così vita al nucleo abitativo. Il cenobio, eretto dai monaci basiliani agli albori dell’VIII secolo, è stato abitato fino al 1421, allorquando si decide di abbandonare l’edificio per l’incombente minaccia di un cedimento del sottosuolo che difatti, da lì a poco, farà rovinare l’intera struttura. Un triste ed ineluttabile destino quello del monastero, da cui neppure il transitorio subentro dei francescani riuscirà a sottrarlo.
GROTTA DI SAN LEO (Romitorio rupestre – XI secolo)
Località: Carìa di Drapia (VV)
La grotta di San Leo o Santu Liu, situata nel territorio del monte Poro, alle pendici della fiumara Ruffa, in un luogo notevolmente scosceso e di difficile accesso, è una delle poche grotte eremitiche basiliane preziosamente affrescate presenti in Calabria. Dedicata a San Leo (un santo calabro-greco vissuto nel X secolo) e di origine medievale, non presenta tracce di muratura o di pavimento, ma ha il soffitto intonacato e la parete di fondo, interamente decorata, è suddivisa in cinque riquadri rettangolari disposti verticalmente. Del primo, che raffigura l’Epifania, rimangono piccoli frammenti; il secondo, che rappresenta un santo Pontefice, si conserva ancora in discrete condizioni; il terzo, che raffigura il Crocifisso sorretto dal Padre Eterno, per quanto rovinato è, nell’insieme, ancora integro; il quarto raffigura una Madonna con Bambino del tipo galaktotrophousa ed è posto più in alto rispetto agli altri. In ogni caso va evidenziato che se questi primi quattro riquadri, che riproducono una tematica sacra piuttosto di genere, sono probabilmente del XVI secolo, il quinto ed ultimo grande affresco, purtroppo più rovinato degli altri, che lascia intravvedere l’iconografia della Deésis, tipica della cultura bizantina, va fatto invece risalire all’XI secolo.
MONASTERO DI SANT’ISIDORO (Ruderi di complesso cenobitico – VIII secolo)
Località: Carìa di Drapia (VV)
Tra le frazioni Carìa e Brattirò, in un luogo chiamato “Santu Sidoru”, purtroppo sepolti ed in attesa di essere riportati alla luce, si trovano i resti dell’antico monastero di Sant’Isidoro. Sorto nell’VIII secolo ad opera di monaci basiliani, il cenobio era addossato ad una verde collina che sovrasta la città di Tropea. Probabilmente questi monaci vivevano in celle separate e si riunivano solo per la liturgia: l’area intorno al monastero è infatti disseminata di grotte, talune con tombe intagliate nella roccia, e questo lascia dedurre che i monaci si allontanavano dal cenobio per meglio isolarsi e concentrarsi nella preghiera e vi rientravano solo per la lettura dei salmi o la sepoltura dei morti.
GROTTA DEI TAVOLARI (Romitorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Limbadi (VV)
La grotta dei Tavolari prende nome dall’omonimo strapiombo in cui si apre, poco distante da una località chiamata San Giovanni, dove sino al 1700 vi era un monastero bizantino. È l’unica superstite, ancora pressoché intatta, di una serie di grotte ubicate nella stessa area, scavate ed utilizzate come laure dai monaci anacoreti basiliani nel X-XI secolo. mmmmmmmmmmmmmmmmm
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE FONTI (Cappella semirupestre – XV secolo)
Località: Spilinga (VV)
Il santuario della Madonna delle Fonti, poco sotto l’abitato di Spilinga (dal greco spélinka, caverna), è stato edificato a ridosso di una grotta, già frequentata in passato come laura eremitica basiliana. La sua dedica prende lo spunto dalla tradizionale e prodigiosa apparizione della Madonna ad una donna del luogo, proprio in quella cavità prospiciente uno specchio d’acqua o una fontana.
GROTTA DI SAN LEOLUCA (Romitorio rupestre – X secolo)
Località: Vena Superiore di Vibo Valentia (VV)
E’ assai probabile che l’ampia cavità scoperta alcuni anni orsono in una località denominata Malacuruna, nei pressi dei ruderi di un antico monastero basiliano, sia proprio la grotta in cui San Leoluca, patrono di Vibo Valentia, secondo la tradizione, avrebbe vissuto gli ultimi anni della sua vita terrena (morì nel 995). Si tratta di un ambiente ipogeo di enormi dimensioni (la superficie è intorno ai mille metri quadri) con le caratteristiche strutturali di una chiesa rupestre: a navata unica, numerose nicchie lungo le pareti per contenere icone o lucerne, sedute e giacigli direttamente ricavati nel tufo.
COSTA IONICA
GROTTA DI SAN GREGORIO (Santuario rupestre – VIII secolo)
Località: Staletti (CZ) Sub-area: Golfo di Squillace
La grotta di San Gregorio, sul litorale di Caminia nel golfo di Squillace, è il luogo dove, secondo la tradizione, approdarono miracolosamente trascinate dalla marea le reliquie del Santo taumaturgo provenienti dal Medio Oriente durante l’iconoclastia dell’VIII secolo. Da lì in avanti, ogni cinque lustri, la popolazione locale usa condurre in processione statua e reliquie del Santo, patrono di Staletti, dalla chiesa bizantina fino alla grotta.
COSTA TIRRENICA
GROTTA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA (Romitorio rupestre – XV secolo)
Località: Paola (CS)
La grotta di San Francesco di Paola o della Penitenza si trova all’interno dell’omonimo santuario ed è il primitivo romitorio dove il Santo in giovanissima età (appena quattordicenne) rimase a vivere in solitudine e preghiera per cinque lunghi anni prima di venire scoperto da un gruppo di cacciatori.
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Santuario rupestre – VIII-XVI secolo)
Località: Praia a Mare (CS) Sub-area: Golfo di Policastro
Il santuario della Madonna della Grotta, situato all’interno di tre cavità rocciose che si affacciano sul golfo di Policastro, probabilmente abitate sin dal paleolitico superiore e più avanti nel VII-VIII secolo sede di un importante cenobio basiliano, a partire dal XVI secolo è divenuto un luogo di culto così significativo per le popolazioni locali tanto da determinare via via la nascita di un nuovo agglomerato urbano: ovvero, di Praia a Mare. La copia della statua della Madonna della Grotta (l’originale, forse bizantina, è stata purtroppo trafugata sul finire degli anni Settanta), oggetto di un incessante pellegrinaggio, viene custodita e venerata nella nicchia-cappella baroccheggiante dentro la terza grotta.
LOCRIDE
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GROTTA (Ruderi di santuario rupestre – XI-XII secolo)
Località: Bombile di Ardore (RC) Sub-area: Costa dei Gelsomini
Quel che rimane del complesso rupestre di Bombile, dopo la frana che nel 2004 ne ha distrutto e sepolto sia la chiesa che le grotte o celle, è formato solamente da alcune pareti interne della cappella e dalla statua della Madonna, oggi conservata nella chiesa dello Spirito Santo. Il santuario della Madonna della Grotta si trovava, infatti, suggestivamente incassato a metà altezza della parete di arenaria del profondo vallone appena fuori l’abitato e l’accesso era assicurato da un’ardita scalinata di 142 gradini che permetteva di superare un dislivello d’una trentina di metri. In quanto alle sue origini, le notizie sono piuttosto scarse: il ritrovamento di frammenti di affreschi bizantini datati tra l’XI ed il XII secolo e la stessa conformazione della struttura monastica, farebbero ipotizzare che si trattasse di una laura basiliana successivamente (agli inizi del XVI secolo) riadattata al culto cattolico-latino come vera e propria cappella rupestre, con tanto di altare e statua mariana. Nel 1891, la grotta venne addirittura arricchita d’una baroccheggiante cripta affiancata da due nicchie e di un portale d’accesso con colonne corinzie e capitello in pietra tufacea. Ma anche di questa non v’è più traccia.
GROTTA DELLA MADONNA DEL RIPOSO (Oratorio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Brancaleone (RC) Sub-area: Costa dei Gelsomini
La piccola grotta della Madonna del Riposo è una delle laure o asceteri rupestri ricavate al disotto del castello e del borgo antico (Brancaleone Superiore), in passato abitate da monaci anacoreti basiliani. Sulle pareti laterali interne sono ancora visibili alcuni affreschi che raffigurano santi e sante rivolti verso la Madonna; mentre quello più pregiato che decorava la nicchia di fondo, una Vergine in adorazione davanti al Bambino, è stato purtroppo trafugato negli scorsi anni Ottanta.
GROTTE DI SAN GLORIO O SAN FLORIO (Romitori rupestri – VIII-IX secolo)
Località: Casignana (RC)
Le grotte di San Grolio o di San Florio, il cui culto risulta attestato a Samo già nel III secolo, si trovano nell’attuale territorio di Casignana e sono delle caverne, poco profonde ed a più piani, interamente scavate nella roccia arenaria. Dalla vicina presenza dei resti di una cappella (ora diruta), di strutture litiche diffuse e di una probabile necropoli, si desume l’eventuale frequentazione del sito da parte di monaci anacoreti italo-greci.
GROTTA DEI SARACENI (Cappella-romitorio rupestre – VIII secolo)
Località: Contrada Gujune, Martone (RC) Sub-area: Costa dei Gelsomini
La grotta dei Saraceni, che si apre nella parete calcarea di un colle in contrada Gujune, subito dopo la famosa Pietra di Sant’Anania, è stata adibita a laura cenobitica da un gruppo di monaci anacoreti italo-greci, com’è testimoniato dal muro in pietra a protezione dell’accesso in cui, ancora oggi, sono visibili le tracce di un affresco raffigurante la Sacra Famiglia. Alcune evidenze strutturali fanno ipotizzare che all’interno fosse anche ricavata una piccola cella-dormitorio.
EREMO DI SANTA MARIA DELLA STELLA (Santuario rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Pazzano (RC) Sub-area: Costa dei Gelsomini
L’eremo di Santa Maria della Stella o santuario di Monte Stella, situato in una grotta che si apre nelle viscere del monte omonimo (vi si accede scendendo una lunga scalinata di 62 gradini scavata direttamente nella roccia), è un luogo di culto assai antico. Viene citato per la prima volta in un manoscritto greco con le opere di santo Efrem diacono, a conferma della matrice bizantina dell’eremo; più avanti, alla fine dell’XI secolo, in epoca normanna, quando diventa monastero minore; nel 1522, quando viene trasformato in santuario indipendente, con la contemporanea collocazione della statua della Madonna della Stella o della Scala; e infine, nel 1670, in occasione dell’abbandono dei monaci basiliani, ancorché rimane sotto l’egida dell’ordine di San Basilio fino a tutto il 1946. Di particolare interesse un frammento di affresco bizantino del X-XI secolo raffigurante Santa Maria egiziaca che riceve l’eucarestia dal monaco Zosimo che, proprio per l’inusualità del tema, induce a supporre un periodo transitorio di eremitismo al femminile; e senza trascurare, beninteso, le altre raffigurazioni pittoriche della Trinità, del Cristo, dell’arcangelo Michele e della Pietà che si trovano all’interno della grotta.
ROMITORIO DI SANT’ELIA IL GIOVANE (Ruderi di cenobio rupestre – IX secolo)
Località: Saline di Montebello Jonico (RC)
Sub-area: Valle delle Saline
I resti del romitorio di Sant’Elia il Giovane, che si trovano nella valle delle Saline, tra Capo delle Armi e Pentedattilo, sono quelle di uno dei due cenobi eremitici fondati dal Santo siciliano (l’altro, quello di Auline, si trova su un monte tra Seminara e Palmi). Del romitorio si hanno scarse notizie, per quanto dalle numerose grotte o laure che si aprono, più a monte, sotto le rocche di Prastarà, si evince il ruolo di catalizzatore esercitato dall’insediamento monastico greco-orientale in quell’area.
GROTTE BASILIANE DI BRUZZANO VECCHIO (Romitori rupestri – VIII-IX secolo)
Località: Bruzzano Zeffirio (RC)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
La coppia di “grotte basiliane” si apre nella parte più bassa della Rocca Armenia, il primitivo luogo che favorì la nascita del borgo medievale di Bruzzano, oggi abbandonato. Come le altre presenti nel territorio, anche queste furono adibite a dimora da monaci anacoreti provenienti probabilmente dall’Armenia.
ASCETERIO DI PIETRA CAPPA O DELLE ROCCHE DI SAN PIETRO (Romitorio rupestre – IX secolo)
Località: Natile Vecchio di Careri (RC) Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
L’asceterio di Pietra Cappa o delle Rocche di San Pietro è la singolare grotta con sembianze antropomorfe che si apre all’interno di un monolite-sfinge, la Pietra Cappa appunto, l’imponente monumento naturale che dall’alto dei suoi 829 metri domina l’intera vallata ai piedi di quell’Aspromonte di cui è indiscusso simbolo. L’asceterio, preziosa testimonianza storica della presenza monastica basiliana nell’altopiano, si trova ben nascosto nel retro della rupe e presenta tre diverse aperture e ben due livelli interni totalmente scavati nella roccia, con un paio di giacigli ed un ripiano a forma di altare in quello superiore.
GROTTA DI SAN JEIUNIO (Romitorio rupestre – X secolo)
Località: Gerace (RC) Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
La grotta di San Jeiunio, colui che fu definito l”angelo dei basiliani” per il fatto che riusciva comunque a trovar qualcosa da mangiare per i propri compagni, è un’angusta e sperduta cavità naturale che si apre sull’omonimo monte. Fu questa la sede della laura eremitica dove il Santo condivise con altri monaci una vita di penitenza, preghiera e contemplazione. San Jeiunio, compatrono di Gerace, è assai venerato ed ogni anno, all’interno della grotta, viene prima celebrata la liturgia greco-ortodossa e poi condotta in processione l’icona fino al paese.
EREMO DI SAN NICODEMO (Romitorio rupestre – X secolo)
Località: Mammola (RC) Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
L’eremo di San Nicodemo è la piccola grotta che si apre nel monte Kellerana, poco distante dal luogo dove sono state rinvenute le mura di un antico edificio di culto (probabilmente il cenobio dallo stesso fondato), in cui il Santo visse nell’ultimo periodo della sua vita (morì nel 990). Nicodemo, di origine calabrese, si avviò piuttosto giovane alla vita ascetica nel celebre monastero greco-bizantino di San Fantino di Taureana, scoprendo ben presto la vocazione per la penitenza, la preghiera ed il digiuno nelle solitudini montane. La vita austera e la fama della sua santità finirono con l’attirare numerosi fedeli, alcuni dei quali vollero condividere la vita ascetica, dando così vita ad una piccola comunità monastica cenobita.
GROTTA DI SANT’ARSENIO (Romitorio rupestre – V secolo)
Località: Armo di Reggio Calabria (RC)
Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
La grotta di Sant’Arsenio, un’apertura della rupe alle pendici del monte San Demetrio, al centro di un territorio fertile e ricco d’acqua, in posizione dominante e facilmente difendibile, è il luogo scelto dai monaci anacoreti Arsenio ed Elia, cosiddetto Speleota, ove ritirarsi in preghiera e penitenza. Attorno ai due si raccoglierà ben presto il primo nucleo del futuro monastero basiliano di Sant’Eustrazio che farà di Armo, fino a quel punto un modesto villaggio di pastori e contadini, un importante ganglio (chorìa) della spiritualità italo-greca.
GROTTA DI SAN SILVESTRO (Ruderi di cappella rupestre – XII secolo)
Località: Santo Stefano d’Aspromonte (RC) Sub-area: Parco Nazionale dell’Aspromonte
La grotta (o cupola) di San Silvestro, avvolta in una fitta vegetazione nel cuore del- l’Aspromonte poco oltre il passo delle Due Fiumare, è una cavità trasformata in una sorta di grande abside dai monaci basiliani che intorno al XII secolo popolarono i boschi dell’acrocoro. La tradizione vuole che la grotta, molti secoli prima, sia stata utilizzata come rifugio-romitorio da Papa Silvestro al tempo delle persecuzioni dei cristiani ordinate dall’imperatore Costantino.
MARCHESATO
ROMITORIO DELLA MADONNA DELLA SCALA (Ruderi di cappella e romitorio rupestre – IX-X secolo)
Località: Belvedere di Spinello (KR) Sub-area: Valle del Neto
I resti dell’insediamento rupestre, noto come “romitorio della Madonna della Scala”, si trovano presso la Timpa del Salto, poco distante dall’omonimo santuario e dall’abitato di Belvedere di Spinello. E’ uno dei tanti romitori di matrice basiliana presenti nell’area crotonese e, da quel che si può desumere, era formato da una grotta scavata in una roccia calcarea assai dura e compatta affiancata da una piccola chiesa di tipo sepolcrale, databile approssimativamente al IX-X secolo. L’esistenza e la conformazione di questa piccola cappella richiamano appunto le cosiddette laure utilizzate dagli anacoreti che perseguivano la penitenza, la solitudine e la preghiera, e testimoniano la diffusione di quel monachesimo italo-greco che, tra il VII ed il X secolo, ha interessato le regioni soprattutto meridionali della nostra penisola.
GROTTE DI SAN VITALE DA CASTRONUOVO (Romitori rupestri – IX-X secolo)
Località: Roccabernarda (KR)
Più note come “grotte di Vitale” è un complesso di cavità rupestri artificiali, situate lungo il fiume Tacina nel territorio di Roccabernarda, ed utilizzate come laura eremitica dal santo italo-greco Vitale da Castronuovo di Sicilia che proprio qui, nei primi decenni del X secolo, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, si soffermò per un paio d’anni.
PIANA DI GIOIA TAURO
GROTTA DI SANT’ELIA LO SPELEOTA (Cappella-romitorio rupestre – X secolo)
Località: Melicuccà (RC)
La grotta di Sant’Elia lo Speleota, alta 40 metri e profonda 30, e posta sulla sommità di una collina nei pressi di Melicuccà, è il luogo dove, intorno all’anno 904, si ritirò in eremitaggio il Santo assieme ai due fedeli discepoli Cosma e Vitale, dopo aver lasciato il monastero delle Saline. In poco tempo l’aumento del numero dei monaci renderà necessario scavare altre grotte ma anche ampliare l’ambiente principale della cavità per agevolare il crescente flusso di pellegrini che si recavano al luogo di culto. Ancora oggi si possono rinvenire i resti delle piccole celle che, dopo il crollo del corridoio interno, sono rimasti nel fondo della spelonca ed ai lati dell’ingresso. Altra testimonianza del passato è l’acqua prodigiosa fatta scaturire dal Santo nella grotta in cui visse a lungo e morì (nel 960 a 97 anni) che, a distanza di oltre mille anni, scorre ancora per alleviare i mali dei tanti fedeli di oggi. Da notizie certe, almeno fino a metà del XVI secolo nel vecchio cenobio erano presenti un priore e cinque monaci basiliani che, però, nei primi anni del XVIII lo abbandoneranno per trasferirsi nel nuovo monastero di Seminara.
PIANA DI SANT’EUFEMIA
EREMO DI SANT’ELIA IL VECCHIO (Chiesa-romitorio – XI secolo)
L’eremo di Sant’Elia il Vecchio, che si erge a circa 400 metri d’altezza nel bel mezzo di una fitta pineta, è un luogo ricco di fascino ma, al tempo stesso, ammantato di mistero. Fondato dai monaci basiliani nell’XI secolo (poi, nel XVII, ampliato dai carmelitani) presenta una struttura in pietra mai ultimata rispetto al progetto originario eppure con una cupola così perfetta da conservarsi fino ai giorni nostri. Mentre nella piccola chiesa, una sorta di sepolcro ha fatto sorprendentemente rinvenire due scheletri femminili di cui, in assoluta mancanza di documentazioni, è impossibile azzardare l’eventuale identificazione. Non va trascurato, infine, il gigante buono, ovvero il grande platano orientale (il tronco supera i 16 metri di circonferenza) che da oltre mille anni veglia, testimone silente, sulla sorte e sulle vicende dell’eremo.
POLLINO
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE ARMI (Chiesa semirupestre – XVI secolo)
Località: Cerchiara di Calabria (CS) Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
Il santuario della Madonna delle Armi (dal greco “delle grotte o degli anfratti”), sulle pendici del monte Sellaro a 1.015 metri d’altitudine, è sicuramente una delle architetture sacre medievali più ardite e pregevoli presenti nel territorio calabrese. L’attuale santuario è stato eretto intorno al 1500 al posto di un antico cenobio basiliano (citato come “Asceterio delle Armi”) del X secolo poi divenuto, a partire dal 1192, il monastero femminile di Santa Maria delle Armi. Nel corso del XVII secolo, dopo un probabile periodo di abbandono, la chiesa torna ad essere meta di pellegrinaggio e da lì in avanti l’intero complesso sarà oggetto di una radicale e importante ristrutturazione (loggiato interno, altari settecenteschi, affreschi alla cappella principale, ecc.). Per il resto, a seguito di un recente restauro, nella zona absidale dietro l’altare maggiore sono stati rinvenuti due affreschi raffiguranti rispettivamente l’arcangelo Gabriele (XIII secolo) ed una Madonna con Bambino (XV secolo).
SANTUARIO DELLA MADONNA DEGLI ARAMEI O DI LASSÙ (Ruderi di complesso eremitico rupestre – X-XI secolo)
Località: Ejanina di Frascineto (CS) Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
I ruderi del santuario della Madonna degli Aramei o delle Armi, meglio conosciuto come santuario della Madonna di Lassù o Shën Mëria Këtje Lartë, dall’idioma albanese ancora in uso tra la minoranza etnica locale, si mimetizzano in mezzo alle rocce del Timpone del Corvo ad un’altezza di 850 metri, poco sopra l’abitato di Ejanina a nord di Frascineto. Le mura dell’edificio a due livelli risalente al X-XI secolo racchiudevano una serie di celle utilizzate come asceteri dai monaci basiliani del vicino monastero di San Pietro per ritirarsi appunto in penitenza e contemplazione.
GROTTA DELL’ANGELO (Romitorio rupestre – X secolo)
Località: Orsomarso (CS) Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
La grotta dell’Angelo, la cavità che si apre sulla parete rocciosa della Timpa Simara nel territorio di Orsomarso, viene da alcuni studiosi indicata come l’eremo in cui dimorò il giovane (San) Nilo, allorquando si accompagnò al maestro esicasta, l’abate (San) Fantino, che risiedeva in un vicino monastero. L’ipogeo, parzialmente protetto da una muratura artificiale, all’interno presenta un grosso masso che probabilmente serviva da tavolo o da giaciglio, ed alle pareti, i resti di affreschi che rappresentavano l’Annunciazione e la Crocifissione.
SANTUARIO DELLA MADONNA DI COSTANTINOPOLI (Chiesa semirupestre – XVII secolo)
Località: Papasidero (CS) Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
Il santuario della Madonna di Costantinopoli, addossato, com’è, allo sperone di roccia che precipita sulla riva destra del fiume Lao, in uno scenario naturale di struggente bellezza, è uno tra i maggiori luoghi di culto calabresi. L’attuale costruzione del XVII secolo, probabilmente al posto di una preesistente chiesa tardo-medievale, presenta una pianta a T con tre navate e tre campate caratterizzate da archi a tutto sesto che poggiano su pilastri quadrangolari; mentre alla sua destra, quasi un corpo estraneo, svetta un tozzo campanile a base quadrata e cuspide piramidale. All’interno, sulla parete rocciosa di fronte all’altare, un grande affresco della seconda metà del XVII secolo, riproduce un tema caro all’iconografia controriformista meridionale che prediligeva associare la Madonna di Costantinopoli (Vergine Odigitria) all’arcangelo Michele.
CRIPTA DI SAN VITO (Cappella rupestre – X-XI secolo)
Località: San Donato di Ninea (RC)
Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
La cappella rupestre di San Vito, situata nell’anfratto di un costone roccioso poco distante dalle grotte di Sant’Angelo, non è solo una risorsa speleo-naturalistica ma anche artistica giacché al suo interno oltre ad un paio di altari sono presenti degli affreschi presumibilmente del ‘500.
GROTTE DI SANT’ANGELO (Santuario rupestre – VI-VII secolo)
Località: San Donato di Ninea (RC) Sub-area: Parco Nazionale del Pollino
Con il termine “grotte di Sant’Angelo o santuario rupestre di San Michele Arcangelo”, viene indicato un interessante insediamento rupestre di matrice basiliana posto alle pendici del monte Cozzo del Pellegrino, in quella che un tempo era la contrada Legghiastru. Il complesso consta di due cavità generate da fenomeni carsici: l’una, è stata utilizzata da eremiti ed asceti a partire, con buona approssimazione, dal VII secolo; mentre l’altra conserva evidenti tracce d’una remota presenza troglodita. La prima, cui si accede attraverso un bel porticato medievale, presenta la volta ricoperta da pregevoli affreschi medievali, come un san Michele arcangelo ed una Madonna con Bambino recentemente restaurata, ed altri di epoca più recente (XVII secolo).
SERRE CALABRESI
CHIESA DI SANTA MARIA DI PIEDIGROTTA (Chiesa rupestre – XIX-XX secolo)
Sub-area: Parco Regionale delle Serre
Interamente scavata nella roccia arenaria da naufraghi campani alla fine del Seicento per ringraziare la Madonna della scampata morte, la chiesa rupestre di Santa Maria o della Madonnella di Piedigrotta, dalle linee fin troppo semplici e pulite che caratterizzano l’architettura esterna, non lascia lontanamente prefigurare la sorprendente struttura che si cela oltre il modesto portale d’ingresso. La grotta, infatti, si articola ed estende in più direzioni mentre qui e là gruppi di stalagmiti, scolpite e trasformate, hanno assunto le statuarie sembianze di personaggi dell’iconografia sacra, distribuiti e raggruppati all’interno di altre cavità-cappelle con le volte affrescate; fino a giungere, in fondo, ad un ultimo ambiente con un piccolo altare e l’immagine della Madonna. E’ questo il sorprendente risultato di un radicale intervento che, tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, ad opera di un paio d’artisti locali, ha interessato il sito con lo scopo singolare, intrigante e, per certi versi, ambizioso di rappresentare le Sacre Scritture. In ogni caso, al di là della (discutibile) fattura o del gusto tra il tardo-barocco ed il neoclassico, merita comunque di essere visitato.
DORMITORIO DI SAN BRUNO (Cappella-romitorio semirupestre – XI secolo)
Località: Serra San Bruno (VV)
Sub-area: Parco Regionale delle Serre
Il cosiddetto “dormitorio di San Bruno” è il luogo dove il Santo pregava e dormiva durante la permanenza all’eremo di santa Maria della Torre da lui fondato nel 1094. La cappellina che è situata all’esterno del santuario, di fronte ed in posizione leggermente sopraelevata rispetto a questo, ingloba al suo interno la grotta nella quale venne sepolto oltre al santo, che morì alla fine del 1101, anche il suo amico e successore, il beato Laurino. Dopo alterne vicissitudini, i resti mortali dei due santi saranno definitivamente traslati durante la Pentecoste del 1504 nella certosa di Santo Stefano.
GROTTA DEI BEATI AMBROGIO E NICOLA (Romitorio rupestre – X secolo)
Sub-area: Parco Regionale delle Serre
La grotta dei beati Ambrogio e Nicola, recentemente riconsacrata dai padri greco-ortodossi del monastero di San Giovanni Theristis di Bivongi, è la laura sul monte Consolino utilizzata dai due monaci anacoreti basiliani per condurre vita di penitenza, preghiera e contemplazione, suscitando una così forte attrazione sul giovane Giovanni Theristis, da indurlo a seguirne l’esempio ed il modello.
GROTTA DELLA DIVINA PASTORELLA (Romitorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Stilo (RC) Sub-area: Parco Regionale delle Serre
La grotta della Divina Pastorella, tra le tante laure basiliane presenti sul monte Consolino, è degna di nota, non solo perché nel 1115 viene dedicata a Santa Maria di Tramontana ma anche perché agli inizi del Novecento verrà ufficialmente riconvertita in chiesa rupestre. All’interno, la piccola cavità che si cela dietro l’altare è verosimilmente il primitivo luogo di culto.
GROTTA DI SANT’ANGELO (Romitorio rupestre – X-XI secolo)
Località: Stilo (RC) Sub-area: Parco Regionale delle Serre
La grotta di Sant’Angelo, sicuramente la più importante tra quelle presenti sul monte Consolino, nella vallata dello Stilano, è la piccola cavità utilizzata in passato come laura dai monaci anacoreti basiliani. Il suo interno è impreziosito da un affresco con i santi Cosma e Damiano, secondo taluni studiosi, mentre per altri si tratterebbe di san Pietro e san Paolo, sovrastati da un Cristo pantocratore.
SILA GRANDE
COMPLESSO MONASTICO DI TIMPA DEI SANTI (Complesso cenobitico rupestre – VII-VIII secolo)
Località: Caccuri (KR) Sub-area: Valle del Neto
Quello di Timpa dei Santi è sicuramente il più importante ed antico dei due insediamenti rupestri presenti nel territorio di Caccuri. Situato a picco su un colle lungo la valle del Neto, il complesso monastico, frequentato da anacoreti basiliani dal VII secolo e poi abbandonato intorno al 1200, si compone di varie grotte o laure eremitiche interamente decorate con immagini sacre, seppure fortemente danneggiate dal tempo e dai vandali, come nel caso di quella, denominata “chiesa”, dove andrebbero al più presto recuperate le cinque icone che rappresentano, tra l’altro, il Cristo pantocratore e l’arcangelo Gabriele.
GROTTE BRASILIANE DI BORDÒ (Romitori rupestri – VIII-IV secolo)
Località: Caccuri (KR) Sub-area: Valle del Neto
Con la denominazione di “grotte basiliane di Bordò” viene identificato un gruppo di grotte scavate assai prima della nascita dell’omonima antica tenuta (grancia) poco distante dal centro abitato, utilizzate come laure o asceteri probabilmente dagli stessi monaci anacoreti basiliani insediatisi nella Timpa dei Santi o in altre aree dell’agro caccurese.
GROTTE BASILIANE DI CERENZIA (Cenobio rupestre – VIII-IX secolo)
Località: Cerenzia (RC) Sub-area: Valle del Neto
L’insediamento rupestre di Cerenzia, situato in una località chiamata Giancola, non lontano dal centro abitato e di recente recuperato con un provvidenziale intervento di bonifica del sito, consta di una serie di grotte che mostrano evidenti segni (le nicchie scavate nella roccia al disopra dell’altare per contenere una sacra icona) di una loro utilizzazione come asceteri o laure monastiche facenti parte di un cenobio rupestre di matrice greco-orientale.
SILA GRECA
GROTTE DI SAN GIOVANNI CALIBYTA (Complesso cenobitico rupestre – VIII-IX secolo)
Le grotte di San Giovanni Calibyta sono intimamente legate alla genesi di Caloveto se, come sostenuto dagli storici, fu proprio un gruppo di monaci calibiti (seguaci del Santo greco) che tra l’VIII ed il IX secolo, giunto in questi selvaggi luoghi della Sila per sfuggire alla persecuzione iconoclasta di Bisanzio, cominciò a scavare una serie di grotte o laure eremitiche dando così vita ad un cenobio, prima e poi, ad un agglomerato di case. Col tempo, infatti, una piccola comunità agricola si raccolse attorno al monastero fondando le basi di quella che poi sarebbe diventata l’odierna Caloveto.
ROMITORIO DI CORIGLIANO (Cappella-romitorio – XV secolo)
Località: Corigliano Calabro (CS)
Con il termine “romitorio di Corigliano” viene da sempre riconosciuta la piccola cappella edificata nel Seicento al posto dell’umile capanna utilizzata come dimora da san Francesco di Paola nel 1475, in occasione della sua breve permanenza in quella località. In ogni caso, al di là degli affreschi e delle decorazioni floreali che adornano l’interno della chiesetta, va evidenziata la sobria presenza della “pietra” dove il Santo poggiava il capo per riposare.
ABBAZIA DI SANTA MARIA AD GRUTTAM (Chiesa semirupestre – XV secolo)
Località: Cropalati (CS)
L’antica abbazia di Santa Maria ad Gruttam, situata appena fuori dall’abitato, era parte integrante di un complesso cenobitico – oramai diruto – fondato nel XII secolo da monaci anacoreti greco-orientali. Al di là della moderna facciata a capanna, l’ambiente interno ha conservato l’originaria struttura, con pianta circolare, colonna centrale e volta a botte, comunicante con le celle monastiche. In particolare, nella zona presbiteriale di fondo, ricavata nella sacra grotta è presente un altare in pietra tufacea sormontato da un’edicola classicheggiante che custodisce un’icona bizantina della Madonna con Bambino.
GROTTA DELL’EREMITA (Romitorio rupestre – IX secolo)
Località: Contrada Santa Maria delle Grazie, Rossano Calabro (CS)
La grotta dell’Eremita, che si trova in contrada Santa Maria delle Grazie nel territorio comunale di Rossano Calabro, interamente scavata nella roccia arenaria ed ancora in buono stato di conservazione, testimonia una vivida presenza monacale di matrice greco-orientale nel territorio rossanese.
GROTTA DI CALAMO (Romitorio rupestre – IX secolo)
Località: Contrada Calamo, Rossano Calabro (CS)
Della grotta di Calamo, situata nella omonima contrada di Rossano Calabro, si hanno scarse notizie e possiamo solo limitarci a dire che si tratta di un ambiente ipogeo di medie dimensioni riadattato e utilizzato intorno al IX secolo come laura o asceterio da monaci italo-greci.
SILA PICCOLA
GROTTA DEL BEATO PAOLO (Romitorio rupestre – XV secolo)
Località: Contrada Scavigna, Belcastro (CZ)
Sub-area: Parco Nazionale della Sila
La grotta del beato Paolo De Ambrosis è una delle cavità naturali che si aprono nella località Scavigna, tra Belcastro e Cropani, non lontana dall’eremo di Santa Maria dello Spirito ormai scomparso del tutto, ed è proprio qui che il Santo di Cropani si ritirò in penitenza e preghiera negli ultimi della sua vita.
GROTTE DI SAN DEMETRIO (Complesso cenobitico rupestre – VIII secolo)
Località: Petilia Policastro (KR) Sub-area: Parco Nazionale della Sila
L’insediamento rupestre di Colle della Chiesa, formato da una trentina di grotte e meglio conosciuto come “grotte di San Demetrio”, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere stato abitato fin dal neolitico e poi, a partire dall’VIII, utilizzato come cenobio basiliano. Si tratta di aperture naturali nella roccia arenaria ulteriormente scavate e plasmate dai monaci anacoreti greco-orientali in epoca altomedievale per ricavarne laure ed asceteri.
GROTTE DEI SANTI (Romitori rupestri – VIII-IX secolo)
Località: Simeri Crichi (CZ) Sub-area: Parco Nazionale della Sila
Con la denominazione “grotte dei santi” vengono riconosciuti tre diversi insediamenti rupestri situati lungo i fianchi dello sperone roccioso su cui sorge il castello di Simeri. Sono piccoli raggruppamenti di celle separate o di chiese ipogee con più vani che costituivano altrettante laure basiliane, assolutamente funzionali alla vita austera dei monaci anacoreti che le abitavano: giacigli di pietra, nicchie-ripostiglio, pietre sporgenti adoperate come porta-lucerna e l’immancabile icona (achiropita) della Madonna e degli Evangelisti.
VALLE DEL CRATI
GROTTA DI SANT’UMILE (Romitorio rupestre – XVI secolo)
Località: Bisignano (CS)
La grotta di Sant’Umile o della Penitenza si trova nel sottostante giardino dell’omonimo Santuario ed è quella scelta dal frate di Bisignano per pregare e fare penitenza. In fondo alla grotta sgorga, oggi come allora, una vena di limpida acqua che per tradizione avrebbe delle proprietà taumaturgiche.
GROTTA DELLA PENITENZA (Cappella-romitorio rupestre – XV secolo)
Località: Paterno Calabro (CS)
La cosiddetta “grotta della penitenza”, situata all’interno del santuario di San Francesco di Paola di Paterno Calabro, è il luogo dove il Santo, vissuto tra il XV ed il XVI secolo e fondatore dell’ordine eremitico dei Minimi, soleva di tanto in tanto ritirarsi in preghiera o meditazione.
EREMO DI SAN NILO (Ruderi di cappella-romitorio – XI secolo)
Località: San Demetrio Corone (CS)
Le origini dell’eremo di San Nilo sono indissolubilmente legate alla storia del santo di Rossano Calabro, una delle figure di maggior spicco della tradizione italo-greca, allorquando, fortemente attratto dalla vita ascetica, scelse un anfratto naturale del vallone di Sant’Elia come sede ideale per il proprio romitaggio. Alla sua morte, avvenuta a Grottaferrata nel 1004 alla veneranda età di 94 anni, in quel luogo i monaci fedeli eressero la cappella dove ancora oggi, per quanto piuttosto rovinato dal tempo e dai ripetuti atti vandalici, resiste un affresco del XVI-XVII secolo raffigurante San Nilo orante davanti al Cristo, assieme ad altre tracce di dipinti sulle pareti laterali.
VALLE DEL SAVUTO
GROTTA EREMITICA ANONIMA (Romitorio rupestre – XI secolo)
Località:Altilia (CS)
La grotta in questione è frutto di un casuale ritrovamento avvenuto recentemente, nel corso di alcuni lavori di manutenzione del centro storico, alle spalle della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Per quanto l’ipogeo risulti piuttosto ingombro da un accumulo di materiale di risulta, la messa in luce della volta affrescata con immagini di Cristo, della Vergine, di san Sebastiano e di san Francesco di Paola, databili intorno al XV secolo, ha permesso di ipotizzare la frequentazione del romitorio da parte dei frati minimi (ordine eremitico francescano) e probabilmente dello stesso san Francesco di Paola.
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